www.resistenze.org - popoli resistenti - venezuela - 06-03-17 - n. 623

In difesa del PCV e della militanza rivoluzionaria

Partito Comunista del Venezuela (PCV) | TribunaPopular
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Il Partito Comunista del Venezuela (PCV) ribadisce che non si sottometterà alle "norme per il rinnovamento dei nominativi degli iscritti delle organizzazioni con fini politici nazionali", stabilite dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), giacché contengono parametri che sono inaccettabili per la dignità e la sicurezza di una organizzazione rivoluzionaria.

Carlos Aquino, membro dell'Ufficio Politico del PCV, ha informato che, lo scorso 16 febbraio, il PCV ha presentato alla Camera Costituzionale della Corte Suprema di Giustizia (TSJ) un ricorso di annullamento per incostituzionalità dell'articolo 25 della Legge dei partiti politici, riunioni pubbliche e manifestazioni, con sollecitudine di misure per la sospensione immediata di questo articolo e del processo di "rinnovamento".

"Questa legge è del 1965, la cui ragion d'essere rispondeva alla politica poliziesca del betancurismo durante il periodo puntofijista, visto che il suo articolo 25 comportava il requisito del "rinnovamento" della nomina dei membri per il controllo dei partiti politici. Nel 2010 la legge fu puntualmente riformata, ma mantenne integro il testo di questo articolo e l'essenza dello strumento legale", ha spiegato Aquino.

L'articolo menzionato mette in pericolo la sicurezza giuridica, la stabilità, continuità e permanenza dei partiti politici, che sono una delle forme di protagonismo popolare e di partecipazione nelle questioni pubbliche; principi questi consacrati nella Costituzione del 1999.

"L'esistenza di questo articolo ha permesso che il Potere Elettorale instauri termini che stravolgono la relazione naturale che deve esserci tra i partiti politici e i loro militanti e tra il CNE e i partiti, visto che adesso obbliga i militanti a registrarsi direttamente al CNE", ha segnalato il dirigente comunista.

Inoltre, ha messo in guardia Aquino, il CNE, come annunciato, pubblicherà le liste degli iscritti, costituendo un pericolo reale per la stabilità lavorativa e la sicurezza personale dei militanti del PCV e delle forze rivoluzionarie, "visto che i padroni e i settori di destra potranno avere questa lista e, prima o poi, attaccare la nostra militanza. Questo è inaccettabile".

"Il nostro problema non è "logistico", di preoccupazione o difficoltà per mobilitare lo 0,5% della registrazione elettorale, per cui non ci interessa né necessitiamo che un partito alleato ci aiuti, né che il CNE dia una proroga; la nostra posizione è di principio sulla base dei parametri della norma", ha puntualizzato il dirigente.

Infine, Aquino ha assicurato che i comunisti sono disposti ad assumere le conseguenze della loro illegalizzazione, ma che il CNE e i Poteri Pubblici corrispondenti "dovranno assumersi le conseguenze politiche e storiche, nazionali e internazionali, della illegalizzazione del PCV".


 
Nessuno può distruggere il PCV

Partito Comunista del Venezuela (PCV) | prensapcv.wordpress.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

03/03/2017

86 anni di lotta coerente, sconfiggendo tutte le misure che hanno cercato di piegarlo

Questo 5 marzo, il decano dei partiti politici del nostro paese, il Partito Comunista del Venezuela (PCV), arriva ai suoi 86 anni di esistenza; quasi nove decenni di vita, durante le quali ha resistito, affrontato e superato le più svariate forme di aggressione delle diverse espressioni dello Stato capitalista ancora esistente – specialmente delle sanguinarie dittature gomecista e perezjimenista, o delle criminali democrazie borghesi del puntofijismo.

Nella storia del Venezuela di tutto il 20° secolo e del 21° corrente, non c'è organizzazione politica o sociale che abbia sacrificato tante vite come il PCV nelle molteplici battaglie antimperialiste, in difesa dei diritti della classe operaia e nelle lotte a favore degli interessi della patria e del popolo lavoratore.

