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Le leggi 2558 e 2538-1: Sull'indagine critica, l'olocausto e la libertà accademica in Ucraina

Anders Rudling, Christopher Gilley | politkrytyka.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

29/04/2015

Il 30 settembre 2014, in occasione del 73° anniversario della strage di Babyn Iar, il presidente ucraino Petro Poroshenko ha deposto una corona di fiori in onore dell'Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) sul sito del più grande massacro perpetrato durante l'Olocausto - la fucilazione di 33.771 ebrei fra il 29 e il 30 settembre 1941. Babyn Iar era divenuto anche il luogo di sepoltura di una dozzina di nazionalisti ucraini meno di dieci anni prima, quando il presidente Viktor Yushchenko li aveva onorati con un monumento. Il sottinteso era chiaro: i nazionalisti ucraini avevano subito la stessa sorte degli ebrei vittime dell'Olocausto. Ciò che Poroshenko non ha citato era il fatto che tra gli autori della strage figuravano membri della stessa OUN.

Il 14 ottobre 2014 Poroshenko ha definito i membri dell'Esercito Insorgente Ucraino «difensori della patria», istituendo una ricorrenza ufficiale dedicata alla loro memoria. Sotto molti aspetti, la politica della memoria sotto Poroshenko ha finito per assomigliare ad alcune delle politiche di Viktor Yushchenko. Per esempio, Poroshenko ha riesumato l'Istituto Ucraino per la Memoria Nazionale (UINP), sotto la direzione del più importante «manager della memoria» di Yushchenko, Volodymyr V'iatrovych.

Inizialmente, forse, la politica post-Euromaidan si è mostrata più cauta di quella di Yushchenko - le iniziative principali si sono concentrate sull'eliminazione della terminologia sovietica relativa alla seconda guerra mondiale. La situazione, tuttavia, è cambiata il 9 aprile 2015, quando la Verkhovna Rada ha approvato un pacchetto di quattro leggi relative alla storia e alla memoria storica. La legge n. 2558, "Pro zasudzhennia komunistychnoho i natsional-sotsialistychnoho (natsysts'koho) totalitarnykh rezhymiv v Ukraini ta zaboronu propahandy ikh syvmvoliky" («Sulla condanna dei regimi totalitari comunista e nazionalsocialista (nazista) e il divieto della diffusione dei loro simboli») è stata approvata con una maggioranza schiacciante. Il grosso dei voti a favore è venuto dal Blocco di Petro Poroshenko, dal Fronte Popolare del primo ministro Yatseniuk e dal Partito Radicale di Oleh Liashko, gruppo promotore del disegno di legge. L'iniziativa è stata promossa da Yuri Shukhevych, figlio del comandante dell'Esercito Insorgente Ucraino (UPA) Roman Shukhevych, già detenuto politico e deputato alla Rada per il Partito Radicale. V'iatrovych, il direttore dell'Istituto Ucraino per la Memoria Nazionale, ha rivendicato il merito di aver introdotto la legge  insieme a Shukhevych.

La legge vieta «la propaganda a favore dei regimi totalitari comunista e nazionalsocialista (nazista)», attività definita come «la negazione in pubblico, in particolare sui mass media, della natura criminale del regime totalitario comunista del 1917-1991 in Ucraina e del regime nazionalsocialista» o qualunque tentativo di giustificare tali regimi.1 Inoltre, la norma vieta di riprodurre i simboli nazisti e sovietici. I particolari della legge sono espliciti e arrivano al punto di proibire lo stemma dell'ex-Repubblica Democratica Tedesca e la bandiera della Repubblica Socialista Cecoslovacca. (È interessante notare che la legge non mette al bando il vessillo della Repubblica Popolare Cinese). L'eventualità che lo stemma della RDT o la bandiera della Cecoslovacchia ricompaiano in Ucraina e vengano utilizzati per fini politici si può considerare alquanto improbabile.

