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da "Liberazione", 2 dicembre 2004

«Europa subalterna e irresponsabile. La guerra civile resta un rischio concreto»


Parla il deputato europeo Giulietto Chiesa, esperto di geopolitica post-sovietica

 

La crisi in Ucraina sta vivendo dei passaggi di estrema delicatezza e di difficile interpretazione. Da una parte i contendenti s'impegnano a non ricorrere all'uso della violenza dichiarando di voler trovare una soluzione pacifica. Ma parallelamente continuano a combattere una battaglia senza esclusione di colpi intorno alla legalità del voto presidenziale che coinvolge le principali istituzioni del paese e sta facendo andare in cortocircuito l'intero sistema politico. Ne parliamo con Giulietto Chiesa, eletto al Parlamento europeo per la lista Occhetto Di Pietro, ex corrispondente della Stampa da Mosca ed esperto di geopolitica post sovietica.


L'Ucraina sembra precipitare nel caos. C'è un uscita di sicurezza?

L'impressione netta è che la crisi si stia avvitando su se stessa con uno scontro di posizioni inconcilianti, non ci sono le condizioni per riunire i protagonisti intorno a un credibile tavolo delle trattative. Credo che molta della responsabilità sia però da attribuire al "candidato" dell'Occidente Yushchenko, il quale ha respinto tutte le proposte di Yanukovich e conduce un gioco al massacro. Per il momento non vedo vie d'uscita e non sono in grado di affermare se e quando si ripeteranno le elezioni.


E' possibile che il paese si separi in due entità, una filo-occidentale all'ovest e una filo-russa al sud-est?

Non parlerei in assoluto di popolazione filo-russa. Malgrado le facili definizioni di molta stampa, i partigiani di Yanukovich non vogliono diventare dei satelliti inerti di Mosca, ma solo conservare intatta la propria cultura, la propria lingua. Il loro timore è che il paese entri nell'orbita occidentale, sotto l'influenza diretta della Nato e degli Stati Uniti. In un tale contesto di occidentalizzazione gli abitanti del sud-est sanno perfettamente che diventerebbero dei cittadini di serie b, con meno diritti e risorse dei loro compatrioti dell'ovest. Il rischio che la situazione degeneri in qualcosa di simile a una guerra civile è quindi molto alto come ci ha già mostrato la storia recente con altre repubbliche ex sovietiche. Se ci sarà una separazione territoriale difficilmente sarà indolore, chi pensa di contenere la crisi in un quadro pacifico si fa delle illusioni.


Come giudica il ruolo di mediazione dell'Europa?

Male. La discussione avvenuta di ieri nell'aula di Strasburgo è stata molto deludente e valuto negativamente l'atteggiamento dell'Ue, in particolar modo quello della Commissione. Al di là delle prese di posizione dei "fuoriusciti" della destra polacca e dei paesi baltici, sponsor dichiarati e della prima ora di Yushchenko, sono rimasto insoddisfatto anche dell'intervento del capogruppo socialista Schultz, anch'egli subalterno a questa logica come gran parte della socialdemocrazia continentale. L'Europa non dà l'impressione di essere un mediatore sopra le parti, un osservatore imparziale. Ma soprattutto, oltre che subalterna, si dimostra assai irresponsabile, riducendo la crisi a una mera questione tecnico-politica, dando per scontato che alla fine prevarrà l'opzione Yushenko e sottovalutando il pericolo, molto concreto, che il conflitto precipiti in uno scontro cruento tra le due fazioni. C'è da dire, però, che a differenza del dibattito parlamentare e del comportamento della Commissione, il Consiglio dei ministri ha assunto una linea più morbida e ragionevole che lascia ben sperare in un cambio di rotta.


Gli Stati Uniti appoggiano Putin nella lotta al terrorismo, ma allo stesso tempo sostengono i suoi avversari regionali. E' una contraddizione?

No, è un doppio gioco. Del resto è già accaduto altre volte, penso ad esempio ai tempi di Eltsin con la questione del petrolio del Caspio; Washington più di ogni altra cosa si fa i fatti suoi e persegue i suoi interessi. In altri termini non sono gli Stati Uniti che appoggiano Putin, ma è Putin che appoggia gli Stati Uniti nella lotta al terrorismo per sua convenienza. Ma anche c'è un altro aspetto della vicenda che suscita preoccupazione. Per la prima volta Putin è sceso in campo con nettezza contro il blocco occidentale, specialmente l'Ue, intimandogli di non schiacciargli i piedi nel cortile di casa. Si tratta di un fatto rilevante che a mio avviso modificherà in peggio i rapporti diplomatici tra l'Unione europea e la Russia.


Daniele Zaccaria