Caso Uranio: il “segreto di Pulcinella”

aggiornato a giugno 2002

Orrore e sgomento, le armi della Nato non sono buone!

Cominciano a morire i militari europei; spagnoli, belgi, francesi e addirittura italiani. Proprio così, i nostri bravi ragazzi in missione di pace, quelli incensati dai Media, coccolati da mamme e fidanzate, lusingati dai politici e dal Papa. I “professionisti della pace”, impegnati nella guerra giusta, si ammalano di mali terribili e muoiono. Muoiono di malattie orribili; leucemia, melanomi, tumori inguaribili, rapidi e mortali.
I notiziari suonano la grancassa: “..i nostri militari sono stati esposti a radiazioni! Forse i proiettili ad uranio impoverito… “
Il governo: “..non sapevamo! La Nato non ci ha informato!”
La Nato: “…lo sanno tutti, usiamo quelle armi, e vanno tanto bene!”
La smentita è netta, la bugia insostenibile. Allora gran dimostrazione di responsabilità; personalità politiche fra i militari a rassicurare, apertura d’inchieste, commissioni indaganti. Intanto s’insinua una domanda insidiosa: e i civili? Quelli che vivono dove permangono le scorie radioattive, che conseguenze subiscono? I bosniaci e gli albanesi liberati dal “giogo serbo”, ed i serbi, proprio ora, che non sono più mostruosi ed hanno ritrovato la libertà, non saranno mica stati contaminati dai liberatori?
La verità sta facendo breccia, s’è aperta una spaccatura nel muro di complicità, una crepa che rischia di screditare il modello di difesa atlantica creato dalla propaganda. Le indagini giornalistiche e non solo quelle, sono in moto, potranno seguire smentite, le “commissioni Mandella” potranno ripetere falsità tranquillizzanti, ma il numero dei soldati malati aumenterà progressivamente. Nel futuro aumenterà ancora, perché fino ad ora si evidenziano gli effetti della permanenza in Bosnia, ma trascorso qualche anno, si conteranno le conseguenze della presenza in Kosovo, certo più bombardato della Bosnia (i proiettili a DU sono circa 50.000…).
E’ possibile ipotizzare un grossolano bilancio sulla base dell’esperienza della guerra in Iraq; tra i militari americani reduci dalla vittoriosa “Desert Storm” circa 90.000 hanno denunciato danni alla salute, tanto che 28.000 di loro percepiscono una pensione dalle forza armate. Tra gli iracheni le percentuali di casi tumorali sono quadruplicati…
Se i tecnici e le autorità militari e civili sapevano, perché hanno consentito quest’assurdità? E’ la domanda ingenua che ciascuno dotato di buon senso si pone. Perché sono efficaci ed economiche, ecco perché. Efficaci perché letali contro i veicoli blindati, ed economici perché costruiti con scorie radioattive gratuite sottratte alla spesa di stoccaggio. Follia? Aggressività autodistruttiva innata nel genere umano? No! “semplice” logica di profitto.
Comanda il perverso intreccio, sempre esistito in tempi di capitalismo, tra industria e attività militari, il cosiddetto “complesso militare industriale”.
Ma attenzione, il fatalismo non è che un rapido ricorso per schermare la terribile realtà, buono solo se non siamo direttamente coinvolti, ignobile sul piano morale oltre che inutile su quello pratico. Dobbiamo invece lottare per spezzare la logica criminale che è all’origine di tali casi.
Si usano consapevolmente armi di sterminio di massa dagli effetti permanenti, che non rispettano neppure chi le usa. Tutto sacrificato sull’altare del profitto. Fingiamo di liberare i popoli dai tiranni, invece li massacriamo per renderli sottomessi e addirittura devastiamo il loro ambiente in modo irreversibile! Questa è la verità che sta affiorando sopra la cortina di menzogne che quotidianamente sono propinate. Questa è la vergogna che dobbiamo urlare.
 Si evidenzia, quindi, che la Nato e gli USA, non solo disprezzano la vita del nemico, fatto “naturale” che caratterizza ogni guerra, ma sacrificando malamente i propri soldati e l’ambiente, disprezzano la vita tutta.
Quale miglior dimostrazione concreta del dominio del capitale sull’uomo?

Proiettili all’U238
Tutto quello che si deve sapere


L’uranio impoverito (DU, ossia depleted uranium) è un prodotto di scarto del processo d’arricchimento dell’Uranio impiegato nelle centrali nucleari e nella fabbricazione di bombe atomiche.
 E’ chiamato “impoverito” perché il suo contenuto in uranio 235, fissile, è ridotto dallo 0,7 allo 0,2%.

Uranio


L’
Uranio occupa la posizione n. 92 nella tavola degli elementi, il suo peso atomico è 238,03.
Ha la stessa età della terra, ma è stato scoperto nel 1789, ai tempi della Rivoluzione Francese e pochi anni dopo l’osservazione del pianeta Urano (1781). Per quasi 200 anno è stato utilizzato per colorare il vetro, presso Napoli è stato scoperto un vetro colorato con uranio la cui fabbricazione risale al 79 a. C.
Studiato da Henry Becquerel (Nobel 1903), che per primo rilevò la sua proprietà di attraversare i metalli.
E’ stato riconosciuto come tossico al massimo grado.
 L’uranio è un metallo di colore bianco argenteo, duttile e malleabile; ha un punto di fusione di 3,818°C e un peso specifico pari a 18,7. La densità è di 19,04 g/cm³ a temperatura ambiente, ossia
1,6 volte più del piombo.
In natura si trova essenzialmente sotto la forma dei minerali di uranite o pechblenda, e carnotite od ortovanadato di uranite e potassio. I principali giacimenti di pechblenda si trovano in Congo, in Russia e in Canada; la carnotite si trova principalmente in Russia, Australia, Colorado e Huta.
L’uranio naturale è costituito quasi totalmente da due isotopi;
U238 (99,3% in peso) e U235 (0,7%).
Vi si trovano anche tracce di un terzo isotopo, l’uranio 234.
La polvere d’uranio prende fuoco spontaneamente a contatto con l’aria, anche a temperatura ambiente. Sotto forma di lingotto, esso reagisce con l’aria e il vapor d’acqua formando una superficie piroforica. Allo stato compatto, brucia riscaldandosi fino ad una temperatura di 170°C.

“Depleted Uranium”


Il
DU è un sottoprodotto del processo d’arricchimento dell’uranio naturale che serve per la produzione di barre d’U. con una percentuale molto alta dell’isotopo 235, grandemente fissile, da destinare al combustibile per i reattori nucleari. Infatti, per utilizzare uranio nei reattori e nelle armi nucleari, è necessario produrre materiale “arricchito”, in cui cioè la concentrazione d’uranio 235 e 234 è di gran lunga superiore a quella riscontrabile nel minerale naturale.
UREC (USA), EURODIF (F + partner spagnoli e italiani ) e URENCO (D + GB) sono le multinazionali che si occupano di arricchire l’uranio. Nell’uranio arricchito, la concentrazione U235 varia fra il 2% e il 90%.
 
