da www.ptb.be - Parti du Travail de Belgique - PTB
- http://www.ptb.be/scripts/article.phtml?lang=2&obid=25322
Perche’ gli americani sono cosi’ interessati
all’Ucraina?
di Jef Bossuyt
1 dicembre 2004
Gli strumenti di informazione di massa occidentali parlano dell’esistenza in
Ucraina di una “rivoluzione di velluto”, come nell’Europa dell’Est dopo la
caduta del Muro di Berlino, nel 1989. Il popolo si esprime, resiste
pacificamente e mette fine alla non-democrazia. E’ romantico, certo, ma lontano
anni luce dalla verità.
Dopo l’affondamento dell’Unione Sovietica, nel 1991, le
multinazionali europee occidentali e americane hanno stimato che era giunto il
momento per quello che Hitler aveva chiamato Drang nach Osten, la conquista dell’Europa dell’Est. All’epoca,
il principale stratega americano, l’ex consigliere nazionale alla sicurezza
Zbigniew Brzezinski, pubblicava la sua opera “La grande scacchiera”.
Vi si può leggere: “Senza l’Ucraina,
la Russia non è che una grande potenza asiatica. Se la Russia riprendesse il
controllo dell’Ucraina, dei suoi 52 milioni di abitanti, delle ricchezze del
suo sottosuolo e del suo accesso al Mar Nero, ridiventerebbe una grande potenza
che estende il suo controllo sull’Europa e sull’Asia. L’Europa deve
rappresentare un trampolino per proseguire l’avanzata della democrazia in
Eurasia. Tra il 2005 e il 2010, il principale nucleo della sicurezza in Europa
sarà costituito da: Francia, Germania, Polonia e Ucraina. Attraverso un
partneriato transatlantico, la testa di ponte americana sul continente
eurasiatico dovrà rafforzarsi”.
Non si possono comprendere correttamente gli avvenimenti di oggi, privandoli
del loro contesto: l’Ucraina deve far parte della NATO e non può in alcun caso
stringere un’alleanza con la Russia. Brzezinski è andato personalmente ad
assistere ai dibattiti parlamentari a Kiev, al fine di spingere l’Ucraina ad
avviarsi su questa strada. Non senza successo: nel 1997, il presidente Kuchma firmava
a Madrid la carta di partneriato dell’Ucraina con la NATO. Lo stesso anno,
l’Ucraina riceveva dagli Stati Uniti 47 milioni di dollari allo scopo di
finanziare la collaborazione militare.
Nel 1997 e 1998, il porto di Odessa ha visto svolgersi la manovra navale
“Sea-Breeze”, a cui hanno preso parte navi da guerra ucraine, americane,
turche, tedesche, francesi, britanniche, italiane e greche. L’Ucraina ha pure
siglato il patto GUUAM, che riunisce Georgia, Uzbekistan, Azerbaigian e
Moldavia sotto gli auspici della NATO. L’Ucraina ha anche inviato 1.700 soldati
in Iraq, per partecipare alla forza di occupazione.
Il popolo vuole dei cambiamenti
Il presidente uscente Kuchma e il suo primo ministro Viktor Janukovic, la cui
vittoria alle presidenziali viene oggi contestata, sono stati particolarmente
generosi verso le multinazionali occidentali, i dirigenti politici occidentali
e della NATO. Ma gli americani (e gli europei) pensano che ciò non sia più
sufficiente. E temono un nuovo riavvicinamento tra la Russia, la Bielorussia e
l’Ucraina. Tale è la posta delle elezioni presidenziali e della lotta che
infuria attualmente.
Molto tempo prima delle elezioni, Viktor Juschenko aveva annunciato che non
avrebbe riconosciuto il risultato…che si sarebbe dichiarato vincitore. Poteva
contare su una macchina ben oliata per organizzare la “resistenza popolare”.