Lungo questi 86 anni, lo Stato borghese ha cercato in vari modi di sottomettere e piegare l'agguerrito Partito del Gallo Rosso, incarcerando i suoi deputati, facendo scomparire e assassinando i suoi dirigenti, torturando i suoi militanti, illegalizzando la sua personalità giuridica, censurando i suoi giornali, infiltrando provocatori, stimolando in modo artificioso frazioni, cercando di corrompere.

Ma, come ben diceva Gustavo Machado: "Il PCV non lo distrugge nessuno!", perché la sua stessa esistenza è una necessità storica e la sua attualità è determinata – tra le altre – dai suoi fondamentali compiti ancora da raggiungere: il trionfo della rivoluzione proletaria e popolare, per iniziare la costruzione del Socialismo sulle basi scientifiche del marxismo-leninismo.

In questi momenti – nel quadro del suo 86° Anniversario e del percorso verso il suo 15° Congresso - , il Partito dei comunisti venezuelani sta conducendo una nuova battaglia, contro la betancourista Legge dei partiti politici, riunioni pubbliche e manifestazioni (del 1965, timidamente riformata nel 2010 senza adattarla al testo costituzionale del 1999), rafforzata dalla Camera Costituzionale della Corte Suprema di Giustizia (TSJ) il 5 gennaio 2016, e superata illecitamente dalle Norme del CNE, del 4 marzo 2016, rendendo pubblico il processo di registrazione dei militanti dei partiti.

Le reazioni internazionali alle azioni tendenti a stabilire condizioni inaccettabili per il PCV, si riassumono in quanto affermato da Pavel Blanco, primo segretario del PC del Messico: "Nei momenti più difficili […], sia con Chavez che ora con Maduro, è stato il PCV quello che è riuscito a mobilitare la solidarietà internazionale. Ma oltre il fatto che sarebbe sleale illegalizzare oggi il PCV, il governo dovrà affrontare un dilemma: assomigliare più ai regimi oppressivi che esercitarono il potere in Venezuela nella IV Repubblica, o piuttosto ai cambiamenti che afferma di volere".

Battaglia politica

Questa nuova battaglia è propriamente politica, ma il PCV ha deciso anche di assumerla nell'ambito giuridico perché non solo esistono principi giusti ma anche precetti costituzionali, come quello che sancisce: "La Costituzione è la norma suprema e il fondamento dell'ordinamento giuridico […]" (art.7), che stabilisce che lo Stato venezuelano "[…] propugna come valori superiori del suo ordinamento giuridico e della sua attuazione, la vita, la libertà, la giustizia, l'uguaglianza, la solidarietà, la democrazia, la responsabilità sociale e in generale, la preminenza dei diritti umani, dell'etica e del pluralismo politico" (art.2).

Allo stesso modo, lo Stato garantirà "[…] conforme al principio di progressività e senza discriminazione alcuna, la gioia e l'esercizio irrinunciabile, indivisibile e senza discriminazione dei diritti umani. […]" (art.19); e che "Tutti i cittadini e cittadine hanno il diritto di partecipare liberamente negli affari pubblici […]. E' obbligo dello Stato e dovere della società facilitare la messa in opera delle condizioni più favorevoli a questa pratica" (art.62); o che "Tutti i cittadine e cittadine hanno il diritto di associarsi con fini politici, mediante metodi democratici di organizzazione, funzionamento e direzione. […]" (art.67).

Inoltre, "I trattati, patti e convenzioni relativi ai diritti umani, sottoscritti e ratificati dal Venezuela, hanno dignità costituzionale e prevalgono sull'ordine interno […], e sono di applicazione immediata e diretta da parte dei tribunali e degli altri organi del Potere Pubblico." (art.23), come è il caso del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, adottato dall'ONU e ratificato dal Venezuela, per cui "Ogni persona ha il diritto ad associarsi liberamente con altre […]. L'esercizio di tale diritto potrà esser soggetto alle restrizioni previste dalla legge che sono necessarie in una società democratica […]" (art.22).