Il materiale di scarto del processo d’arricchimento è l’uranio impoverito, chiamato così perché contiene meno dello 0,7% d’U235.
 Per le applicazioni militari questa percentuale è dello 0,2%.
Il DU è meno radioattivo dell’uranio naturale di circa il 40%, e di circa un ordine di grandezza meno dell’U. arricchito.
Il DU è il più pesante elemento in natura (1 cm cubo pesa 18,95 grammi), è il più denso (2,5 volte più dell’acciaio e 1,6 più del piombo).
 La vita media dell’isotopo 238 è di circa 4,5 miliardi di anni, mentre quella dell’isotopo 235 è di circa 0,7 miliardi di anni.
Per “vita media” s’intende che se abbiamo un mucchietto di atomi 238, dovranno passare 4,5 mld di anni perché si riducano alla metà, mentre se vogliamo che si riduca alla metà un mucchietto di atomi di uranio 235 dovremo aspettare “solo” 0,7 mld di anni (un’attesa 6 volte meno lunga).

Genesi


I proiettili anticarro più efficienti che erano costruiti prima dell’avvento del DU, erano costituiti da tungsteno monocristallino. Questo tipo di proiettili erano già prodotti negli anni 40’ in Germania, ed usati dalla Wermacht.
 Negli anni 60’ le forze armate statunitensi iniziarono ad interessarsi all’uso dell’uranio impoverito perché molto denso, piroforico (capace di accendersi spontaneamente) e facile da trovare a basso costo e in gran quantità. (Inoltre il tungsteno doveva essere importato dalla Cina)
 Perché a basso costo?
Sovrapproduzione d’uranio
(dovuto a vari fattori; crescita della domanda d’elettricità inferiore alle previsioni, la crescente ostilità dell’opinione pubblica dopo il disastro di Chernobyl, il crollo del prezzo del materiale allo stato naturale, da 20$ alla libbra - anni 80’- ad 8$ nel 95’) e delle scorie del nucleare in campo civile.
Residui provenienti dall’industria bellica
; secondo il Bureau of National Affairs USA, 50 anni di produzione militare hanno accumulato ben 500.000 tonnellate d’uranio impoverito (U238)
 Dunque che fare di queste scorie radioattive, dato che il loro “stoccaggio” è rischiosissimo e costoso?
 La soluzione fu fornita dall’industria bellica, sempre alla ricerca di sistemi d’arma più efficaci.
 Attualmente, secondo la Nuclear Regulatory Commission, il più grosso produttore di U238 sono gli USA, il cui Department of Energy in pratica regala tale materiale alle industrie produttrici di armi dando inizio al processo di riciclo
> eliminando, a costo zero, il problema del suo stoccaggio
> fornendo all’industria bellica, a costo zero, un materiale molto efficace
> risolvendo, sempre a costo zero, il problema dello stoccaggio a lungo termine, fornendo armi da impiegare in altri paesi.
Negli anni 70’ i proiettili entravano in scena; già nel 77’ alcune ditte nordamericane (l’Honeywell e l’Aerojet -Air-Jet Ordinance Company-) iniziarono la produzione, e nel 79’ un memorandum del Dipartimento di Difesa USA (Anti – Armour Ammunition Depleted Uranium Penetrators) ne raccomandava l’uso.
Negli anni 70 e 80 le prove con munizioni al DU in USA sono state condotte in oltre una mezza dozzina di località nordamericane (Aberdeen Proving Ground nel Maryland, quello dell’Indiana, dell’Arizona, ecc.).
Le prove con munizioni al DU vengono condotte da vent’anni (1981) in Gran Bretagna secondo quanto ufficialmente pubblicizzato dal Dipartimento per l’Ambiente britannico, in due poligoni: Eskmeals nella costa della Cumbria, Kirkcudbright in Scozia, sul fiordo di Solway. I poligoni sono dotati di sofisticati impianti di monitoraggio e salvaguardia ambientale, il che dimostra la consapevolezza dei rischi di contaminazione.

Il problema dello stoccaggio


“Dagli anni 80 il DOE (Departement Of Energy), il Ministero dell’Energia USA (il DOE è stato fondato nel 77’ allo scopo di evitare che le forze armate avessero il completo, esclusivo controllo dell’arsenale atomico americano N.d.A.), sta effettuando campagne promozionali per stimolare l’uso su scala sempre più ampia dell’uranio per applicazioni civili..”
Infatti, il DOE ha da “..risolvere il problema dello stoccaggio d’enormi quantità di scorie radioattive accumulate negli ultimi 50 anni. Non è possibile immaginare che l’umanità possa sopportare un ulteriore “smaltimento” di tali scorie sotto forma di proiettili da sparare nei futuri conflitti, eppure è esattamente il metodo seguito negli ultimi 25 anni per iniziativa del Dipartimento della Difesa, del Dipartimento dell’Energia e dell’industria bellica americana”.
(da “Uranio impoverito sciagura del nostro tempo” Furio Vallese Ed. Serarcangeli)
Perché?
Forse qui sotto la risposta…
(I brani seguenti sono stralci da “Le terre di Caino” Donovan Webster Ed. Il Corbaccio 1999)

Antefatto


Deserto di Almogordo, 16 luglio 1945, il primo test, il “botto” Trinity…
Nel Poligono di tiro sperimentale del Nevada, la desolazione che si estende per 5.000 kmq all’interno del demanio militare della base aerea di Nellis, una delle installazioni ultrasegrete dell’Air Force della guerra fredda, dal gennaio del 51’ e per i dodici anni seguenti 126 armi atomiche vennero fatte esplodere nell’atmosfera. Sull’inconsapevole America, ognuna di queste esplosioni ha sparso una quantità di radiazioni approssimativamente pari a quella disseminata dal reattore nucleare di Chernobyl sull’URSS nel 86’.
Le ricerche sul cancro effettuate dall’Accademia nazionale delle scienze e dalle Nazioni Unite, hanno stimato che le malattie cancerogene da radiazione provocate da esperimenti nucleari nell’atmosfera avranno causato almeno 400.000 decessi entro l’anno 2000. Il doppio delle perdite umane combinate dei due bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki… questa minaccia è stata arginata nel 1963, quando USA e URSS firmarono un Trattato di messa al bando degli esperimenti nucleari nello spazio esterno, sott’acqua e nell’atmosfera. A partire dallo stesso anno gli esperimenti sono continuati nel sottosuolo. Dal 1963, in quello stesso Poligono sono state fatte detonare 886 ordigni atomici.

