Caso Uranio: il “segreto di Pulcinella”
aggiornato a giugno 2002
Orrore
e sgomento, le armi della Nato non sono buone!
Cominciano a morire i militari europei; spagnoli, belgi, francesi e
addirittura italiani. Proprio così, i nostri bravi ragazzi in missione di pace,
quelli incensati dai Media, coccolati da mamme e fidanzate, lusingati dai
politici e dal Papa. I “professionisti della pace”, impegnati nella guerra
giusta, si ammalano di mali terribili e muoiono. Muoiono di malattie orribili;
leucemia, melanomi, tumori inguaribili, rapidi e mortali.
I
notiziari suonano la grancassa: “..i nostri militari sono stati esposti a
radiazioni! Forse i proiettili ad uranio impoverito… “
Il governo: “..non sapevamo! La Nato non ci ha informato!”
La Nato: “…lo sanno tutti, usiamo quelle armi, e vanno tanto bene!”
La smentita è netta, la bugia insostenibile. Allora gran dimostrazione di
responsabilità; personalità politiche fra i militari a rassicurare, apertura
d’inchieste, commissioni indaganti. Intanto s’insinua una domanda insidiosa: e
i civili? Quelli che vivono dove permangono le scorie radioattive, che
conseguenze subiscono? I bosniaci e gli albanesi liberati dal “giogo serbo”, ed
i serbi, proprio ora, che non sono più mostruosi ed hanno ritrovato la libertà,
non saranno mica stati contaminati dai liberatori?
La verità sta facendo breccia, s’è aperta una spaccatura nel muro di
complicità, una crepa che rischia di screditare il modello di difesa atlantica
creato dalla propaganda. Le indagini giornalistiche e non solo quelle, sono in
moto, potranno seguire smentite, le “commissioni Mandella” potranno ripetere
falsità tranquillizzanti, ma il numero dei soldati malati aumenterà
progressivamente. Nel futuro aumenterà ancora, perché fino ad ora si
evidenziano gli effetti della permanenza in Bosnia, ma trascorso qualche anno,
si conteranno le conseguenze della presenza in Kosovo, certo più bombardato
della Bosnia (i proiettili a DU sono circa 50.000…).
E’ possibile ipotizzare un grossolano bilancio sulla base dell’esperienza della
guerra in Iraq; tra i militari americani reduci dalla vittoriosa “Desert Storm”
circa 90.000 hanno denunciato danni alla salute, tanto che 28.000 di loro
percepiscono una pensione dalle forza armate. Tra gli iracheni le percentuali
di casi tumorali sono quadruplicati…
Se i
tecnici e le autorità militari e civili sapevano, perché hanno consentito
quest’assurdità? E’ la domanda ingenua che ciascuno dotato di buon senso si
pone. Perché sono efficaci ed economiche, ecco perché. Efficaci perché letali contro
i veicoli blindati, ed economici perché costruiti con scorie radioattive
gratuite sottratte alla spesa di stoccaggio. Follia? Aggressività
autodistruttiva innata nel genere umano? No! “semplice” logica di profitto.
Comanda il perverso intreccio, sempre esistito in tempi di capitalismo, tra
industria e attività militari, il cosiddetto “complesso militare industriale”.
Ma attenzione, il fatalismo non è che un rapido ricorso per schermare la
terribile realtà, buono solo se non siamo direttamente coinvolti, ignobile sul
piano morale oltre che inutile su quello pratico. Dobbiamo invece lottare per
spezzare la logica criminale che è all’origine di tali casi.
Si usano consapevolmente armi di sterminio di massa dagli effetti
permanenti, che non rispettano neppure chi le usa. Tutto sacrificato
sull’altare del profitto. Fingiamo di liberare i popoli dai tiranni, invece li
massacriamo per renderli sottomessi e addirittura devastiamo il loro ambiente
in modo irreversibile! Questa è la verità che sta affiorando sopra la cortina
di menzogne che quotidianamente sono propinate. Questa è la vergogna che
dobbiamo urlare.
