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Le origini degli USA e il suprematismo bianco

Roxanne Dunbar-Ortiz * | mronline.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

28/11/2018

Gli Stati Uniti sono stati in guerra ogni giorno sin dalla loro fondazione, spesso in modo clandestino e spesso in diverse parti del mondo contemporaneamente. Per quanto orribile sia questa affermazione, non cattura ancora il quadro completo. Anzi, prima della loro stessa fondazione, quelli che sarebbero diventati gli Stati Uniti, erano impegnati - e lo furono per oltre un secolo dopo - nella guerra interna per mettere insieme il loro territorio continentale. Persino durante la Guerra Civile, sia gli eserciti dell'Unione che quelli confederati continuarono a combattere contro le nazioni dei Diné e degli Apache, dei Cheyenne e dei Dakota, infliggendo orribili massacri ai civili e costringendoli a trasferirsi.



Tuttavia, se si considera la storia dell'imperialismo e del militarismo statunitense, pochi storici tracciano la genesi degli USA in questo periodo di costruzione dell'impero interno. Dovrebbero invece. L'origine degli Stati Uniti frutto di insediamenti colonialisti - in quanto impero nato dall'acquisizione violenta di terre indigene e dallo spietato spregio della vita degli indigeni - conferisce al paese caratteristiche uniche che contano quando si considerino le questioni su come sganciare il suo futuro dal suo DNA violento.

Gli Stati Uniti non fanno eccezione per la quantità di violenza o spargimenti di sangue rispetto alle conquiste coloniali in Africa, Asia, Caraibi e Sud America. L'eliminazione della popolazione nativa è implicita nel colonialismo dei colonizzatori e nei progetti coloniali in cui vengono ricercati vasti territori e forza lavoro per lo sfruttamento commerciale. La violenza estrema contro chi rifiuta la lotta era una caratteristica distintiva di tutto il colonialismo europeo, spesso con risultati genocidi.

Piuttosto, ciò che distingue gli Stati Uniti è la mitologia trionfalista legata a quella violenza e ai suoi usi politici, fino ad oggi. La guerra post 11 settembre degli Stati Uniti esterna e interna contro i musulmani - in quanto "barbari" - trova la sua prefigurazione nelle "guerre selvagge" delle colonie americane e dei primi stati americani contro i nativi americani. E quando, alla fine, non restò nessun nativo americano da combattere, rimase la pratica delle "guerre selvagge". Nel ventesimo secolo, ben prima della Guerra al Terrore, gli Stati Uniti portarono avanti guerre su larga scala nelle Filippine, in Europa, in Corea e in Vietnam; invasioni e occupazioni prolungate a Cuba, in Nicaragua, ad Haiti e nella Repubblica Dominicana; e contro-insurrezioni in Colombia e nell'Africa del sud. In tutti i casi, gli Stati Uniti si sono resi conto di essere in guerra contro le forze selvagge.

Quella sottrazione della terra ai loro amministratori fu una guerra razziale dal primo insediamento britannico di Jamestown, marcando la separazione tra "civiltà" e "barbarie". Attraverso questo perseguimento, l'esercito statunitense ha acquisito il suo carattere unico come forza militare con abilità nella guerra "irregolare". Nonostante ciò, la maggior parte degli storici militari prestano poca attenzione alle cosiddette guerre indiane dal 1607 al 1890, così come all'invasione e all'occupazione del Messico nel 1846-48. Eppure fu durante i quasi due secoli di colonizzazione britannica del Nord America che generazioni di coloni acquisirono esperienza come "combattenti contro gli indiani" al di fuori di qualsiasi istituzione militare organizzata. Mentre grandi eserciti "regolari" combattevano obiettivi geopolitici in Europa, i coloni nel Nord America intrapresero una guerra mortale e irregolare contro le nazioni indigene del continente per impossessarsi delle loro terre, risorse e strade, spingendole verso ovest e alla fine costringendole a trasferirsi con la forza a ovest del Mississippi. Anche dopo la fondazione dell'esercito professionista americano degli Stati Uniti negli anni 1810, la guerra irregolare fu il metodo di conquista americana delle regioni della Valle dell'Ohio, dei Grandi Laghi, del Sud-est e del Mississippi, poi a ovest del Mississippi fino al Pacifico, compresa la metà di Messico. Da quel momento, i metodi irregolari sono stati usati in abbinamento alle operazioni delle forze armate regolari e sono, forse, ciò che maggiormente caratterizza la specificità delle forze armate degli Stati Uniti rispetto gli altri eserciti delle potenze mondiali.

Con la presidenza di Andrew Jackson (1829-1837), la cui brama di sgomberare e annientare i nativi americani era impareggiabile, il carattere delle forze armate statunitensi era arrivato, nell'immaginario nazionale, a essere profondamente legato alla mistica delle nazioni indigene, tanto che, adottando le pratiche della guerra irregolare, i soldati americani erano assimilati a chi stavano combattendo. Questa immagine pubblica ha comportato una certa identificazione con il nemico nativo, connotando il colono come nativo americano piuttosto che europeo. Questo era l'inganno grazie al quale gli americani statunitensi credevano sinceramente di avere un diritto legittimo nei confronti del continente: avevano combattuto per questo ed erano "diventati" i suoi abitanti indigeni.