Il Problema


A parte le radiazioni sparse nell’atmosfera, ormai liberate e non più controllabili, le scorie del poligono sperimentale del Nevada, … che farne?
Solo nel 89’ (!) è costituito l’Ufficio analisi e pianificazione strategica, allo scopo di affrontare il problema dell’eliminazione delle scorie. Nel 95’ il direttore di quest’ufficio J. D. Werner pubblica il primo rapporto ambientale di base per il DOE: “Valutazione sull’ammortamento della Guerra Fredda”. Ecco i tre aspetti rilievo:
· Nei soli USA esistono almeno 10.500 siti radioattivi che necessitano di venire stabilizzati e isolati per un periodo di tempo “indefinito”
· Non esiste alcun tipo di pianificazione a lungo termine per le scorie radioattive, né per aree di immagazzinamento né per impianti di trattamento
· Ai livelli attuali, e solamente nel caso in cui il DOE riducesse a zero la produzione di nuovo combustibile nucleare, il costo del mantenimento delle esistenti scorie radioattive fino al 2070 sarebbe superiore ai duecentotrenta miliardi di dollari

 Parla J. D. Werner:

“.. Ci si deve rendere conto, che quando si ha a che fare con questa roba il concetto di “repulisti” è del tutto privo di senso. La radioattività è un problema che non ha soluzione. Nessuna soluzione…”

Parla Jay Truman,

il fondatore di una delle più potenti organizzazione di protesta antinucleare americane “Downwinders” (“I Sottovento”), che catalizza la reazione dei cittadini coscienti dello Huta, popolazione che per tutta la durata degli esperimenti in atmosfera è stata esposta, così come la popolazione del Nevada, alla caduta di cenere radioattiva.
“A nessuno che ami il proprio paese piace pensare che la leucemia e le malformazioni genetiche provengono da quelli che governano la sua terra. All’epoca credevamo che le armi che sperimentavano fossero veramente importanti per la sicurezza nazionale. Per cui, i loro effetti non potevano essere così nocivi giusto? Sbagliato. Quello che abbiamo scoperto è che nessun programma nucleare può esistere senza che il governo racconti menzogne. Che si tratti della Russia, della Francia o dell’America, il governo deve negare la verità, altrimenti i cittadini non permetterebbero l’esistenza di nessun programma nucleare. Per giocare con i giocattoli di plutonio, un governo “deve” assassinare i propri cittadini. E qui non stiamo parlando di incidenti. Non stiamo nemmeno parlando di soldati che partono per una guerra sapendo che potranno morire. Qui stiamo parlando di genocidio. Premeditato. La cosa più stupefacente, è che ora, alla fine del secondo millennio, tutti quanti siamo diventati dei Sottovento…”


Funzionamento

 
Il tipico proiettile DU è costituito da un rivestimento e da un “penetratore” all’uranio, la parte che effettivamente buca la corazza. Il nucleo di questi proiettili anticarro, infatti, è costituito da una barra d’uranio impoverito che è l’unica cosa che rimane dopo lo sparo e che vola, con traiettoria diritta e affidabile, alla velocità di 1.200/ 1500 metri il secondo (il quadruplo di quella dei proiettili convenzionali, a parità di calibro)verso il bersaglio, colpendolo a distanza variabile tra i 3.000 ed i 4.000 m., penetrandone la corazza raggiungendo una temperatura di 500° Celsius e quindi distruggendo il veicolo senza lasciare scampo ai suoi occupanti.
Al momento dell’impatto la natura piroforica del DU produce una vampata di fuoco che irrompe all’interno del veicolo, facendo esplodere le munizioni contenute nel mezzo. Segue un incendio, che trasposta in aria le particelle DU nebulizzate dall’esplosione spargendole nei pressi del veicolo colpito, o in caso di vento, anche più lontano.
 Le munizioni di questo tipo sono chiamate in gergo API, “Armor Piercing Incendiary Ammunitions”. Sono in grado di perforare corazze fino a 57,51 mm. di spessore, quasi sei centimetri.
I sistemi d’arma compatibili con i proiettili DU sono Aerei A10 Thunderbolt “Warthog” (Facocero), Tornado, Harrier, elicotteri Apache, navi provviste dell’apparato di sparo Phalanx (missile di difesa), carri Abrams M1A1 e M2A2, M60 e M1, blindati Bradley e Challenger. Gli aerei possono sparare questi proiettili con il cannone da 30 mm. a sette canne tipo GAU/A Gelting che può sparare fino a 4200 colpi al minuto (la percentuale dei proiettili DU è generalmente del 20% secondo le fonti USA), provvisto di una riserva di 1.174 colpi. Molte altre armi sono candidate a contenere DU, ma sottoposte al segreto militare, fra queste ultime probabilmente i sistemi d’arma Cruise Tomahawk III (USA), i BLU-107 Durandal (Francia) BLU-109/B 2000 Durandal (USA), GBU - 28 Laser guide bomb (USA).
 
Tralasciando le considerazioni morali, questi proiettili sono eccezionali sul piano tattico e su quello strategico, perché consentono non solo di sconfiggere il nemico, ma di annientarne il futuro…
 Il nemico, “.. va riportato all’età preindustriale”, come promise ala vigilia della Desert Storm l’allora Segretario di Stato USA James Baker al Ministro degli esteri iracheno Tareq Aziz …

Costruzione


Adeguatamente legato e trattato col calore (fuso con 2% di molibdeno o 0,75% di titanio; temprato rapidamente a 850°C in olio o acqua, successivamente mantenuto a 450 gradi per cinque ore), l’uranio diviene duro e resistente come l’acciaio temprato per utensili (forza tensile 1600Mpa).
A Concord, nello stato del Massachusetts, si trova la Starmet, la fabbrica che negli ultimi vent’anni ha prodotto i proiettili ad uranio impoverito. Inaugurata nel 58’ da J. F. Kennedy in persona, si chiamava Nuclear Inc., era l’epoca della corsa al nucleare, oggi, è sotto il tiro degli ambientalisti perché ritenuta responsabile della percentuale di cancro alla tiroide di cui la città detiene il record in USA. Secondo il giornalista R. Romani di Panorama (11/1/01) quest’anno la fabbrica ha interrotto la manifattura di quei proiettili, il governo degli Stati Uniti, cliente di riguardo dell’azienda, ha portato da 18 a 6 i milioni di dollari di commesse. Ci sarebbero proiettili a sufficienza…
L’uranio che serve da combustibile per le centrali nucleari statunitensi proviene dalla Namibia, miniera di Rossing (dal 1973), trasportato via mare (!) con scalo in Europa.
 Chi lo arricchisce? Tre multinazionali: USEC (USA), EURODIF (Francia), URENCO (Germania e Gran Bretagna).
EURODIF è di proprietà COGEMA dove figurano anche partner italiani e spagnoli.

Diffusione armi DU


I paesi dotati d’armi DU sono, secondo le stime, da nove a 44.
Sicuramente
USA, Gran Bretagna, Francia, Russia, Israele, Turchia, Arabia Saudita, Pakistan, Thailandia.
 L’Italia ha acquistato oltre una tonnellata di DU nel 98’ e di 233kg. nei primi tre mesi del 99’. Non è mai stato chiarito l’uso che il nostro paese intende fare di questo metallo.