Si evidenzia, quindi, che la Nato e gli
USA, non solo disprezzano la vita del nemico, fatto “naturale” che caratterizza
ogni guerra, ma sacrificando malamente i propri soldati e l’ambiente,
disprezzano la vita tutta.
Quale
miglior dimostrazione concreta del dominio del capitale sull’uomo?
Proiettili all’U238
Tutto quello che si deve sapere
L’uranio impoverito (DU, ossia depleted uranium) è un prodotto di scarto del
processo d’arricchimento dell’Uranio impiegato nelle centrali nucleari e nella
fabbricazione di bombe atomiche.
E’ chiamato “impoverito” perché il suo
contenuto in uranio 235, fissile, è ridotto dallo 0,7 allo 0,2%.
Uranio
L’Uranio occupa la posizione n. 92 nella tavola degli elementi,
il suo peso atomico è 238,03.
Ha la stessa età della terra, ma è stato scoperto nel 1789, ai tempi della
Rivoluzione Francese e pochi anni dopo l’osservazione del pianeta Urano (1781).
Per quasi 200 anno è stato utilizzato per colorare il vetro, presso Napoli è
stato scoperto un vetro colorato con uranio la cui fabbricazione risale al 79
a. C.
Studiato da Henry Becquerel (Nobel 1903), che per primo rilevò la sua proprietà
di attraversare i metalli.
E’ stato riconosciuto come tossico al massimo grado.
L’uranio è un metallo di colore bianco
argenteo, duttile e malleabile; ha un punto di fusione di 3,818°C e un peso
specifico pari a 18,7. La densità è di 19,04 g/cm³ a temperatura ambiente,
ossia 1,6 volte più del piombo.
In natura si trova essenzialmente sotto la forma dei minerali di
uranite o pechblenda, e carnotite od ortovanadato di uranite e potassio. I
principali giacimenti di pechblenda si trovano in Congo, in Russia e in Canada;
la carnotite si trova principalmente in Russia, Australia, Colorado e Huta.
L’uranio naturale è costituito quasi totalmente da due isotopi;
U238 (99,3% in peso) e U235 (0,7%).
Vi si trovano anche tracce di un terzo isotopo, l’uranio 234.
La
polvere d’uranio prende fuoco spontaneamente a contatto con l’aria, anche a
temperatura ambiente. Sotto forma di lingotto, esso reagisce con l’aria e il
vapor d’acqua formando una superficie piroforica. Allo stato compatto, brucia
riscaldandosi fino ad una temperatura di 170°C.
“Depleted
Uranium”
Il DU è un sottoprodotto del processo d’arricchimento
dell’uranio naturale che serve per la produzione di barre d’U. con una
percentuale molto alta dell’isotopo 235, grandemente fissile, da destinare al
combustibile per i reattori nucleari. Infatti, per utilizzare uranio
nei reattori e nelle armi nucleari, è necessario produrre materiale
“arricchito”, in cui cioè la concentrazione d’uranio 235 e 234 è di gran lunga
superiore a quella riscontrabile nel minerale naturale.
UREC (USA), EURODIF (F + partner spagnoli e italiani ) e URENCO (D + GB)
sono le multinazionali che si occupano di arricchire l’uranio. Nell’uranio
arricchito, la concentrazione U235 varia fra il 2% e il 90%.
Il materiale di scarto del
processo d’arricchimento è l’uranio impoverito, chiamato così perché contiene
meno dello 0,7% d’U235.
Per le applicazioni militari questa percentuale è
dello 0,2%.
Il DU è meno radioattivo dell’uranio naturale di circa il 40%, e di circa un
ordine di grandezza meno dell’U. arricchito.
Il DU è il più pesante elemento in natura (1 cm cubo pesa 18,95
grammi), è il più denso (2,5 volte più dell’acciaio e 1,6 più del piombo).
