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Ucraina: violazione della libertà

Higinio Polo | Rebelión
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

09/02/2019

Il prossimo 31 marzo si svolgeranno le elezioni presidenziali in Ucraina, evento in cui si fronteggiano i diversi candidati del regime emersi dal colpo di Stato di Maidan nel 2014, per appropriarsi delle molle politiche per proseguire la folle corsa al saccheggio e alla spogliazione a cui hanno sottoposto il paese. Le elezioni si svolgono tra coloro quelli che si sono avvantaggiati del colpo di Stato, che si sono arricchiti dal saccheggio del paese negli ultimi anni e che ora cercano di contrattare le chiavi del potere e continuare ad arricchirsi.

Tra i candidati vi è l'attuale presidente Petro Poroshenko, un uomo corrotto e profondamente impopolare, con poche possibilità di essere rieletto; Yulia Timoshenko, una donna arricchita con le oscure reti di corruzione nella compagnia ucraina del gas e dei contratti di fornitura e che era leader della "rivoluzione arancione"; e Yuriy Boyko, ex ministro di Yanukovych e vecchio nemico di Aleksandr Turchinov, uno dei primi golpisti del 2014. Ce ne sono anche altri meno rilevanti di candidati, come Andriy Sadovyi, Sindaco di Leopoli (una delle città dove il nazismo ucraino è più diffuso) e leader del partito Samopomich (Auto Aiuto), che è definito simile alla Democrazia Cristiana; o Valentyn Nalyvaichenko, che dopo il colpo di stato è stato nominato capo della SBU, servizi segreti ucraini.

Le garanzie democratiche sono inesistenti: il terreno politico è riservato ai partiti del regime, che tuttavia si combattono tra loro in mezzo a intrighi, manipolazioni e sporche operazioni. Pertanto, il governo Poroshenko non vuole candidati scomodi e quindi, la candidatura di Petro Simonenko (Segretario Generale del Partito Comunista di Ucraina), per le elezioni presidenziali è stata respinta dalla Commissione Elettorale centrale, che ha deciso di negare la sua registrazione in aperta violazione dei diritti democratici. Tale decisione non trova corrispondenza nemmeno tra le leggi stesse adottate dal Parlamento ed è in palese contraddizione con i documenti firmati dall'Ucraina con l'Unione europea, in cui si esprime un impegno a rispettare i principi democratici, la libertà e i diritti umani.

In risposta alle indicazioni del governo golpista di Petro Poroshenko, le agenzie ufficiali ucraine hanno imposto le loro condizioni, emarginando e perseguitando tutte le organizzazioni politiche che combattono contro le istituzioni e il potere di coloro che hanno beneficiato del colpo di Stato del Maidán del 2014. Il colpo di Stato che ha inaugurato gli anni dell'arbitrarietà e della repressione è stato organizzato, sostenuto e finanziato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, che hanno militarmente addestrato mercenari nei campi polacchi nelle settimane che hanno portato al rovesciamento di Yanukovych. Il Parlamento golpista ha poi espulso i 32 deputati comunisti che erano stati eletti nelle elezioni precedenti e il Ministero della Giustizia e i tribunali amministrativi hanno vietato l'attività del Partito Comunista di Ucraina. Nè sono stati fatti progressi nelle indagini della terribile mattanza dei sindacati di Odessa, dove i teppisti di Maidan hanno bruciato quarantadue persone vive: a alcuni hanno fatto saltare la testa mentre gridavano viva l'Ucraina.

Da allora, il governo golpista ha promosso una legislazione che cerca di cancellare dalla memoria del paese ogni riferimento ai comunisti, alla Repubblica socialista sovietica ucraina, all'Unione Sovietica, imponendo nelle scuole, nelle università e sui mezzi di comunicazione una vergognosa manipolazione della storia del paese. A tal fine, il parlamento golpista ha approvato la legge chiamata "decomunistizzazione" che era così arbitraria da essere considerata un abuso da parte della Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa e tra le questioni in sospeso su cui la Corte Costituzionale ucraina deve pronunciarsi.

Nulla può essere previsto con un regime come quello dell'Ucraina, nel cui governo ci sono ministri apertamente fascisti, il cui programma prevede l'integrazione del paese nella NATO, il rafforzamento dei legami con gli Stati Uniti, le cui truppe frequentemente partecipano alle esercitazioni militari nel paese e a cui Kiev ha offerto anche l'apertura delle basi militari e navali e la prosecuzione del saccheggio che ha reso l'Ucraina uno dei paesi più poveri in Europa. Il governo di Poroshenko, così come i partiti politici emersi dal sistema Maidán, è il protagonista di uno scandaloso regime di corruzione, nepotismo e saccheggio dei beni pubblici e continua ad imporre una dura repressione contro i comunisti e la sinistra, negando l'adempimento degli accordi di Minsk per porre fine alla guerra in Donbass, mentre ancora bombarda il territorio, invia squadre della morte, come quella che ha ucciso il leader del Donbass, Aleksandr Zajarchenko e dando copertura per il dispiegamento militare degli Stati Uniti e della NATO nel Mar Nero, con le pericolose conseguenze che ciò può avere per il mantenimento della pace in quella regione e in tutta Europa.

La violazione di libertà e democrazia che impedisce a Petro Simonenko di candidarsi alle elezioni presidenziali ucraine, dovrebbe spingere il governo spagnolo, l'Unione europea e il Parlamento europeo a intervenire in difesa dei principi democratici, condannando l'azione del governo di Kiev e richiedendo la loro immediata rettifica, in modo che Simonenko sia in grado di registrare la sua la candidatura alle elezioni presidenziali. E' molto dubbio che ciò avvenga, naturalmente, perché ora Madrid e Bruxelles hanno occhi solo per guardare verso Caracas, anche se non c'è dubbio che l'Unione europea, le organizzazioni democratiche, i sindacati, dovrebbero esprimere la loro solidarietà al Partito Comunista ucraino, in difesa della libertà.


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