Impiego


Il primo impiego conosciuto dei proiettili DU è stato il teatro d’operazioni interessato dalla cosiddetta “Desert Storm” (Tempesta nel Deserto), Iraq, 1991.
Ben 112.000 incursioni aeree, 141.000 tonnellate d’esplosivi rovesciati sull’Iraq, 7.000 bombe e 300 missili “Cruise” solo sulla capitale Baghdad. Gli aerei e i carri armati spararono 940.000 proiettili DU di piccolo calibro (ogni proiettile da 30 mm. = 300 grammi di DU), più 14.000 di calibro maggiore (ciascuno 4/5 chili di DU), in quella che era presentata al mondo come “guerra pulita”.
 Dalle 300 alle 800 tonnellate fra particelle e polveri DU sono state disperse nel terreno e nelle acque del nord Kuwait, Iraq, e Arabia Saudita. Solo il 10% di questi proiettili è stato individuato.

In Somalia durante l’operazione “Restor Hope”, la cosiddetta “operazione umanitaria” del 1993. In quantità limitata. Tuttavia, l’occasione è buona per liberarsi d’altre scorie radioattive con la costruzione di un’inutile strada, il caso fu scoperto e denunciato dalla giornalista Ilaria Alpi, che per questo fu assassinata. Ma questa è un’altra storia….

In Bosnia, durante l’operazione di bombardamenti (Resolute Response) durata due settimane sulla Repubblica Srpska di Bosnia nell’agosto del 95’, per reazione alla pressione dell’esercito federale jugoslavo su Sarajevo. (152 civili uccisi, 273 feriti, fonti serbe). 10.800 proiettili sparati nel 94 e 95 nei pressi di Sarajevo.

In Yugoslavia, durante la campagna di bombardamenti della cosiddetta “guerra umanitaria” che colpì Serbia, Voivodina e Kosovo, durata due mesi. Secondo le stime Nato ufficiali in Kosovo sono stati sparati 37.000 proiettili DU da 30 mm. Ciascuno pesa 0,425 Kg., risulta un totale di 15725 Kg.. (Non tutto il proiettile è composto da uranio, ma l’ordine di grandezza del quantitativo di U238 distribuito sul territorio è questo).
 I proiettili che hanno colpito terreno soffice sono penetrati in profondità per alcune decine di metri e verranno ossidati dalle acque del sottosuolo. Non si hanno elementi per conoscere la storia futura di questo uranio ben inserito nelle falde freatiche. Affermazioni della stampa specializzata secondo le quali l’uranio è stato semplicemente restituito alla terra da cui proviene sono antiscientifiche, perché i proiettili DU, per quanto si sa, non dotati di un dispositivo che li trasforma in pechblenda o autunite, oppure in torbenite o in zeunite, nemmeno in carnotite o altri minerali simili all’uranio. Inoltre la pechblenda (ossido di uranio cristallizzato) è biologicamente inerte, il diossido di uranio invece no.
I proiettili che hanno colpito bersagli di media durezza (muri, rocce, ecc.) sono stati polverizzati solo per una frazione del loro peso. Non si hanno dati per fare una stima numerica di questa frazione.
I proiettili che hanno colpito metalli (autoveicoli, strutture in acciaio, mezzi corazzati) sono stati polverizzati e/o frantumati per una percentuale che è lecito stimare pari a circa il 50% della loro massa. Stime ottimistiche parlano di circa 1500 proiettili che hanno fatto questa fine. Si tratterebbe pertanto di circa 320 Kg. di U238 dispersi per la biosfera nella regione del Kosovo.
(Fra il 6 aprile e il 30 giugno del 99’ furono sferrati 112 attacchi con DU contro 84 bersagli, lo affermano - febbraio 2002 - i parlamentari francesi della commissione d’inchiesta)

In Palestina, durante i recenti bombardamenti israeliani per reazione alla “Intifada”.

In Afghanistan, autunno 2001, durante i bombardamenti diretti a rovesciare il regime dei talebani, e che proseguono sporadicamente sul territorio contro milizie di Al Qaeda.
(Novità: i missili Gbu 28 che esplodono nel sottosuolo e distruggono i rifugi sotterranei dove dovrebbero trovarsi elementi di Al Qaeda, sono a testata piena, di U238, da una tonnellata e mezza!)

L’Uranio 238 è anche utilizzato per impieghi non militari;

USO CIVILE


Usato in passato per colorare il vetro, è oggi usato - grazie al suo basso costo e al fatto che occupa uno spazio che è quasi la metà di quello di altre sostanze come il piombo, per la sua altissima densità :
In medicina come materiale per la schermatura dalle radiazioni, in mineralogia nei pozzi petroliferi (nei pesi usati per fare affondare strumenti nei pozzi pieni di fango), in ambito aerospaziale nei veicoli di rientro dei missili balistici, nei rotori giroscopici ad alte prestazioni (per elicotteri), e negli yacht da competizione, come componente nelle leghe in acciaio, come catalizzatore in alcuni processi chimici, come accessorio nelle canne da pesca, per respiratori subacquei, collari per cani, mazze da golf, volani, forni a microonde, pallini per fucili da caccia, ecc.
In aeronautica, alcuni elementi delle ali dei velivoli, i contrappesi delle ali e della coda, sono costruiti con quel metallo; es. Boeing 747 (ognuno di questi velivoli ne contiene 1500 kg.), C130 (uno è caduto vicino al campo profughi di Kukes nel corso della “guerra del Kosovo”) e Boeing 707.

Il 4 ottobre 92’, una serata ventosa, cade un Boeing 707 israeliano sul quartiere popolare Bijlmermeer, alla periferia d’Amsterdam facendo 43 vittime. Un anno dopo la tragedia il LAKA, associazione olandese contro il nucleare segnala la presenza di uranio impoverito nella coda dell’aereo (inizialmente 282 chili), e lo collega ai 70 decessi seguiti all’incidente nel quartiere. Oggi, sono circa diecimila gli abitanti a denunciare sintomi legati alla tossicologia prevista dalla contaminazione da DU. Viene chiamata “sindrome di Bijlmermeer”.
Le indagini dimostrarono, però, che il totale dell’uranio contenuto nell’aereo, secondo l’Amministrazione
dell’Aviazione Olandese, arrivava a 390 kg. La compagnia EL AL dichiarò che 45 kg. di uranio erano stati sostituiti con tungsteno prima della sciagura, e alla fine risultò che alcune pesate erano sbagliate. Successivamente, (inizio 1993)
90 kg. di uranio ricuperati dalla caduta furono consegnati alla COVRA (Agenzia nazionale olandese per il trattamento delle scorie radioattive). Dopo l’ottobre dello stesso anno riprese la ricerca del DU mancante, che portò al ritrovamento di altri 40 kg. di uranio.