La vita media dell’isotopo 238 è di
circa 4,5 miliardi di anni, mentre quella dell’isotopo 235 è di circa 0,7
miliardi di anni.
Per “vita
media” s’intende che se abbiamo un mucchietto di atomi 238, dovranno passare
4,5 mld di anni perché si riducano alla metà, mentre se vogliamo che si riduca
alla metà un mucchietto di atomi di uranio 235 dovremo aspettare “solo” 0,7 mld
di anni (un’attesa 6 volte meno lunga).
Genesi
I proiettili anticarro più efficienti che erano costruiti prima dell’avvento
del DU, erano costituiti da tungsteno monocristallino. Questo tipo di
proiettili erano già prodotti negli anni 40’ in Germania, ed usati dalla
Wermacht.
Negli anni 60’ le forze armate
statunitensi iniziarono ad interessarsi all’uso dell’uranio impoverito perché
molto denso, piroforico (capace di accendersi spontaneamente) e facile da
trovare a basso costo e in gran quantità. (Inoltre il tungsteno doveva essere
importato dalla Cina)
Perché a basso costo?
Sovrapproduzione d’uranio (dovuto a vari fattori; crescita della
domanda d’elettricità inferiore alle previsioni, la crescente ostilità
dell’opinione pubblica dopo il disastro di Chernobyl, il crollo del prezzo del
materiale allo stato naturale, da 20$ alla libbra - anni 80’- ad 8$ nel 95’) e delle
scorie del nucleare in campo civile.
Residui provenienti dall’industria bellica; secondo il Bureau of
National Affairs USA, 50 anni di produzione militare hanno accumulato ben 500.000
tonnellate d’uranio impoverito (U238)
Dunque che fare di queste scorie radioattive, dato che
il loro “stoccaggio” è rischiosissimo e costoso?
La soluzione fu fornita dall’industria
bellica, sempre alla ricerca di sistemi d’arma più efficaci.
Attualmente, secondo la Nuclear
Regulatory Commission, il più grosso produttore di U238 sono gli USA, il cui
Department of Energy in pratica regala tale materiale alle industrie
produttrici di armi dando inizio al processo di riciclo
> eliminando, a costo zero,
il problema del suo stoccaggio
> fornendo all’industria
bellica, a costo zero, un materiale molto efficace
>
risolvendo, sempre a costo zero, il problema dello stoccaggio a lungo termine,
fornendo armi da impiegare in altri paesi.
Negli anni 70’ i proiettili entravano in scena; già nel 77’ alcune ditte
nordamericane (l’Honeywell e l’Aerojet -Air-Jet Ordinance Company-) iniziarono
la produzione, e nel 79’ un memorandum del Dipartimento di Difesa USA (Anti –
Armour Ammunition Depleted Uranium Penetrators) ne raccomandava l’uso.
Negli anni 70 e 80 le prove con munizioni al DU in USA sono state condotte in
oltre una mezza dozzina di località nordamericane (Aberdeen Proving Ground nel
Maryland, quello dell’Indiana, dell’Arizona, ecc.).
Le prove con munizioni al DU vengono condotte da vent’anni (1981) in Gran
Bretagna secondo quanto ufficialmente pubblicizzato dal Dipartimento per
l’Ambiente britannico, in due poligoni: Eskmeals nella costa della Cumbria,
Kirkcudbright in Scozia, sul fiordo di Solway. I poligoni sono dotati di
sofisticati impianti di monitoraggio e salvaguardia ambientale, il che dimostra
la consapevolezza dei rischi di contaminazione.
Il
problema dello stoccaggio
“Dagli anni 80 il DOE (Departement Of Energy), il Ministero dell’Energia USA
(il DOE è stato fondato nel 77’ allo scopo di evitare che le forze armate
avessero il completo, esclusivo controllo dell’arsenale atomico americano
N.d.A.), sta effettuando campagne promozionali per stimolare l’uso su scala sempre
più ampia dell’uranio per applicazioni civili..”
