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Il Vietnam di fronte al COVID-19: Salvare il popolo è la prima cosa

Lianys Torres Rivera | cubadebate.cu
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

05/04/2020

Il riconoscimento di istituzioni internazionali e pubblicazioni sulla risposta del Vietnam alla pandemia scatenata dal COVID-19, spicca in questi giorni sui principali quotidiani della nazione.

Lo scorso 24 marzo il Financial Times ha affermato, in un articolo dei suoi corrispondenti a Bangkok e Hanoi, che il Vietnam è diventato un modello per il contenimento della malattia, in un paese con risorse limitate, ma con volontà politica.

Il centro indagini Dalia Research, con sede a Berlino, afferma che in base a un sondaggio effettuato dal 24 al 26 marzo in 45 paesi e territori, il Vietnam risulta avere il più alto numero di cittadini che confidano nella risposta del proprio governo alla pandemia.

Sono trascorsi più di due mesi da quando il 23 gennaio il paese indonesiano ha riferito il suo primo caso positivo per il nuovo coronavirus. Sette giorni dopo, il primo ministro, Nguyen Xuan Phuc, ha deciso di istituire la Direzione Nazionale per la prevenzione e la lotta contro la polmonite acuta causata dal nCoV, presieduta dal Vice Primo Ministro Vu Duc Dam. Fino al 4 aprile, il Ministero della Salute non segnala decessi tra i 240 casi confermati, di cui 90 guariti.

Il successo del Vietnam dipende da diversi fattori: la ferma decisione delle autorità del paese di preservare la salute del proprio popolo, anche se ciò comporta un rallentamento del ritmo di crescita economica previsto per il 2020; la celerità del governo nell'attuare misure appropriate per ogni fase, dall'inizio della malattia; il coinvolgimento sinergico delle sue istituzioni statali, ministeri e agenzie; l'indispensabile disciplina e cooperazione sociale e gli investimenti preliminari in risorse e infrastrutture, che sono stati determinanti affinché una nazione con più di 96 milioni di abitanti riesca a superare un'epidemia di tali dimensioni.

Con questi punti di forza, i primi giorni di fronte al COVID-19 preludevano a un rapido ritorno alla normalità, anche se l'epicentro dell'epidemia era a poco più di 1.000 chilometri a nord della capitale vietnamita. Il Vietnam ha presentato rapidamente un piano d'azione contro l'epidemia, sospendendo i voli nelle zone più colpite della Cina, il commercio transfrontaliero, l'isolamento in specifiche località e centri di quarantena, le indagini attive nelle comunità e il monitoraggio completo dei possibili casi di contagio. In quella prima fase il paese è riuscito a contenere l'espansione della malattia, con solo 16 casi, tutti importati.

Il 6 marzo Hanoi annunciava tuttavia la notizia che avrebbe prolungato la crociata contro l'epidemia. Dopo quasi 22 giorni di assenza di segnalazioni di contagio, vennero infatti rilevati nuovi casi positivi associati al volo VN54 della Vietnam Airlines, atterrato ad Hanoi il 2 marzo da Londra.

Il VN54 ha modificato il corso del paese contro l'epidemia. L'aumento del contagio causato dai passeggeri e da altri arrivati in Vietnam ha posto le autorità di fronte ad un'altra circostanza, che richiedeva un rafforzamento delle misure per interrompere la prevedibile espansione del COVID-19.

Il Comitato Popolare di Hanoi informava della copertura gratuita delle spese di diagnosi alle persone che avevano avuto contatti diretti e di quelle vicine ai casi confermati, annunciando nel contempo un sostegno finanziario giornaliero per i casi isolati, sia nei centri di isolamento, che a casa.

Di fronte al flusso di casi positivi importati, l'Esecutivo ha disposto l'isolamento in aree concentrate per coloro che nei 14 giorni prima del loro arrivo avessero toccato terra in zone ad alto rischio, termine che gradualmente ha abbracciato le nazioni dell'Europa occidentale, la Cina, la Corea del Sud, l'Iran, gli Stati Uniti e i paesi dell'Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN) e successivamente, di chiunque fosse arrivato nel paese, di qualsiasi origine.