Le carte sono sul tavolo, ognuno dovrà assumere le conseguenze delle sue posizioni e dei suoi atti. Il PCV ha espresso chiaramente che è disposto ad assumersi le conseguente derivanti dalla sua illegalizzazione; ma dovranno farlo anche i Potere Pubblici e dovranno assumersi il peso politico e storico di illegalizzare il PCV per la quarta volta nella sua storia, sommandosi alla lista che comprende il gomecismo, il perezjimenismo e il betancourismo.

Lo scorso 16 febbraio, l'Ufficio Politico del PCV ha consegnato alla Camera Costituzionale del TSJ, un ricorso di annullamento per incostituzionalità, con sollecitudine di misure cautelative. Affinché il nostro popolo lo conosca e analizzi, specialmente nei suoi aspetti politici, di seguito pubblichiamo brevi frammenti delle 23 pagine che lo compongono:

Cittadina Magistrata Gladys María Gutiérrez

Presidente e altri Magistrati della Camera Costituzionale della Corte Suprema di Giustizia

Suo Ufficio.

Io, Oscar Figuera […], agendo nel mio ruolo di Segretario Generale dell'organizzazione politica Partito Comunista del Venezuela (PCV), fondato il 5 marzo del 1931, […] debitamente assistito dal professore di diritto, avvocato Juan Rafael Perdomo, […] esercito a nome proprio e in rappresentanza dei e delle militanti del Partito Comunista del Venezuela (PCV), l'azione di annullamento per ragioni di incostituzionalità della norma contenuta nell'art.25 della Legge sui Partiti Politici, Riunioni Pubbliche e Manifestazioni […], considerando che questo articolo viola l'art. 22 del Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici, adottato dall'Assemblea Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) […], il quale è stato sottoscritto e ratificato dal Venezuela, e gli art. 2, 7, 19, 23, 62 e 67 della Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela […], per ragioni di fatto e di diritto che rispettosamente esponiamo di seguito.

[…]

Precedenti storici e contesto politico della Legge sui partiti politici, riunioni pubbliche e manifestazioni […]

La nostra organizzazione politica è stata fondata nella più assoluta clandestinità, durante la ferrea dittatura filo-imperialista del Generale Juan Vicente Gómez, in un contesto giuridico in cui la Costituzione del 22 maggio 1928 stabiliva espressamente nel suo art.32, inciso 6°, la proibizione di ogni attività comunista. A partire da questo divieto costituzionale, si qualificava l'attività comunista come tradimento della patria e si sanzionava con venti anni di carcere e l'espulsione dal paese. Analogamente è accaduto con le Costituzioni del 1929 e del 1931, dove le pratiche repressive dell'epoca si basavano su formalità legalitarie, nonostante si trattasse di una dittatura in pieno esercizio di fatto […].

Dopo la morte di Juan Vicente Gómez, nel dicembre 1935, il Partito Comunista del Venezuela (PCV) continuò ad esser illegale e di conseguenza clandestino, fino ad ottobre del 1945, quando il governo del Generale Isaías Medina Angarita, promosse una riforma costituzionale che eliminò l'inciso 6º dell'art. 32. Questo status legale fu molto breve, visto che alla vigilia dello sciopero petrolifero del 1950, la Giunta Militare composta da Carlos Delgado Chalbaud, Luis Llovera Páez e Marcos Pérez Jiménez, decise la illegalizzazione del Partito Comunista del Venezuela (PCV), interdizione che si estese fino al 23 gennaio 1958, quando con le forze del popolo nelle strade si produsse una insurrezione civile-militare che rovesciò la dittatura filo-imperialista perezjimenista.

La vittoria popolare ottenuta il 23 gennaio 1958, fu tradita dal "Patto di Punto Fijo", antecedente del "Patto di New York", promossi da rappresentanti del Capitale, nelle persone di Nelson Rockefeller e Eugenio Mendoza e di dirigenti politici dei partiti al servizio della borghesia, Acción Democrática (AD), Comité de Organización Política Electoral Independiente (COPEI) e Unión Republicana Democrática (URD), rispettivamente rappresentati da Rómulo Betancourt, Rafael Caldera e Jóvito Villalba, che concordarono con l'imperialismo di subordinare il progetto di sviluppo nazionale agli interessi delle multinazionali e del capitale finanziario, per cui era necessaria la segregazione e l'esclusione dei comunisti e di altri settori popolari e rivoluzionari.