Infatti, il DOE ha da “..risolvere il problema dello
stoccaggio d’enormi quantità di scorie radioattive accumulate negli ultimi 50
anni. Non è possibile immaginare che l’umanità possa sopportare un ulteriore
“smaltimento” di tali scorie sotto forma di proiettili da sparare nei futuri
conflitti, eppure è esattamente il metodo seguito negli ultimi 25 anni per
iniziativa del Dipartimento della Difesa, del Dipartimento dell’Energia e
dell’industria bellica americana”.
(da “Uranio impoverito sciagura del nostro tempo” Furio Vallese Ed.
Serarcangeli)
Perché?
Forse qui sotto la risposta…
(I brani seguenti sono stralci da “Le terre di Caino” Donovan Webster Ed. Il
Corbaccio 1999)
Antefatto
Deserto di Almogordo, 16 luglio 1945, il primo test, il
“botto” Trinity…
Nel Poligono di tiro sperimentale del Nevada, la desolazione che si estende per
5.000 kmq all’interno del demanio militare della base aerea di Nellis, una
delle installazioni ultrasegrete dell’Air Force della guerra fredda, dal
gennaio del 51’ e per i dodici anni seguenti 126 armi atomiche vennero fatte
esplodere nell’atmosfera. Sull’inconsapevole America, ognuna di queste
esplosioni ha sparso una quantità di radiazioni approssimativamente pari a
quella disseminata dal reattore nucleare di Chernobyl sull’URSS nel 86’.
Le ricerche sul cancro effettuate dall’Accademia nazionale delle scienze e
dalle Nazioni Unite, hanno stimato che le malattie cancerogene da radiazione
provocate da esperimenti nucleari nell’atmosfera avranno causato almeno 400.000
decessi entro l’anno 2000. Il doppio delle perdite umane combinate dei due
bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki… questa minaccia è stata
arginata nel 1963, quando USA e URSS firmarono un Trattato di messa al bando
degli esperimenti nucleari nello spazio esterno, sott’acqua e nell’atmosfera. A
partire dallo stesso anno gli esperimenti sono continuati nel sottosuolo. Dal
1963, in quello stesso Poligono sono state fatte detonare 886 ordigni atomici.
Il
Problema
A parte le radiazioni sparse nell’atmosfera, ormai liberate e
non più controllabili, le scorie del poligono sperimentale del Nevada, … che
farne?
Solo nel 89’ (!) è costituito l’Ufficio analisi e pianificazione strategica,
allo scopo di affrontare il problema dell’eliminazione delle scorie. Nel 95’ il
direttore di quest’ufficio J. D. Werner pubblica il primo rapporto ambientale
di base per il DOE: “Valutazione sull’ammortamento della Guerra Fredda”. Ecco i
tre aspetti rilievo:
·
Nei soli USA esistono almeno 10.500 siti radioattivi che necessitano di venire
stabilizzati e isolati per un periodo di tempo “indefinito”
·
Non esiste alcun tipo di pianificazione a lungo termine per le scorie
radioattive, né per aree di immagazzinamento né per impianti di trattamento
·
Ai livelli attuali, e solamente nel caso in cui il DOE riducesse a zero la
produzione di nuovo combustibile nucleare, il costo del mantenimento delle
esistenti scorie radioattive fino al 2070 sarebbe superiore ai duecentotrenta miliardi di dollari
Parla J. D. Werner:
“.. Ci si deve rendere conto, che
quando si ha a che fare con questa roba il concetto di “repulisti” è del tutto
privo di senso. La radioattività è un problema che non ha soluzione. Nessuna
soluzione…”
Parla Jay Truman,
il fondatore di una delle più potenti organizzazione di protesta antinucleare
americane “Downwinders” (“I Sottovento”), che catalizza la reazione dei
cittadini coscienti dello Huta, popolazione che per tutta la durata degli
esperimenti in atmosfera è stata esposta, così come la popolazione del Nevada,
alla caduta di cenere radioattiva.