Per quanto riguarda la simbologia legata alla Germania nazista, resta da vedere che cosa il governo ucraino intenda fare riguardo alle insegne del battaglione Azov, una formazione paramilitare di estrema destra affiliata a Kiev. Tra esse vi sono il cosiddetto Sole Nero, il mosaico occultistico originario del castello di Wevelsburg che è un simbolo diffuso negli ambienti neonazisti, e il Wolfsangel, una versione leggermente modificata dell'emblema della 2ª Divisione Panzer SS Das Reich. Non è chiaro, inoltre, quali conseguenze avrà la legge sulla commemorazione della 14ª Divisione delle Waffen SS Galizien, a cui sono intitolate vie e spazi pubblici in diverse località dell'Ucraina occidentale tra cui Lviv, Ivano-Frankivsk e Ternopil.

Alla luce del testo della legge, uno dei suoi obiettivi appare essere l'equiparazione di comunismo e nazismo, nonché la loro raffigurazione come forze esterne a cui il nazionalismo ucraino si sarebbe contrapposto. Un'ulteriore indicazione di tale intento è contenuta nella legge accessoria 2538-1, "Pro pravovyi status ta vshanuvannia pam'iati bortsiv za nezalezhnist' Ukrainy u XX stolittii" (Sullo status legale e l'onoranza della memoria dei combattenti per l'indipendenza dell'Ucraina nel XX secolo), anch'essa promossa dal Partito Radicale di Shukhevych e Liashko con il sostegno dell'UINP di V'iatrovych. Invece di vietare i simboli o la propaganda a favore di specifiche organizzazioni storiche, essa introduce per legge «l'onoranza della memoria dei combattenti per l'indipendenza dell'Ucraina nel XX secolo». Presenta tuttavia analogie con la legge 2558, nella misura in cui mira a imporre una particolare interpretazione del passato per mezzo di divieti e proibizioni.

Anche il testo della legge 2538-1 appare alquanto ambiguo: il provvedimento elenca diverse decine di organizzazioni e gruppi i cui membri sarebbero stati «combattenti per la statualità ucraina nel XX secolo». Costoro comprendono socialisti ucraini, monarchici russi, insorti contadini, estremisti di destra ucraini e dissidenti sovietici. Molti individui appartenenti a questi gruppi, in realtà, si opposero all'indipendenza ucraina, e alcuni appoggiarono perfino l'istituzione della Repubblica Sovietica Ucraina o divennero membri del Partito Comunista dell'Ucraina. Diversi gruppi elencati erano tra loro politicamente ostili, e in alcuni casi i loro membri diedero vita ad aspre polemiche, giungendo fino a combattersi e perfino a uccidersi tra loro.2

Inoltre, alcune delle organizzazioni citate si macchiarono inequivocabilmente di stragi di massa. Per esempio, la legge tutela l'esercito della Repubblica Popolare Ucraina (UNR) e i distaccamenti di insorti attivi dopo il 1917. Queste formazioni furono responsabili dell'uccisione di almeno 20.000 ebrei nei pogrom scatenati in Ucraina nel 1919.3

I gruppi più problematici dell'elenco sono tuttavia l'Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) e il suo braccio armato, l'Esercito Insorgente Ucraino (UPA). L'OUN fu un'organizzazione terroristica clandestina di estrema destra che aspirava a istituire uno Stato ucraino totalitario, monopartitico ed etnicamente omogeneo sotto la propria guida assoluta. Era visceralmente antisemita e collaborò strettamente con la Germania nazista, in particolare tra il 1939 e il 1941. Nel 1941 invocò lo sterminio di ebrei, polacchi e comunisti e svolse un ruolo essenziale nell'ondata di pogrom che sconvolsero l'Ucraina occidentale in quell'anno, causando la morte di un numero di ebrei compreso tra 13.000 e 35.000. Nel 1943-44 l'UPA intraprese una brutale campagna di sterminio ai danni della minoranza polacca in Volinia e Galizia orientale, nell'ambito della sua strategia mirante a istituire uno Stato ucraino etnicamente omogeneo. Gli studi più dettagliati calcolano in circa 90.000 i polacchi vittime dell'OUN(b)-UPA; di circa la metà delle vittime è nota l'identità.4 Questa cifra equivale più o meno al totale delle vittime della guerra civile bosniaca del 1992-95. L'UPA, inoltre, non tollerava alcun dissenso all'interno della comunità che pretendeva di rappresentare: i suoi militanti torturavano e assassinavano gli stessi ucraini al minimo sospetto di tradimento - che poteva consistere anche nella semplice obbedienza alle richieste di requisizione da parte dello Stato sovietico.5