La dichiarazione di stato di salute e il test obbligatorio per i viaggiatori in arrivo o l'uso imperativo di mascherine nei luoghi pubblici, hanno confermato la determinazione nazionale di restringere sempre più il cerchio intorno al nuovo coronavirus. Alla sospensione transitoria dei visti, si è sostituita la cessazione temporanea dell'ingresso degli stranieri, a partire dal 22 marzo. Progressivamente il governo ha sospeso i voli internazionali, al punto da consentire solo quelli che assicuravano il ritorno dei connazionali interessati a tornare dall'estero.

L'Esercito Popolare del Vietnam ha svolto un ruolo essenziale nell'attuale situazione epidemiologica. Alla chiusura del 18 marzo, il Ministero della Difesa aveva dispiegato 140 zone di isolamento con una capacità ricettiva di 44.718 persone, che sono state curate senza sosta. Allo stesso tempo, gli effettivi dell'EPV hanno protetto ogni sentiero dei loro confini terrestri. I loro medici e ricercatori hanno lavorato in parallelo alla ricerca e allo sviluppo di due tipi di kit diagnostici.

Le autorità sanitarie vietnamite applicano attualmente quattro tipi di isolamento: nelle zone di quarantena concentrata dell'Esercito, nei centri medici, nelle aree di residenza e nelle case. Questa è stata una misura determinante per i risultati positivi ottenuti dal Vietnam nei confronti del Covid-19.

Dopo l'insorgenza di infezioni incrociate nella popolazione e nei centri sanitari, il premier Nguyen Xuan Phuc ha annunciato l'ingresso in una nuova fase della lotta contro la pandemia e ha ordinato al Ministro della Pubblica Sicurezza e ai leader territoriali di effettuare un esame approfondito di tutte le persone, vietnamite e straniere arrivate nel paese dall'8 marzo, al fine di individuare i casi di infezione e prevenire la diffusione nella comunità.

Il 31 marzo, il Primo Ministro ha emanato una direttiva che fissa norme rigorose di distanza sociale per un periodo compreso tra il primo e il 15 aprile. In queste due settimane di isolamento tra famiglie, villaggi, comuni, distretti e province, si consiglia di uscire di casa solo per il cibo o le medicine, di evitare riunioni con più di 2 persone e di mantenere una distanza di almeno 2 metri per comunicare. Mentre molti paesi hanno adottato misure simili dopo il verificarsi dei casi, in Vietnam viene adottato in via preventiva. Si tratta in questa fase di chiudersi verso l'esterno e di isolarsi all'interno.

Soltanto le fabbriche o i centri che producono beni e servizi essenziali continuano ad operare nel rispetto delle misure igienico-sanitarie indicate dalle autorità locali. I loro rumori non possono turbare la quiete di un paese assorbito dal telelavoro.

In un paese con quasi il 24% della popolazione di età inferiore ai 15 anni, la cura dei bambini e dei giovani è stata una priorità dal primo focolaio ed è coincisa con l'inizio delle vacanze per il nuovo anno lunare. A partire dal 23 gennaio, gli scolari sono rimasti a casa e sono state adottate varie forme per proseguire l'insegnamento, sia attraverso l'assegnazione di compiti che di video-lezioni.

Scienza e cultura in tempo di pandemia

L'inventiva nazionale fa notizia ai tempi del Covid-19 in uno spettro mediatico dove sono già comuni le notizie sulle applicazioni informatiche, industria 4.0 e governo elettronico.

Di fondamentale importanza per il Vietnam è stata la ricerca, lo sviluppo e la produzione di due kit di test che utilizzano con successo tecniche di biologia molecolare (RT-PCR e RT-PCR in tempo reale). Secondo il Ministero della Scienza e della Tecnologia, i kit vietnamiti sono più rapidi dei loro corrispettivi nel mondo e il paese ha la capacità di produrne circa 3.600 unità in questo momento. Venti paesi e territori manifestano il loro interesse ad acquistarli. Sono previste esportazioni verso l'Iran, la Finlandia, la Malaysia e l'Ucraina.

