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Seguendo la campagna elettorale, da vicino e da lontano

Zoltan Zigedy | zzs-blg.blogspot.it
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

29/04/2016

Fortunatamente, i giovani attivisti non hanno imparato le lezioni accettate da molti dei loro predecessori. Ad esempio, non riescono a considerare Hillary Clinton come moglie del "primo presidente nero" [appellativo con cui veniva chiamato Bill Clinton per le presunte aperture alla comunità afro-americana, ndr]. I giovani afro-americani hanno adottato verso Hillary lo stesso standard applicato ai politici bianchi che adoperano, in codice, parole razziste. Non accettano che i Clinton quando fanno prediche ai giovani neri sui "predatori sociali" o difendono le politiche di Bill - quelle che hanno portato alla carcerazione di massa dei neri -, si atteggino a membri di famiglia: lo zio Bill e la zia Hillary. La potente coppia, di conseguenza, è stata maltrattata durante la campagna elettorale in ricordo delle loro precedenti trasgressioni razziali.

Pertanto, si è reso necessario la scorsa settimana l'intervento del primo vero presidente nero per intercedere con una lezione sulla corretta etichetta da adoperare quando ci si trova al cospetto dei detentori del potere.

Durante una sua visita a Londra, Obama ha presenziato a un incontro con i giovani a cui ha spiegato:"Troppo spesso vedo all'opera un attivismo meraviglioso, capace di mettere in evidenza i problemi. Ma gli attivisti sono così appassionati e così sicuri della purezza della loro posizione che non fanno mai il passo successivo e non si chiedono come fare per ottenere un risultato concreto".

Strano a dirsi ma "ottenere un risultato concreto..." pare essere il compito dei legislatori, dei funzionari eletti e non degli attivisti capaci di "mettere in evidenza i problemi". Ma Obama prosegue, attingendo alla sua esperienza personale di "attivista di quartiere": "Non si può semplicemente continuare a urlare contro di loro [i politici] e non si può rifiutare di incontrarli perché si rischia di compromettere la purezza della propria posizione... Il valore dei movimenti sociali e dell'attivismo risiede nella possibilità di ottenere un posto al tavolo, di entrare nella stanza e di capire in che modo il problema può essere risolto. Viene poi la responsabilità di preparare un programma realizzabile, in grado di istituzionalizzare i cambiamenti e di coinvolgere gli oppositori. Di tanto in tanto puoi ottenere mezza pagnotta che servirà a realizzare i tuoi obiettivi, con la consapevolezza che c'è ancora molto da fare, ma questo è ciò che puoi ottenere in questo momento".

Celati all'interno di questa predica ai giovani attivisti ci sono i moderni valori liberali di deferenza al potere, al compromesso e all'incrementalismo. Questi valori non sono quelli che hanno ispirato i profondi cambiamenti che hanno migliorato la vita negli Stati Uniti in modo significativo. Non sono i valori che hanno ispirato Thomas Paine, John Brown, Frederick Douglass, Eugene Debs o Martin Luther King. Non sono i valori che hanno ottenuto una Carta dei Diritti, abolito la schiavitù, costruito un movimento sindacale e messo al bando la segregazione razziale istituzionale. Esigere, e non chiedere educatamente, ha portato a questi miglioramenti fondamentali nella vita di molti. In realtà, sono stati gli oppositori del cambiamento, in ogni caso, che hanno predicato di stare seduti pacificamente "al tavolo", di preparare un "programma" e di accettare "una mezza pagnotta".

Agli attivisti basterà riflettere sugli ultimi sette anni dell'amministrazione Obama per vedere i frutti del discorso civile, del confidare nel potere e dell'essere sempre gentili: guerre senza fine, un tenore di vita in calo, l'indebitamento in crescita, crisi degli alloggi, razzismo in aumento e diritti civili erosi: in breve, nulla è cambiato.

Il libro guida dell'attivista liberale è riuscito a realizzare una cosa per Obama e i suoi successori: è riuscito a irretire molti idealisti, convinti sostenitori del cambiamento, e li ha addomesticati, tenendoli saldamente nella morsa del Partito Democratico.

Obama sa che trattenerli è conveniente. Quando il suo partito e il suo candidato pro-capitalista e sostenitore della grande industria (Hillary Clinton) vincerà le elezioni, tornerà utile avere un'altra generazione di giovani attivisti similmente cooptata. La campagna post-Sanders per assimilare i suoi giovani sostenitori è già in corso, e i lealisti del Partito Democratico stanno usando Trump come spauracchio per creare isteria.