Conseguenze


Già nel 79’, Leonard A. Dietz, a quel tempo ricercatore al Knolls Atomic Power Laboratory di Schenectady, nello Stato di New York, esaminò alcune particelle disperse nel raggio di 26 miglia dai filtri della National Lead Industries, una fabbrica alla periferia d’Albany, che produceva uranio impoverito per granate: quattro di loro contenevano quel metallo in dosi pericolose. Quella fabbrica fu chiusa nel 1983, perché i livelli di contaminazione dell’aria superavano i 150 microcurie per mese, che è la quantità equivalente a quella rilasciata nello stesso intervallo da uno o due proiettili d’uranio impoverito da 30 mm.
 Nel 87’ l’esercito USA aveva pubblicato le istruzioni per il maneggiamento delle munizioni DU e dei veicoli contaminati; nel luglio 90’ un rapporto intitolato Kinetic Energy Penetrator viroEnment and Healt Consequences, preparato per l’esercito americano dalla Science Application International Corporation affermava che gli effetti a lungo termine di bassi dosaggi di DU sarebbero stati l’insorgenza di tumori, patologie renali e difetti genetici; dal settembre 90’ lo stesso esercito pubblica un bollettino (Guidelines for safe response to handling, storage and trasportation accident involving army tanks munitions or armour wich contain depleted uranium – Depleted of the Army Technical Bulettin) in cui si mette in guardia il personale a contatto con materiale DU sulla sua pericolosità.
Il Dipartimento della Difesa degli usa nel 95’chiese scusa al Giappone per aver sparato 1520 proiettili DU su un’isola non abitata (e non più abitabile) vicino a Okinawa.
Per pulire il Jefferson Provin Ground, poligono sito in Indiana (USA) chiuso a metà anni novanta, dove sarebbero stati sparati 60.000 chili di DU in un’area di 500 acri, ci vorrebbero da 4 a5 mld dollari.
Iraq
Nonostante i vertici militari e civili degli USA fossero a conoscenza dei rischi connessi all’uso dei proiettili DU, in Iraq furono usati in modo massiccio, e sul piano bellico immediato, con grand’efficacia; il bilancio stimato ma mai confermato è stato di 150 caduti (morti per lo più per incidenti o fuoco amico) dell’Alleanza a guida USA, e 130/150.000 iracheni.
A guerra conclusa cominciano le morti sospette fra i reduci nordamericani; ad oggi sono più di 10.000 i morti fra i veterani del Golfo. Il fenomeno definito “Sindrome del Golfo”, (definizione buona per mimetizzare le sue cause), indica il complesso di malattie provocate dal miscuglio delle seguenti ragioni:
>Vaccini e antidoti sperimentali contro le armi biologiche e chimiche, inoculati ai soldati
>L’uso massiccio di pesticidi nei campi del deserto (DDT, Malathion, FenitrorThion, Propuxur, Deltamethrin e
 Permethrin, tutti gas tossici)
>I farmaci anti - malarici distribuiti alle truppe
>Il fumo derivato dall’incendio di 600 pozzi di petrolio
>L’inquinamento chimico e/ biologico dovuto al bombardamento, da parte degli alleati, degli impianti di produzione iracheni
>Batteri, parassiti ed insetti tipici del deserto
>L’inquinamento elettromagnetico (elettrosmog) per l’intensità delle correnti utilizzate e per l’esperienza (vittime
 militari nella II guerra mondiale)
>L’uso di proiettili DU

Quest’ultima, oggi, possiamo affermare con ragionevole dose di certezza, è la più responsabile fra le cause sopraindicate.
Dei 90.000 casi denunciati, solo 60.000 sono stati prese in considerazione dal governo americano che attualmente eroga ai 28.000
veterani una sorta di “pensione d’invalidità” che però non copre le ingenti spese per le cure mediche.
(Secondo il giornale “La Croix” 15/01/2001 su 700.000 americani che ahnno combattuto in Iraq, 183.000 ricevono una pensione d’invalidità parziale o totale, in riconoscimento della “Sindrome del Golfo”).

Contro la tesi delle malattie causate dal DU, il Pentagono ha anche avanzato l’ipotesi dei gas iracheni, alimentando una diceria circa l’uso di questi da parte degli iracheni mai confermato ufficialmente.
Un caso sarebbe documentato, ma in circostanze ben diverse; nel marzo 91 i genieri USA distruggono un centro di rifornimento iracheno nei pressi di Khamisiyah, in seguito risulta che alcuni bunker distrutti contenevano gas  nervini.

Ancora più tremenda è la situazione degli iracheni,
sconfitti tre volte: dalla guerra, dall’embargo e dalle malattie.
Purtroppo, non è possibile disporre, per l’Iraq, di dati scientifici a livello nazionale, perché la parte settentrionale del paese è sotto controllo dell’ONU e soprattutto a causa della mancanza d’attrezzature le indagini di laboratorio sono diminuite dal 1989 del 67%. I dati disponibili riguardano la parte centrale del paese perché i maggiori centri d’indagine sono a Baghdad, e quella meridionale, teatro delle più intense battaglie, l’area più inquinata da DU.
Un documento delle Nazioni Unite del 95’ sostiene che, a livello nazionale, i casi di tumore sono aumentati del 55% tra il 1989 ed il 1994. Secondo la dott.ssa Mona El-Hassani, dell’Hospital for Nuclear Medicine di Baghdad, dalla fine della guerra sono duplicati i casi di tumore intestinale e quelli di tumore al seno, e sono aumentati quelli di tumori tiroidei, renali e di linfoma di Hodgkin. Il numero d’aborti spontanei è triplicato dal 1989’ al 1997’, e sempre più in aumento sono malattie di tipo erpetico dovute al crollo del sistema immunitario e quelle neurologiche.
La situazione assume proporzioni inimmaginabili, causa l’embargo, che rende inutili terapie e prescrizioni, sono irreperibili medicine, strumenti, anestetici, materiali sanitari in genere. Gli ospedali sono vuoti, inutili; i malati sono lasciati morire a casa.
Secondo una stima dell’ONU, ogni mese muoiono circa 4.000 bambini!….Altri dati sono superflui.
(L’ospedale infantile Saddam Hussein ha una percentuale di guarigione unica al mondo: zero. Tutti i bambini ricoverati, muoiono!)

L’accusa della Associazione dei serbi di Bosnia – Erzegovina presentata contro la Nato nel 95’ al tribunale del’Aja, denunciava le conseguenze dei bombardamenti realizzati con proiettili DU.
Senza contare l’aumento degli aborti spontanei, decessi alla nascita, morti di bestiame, l’erba raccolta sul monte Romanija ha evidenziato una radioattività di 1100 Bq/kg, mentre il massimo livello accettato dagli organismi internazionali è pari a 600 Bq/kg. Inoltre, i dati raccolti mostrano l’aumento del 400% di tumori al cervello dal 95’ in poi in tutta la zona.

Secondo il prof. Zucchetti del Politecnico di Torino, facente parte del comitato “Scienziate e scienziati contro la guerra”, in Jugoslavia gli effetti dell’uso del DU porteranno da 2.500 a 5.000 tumori in più nei prossimi 50 anni, di cui fino a 4.200 letali; in media circa 50-100 tumori in più ogni anno oltre a circa 1.000 effetti ereditari.
La denuncia delle conseguenze dell’uso del DU è stata oggetto delle relazioni scientifiche condotte alla Conferenza di Praga (fine 2001), partecipavano, tra gli altri, Zucchetti e Bartoli Barsotti, quest’ultimo autore della segnalazione circa l’errore statistico contenuto nella relazione della Commissione Mandelli, che nella seconda stesura ha corretto il tiro.


