Fonte http://www.johnpilger.com/page.asp?partid=402
22 giugno 2006
Nel suo nuovo articolo per New
Statesman, John Pilger descrive l'ultima fase della lotta di Timor Est per
l'indipendenza che, dagli anni novanta, ha riportato segretamente. Uno degli
stati più poveri e di più recente costituzione del mondo fronteggia lo
smisurato potere dell'ingombrante vicino, l'Australia. Ancora una volta, in
palio: petrolio e gas.
Nel mio film
del 1994, Morte di una nazione,vi è una scena girata a bordo di
un aereo mentre sorvola l'Australia settentrionale e l'isola di Timor. Si
festeggia: due uomini in abito elegante brindano con champagne. "E' un
momento storico", dice Gareth Evans, ministro degli esteri dell'Australia:
"davvero un momento unico, storico." Lui ed il suo corrispettivo
indonesiano, Ali Alatas, celebravano la firma di un Trattato per Timor (Timor Gap Treaty) che avrebbe permesso l'Australia
di sfruttare le riserve di petrolio e di gas nel fondo marino di Timor Est.
Valore dell'operazione: fantastiliardi di dollari, secondo Evans.
L'accordo con l'Australia, ha scritto il Professor Roger Clark, autorità
mondiale in materia di legislazione marina: "è fraudolento: è come
comprare da un ladro... il fatto è che non possono rivendicare alcun diritto
storico, legale o morale su Timor Est e le sue risorse". Soccombe una
piccola nazione che soffre ancora per una delle occupazioni più brutali del XX
secolo. Fame e morte hanno sterminato un quarto della popolazione: 180.000
persone. Fatte le debite proporzioni, è una strage più grande di quella
cambogiana sotto Pol Pot. La Commissione della Nazioni Uniti che ha esaminato
più di 1.000 documenti ufficiali, ha reso noto in gennaio che i governi
occidentali hanno la loro parte di responsabilità nel genocidio: l'Australia
addestrò la Gestapo indonesiana, nota come Kopassus; i suoi statisti ed i
giornalisti più noti si divertirono con il dittatore Su-harto, descritto dalla
CIA come assassino di massa.
Ora all'Australia piace presentarsi come un vicino utile e generoso per Timor Est, dacché l'opinione pubblica
costrinse il governo di John Howard a promuovere l'intervento di una forza di
pace dell'ONU sei anni fa. Timor est è ora uno stato indipendente, grazie al
coraggio della sua gente ed alla tenace resistenza del movimento di liberazione
Fretilin che nel 2001 vinse le prime elezioni democratiche. Nelle
amministrative dell'anno scorso, l'80% dei voti sono andati a Fretilin, sotto
la guida del Primo Ministro Mari Alkatiri, un "nazionalizzatore"
convinto che si oppone alle privatizzazioni ed alle interferenze della Banca
Mondiale. Un musulmano laico in un paese ampiamente cattolico, Mari Alkatiri è,
soprattutto, un antimperialista che ha fronteggiato l'arrogante richiesta del
governo di Howard di indebito sfruttamento di petrolio e gas in base al
trattato Timor Gap.
Il 28 aprile ultimo scorso una sezione dell'esercito di Timor Est si è ammutinata,
apparentemente per la paga. Un testimone oculare, un reporter radiofonico
australiano Maryann Keady, svelò che ufficiali americani ed australiani erano
coinvolti. Il 7 maggio, Alkatiri descrisse le insurrezioni come un tentato
colpo di stato e ha dichiarato che "stranieri e outsider" volevano
dividere la nazione. Un documento trapelato dalla Forza di Difesa australiana
ha rivelato allora che il "primo obiettivo" dell'Australia su Timor
Est è "cercare un accesso" per la milizia australiana così da poter
esercitare "influenza decisionale su Timor Est". Un "bushiano
neo-con" non poteva far meglio.
L'opportunità per esercitare "influenza" crebbe il 31 maggio, quando
il governo di Howard accettò un "invito" del presidente di Timor Est,
Xanana Gusmão, e del ministro degli esteri, José Ramos Horta – che si oppongono
al nazionalismo di Alkatiri – di spedire truppe a Dili, la capitale. La stampa
australiana ha accompagnato le vicende con la retorica dei "nostri ragazzi
che esportano la democrazia " ed una campagna diffamatoria contro
Alkatiri, descritto come dittatore corrotto. Paul Kelly, ex redattore capo di
Rupert Murdoch ha scritto: "Questo è un intervento altamente politico...
l'Australia agisce come un potenza regionale, egemone, che incide sulla sicurezza
e sulla politica". Traduzione: l'Australia, come il suo mentore a
Washington, ha il diritto divino di cambiare il governo di un altro paese. Don
Watson, portavoce dell'ex primo ministro Paul Keating, massimo apologo di
Suharto, ha scritto, incredibilmente: "La vita sotto un'occupazione
criminale è probabilmente migliore della vita in un stato fallito..."
Un generale di brigata australiano, arrivato con una forza di 2.000 uomini, è
volato in elicottero diritto alla sede centrale del leader ribelle, Maggiore
Alfredo Reinado - non per arrestarlo a causa del tentativo di rovesciare un
primo ministro democraticamente eletto, ma per congratularsi vivamente. Come
gli altri ribelli, Reinado è stato addestrato in Canberra.
Si dice che John Howard sia lieto del titolo di "vice-sceriffo" di
Gorge W. Bush del Sud Pacifico. Ha recentemente inviato truppe ad una
ribellione nelle Isole Solomon mentre altre opportunità imperialiste si
affacciano in Papua Nuova Guinea, a Vanuatu ed in altre piccole nazioni isolane.
Lo sceriffo approverà.
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org
a cura del CCDP