Mentre l'angoscia liberale suscitata da Trump convincerà molti elettori, è importante ricordare alla sinistra che nonostante Trump sia un clownesco reprobo di stile mussoliniano-berlusconiano, è, in sostanza, un opportunista senza alcuna ideologia, al di là della brama di potere e di attenzione. Per questo motivo ha messo in allarme le élite capitaliste che dominano l'establishment del Partito Repubblicano. Queste temono la sua imprevedibilità e le sue idee folli. Trump sta frantumando l'unità del suo partito e la sinistra dovrebbe gioirne.

Naturalmente non ci dovrebbe essere alcun dubbio su quale classe Clinton rappresenta, senza riserva. Se ci fosse mai stato qualche dubbio, i recenti commenti del miliardario ultra-conservatore Charles Koch dovrebbero averlo dissipato. Le sue dichiarazioni attentamente formulate, legittimano Clinton come opzione accettabile in un campo di candidati conservatori inaffidabili di cui l'inattaccabile fedeltà al grande capitale è dubbia: Clinton è il candidato più favorevole alla grande industria. Mentre gli apologeti liberali si danno da fare per dimostrare che Koch non appoggia Clinton, hanno perso di vista la questione più importante: forse lei è più accettabile dei suoi rivali (perché ha già dimostrato che sta dalla parte della grande industria).

La grande domanda che rimane è cosa succederà all'ammirevole rabbia evocata dall'anziano pifferaio magico della socialdemocrazia, Bernie Sanders. Come in precedenti insurrezioni all'interno del Partito Democratico, e da esso contenute, questo movimento giovanile probabilmente verrà riassorbito dal partito. La storia e l'incapacità della sinistra di tagliare il cordone ombelicale che la lega ai Democratici suggeriscono che questo succederà. Dopo tutto, per abbattere in modo efficace la schiavitù imposta dai Democratici capitalisti sono disponibili solo due opzioni: liberarsi dalla presa di ferro che il potere economico mantiene sul Partito Democratico oppure respingere la politica bipartitica e costruire un movimento indipendente. La prima opzione è appoggiata da molti, ma è un sogno irrealizzabile; la seconda è difficile da attuare, ma è l'unica opzione praticabile.

Tuttavia, la speranza risiede in una giovane generazione che soffre sia maggiori oneri rispetto a qualsiasi generazione dai tempi della Grande Depressione a oggi e in gran parte non si spaventa di fronte alle tattiche terroristiche dell'anticomunismo. L'ultimo di diversi sondaggi mostra un interesse significativo e crescente nel socialismo e un ancora più grande rifiuto del capitalismo. Lo studio dell'Università di Harvard tra giovani adulti tra i 18 e i 29 anni ha rilevato che il 51% del campione non è sostenitore del capitalismo. Nello stesso gruppo di intervistati, il 33% sono sostenitori del socialismo. Tra gli intervistati più anziani, una maggioranza che appoggia il capitalismo si trova solo tra persone sopra i cinquanta anni.
In un sondaggio del 2011 ad opera del Pew Research Center, il 49% degli intervistati tra i 18 e i 29 anni vedeva il socialismo in modo positivo, una percentuale superiore rispetto a quella con una visione positiva del capitalismo.

Nel suo articolo sull'indagine di Harvard apparso sul Washington Post, l'autore Amy Cavenaile è scocciata dai risultati del sondaggio. Sta cercando in lungo e in largo un'autorità o un risultato che confuti l'importanza di questi risultati. Etrova Frank Newport, caporedattore dell'agenzia di sondaggi Gallup, opina: "Forse i giovani stanno dicendo che ci sono dei problemi con il capitalismo, delle contraddizioni... io di certo non so cosa sta passando per le loro teste".

Ancora più preoccupante per l'autore e per gli altri esperti, è il fatto che i giovani non identificano il socialismo con la regolamentazione da parte dello stato o con il sistema dei finanziamenti pubblici, che costituisce la vulgata con cui il potere capitalista caratterizza il socialismo. Invece i giovani identificano il socialismo nella seguente affermazione: "[E' il sistema dove] le prime necessità, quali il cibo, la casa [e l' assistenza sanitaria], sono un diritto che il governo dovrebbe fornire a coloro che non hanno i mezzi per pagarle".

Chiaramente, la verità apparentemente inattaccabile di pochi decenni fa, che "non c'è alcuna alternativa", non trova risonanza nelle idee delle nuove generazioni. Creare e comunicare una visione realizzabile del socialismo alle nuove generazioni è il compito più critico che ora abbiamo.


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