In questa nuova tappa della storia politica contemporanea, si mette in pratica un nuovo modello repressivo dello Stato borghese, che inizia con la restrizione di garanzie costituzionali, previste nella Carta Politica del 1961, che da inizio al lungo periodo di repressione "puntofijista", in cui si applicarono detenzioni arbitrarie, irruzioni illegali, chiusura di mezzi di stampa e comunicazione, assassini, tortura, prigionia senza giusto processo, sparizione forzata per motivi politici, chiusura di organizzazioni politiche e sociali, implementazioni di campi di concentramento; in questo contesto si illegalizza per la terza volta il Partito Comunista del Venezuela (PCV) e viene promulgata l'attuale Legge sui Partiti politici, Riunioni e Manifestazioni, […] in data 30 aprile 1965, in cui l'art. 25 stabilisce il rinnovamento dei nominativi degli iscritti nelle organizzazioni con fini politici, non venendo modificata ma mantenuta testualmente nella riforma parziale di questa Legge […] in data 23 dicembre 2010.

Lo spirito, il proposito e ragione dell'articolo, obbedendo agli interessi oligarchici, burocratici e borghesi nel contesto storico segnalato, aveva come fine ultimo il controllo delle organizzazioni politiche. In contrapposizione, lo Stato democratico di Diritto e Giustizia propugnato dalla Costituzione del 1999, consacra la preminenza di metodi democratici di orientamento e azione politica come espressione partecipativa e protagonista del popolo nell'esercizio integrale dei suoi diritti di associazione per cui si richiede garantire il carattere permanente delle organizzazioni politiche; in forma tale che, il sottometterle al rinnovamento delle iscrizioni, sotto verifica biometrica dei suoi nominativi, violerebbe indubbiamente l'integrità individuale, famigliare e lavorativa dei suoi componenti, tra gli altri aspetti e diritti, che rendono passibile di annullamento l'articolo in commento, dato che siamo stati storicamente vittime di persecuzioni politiche e di flagranti violazioni dei diritti fondamentali e costituzionali, per cui come leader e responsabili della direzione del Partito Comunista del Venezuela (PCV) dobbiamo dar sicurezza e certezza giuridica ai nostri militanti e sostenitori, assicurando la pace famigliare, la protezione dei nostri integranti e la permanenza nella storia del nostro partito politico. […]

In tutti questi periodi di governo nella storia contemporanea venezuelana, si è praticata la tortura e il mancato rispetto dei diritti umani dei comunisti e delle organizzazioni popolari, di cui danno conto i massacri come quelli del Liceo Sanz, Cantaura, Yumare, El Amparo e El Caracazo, insieme alle numerose sparizioni forzose per motivi politici contro la militanza del nostro partito, […] tendenti ad ottenere la sottomissione attraverso l'uso della forza fondata sulla paura.

Tuttavia, anche quando la Costituzione del 1999 consacrò la rifondazione della Repubblica e in quell'anno iniziò un processo di rivendicazione politico-sociale delle masse popolari – guidato dall'ex presidente Hugo Chávez insieme ad una ampia alleanza di forze progressiste e di sinistra, con il Partito Comunista del Venezuela in prima fila–, dobbiamo rilevare un fatto storico importante che pone in evidenza i pericoli e minacce che tuttavia incombono sui e sulle comunisti/e e il movimento popolare nell'attuale lotta di classe nello Stato borghese ancora esistente, come dimostra il colpo di stato civile-militare del 2002 che attentò contro il governo democratico e costituzionale venezuelano, sequestrò il Presidente della Repubblica e durante due giorni di crisi nazionale furono brutalmente perseguiti e torturati i nostri militanti e sostenitori, indirizzando ancora una volta l'odio oligarchico contro i più nobili rappresentanti delle lotte sociali, storicamente e mondialmente riconosciuti.