“A
nessuno che ami il proprio paese piace pensare che la leucemia e le
malformazioni genetiche provengono da quelli che governano la sua terra. All’epoca
credevamo che le armi che sperimentavano fossero veramente importanti per la
sicurezza nazionale. Per cui, i loro effetti non potevano essere così nocivi
giusto? Sbagliato. Quello che abbiamo scoperto è che nessun programma nucleare
può esistere senza che il governo racconti menzogne. Che si tratti della
Russia, della Francia o dell’America, il governo deve negare la verità,
altrimenti i cittadini non permetterebbero l’esistenza di nessun programma
nucleare. Per giocare con i giocattoli di plutonio, un governo “deve”
assassinare i propri cittadini. E qui non stiamo parlando di incidenti. Non
stiamo nemmeno parlando di soldati che partono per una guerra sapendo che
potranno morire. Qui stiamo parlando di genocidio. Premeditato. La cosa più
stupefacente, è che ora, alla fine del secondo millennio, tutti quanti siamo
diventati dei Sottovento…”
Funzionamento
Il tipico proiettile DU è costituito da un rivestimento e da un “penetratore”
all’uranio, la parte che effettivamente buca la corazza. Il nucleo di questi proiettili
anticarro, infatti, è costituito da una barra d’uranio impoverito
che è l’unica cosa che rimane dopo lo sparo e che vola, con traiettoria diritta
e affidabile, alla velocità di 1.200/ 1500 metri il secondo (il quadruplo di
quella dei proiettili convenzionali, a parità di calibro)verso il bersaglio,
colpendolo a distanza variabile tra i 3.000 ed i 4.000 m., penetrandone la
corazza raggiungendo una temperatura di 500° Celsius e quindi distruggendo il
veicolo senza lasciare scampo ai suoi occupanti.
Al momento dell’impatto la natura piroforica del DU produce una vampata di
fuoco che irrompe all’interno del veicolo, facendo esplodere le munizioni
contenute nel mezzo. Segue un incendio, che trasposta in aria le particelle DU
nebulizzate dall’esplosione spargendole nei pressi del veicolo colpito, o in
caso di vento, anche più lontano.
Le munizioni di questo tipo sono
chiamate in gergo API, “Armor Piercing Incendiary Ammunitions”. Sono in grado
di perforare corazze fino a 57,51 mm. di spessore, quasi sei centimetri.
I sistemi
d’arma compatibili con i proiettili DU sono Aerei A10 Thunderbolt “Warthog”
(Facocero), Tornado, Harrier, elicotteri Apache, navi provviste dell’apparato
di sparo Phalanx (missile di difesa), carri Abrams M1A1 e M2A2, M60 e M1,
blindati Bradley e Challenger. Gli aerei possono sparare questi proiettili con
il cannone da 30 mm. a sette canne tipo GAU/A Gelting che può sparare fino a
4200 colpi al minuto (la percentuale dei proiettili DU è generalmente del 20%
secondo le fonti USA), provvisto di una riserva di 1.174 colpi. Molte altre
armi sono candidate a contenere DU, ma sottoposte al segreto militare, fra
queste ultime probabilmente i sistemi d’arma Cruise Tomahawk III (USA), i
BLU-107 Durandal (Francia) BLU-109/B 2000 Durandal (USA), GBU - 28 Laser guide
bomb (USA).
Tralasciando le
considerazioni morali, questi proiettili sono eccezionali sul piano tattico e
su quello strategico, perché consentono non solo di sconfiggere il nemico, ma
di annientarne il futuro…
Il nemico, “.. va riportato all’età preindustriale”,
come promise ala vigilia della Desert Storm l’allora Segretario di Stato USA
James Baker al Ministro degli esteri iracheno Tareq Aziz …
Costruzione
Adeguatamente legato e trattato col calore (fuso con 2% di
molibdeno o 0,75% di titanio; temprato rapidamente a 850°C in olio o acqua,
successivamente mantenuto a 450 gradi per cinque ore), l’uranio diviene duro e
resistente come l’acciaio temprato per utensili (forza tensile 1600Mpa).