Questa macchina può funzionare con successo, perché il popolo è in collera,
scontento e inquieto. Lo smantellamento dell’Unione Sovietica, nel dicembre
1991, non ha portato al popolo ucraino che sofferenze e miseria. Le imprese
occidentali hanno inghiottito i migliori bocconi dell’economia, provocando il
fallimento della maggior parte dell’apparato produttivo. L’economia è
affondata. In dieci anni, la popolazione è passata da 52 a 50 milioni di
abitanti.
All’inizio degli anni ’90, si sono diffuse epidemie di difterite e sifilide. Le
medicine provenienti da Mosca non sono più disponibili e quelle occidentali non
sono alla portata delle tasche. Il numero di omicidi e suicidi è aumentato, i
decessi dovuti all’alcolismo sono raddoppiati. Nelle miniere di carbone
privatizzate, i minatori non ricevono più la dotazione di lampade e di
attrezzature per la sicurezza. Nel marzo 2000, decine di loro hanno perso la
vita in una catastrofe a Krasnodon.
Gia’ 21 milioni di dollari investiti nella
“resistenza popolare”
Il popolo vuole il cambiamento. Ma in quale direzione? Gli americani hanno
creato una macchina che ha il compito di spingere il paese e la gente in
direzione di Washington. E, come sempre, ciò si effettua sotto la maschera
della “libertà” e della “democrazia”. Questa macchina è il frutto di una
collaborazione intensa tra lo Stato americano e il multimiliardario George
Soros.
Lo Stato americano ha mobilitato un certo numero di organizzazioni: il National Democratic Institute (del
Partito democratico), l’International
Republican Institute (dei repubblicani), USAid (del ministero degli Affari esteri) e l’organizzazione
sedicente non governativa Freedom
House (1). Tali organizzazioni
avrebbero già messo sul tavolo 13 milioni di dollari allo scopo di organizzare
la “resistenza popolare spontanea” a Kiev (2).
Freedom House e il National Democratic Institute hanno
fatto in modo che migliaia di “osservatori”, formati e pagati per questo, si
appostassero all’uscita dei seggi elettorali, chiedendo agli elettori per chi
avessero votato. Questo sondaggio, affermano i nostri “media”, proverebbe che i
candidati dell’Occidente avrebbero largamente vinto. E’ stata l’arma principale
per far scendere immediatamente migliaia di persone nelle strade e per lanciare
così la “resistenza popolare”.
Il candidato occidentale Juschenko è anche sostenuto finanziariamente e
organizzativamente dal multimiliardario George Soros. Costui ha già investito 8
milioni di dollari su Juschenko. In Ucraina, Soros ha creato il Fondo Rinascita. Alla vigilia delle
elezioni, questo fondo ha trasferito ingenti somme di danaro a Gromadskje Radio e all’Istituto dei Mass Media. Esso
finanzia anche il Sindacato indipendente
dei media, diretto da Andrey Schevcenko, il redattore capo di Express Inform, che utilizza cinque
catene televisive.
Le organizzazioni americane e George Soros hanno fatto in modo che migliaia di
manifestanti possano essere inquadrati, anche se, all’esterno si registra una
temperatura di dieci gradi sotto zero. Essi ricevono da mangiare e, se è
necessario, un tetto per alloggiare. Gli organizzatori distribuiscono
gratuitamente indumenti pesanti come maglioni, sciarpe, mantelli e guanti
foderati.
Fino ad oggi, americani e filo-americani hanno seguito la via pacifica. E’ la
tattica che suscita più simpatia. Ma sarà cambiata, se sarà necessario.
L’anno scorso, Soros e le organizzazioni americane hanno finanziato il
movimento Kmara (“Basta”) in
Georgia. I partigiani di Kmara
hanno invaso il Parlamento, alcuni armati di rose, ma altri di revolver. Hanno
fatto ricorso alla violenza per provocare la caduta del presidente Shevarnadze,
e per portare al potere Saakashvili, l’uomo degli occidentali.
(1)The
Guardian, 26/11/04
(2)ORT-TV, 25/11/04
Traduzione dal francese a cura
del C.C.D.P.