Tossicologia
 
Il DU è debolmente radioattivo, ed è considerato nel gruppo dei radioisotopi a più bassa radiotossicità. I rischi radiologici principali derivano dall’emissione di particelle alfa e beta da parte dell’uranio e dei suoi discendenti.
 Le
particelle alfa hanno un gran potere ionizzante: in aria, al massimo, percorrono frazioni di cm., e possono essere arrestate con un foglio di carta oppure dallo strato superficiale di pelle morta; per questo motivo esse non costituiscono un pericolo in caso d’irraggiamento a distanza (esterno al corpo umano).
 
La loro pericolosità deriva però dalle polveri e dagli aerosol che possono essere eventualmente inalati. Per questo motivo sono imposti limiti di concentrazione molto rigidi: in aria 0,25 g/m cubo.

Per le
particelle beta, il discorso è diverso perché possono compiere un percorso in aria più lungo. Il potere ionizzante e il percorso in aria dipendono dalla funzione della massa. Le particelle beta, hanno una massa ottomila volte più piccola delle particelle alfa, perciò costituiscono un problema anche per
l’irradiazione esterna a breve distanza, e ancor più se a contatto.
I danni biologici prodotti dalle radiazioni dipendono più che dal tipo di particella e dalla sua attività, dall’organo colpito dalla durata dell’esposizione e dalle modalità d’irraggiamento (esterno o interno).
Come tutti i metalli, il DU è tossico anche se considerato dal solo punto di vista della tossicità chimica, e gli organi maggiormente interessati sono i reni.

I potenziali effetti nocivi dei proiettili DU, sia tossici sia radioattivi, sono legati alla sua incorporazione all’interno dell’organismo, che può avvenire generalmente in due modi: ingestione o inalazione. Nel caso militare esiste anche il caso delle schegge d’uranio.
La polvere prodotta dall’impatto dei proiettili contro la corazza subito s’incendia
L’alta temperatura ossida l’uranio metallico generando biossido (UO2), triossido (UO3) e principalmente ottaossido (U3O8) d’U.

L’impatto di un proiettile DU contro una corazza che contiene DU (es. carro Abrams), produce la massima percentuale di DU volatile (fino al 70%). Nel caso della Guerra del Golfo i proiettili colpirono corazze sprovviste di DU, le attraversarono, quindi la percentuale di DU volatilizzato dal proiettile è stata stimata fra il 10% e il 35%.
Secondo
l’International Commission for Radiological Protection (ICRP), il più importante organo scientifico mondiale in materia di radioprotezione, la dose effettiva equivalente per inalazione, rispetto all’intero corpo umano, è data da 3.2.104 Sv/Bq, dove il Sievert (SV) è l’unità di misura della dose assorbita, dal tessuto biologico e il Becquerel (Bq) è l’unità di misura dell’attività.
Sempre secondo lo ICRP, con 50 mg d’uranio inalati l’anno si raggiunge la dose massima ammissibile di 50 mSv. Ancora, la stessa ICRP valuta il rischio di cancerogenicità (in altre parole la probabilità dell’occorrenza di un evento letale tra gli individui esposti alla radiazione) di 5.102 cancri/Sv, in pratica di un caso di carcinoma maligno ogni 20 Sv di radiazione assorbita.
Leonard A. Dietz, in passato scienziato del’Atomic Power laboratory, ha stimato che una particella di ossido di uranio con diametro 5 micron, può irraggiare il tessuto polmonare circostante, a una dose compresa in qualche decina di micron, di 13,60 Sv/anno, qualche migliaio il limite annuo per la popolazione (per irradiazione all’intero corpo).

Il Complesso militare – industriale


 Il generale prussiano Karl Von Clausewitz definì (“Della Guerra” 1827) la guerra come la “prosecuzione della politica con altri mezzi”, ma precisò anche, che “è un conflitto di grandi d’interessi che si risolve soltanto con l’effusione del sangue e che differisce precisamente in questo da tutti gli altri conflitti che sorgono tra gli uomini. Essa ha meno rapporti con le arti e le scienze che con il commercio, che costituisce ugualmente un conflitto di grossi interessi, ma si avvicina ancor più alla politica, essa stessa una sorta di commercio dalle dimensioni allargate, nella quale la guerra si sviluppa come il bambino nel seno della madre.”

La cooperazione tra l’industria bellica e l’establishment militare è un fenomeno unico nel sistema dei rapporti tra i monopoli e lo Stato. Nessun monopolio civile dei maggiori paesi capitalistici ha legami tanto molteplici e stabili con un organismo dell’apparato statale. La suddetta alleanza è formata, da una parte, dalle maggiori corporazioni dell’industria bellica, dall’altra, dai ministeri della guerra. La cooperazione dei militaristi con i fabbricanti di armi si sviluppa nella sfera produttiva, scientifica ed economico-finanziaria. I legami tra le parti si rafforzano costantemente, tramite la rotazione dei quadri e le varie associazioni, che uniscono i rappresentanti dell’industria bellica e dei circoli militari.
Quest’alleanza è stata definita dal presidente degli USA Eisenhower nel 54’: “Complesso militare industriale”. Tale “complesso” non ha una precisa struttura organizzativa, è un’alleanza informale, ma realmente esistente, d’organizzazioni e persone legate a comuni utili economici e politici, in grado di determinare l’indirizzo politico della nazione a favore del loro tornaconto. La scomparsa della “Guerra Fredda”, non ha limitato la cosiddetta corsa agli armamenti, anzi. Proprio l’esistenza di questa cricca e delle sue esigenze di profitto giustificano la prosecuzione…

La commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite ha condannato l’uso delle armi DU nella sessione dell’agosto 1996 e ha chiesto (risoluzione 1997/36) al segretario generale un’inchiesta che riconosca che i proiettili al DU sono armi di distruzione di massa, vietate dalle convenzioni internazionali e in particolare da quella dell’Aia del 1989’.