Tecniche militari irregolari perfezionate durante l'espropriazione di terre native americane furono poi applicate alla lotta contro la Repubblica messicana. Al momento della sua indipendenza dalla Spagna nel 1821, il territorio del Messico includeva i territori degli attuali stati di California, New Mexico, Arizona, Colorado, Nevada, Utah e Texas. Dopo l'indipendenza, il Messico ha continuato la pratica di consentire ai non-messicani di acquisire vaste aree di terra per lo sviluppo in concessione fondiaria, assumendo l'idea che ciò avrebbe comportato l'auspicato sradicamento delle popolazioni indigene. Nel 1836 quasi 40.000 americani, quasi tutti schiavisti (e senza contare gli schiavi), si erano trasferiti nel Texas messicano. Le loro milizie dei ranger facevano parte dell'insediamento, e nel 1835 furono formalmente istituzionalizzati come i Texas Ranger. Il loro principale compito sponsorizzato dallo stato era l'estirpazione della nazione Comanche e di tutti gli altri popoli nativi del Texas. A cavallo e armati della nuova macchina per uccidere, il revolver Colt Paterson a cinque colpi, hanno portato a compimento con dedita precisione il loro obiettivo.

Avendo perfezionato la loro arte nelle operazioni controinsurrezionali contro i Comanche e altre comunità native, i Texas Ranger continuarono a svolgere un ruolo significativo nell'invasione americana del Messico. Come controinsorgenti esperti, hanno guidato le forze armate statunitensi in profondità in Messico, impegnandosi nella battaglia di Monterrey. I ranger hanno anche accompagnato l'esercito del generale Winfield Scott e i marines, approdando a Vera Cruz e montando l'assedio alla principale città portuale commerciale del Messico. Proseguirono poi la marcia, lasciando dietro di loro una scia di cadaveri civili e distruzione, per occupare Città del Messico, dove i cittadini li chiamavano I Diavoli del Texas. Con la sconfitta e l'occupazione militare, il Messico cedette la metà settentrionale del suo territorio agli Stati Uniti e il Texas divenne uno stato nel 1845. Poco dopo, nel 1860, il Texas si separò, contribuendo con i suoi Ranger alla causa confederata. Dopo la guerra civile, i Texas Ranger tornarono dove erano nati, contrastando le rimanenti comunità native e i resistenti messicani.

Anche buona parte delle origini mitologiche dei marines rinvengono dalla loro invasione del Messico, che portarono quasi a compimento gli Stati Uniti continentali. L'incipit dell'inno ufficiale del corpo dei marines, composto e adottato nel 1847, è "Dai saloni di Montezuma alle spiagge di Tripoli". Tripoli si riferisce alla prima delle guerre barbaresche del 1801-5, quando i marines furono inviati in nord Africa dal presidente Thomas Jefferson per invadere la nazioni berbere, bombardare la città di Tripoli, catturare prigionieri e bloccare i principali porti della tripolitania per quasi quattro anni. Il verso sui "saloni di Montezuma", si riferisce all'invasione del Messico: mentre l'esercito USA occupava quella che ora è la California, l'Arizona e il Nuovo Messico, i marines, via mare, invasero e marciano verso Città del Messico, uccidendo e torturando i resistenti civili lungo la strada.

Quindi, qual è il significato per quelli come noi che si battono per la pace e la giustizia, sapere che l'esercito americano ha avuto il suo esordio nell'uccidere popolazioni indigene, o che l'imperialismo statunitense ha le sue radici nell'esproprio delle terre indigene?

Significa essere consapevoli che la privatizzazione delle terre e altre forme di capitale umano sono al centro dell'esperimento statunitense. La potenza militarista-capitalista degli Stati Uniti deriva dalla proprietà: che include corpi africani e terre espropriate. È evidente che ancora una volta abbiamo un presidente "proprietario", proprio come il primo presidente, George Washington, la cui fortuna è derivata principalmente dal successo nella speculazione sulle terre indifese indiane. La struttura governativa degli Stati Uniti è stata progettata per servire gli interessi della proprietà privata, gli attori principali nello stabilire che gli Stati Uniti sono schiavisti e speculatori della terra. Gli Stati Uniti furono fondati come un impero capitalista. E' un fatto eccezionale, rimasto ineguagliabile, sebbene ciò non avvantaggi l'umanità. L'esercito venne progettato per espropriare le risorse, salvaguardandole dalle perdite e continuerà a agire nel medesimo modo se lasciato a operare secondo i propri dispositivi sotto il controllo di capitalisti rapaci.

Quando i nazionalisti bianchi su posizioni estreme si rendono visibili - come hanno fatto nell'ultimo decennio, e ora più che mai con un presidente nazionalista bianco - vengono liquidati come marginali, piuttosto che essere intesi come i discendenti spirituali dei coloni. I suprematisti bianchi non hanno torto quando vantano di sapere qualcosa sul sogno americano che il resto di noi non comprende, sebbene non sia niente di cui vantarsi. In effetti, le origini degli Stati Uniti sono coerenti con l'ideologia nazionalista bianca. Ed è da qui che devono partire quelli di noi che desiderano la pace e la giustizia: con la piena consapevolezza che stiamo cercando di cambiare radicalmente la natura del paese, un lavoro che sarà sempre estremamente difficile.

*) Originariamente pubblicato: Boston Review (20 novembre 2018)


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