Un altro gruppo discutibile tutelato dalla legge è il Blocco delle Nazioni Anti-bolsceviche (ABN). Questa organizzazione fu attiva dal 1946 al 2000, e fino al 1986 fu guidata da Yaroslav Stets'ko, un politico fortemente antisemita. Nel 1941 Stets'ko si era proclamato capo dello Stato ucraino, appellandosi a Hitler, Mussolini e Franco affinché accogliessero l'Ucraina all'interno della «Nuova Europa». Poco dopo, scrisse di essere «favorevole alla distruzione degli ebrei e all'introduzione in Ucraina dei metodi utilizzati dai tedeschi per sterminare il giudaismo, contro qualunque forma di assimilazione». L'ABN era finanziata dalla Spagna di Francisco Franco e dalla Taiwan di Chiang Kai-Shek. Di essa facevano parte membri degli ustaša di Ante Pavelić, resti del regime di Tiso, membri della Guardia di Ferro romena, comandanti militari del regime ungherese di Szalaszi ed ex-nazisti.

La legge del 9 aprile 2015 si spinge al di là di quanto Yushchenko abbia mai osato fare. Conferisce collettivamente a queste organizzazioni fortemente controverse uno status ufficiale, e garantisce benefici sociali ai loro membri superstiti. Particolarmente inquietante è l'articolo 6 sulla «Responsabilità per le violazioni della normativa sullo status dei combattenti per l'indipendenza dell'Ucraina nel XX secolo». Il primo comma sancisce che «I cittadini dell'Ucraina, gli stranieri e gli apolidi che insultano pubblicamente le persone indicate all'articolo 1 di detta legge violano l'esercizio dei diritti dei combattenti per l'indipendenza dell'Ucraina nel XX secolo e saranno tenuti a risponderne ai sensi delle leggi ucraine». Il secondo comma aggiunge che «La negazione in pubblico della legittimità della lotta per l'indipendenza dell'Ucraina nel XX secolo offende la memoria dei combattenti per l'indipendenza dell'Ucraina nel XX secolo, oltraggia la dignità del popolo ucraino ed è illegale».6

Per gli studiosi della storia moderna dell'Ucraina - non ultimo chi di noi si occupa delle violenze perpetrate dalle organizzazioni nazionaliste ucraine - il divieto di «offendere» queste organizzazioni e la loro «lotta» equivale a un divieto di fare ricerca critica. Non è chiaro come tale norma verrà attuata e quale genere di punizione sia prevista. La legge non specifica che cosa costituisca un «oltraggio», il che solleva la questione relativa a che cosa gli studiosi della storia moderna dell'Ucraina siano autorizzati o no a scrivere e ad affermare.

Come descrivere i pogrom attuati dall'OUN(b) nel 1941 in modo tale da rispettare le rigide restrizioni imposte dall'articolo 6 della legge 2538-1? In che modo uno storico dovrebbe trattare le memorie di Viktor Kharkiv «Khmara» - un veterano del battaglione Nachtigall, reparto nazionalista ucraino agli ordini di Roman Shukhevych - che descrivono come gli uomini del battaglione parteciparono a fucilazioni di massa a Vinnytsia nell'estate del 1941, quando, come afferma egli stesso, «in due villaggi fucilammo tutti gli ebrei che incontrammo»?7