U238 in Italia


Elenco parziale dei militari deceduti durante le missioni di pace o in servizio Italia, le cui cause di decesso sono riconducibili (per lo più) all’uranio impoverito:

Militare
Giuseppe Pintus (05.12.94)
Leucemia - Poligono Capo Teulada
Militare
Davide Zulian (13.12.91)
Tumore - La Maddalena
Militare
Lorenzo Michelini (07.97)
Leucemia – Poligono sardo
Militare
Marco Mandolini (13.06.95)
Malattia non precisata
(ma deceduto per omicidio) – Somalia
Militare
Salvatore Carbonaro (6.11.2000)
Leucemia – (forse per benzene) Bosnia
Militare
Andrea Antonaci (12.12.2000)
Linfoma – Bosnia
Militare
Salvatore Vacca (09.09.2000)
Leucemia – Bosnia
Carabiniere
Ronaldo Colombo (08.11.2000)
Melanoma – Bosnia
Maresc. Croce Rossa
Luigi D’Alessio (17.11.2000)
Leucemia
Maresc. Carabinieri
Pasquale Cinelli (19.11.2000)
Tumore
Capitano Genio Ferrov.
Giuseppe Benedetti (98)
Linfoma – Bosnia
Sergente
Mario Ricordi (12.11.2000)
Tumore – Bosnia
Sottuff. (nome non precisato) di Cordenons (05.01.2001)
Tumore
Sottufficiali (due, di nome non precisato) battgl. Leonessa Reparto Trasm. (01.2000)
Rispettivamente tumore e leucemia
Militare (nome non precisato) deceduto a due anni dal rientro dalla Somali
Maresc.
Francesco Baldi (98?)
Melanoma – Quirra
Militare (nome non precisato) di Padova (1977)
Leucemia – Perdadasfogu

L’elenco dei militari deceduti contemplati dalla Commissione Mandelli contiene 40 uomini, e 140 malati secondo l’articolo della Stampa 19 giugno 2002 (apertura inchiesta del Proc. Guariniello).

La
Commissione Mandelli istituita allo scopo di far luce sulle conseguenze dell’uso dei proiettili DU, com’è noto, ha completamente assolto l’ “imputato uranio” (marzo 2001).
Secondo
l’Ana - Vafaf (Ass. familiari vittime arruolati nelle forze armate) e il Tribunale Clarck,l’indagine compiuta dalla commissione è da rifare daccapo con nuovi criteri.
Infatti la conclusione stupefacente dell’inchiesta stabilisce che l’uranio fa bene, o quanto meno, dove c’è l’uranio c’è salute. (..”la media dei tumori nelle località contaminate dall’uranio è inferiore a quella della media nazionale, almeno per ciò che riguarda i militari..”)

Era prevedibile; si è trattato di una commissione nominata dal responsabile della vicenda, il Ministero della Difesa, invece avrebbe dovuto essere nominata dal Parlamento o dal Ministero della Sanità.

Come si è giunti alla tragicomica conclusione assolutoria?


si è preso in considerazione solo 28 casi tra quelli segnalati (il cui numero è sconosciuto, pare 60 o addirittura 100).
Peraltro i casi segnalati non escludono chi non ha associato la propria patologia all’uranio e chi volutamente ha preferito non renderlo noto.
Ad esempio un alpino di Feltre è dovuto ricorrere ad una colletta fra commilitoni (6 milioni) per ottenere una sollecita t chemioterapia. L’alpino non ha fatto conoscere il suo nome, solo le iniziali, pertanto è stato escluso dalla commissione.
Si è elevato il numero delle presenze da mettere in conto come popolazione militare potenzialmente contaminata nella zona dei Balcani includendo la Macedonia e l’Albania dove i proiettili DU non sono stati usati (mentre si escludeva la Somalia e dove invece sono stati usati).
Si è stabilito in modo arbitrario una media “nazionale” di tumori, che non esiste, perché esistono solo pochissimi registri di tumori(ne sono stati presi in considerazione 9.)
 Tranne Bosnia e Somalia, in Kosovo il tempo di permanenza dei militari nelle arre contaminate era ancora troppo breve e non rendeva possibile il riscontro di patologie (ad eccezione di alcuni casi).
Secondo G. Cortellessa, fisico che guida la Commissione di esperti nominata dal Tribunale Clarck
“.. i numeri contenuti nell’indagine non hanno diritto di cittadinanza nella comunità scientifica…”
Se le conclusioni di questa indagine avessero seria validità, fra l’altro, delegittimerebbero le norme d’impiego dei proiettili DU impartite dalla Folgore in data 8 maggio 2000 (guanti e maschere a perdere per tutti coloro le usano).

Si noti che il Ministero della Difesa non ha consentito agli esperti nominati dalla Ana - Vafaf (in relazione a quanto disposto dalla legge 241-90) la partecipazione ai lavori della Commissione Mandelli.

Risarcimenti


Alla luce delle conclusioni “scientifiche” vigenti i risarcimenti sono illegittimi. Oltre a ciò la vicenda Enichem di Mestre, in ambito civile, dimostra come e quanto sia difficile far valere il nesso tra contaminazione e malattie quando si toccano gli interessi economici più forti.

I comandi italiani non sapevano?
Non sapevano nulla prima del dicembre 2000, è quanto sostiene il Ministero della Difesa….
La base di Aviano era perfettamente a conoscenza di ogni missione aerea in Bosnia, perché il pilota deve informare circa la missione compiuta e il numero dei proiettili sparati (tra cui quelli all’uranio). Il totale di 11.000 è stato infatti ricavato dalla somma dei proiettili sparati in ogni raid.

Due interrogazioni parlamentari (on. deputato Rizzi e Ballaman e on. senatore Russo Spena) hanno sollevato il problema della presenza di proiettili DU nel deposito delle Casermette presso Cecina. Oltre all’ipotesi di utilizzo nei poligoni di Nettuno e Monte Romano (e Teulada, Salto di Quirra, Altamura, Dandolo, ecc.?).

Osservazione:
 Nel caso che un forte movimento d’opinione procuri la conoscenza massiva della pericolosità delle armi al DU nei confronti dei militari che le usano, ciò potrebbe risolversi in una vittoria di Pirro. Infatti, la logica “meglio gli altri dei nostri” consentirebbe un perfetto alibi a scapito della messa al bando di tali armi, giacché l’efficacia di esse in realtà contribuisce a salvare moltissime vite umane, proprio quelle dei militari che le usano ..in Iraq le vittime dell’alleanza furono appena 126 contro circa 190.000, un rapporto di 1:500 !!
 Si coprirebbe la verità, come già accadde dopo il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, con la scusa della necessità di salvare moltissime vite ….
Naturalmente tacendo dell’impatto ambientale e delle conseguenze per la popolazione civile, l’autentica falcidie, vedi le vittime civili irachene.