[…]

Fondamenti

[…] Questi diritti politici consacrati nella Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela, rispondono a principi universali tali come: trasparenza, credibilità e fiducia, evidenziando il ruolo preponderante delle organizzazioni politiche; in questo contesto il processo di rinnovamento delle iscrizioni previsto nell'art. 25 ejusdem e modulato dall'interpretazione della Camera Costituzionale della Corte del Tribunale Supremo di Giustizia, nella sentenza Nº 0001 del 05 gennaio 2016, […] acclarata nella decisione Nº 878 del 21 ottobre 2016, contraddice la libertà e sicurezza giuridica di partecipazione politica e di associazione con tali fini, ai suoi componenti, militanti e sostenitori, sostituendosi, il Potere Elettorale, nelle facoltà proprie delle direzioni dei partiti politici, come la supervisione, il controllo, la vigilanza e verifica dei loro militanti, poiché questi ultimi si rivolgono volontariamente come cittadini e cittadine manifestando il loro desiderio di unirsi alle sue file politiche per partecipare con mezzi leciti alla vita politica del paese, da qui che la partecipazione dei cittadini alla gestione pubblica indubbiamente interessa tutto l'ordinamento giuridico e impregna l'ordine costituzionale, perché allo Stato interessa la sua permanenza nel tempo; il diritto di associazione con fini politici esige metodi democratici di organizzazione, funzionamento e direzione, bastando il solo rinnovamento delle sue autorità con elezioni interne e partecipazione dei suoi iscritti, non rende possibile che si chieda ai partiti politici un rinnovamento che equivarrebbe a una nuova iscrizione all'organo elettorale, per cui fornire al Consiglio Nazionale Elettorale i dati degli iscritti al Partito Comunista del Venezuela, lede la libertà di associazione con fini politici, il diritto di uguaglianza dei partiti politici e di pari opportunità nelle competizioni elettorali, in cui si fonda l'idea di sovranità popolare e sottomissione di tutti i poteri alla Costituzione, con rilevanza speciale per le contese elettorali, giacché si fa in modo che tutti i partiti politici si rivolgono ad essa in modo equo; per cui il metodo di rinnovamento per altro antidemocratico segnalato nell'art.25 della menzionata Legge contravviene lo spirito, il proposito e le ragioni del costituente quando promulgò il diritto di associazione con fini politici, di partecipazione del popolo alla vita politica assicurando la libertà e l'uguaglianza dei partiti politici ed eradicando ogni tipo di restrizione nella pratica politica elettorale, cosa che, senza dubbio alcuno, evidenzia vizi di nullità per il citato art.25 delle già tante volte menzionata Legge.

[…]

Petizione

Cittadini Magistrati e Magistrate, sulla base dei precedenti argomenti di fatto e di diritto, sollecitiamo molto rispettosamente alla Camera Costituzionale della Corte Suprema di Giustizia (TSJ) di dichiarare la presente azione di annullamento per incostituzionalità, con l'obiettivo di consolidare una democrazia partecipativa e protagonista, di assicurare il principio di progressività, la libertà e l'uguaglianza dei diritti politici, di fomentare lo sviluppo e rafforzare le organizzazioni politiche per garantire la loro permanenza nel tempo. Per tanto sollecitiamo con carattere di urgenza che:

Si dichiari la nullità, per ragioni di incostituzionalità, dell'art.25 della Legge sui Partiti Politici, Riunioni Pubbliche e Manifestazioni, per aver infranto la Carta Magna negli articoli costituzionali che si sono indicati e specificamente perché ogni legge deve essere interpretare in accordo con la Costituzione e questa norma (art.25) manca di valore giuridico opponendosi alla Costituzione e crea una diseguaglianza inammissibile nella nostra Repubblica e pertanto la sua nullità si impone per ragioni di asepsi giuridica.

Sospenda cautelativamente l'applicazione dell'art. 25 della Legge sui Partiti Politici, Riunioni Pubbliche e Manifestazioni, per la durata del presente ricorso e, di conseguenza, ordini al Consiglio Nazionale Elettorale la sospensione provvisoria del Processo di Rinnovamento delle Organizzazioni con Fini Politici approvato da questo organo elettorale […].


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