E in che modo uno studioso dovrebbe riferire gli eventi che ebbero luogo nel villaggio polacco di Poroslia in Volinia nella notte tra l'8 e il 9 febbraio 1943? In quell'occasione, la 1ª «sotnia» dell'UPA comandata da Hryhoryi «Dovbeshka-Korobka» Perehiiniak, rimasta a corto di munizioni, «legò i 150 abitanti, tra cui numerosi bambini, per poi fracassare loro il cranio, uno dopo l'altro, con delle asce».8 Questa strage di massa è stata cancellata dalla memoria dell'Ucraina; tutto ciò che ne rimane è una fossa comune in una foresta. Dopo il 9 aprile 2015 esiste ancora la possibilità di ricordare le sofferenze delle vittime senza rischiare di essere perseguiti dalle autorità ucraine per aver oltraggiato l'«onore» oggi riconosciuto per legge ai «combattenti per l'indipendenza dell'Ucraina nel XX secolo»?

E se per caso un ricercatore non condividesse l'opinione sancita dalla legge secondo cui queste organizzazioni e i loro capi meritano di essere onorati? Sarà ancora possibile per un ricercatore argomentare contro l'opinione che allevare una nuova generazione di ucraini in uno spirito di ammirazione per questi gruppi sia una buona idea? Vale la pena di ribadire che molti di coloro che vengono elencati qui come «combattenti per l'indipendenza dell'Ucraina» manifestarono espressamente delle riserve riguardo a tale lotta. Mykhailo Hrushevs'kyi, oggi celebrato come padre della storiografia ucraina, denunciò lo slogan dell'indipendenza ucraina, ritenendolo inseparabile dallo sciovinismo; all'indipendenza preferiva una federazione socialista.9 Paradossalmente, la nuova legge vieta a un tempo di oltraggiare Hrushevs'kyi e di esprimere sostegno per le sue opinioni. E ciò che più conta: gli estensori della legge considererebbero un oltraggio a Hrushevs'kyi mettere in dubbio, alla luce delle opinioni da lui stesso espresse, il suo carattere di «combattente per l'indipendenza dell'Ucraina»?

Il nostro timore è che per noi stessi e per molti nostri colleghi che lavorano in Europa e in Nordamerica, il modo più sicuro per evitare di essere perseguiti ai sensi delle leggi ucraine consista nel cessare di fare ricerca su questi temi. Si può immaginare che tale timore sia ancor più vivo per gli studiosi che lavorano nella stessa Ucraina. E questo avrebbe delle conseguenze non soltanto per la carriera dei singoli storici, ma anche per la società ucraina. L'attuale crisi ha messo in luce una volta di più l'ignoranza della storia e della politica ucraina che domina in Occidente; siamo certi che la soluzione migliore consista nello scoraggiare con la paura lo studio di questo Paese da parte degli accademici stranieri, o nel rendere impossibile agli accademici ucraini svolgere il loro lavoro nel rispetto degli standard internazionali?

In Ucraina è già difficoltoso svolgere ricerche su questi temi. Nel 2012, Grzegorz Rossoliński-Liebe, autore della prima biografia accademica di Bandera, ha dovuto fronteggiare furibonde proteste per aver osato giungere alla conclusione che l'ideologia di Bandera costituiva effettivamente una forma di fascismo. Si è visto annullare conferenze, ha ricevuto minacce personali ed è stato attaccato da manifestanti furiosi che lo hanno bollato come «fascista liberale» e «bisnipote bugiardo di Goebbels».

Il suo caso è istruttivo per chi si domanda come la legge potrebbe essere applicata in pratica. Alcuni sostenitori della nuova normativa hanno obiettato che essa verrà applicata soltanto alle opere propagandistiche, e non a quelle di natura accademica.10 Tuttavia, durante la campagna contro Rossoliński-Liebe, gli stessi promotori della legge si sono dimostrati più che pronti a bollare come «propaganda» una ricerca storica con cui erano in disaccordo. V'iatrovych ha dichiarato che le ricerche di Rossoliński-Liebe erano «tutt'altro che accademiche» e che le sue pubblicazioni erano «più scandalose che accademiche». E Rossoliński-Liebe non è il solo storico a essere stato fatto oggetto di accuse del genere. In passato, infatti, V'iatrovych aveva già affermato che gli storici polacchi avevano esagerato il numero dei polacchi assassinati dall'UPA in Volinia, denunciando «varie speculazioni politiche». Il sottinteso evidente è che, agli occhi degli estensori della legge, qualunque storico metta in luce i crimini dei «combattenti per l'indipendenza dell'Ucraina» è autore non di una ricerca storica valida, bensì di semplice diffamazione politica. La giustificazione secondo cui la nuova legge sarebbe rivolta soltanto contro i propagandisti che strumentalizzano la storia per fini politici attuali non servirà certo a rassicurare gli storici critici.