- Fine 2001;
·Il Ministero della Difesa ha accolto la richiesta di Walter Cecchettin, il giovane che ha contratto una grave forma tumorale durante la missione di pace in Irak. Trent’anni, sposato e padre di un bambina, sollevò il caso un anno fa, puntava ad ottenere il riconoscimento del nesso di causalità fra l’insorgere della patologia (linfoma Hdghins) e la sua presenza nel Golfo. Ora ha ottenuto il riconoscimento della causa di servizio, la Commissione Ospedaliera Militare ha, infatti, accolto l’istanza presentata dal suo avvocato. A questo punto, secondo quanto sostenuto da Falco Accame, presidente dell’Associazione Vittime delle Forze Armare (Anavafaf), è ora di provvedere a risarcire i malati e le famiglie delle vittime.
- Inizio 2002;
·La Corte dei Conti di Venezia ha riconosciuto il diritto al risarcimento per i famigliari di un giovane militare che di Padova che è morto di leucemia nel 77’ a 27 anni, durante il servizio militare nel poligono di Perdadasfogu, accogliendo la tesi della causa di servizio per esposizione a radiazioni da DU.
·L’ASL 8 di Cagliari ha cominciato un’indagine su denuncia del medico Antonio Pili, sindaco di Villaputzu (Ca) in seguito all’alto tasso di casi tumorali nella frazione di Quirra – nei pressi del poligono -, dove negli ultimi dieci anni, 10 persone - su una popolazione di 150 persone ! - si sono ammalate di tumore. Ma le sorprese non mancano; Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato sciopero (4 marzo) aderendo al Comitato Cittadino Pro-Poligono.
Ad
Escalaplano, anche questo paese nei pressi del poligono di Salto di Quirra, sono state registrate 9 nascite anomale in 10 anni, là dove nascono 19/21 neonati all’anno. Nell’88 si è verificato il 23,8% di nascite anomale.
Il deputato
Tonino Loddo ha depositato una proposta di legge per l’istituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare sull’uso dell’uranio impoverito nei poligoni italiani.
Il Laboratorio di epidemiologia e biostatistica dell’Istituto superiore di Sanità ha rilevato un eccesso di linfoma di Hodgkin (11 casi su 3,6 attesi) fra i militari italiani che hanno partecipato alle missioni di pace in Jugoslavia. Lo studio condotto conclude affermando che la causalità diretta non può essere dimostrata, ma non può essere esclusa….

Altre due commissioni hanno indagato sul caso uranio:
• Il Rapporto Unione Europea, che minimizza e quasi nega la natura piroforica dell’uranio, da cui deduce la quantità irrilevante di aerosol e giunge a negare la tossicità ambientale.
• Il
Rapporto UNEP (Depleted Uranium in Kosovo Post Conflict Enviroment Assesment)
Più serio ed attendibile, contradditorio. Afferma nulla l’incidenza sull’ambiente dell’uranio perché utilizza usuali misure di contaminazione che non sono in grado di rilevarla in modo adeguato, ma segnala la presenza di rilevanti tracce di DU nei muschi e licheni….appunto i bioindicatori/bioaccumulatori che sarebbero da usare come riferimento.
·Secondo Il prof. Zucchetti fisico del Politecnico di Torino: “..i limiti di legge in Italia parlano di 1 mSv come dose massima per la popolazione … il Rapporto dell’UE afferma che dosi fino a 100 mSv (50 volte il fondo naturale) non provocherebbero alcun danno”.. (sic!)

29 aprile 2002


Novità: Riconosciuta la contaminazione da U238 in Jugoslavia!
L’UNEP, la commissione ONU che ha già due anni fa aveva indagato circa le conseguenze dell’uso del DU in Jugoslavia negando effetti patogeni, ha oggi riconosciuto (29 aprile 2002) l’effettiva contaminazione di cinque località della Jugoslavia meridionale (Pljakovica presso Vranje, Borovac, Bratoselice, Bukorevac, Reljani) e di una località del Montenegro (nella penisola di Arza). E’ stata riscontrata una percentuale anomala di U238 durante i sopralluoghi condotti in ottobre; i campioni di terreno esaminati in Francia, Italia e Svizzera, oltre che in Russia, Grecia e Norvegia (esami condotti in questi paesi su esplicita richiesta delle autorità scientifiche jugoslave …) indicano la presenza di 4 mg di U238 ogni Kg.

19 Giugno 2002


Aperta dal procuratore Guariniello di Torino un’inchiesta sull’U238 circa le vicende di due militari reduci vittime della cosiddetta “Sindrome dei Balcani” (un militare della provincia di Torino è deceduto, l’altro, della cintura, è malato)

U238 nel fertilizzante ?
Già testi del sito di Jacopo Fo (datati fine 2000) citavano la campagna informativa di matrice ambientalista condotta nel ’99 dall’associazione “Stop U238”, quella associazione si era messa in luce proprio per aver denunciato tempestivamente e con tenacia la natura stupidamente letale di quelle armi all’uranio impoverito.
Uno dei primi passi fu l’invio di lettere e documenti alle associazioni pubbliche e private che si occupavano di tutela ambientale, una di queste finì sulla scrivania del presidente del WWF (World Wildlife Fund), forse la più grande organizzazione mondiale che si occupa di ambiente. Non ci fu mai risposta.
Già nel numero 5/3/2000 di “Avvenimenti” nella rubrica “Cattive Notizie” si leggeva che in America la Siemens avrebbe venduto, spacciandole per fertilizzante, scorie industriali all’uranio (!).
Oggi, dopo una piccola ricerca sul sito della associazione “Stop U238”, scopriamo che il Dipartimento americano di Agricoltura ha scoperto che la Siemens Power Corp, una delle maggiori produttrici di fertilizzanti d’America sta distribuendo un fertilizzante chimico senza autorizzazione. Scattata la denuncia, si è scoperto che dal ’96 la Siemens venderebbe agli agricoltori americani un fertilizzante che conteneva uranio. Secondo le stime del dipartimento più di 390 mila galloni, cioè più di 860 mila kg, di questo fertilizzante all’uranio sarebbe o oggi sepolti nelle terre dei contadini americani. Si è però calcolato che la Siemens distribuisce ogni anno 540 mila galloni di fertilizzante.Quindi realmente non si sa ancora bene quanto materiale radioattivo sarebbe stato venduto dal ’96 a oggi e dove.
E’ facile immaginare le conseguenze. I frutti di queste terre contaminate sarebbero a loro volta contaminati e le conseguenze per la salute degli esseri umani e egli animali che vi pascolano?
Per ora il Dipartimento dell’Agricoltura si è limitato a bloccarne la distribuzione, se la presenza di uranio sarà provata, molto probabilmente la Siemens finirà sotto processo. Ma il dato forse più allarmante è che non si sa dove questo fertilizzante sia stato utilizzato…….
In futuro i proiettili al DU saranno obsoleti?
Le future armi anticarro definite “brillanti” saranno in grado di colpire scegliendo autonomamente il bersaglio e l’angolazione di sparo, sicché sarà possibile usare altri tipi di proiettili meno penetrativi, potendo colpire i veicoli nei punti meno corazzati.
Questo è lo scenario ipotizzato dal sistema missilistico “
SADARM“ (Seek And Destroy ARMour = “cerca e colpisci la corazza”).
All’inizio esso appare come un normale proiettili di artiglieria, sparato in direzione del bersaglio, con la differenza che quest’ultimo può trovarsi anche a 20 km. di distanza! (ora le battaglie fra carri avvengono ad una distanza utile di circa 4 km.). In vicinanza dell’obiettivo, SADARM espelle due “sottoproiettili” che scendono lentamente col paracadute, e nel frattempo SADARM esplora il terreno con radar e sensori a raggi infrarossi. Identificato e scelto il bersaglio SADARM attacca sparando una pallottola di metallo fuso, la quale assume una forma aerodinamica ideale per forare un’armatura…
(D. Hambling “Why the military loves DU and what might replaceit in the future: Uranium gets the Bullet” UK Guardian 13/4/2000)
Dunque il superamento delle armi al DU sarà di tipi utilitario, e non umanitario?

(Aggiornato giugno 2002)