A
Concord, nello stato del Massachusetts, si trova la Starmet, la fabbrica
che negli ultimi vent’anni ha prodotto i proiettili ad uranio impoverito.
Inaugurata nel 58’ da J. F. Kennedy in persona, si chiamava Nuclear Inc., era
l’epoca della corsa al nucleare, oggi, è sotto il tiro degli ambientalisti
perché ritenuta responsabile della percentuale di cancro alla tiroide di cui la
città detiene il record in USA. Secondo il giornalista R. Romani di Panorama
(11/1/01) quest’anno la fabbrica ha interrotto la manifattura di quei
proiettili, il governo degli Stati Uniti, cliente di riguardo dell’azienda, ha
portato da 18 a 6 i milioni di dollari di commesse. Ci sarebbero proiettili a
sufficienza…
L’uranio che serve da combustibile per le centrali nucleari statunitensi
proviene dalla Namibia, miniera di Rossing (dal 1973), trasportato via mare (!)
con scalo in Europa.
Chi lo arricchisce? Tre multinazionali:
USEC (USA), EURODIF (Francia), URENCO (Germania e Gran Bretagna).
EURODIF è di proprietà COGEMA dove figurano anche partner italiani e spagnoli.
Diffusione
armi DU
I paesi dotati d’armi DU sono, secondo le stime, da nove a 44.
Sicuramente USA, Gran Bretagna, Francia, Russia, Israele, Turchia,
Arabia Saudita, Pakistan, Thailandia.
L’Italia ha acquistato oltre una
tonnellata di DU nel 98’ e di 233kg. nei primi tre mesi del 99’. Non è mai
stato chiarito l’uso che il nostro paese intende fare di questo metallo.
Impiego
Il primo impiego conosciuto dei proiettili DU è stato il teatro d’operazioni
interessato dalla cosiddetta “Desert Storm” (Tempesta nel Deserto), Iraq, 1991.
Ben 112.000 incursioni aeree, 141.000 tonnellate d’esplosivi rovesciati
sull’Iraq, 7.000 bombe e 300 missili “Cruise” solo sulla capitale Baghdad. Gli
aerei e i carri armati spararono 940.000 proiettili DU di piccolo calibro (ogni
proiettile da 30 mm. = 300 grammi di DU), più 14.000 di calibro maggiore
(ciascuno 4/5 chili di DU), in quella che era presentata al mondo come “guerra pulita”.
Dalle 300 alle 800 tonnellate fra particelle e polveri
DU sono state disperse nel terreno e nelle acque del nord Kuwait, Iraq, e
Arabia Saudita. Solo il 10% di questi proiettili è stato
individuato.
In Somalia
durante l’operazione “Restor Hope”, la cosiddetta “operazione
umanitaria” del 1993. In quantità limitata. Tuttavia, l’occasione è buona per
liberarsi d’altre scorie radioattive con la costruzione di un’inutile strada,
il caso fu scoperto e denunciato dalla giornalista Ilaria Alpi, che per questo
fu assassinata. Ma questa è un’altra storia….
In Bosnia,
durante l’operazione di bombardamenti (Resolute Response) durata due settimane
sulla Repubblica Srpska di Bosnia nell’agosto del 95’, per reazione alla
pressione dell’esercito federale jugoslavo su Sarajevo. (152 civili uccisi, 273
feriti, fonti serbe). 10.800 proiettili sparati nel 94 e 95 nei pressi di
Sarajevo.
In Yugoslavia,
durante la campagna di bombardamenti della cosiddetta “guerra umanitaria” che
colpì Serbia, Voivodina e Kosovo, durata due mesi. Secondo le stime Nato
ufficiali in
Kosovo sono stati sparati 37.000 proiettili DU da 30 mm. Ciascuno pesa 0,425
Kg., risulta un totale di 15725 Kg.. (Non tutto il proiettile è
composto da uranio, ma l’ordine di grandezza del quantitativo di U238
distribuito sul territorio è questo).