L'Ucraina non rappresenta certo un caso unico di «legislazione sulla storia». Recentemente, nel maggio 2014, il presidente Putin ha sottoscritto una legge che vieta «la mancanza di rispetto per i giorni di gloria militare» della seconda guerra mondiale. È vero, inoltre, che numerosi Paesi hanno leggi che vietano la negazione dell'Olocausto. Ma mentre il divieto di negazione dell'Olocausto ha lo scopo di proteggere la memoria delle vittime, la legge ucraina fa esattamente l'opposto: protegge gli autori delle stragi dall'indagine critica e promuove a ideologia dello Stato una forma di amnestia con motivazioni ideologiche; si può affermare che essa criminalizzi ogni forma di critica che possa essere interpretata, ai sensi della legge attuale, come «oltraggio» alla memoria degli autori delle stragi, e in tal modo impedisce l'indagine accademica sulle atrocità commesse nel nome dell'Ucraina, bollandola come lesiva della dignità del popolo ucraino.

Note:

1 Zakon Ukrainy "Pro zasudzhennia komunistychnoho ta natsional'no-sotsialistychnoho (natsysts'koho) totalitarnykh rezhymiv v Ukrainy ta zabornu propahandiy ikh symvoliky," p. 3.

2 Zakon Ukrainy "Pro pravovyi status ta vshanuvannia pam'iati bortsiv za nezalezhnist' Ukrainy u XX stolittii," pp. 1-3.

3 Henry Abramson, A Prayer for the Government. Ukrainians and Jews in Revolutionary Times, 1917-1920, Cambridge, Mass.: Harvard University Press, 1999, p. 120.

4 Władysław Siemaszko ed Ewa Siemaszko, Lubobójstwo dokanane przez nacjonalistów ukraińskich na lodności polskiej Wołynia 1939-1945, due volumi (Varsavia: Wydawnictwo von Borowiecky, 2008); Grzegorz Motyka, Ukraińska partyzantka 1942-1960: Działalność Organizacji Ukraińskich Nacjonalistów i Ukraińskiej Powstńczej Armii (Varsavia: Instytut studiów politycznych PAN, Oficyna wydawnicza Rytm, 2006), 287-297.

5 Alexander Statiev, The Soviet Counterinsurgency in the Western Borderlands, Cambridge: CUP, 2010, pp. 124-130.

6 Zakon Ukrainy "Pro pravovyi status ta vshanuvannia pam'iati bortsiv za nezalezhnist' Ukrainy u XX stolittii," p. 4.

7 TsDAVO Ukrainy, f. 3833, op. 1, spr. 57, ark. 17-18.

8 Grzegorz Motyka, "Neudachnaia kniga. Volodymyr V'iatrovych. Druha pol's'ko-ukrains'ka viina 1942.1947. Kyiv; Vydavnychyi dim Kyevo-Mohylians'ka Akademiia, 2011. Imennyi ta heohrafichnyi pokazhchyk. ISBN: 978-966-518-567-3, Ab Imperio, no. 1 (2012): 394.

9 Mykhailo Hrushevs'kyi, "Ukrains'ka partiia sotsialistiv-revoliutsioneriv ta ii zavdannia", Boritesia - poborete!,  settembre 1920, N. 1, pp. 1-51, qui a pp. 46-48.

10 Si vedano per esempio i commenti di Andrii Kohut durante il dibattito.


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