A metà marzo, più di 115 mila dichiarazioni mediche erano state riportate attraverso l'applicazione nazionale NCOVI, lanciata per facilitare la registrazione dei casi infetti.

Il Ministero della Salute ha creato un portale online per la comunicazione tra i migliori esperti di epidemiologia e i medici che trattano i casi sul campo. Questa istituzione invia regolarmente messaggi di testo e messaggi vocali ai cellulari per ribadire le misure di prevenzione del virus e allertare le persone a rimanere a casa.

Con il debutto di Hanoi Smart City, la capitale ha fornito ai suoi cittadini un'applicazione che fornisce alle autorità informazioni sulle persone infette e in quarantena negli ospedali e nelle case, al fine di identificare i casi che violano le normative.

Nel centro del paese, ricercatori dell'Università di Danang hanno progettato un sistema di misurazione della temperatura corporea a distanza, che riduce i rischi di infezione per il personale sanitario durante la visita.

Giovani scienziati della città di Ho Chi Minh hanno creato con successo cabine mobili che disinfettano il corpo in soli 30 secondi e che si possono già vedere funzionare agli ingressi di alcuni edifici pubblici.

Il lavoro educativo e l'allarme permanente sulle misure preventive contro il Covid-19 sono arrivati anche alla musica, con la canzone Ghen Co Vy, che è diventata un successo globale. (*ndt)

Esperienze di guerra nella lotta contro la pandemia

Il governo vietnamita cita come strumento chiave per i suoi buoni risultati nell'evitare l'aumento esponenziale dei contagi, l'esperienza di guerra contro la Francia e gli Stati Uniti, quella che chiamano 4 in 1, cioè il rilevamento, l'isolamento, il trattamento e il personale/risorse assistenziali, tutto nello stesso luogo, insieme all'attività di prevenzione.

Su questa base, quando il rischio di contagio veniva dalla Cina, con la quale condividono un lungo confine attraversato da centinaia di migliaia di persone al giorno o dalla Corea del Sud, dove lavorano più di 200.000 vietnamiti, mentre decine di migliaia di coreani lavorano in Vietnam, lo stretto isolamento delle comunità ha permesso di superare quella fase con solo 16 casi, senza morti, e di fermare i contagi.

In questa seconda fase, in cui gran parte dei casi sono entrati dall'Europa, dagli Stati Uniti e da altri paesi, anche le autorità hanno progressivamente adottato misure di isolamento già menzionate per evitare la propagazione. Finora, quasi due terzi dei casi sono importati.

La protezione sociale è una priorità

Secondo una direttiva del Primo Ministro, Nguyen Xuan Phuc, la Sicurezza Sociale ha sospeso da giugno fino a dicembre 2020 il contributo al fondo pensioni e sussidi per sostenere le persone colpite dal COVID-19. Il Premier ha proposto di istituire un'assegnazione mensile di 1,8 milioni di VND (Dong Vietnamiti) (77 milioni di dollari) per le persone con problemi di lavoro. La proposta riguarderebbe i dipendenti a contratto, i lavoratori a tempo parziale e i lavoratori in congedo non retribuito o a basso reddito a causa del coronavirus.

Da parte sua il Ministero della Pianificazione e degli Investimenti ha presentato un pacchetto di aiuti di 2,6 miliardi di dollari, mediante il quale i beneficiari di politiche sociali e di sussidi mensili per aver prestato servizi allo Stato durante la rivoluzione e le guerre, percepiranno 21,8 dollari supplementari al mese nel corso di aprile, maggio e giugno.

Nel corso di una riunione del Comitato Permanente del Governo tenutasi il 3 aprile, Xuan Phuc ha ribadito la disponibilità a sacrificare gli interessi economici a breve termine per proteggere la vita della popolazione, come massima priorità, sotto la guida del Partito Comunista.

Con questa premessa, il Vietnam avanza nel 2020 con sfide politiche ed economiche, in cui si afferma come l'economia trainante nella regione, consolidando al contempo il suo attivismo internazionale alla guida dell'ASEAN e nel Consiglio di Sicurezza come membro non permanente.


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