I proiettili che hanno colpito terreno
soffice sono penetrati in profondità per alcune decine di metri e verranno
ossidati dalle acque del sottosuolo. Non si hanno elementi per conoscere la
storia futura di questo uranio ben inserito nelle falde freatiche. Affermazioni
della stampa specializzata secondo le quali l’uranio è stato semplicemente restituito
alla terra da cui proviene sono antiscientifiche, perché i proiettili DU, per
quanto si sa, non dotati di un dispositivo che li trasforma in pechblenda o
autunite, oppure in torbenite o in zeunite, nemmeno in carnotite o altri
minerali simili all’uranio. Inoltre la pechblenda (ossido di uranio
cristallizzato) è biologicamente inerte, il diossido di uranio invece no.
I proiettili che hanno colpito bersagli di media durezza (muri, rocce, ecc.)
sono stati polverizzati solo per una frazione del loro peso. Non si hanno dati
per fare una stima numerica di questa frazione.
I proiettili che hanno colpito metalli (autoveicoli, strutture in acciaio,
mezzi corazzati) sono stati polverizzati e/o frantumati per una percentuale che
è lecito stimare pari a circa il 50% della loro massa. Stime ottimistiche
parlano di circa 1500 proiettili che hanno fatto questa fine. Si
tratterebbe pertanto di circa 320 Kg. di U238 dispersi per la biosfera nella
regione del Kosovo.
(Fra il 6 aprile e il 30 giugno del 99’ furono sferrati 112 attacchi
con DU contro 84 bersagli, lo affermano - febbraio 2002 - i parlamentari
francesi della commissione d’inchiesta)
In Palestina,
durante i recenti bombardamenti israeliani per reazione alla “Intifada”.
In Afghanistan,
autunno 2001, durante i bombardamenti diretti a rovesciare il regime dei
talebani, e che proseguono sporadicamente sul territorio contro milizie di Al
Qaeda.
(Novità: i missili Gbu 28 che esplodono nel sottosuolo e distruggono i rifugi
sotterranei dove dovrebbero trovarsi elementi di Al Qaeda, sono a testata
piena, di U238, da una tonnellata e mezza!)
L’Uranio
238 è anche utilizzato per impieghi non militari;
USO CIVILE
Usato in passato per colorare il vetro, è oggi usato - grazie al suo basso
costo e al fatto che occupa uno spazio che è quasi la metà di quello di altre
sostanze come il piombo, per la sua altissima densità :
In medicina come materiale per la schermatura dalle radiazioni, in mineralogia
nei pozzi petroliferi (nei pesi usati per fare affondare strumenti nei pozzi
pieni di fango), in ambito aerospaziale nei veicoli di rientro dei missili
balistici, nei rotori giroscopici ad alte prestazioni (per elicotteri), e negli
yacht da competizione, come componente nelle leghe in acciaio, come
catalizzatore in alcuni processi chimici, come accessorio nelle canne da pesca,
per respiratori subacquei, collari per cani, mazze da golf, volani, forni a
microonde, pallini per fucili da caccia, ecc.
In aeronautica, alcuni elementi delle ali dei velivoli, i contrappesi delle ali
e della coda, sono costruiti con quel metallo; es. Boeing 747 (ognuno di questi
velivoli ne contiene 1500 kg.), C130 (uno è caduto vicino al campo profughi di
Kukes nel corso della “guerra del Kosovo”) e Boeing 707.
Il 4
ottobre 92’, una serata ventosa, cade un Boeing 707 israeliano sul quartiere
popolare Bijlmermeer, alla periferia d’Amsterdam facendo 43 vittime. Un anno
dopo la tragedia il LAKA, associazione olandese contro il nucleare segnala la
presenza di uranio impoverito nella coda dell’aereo (inizialmente 282 chili), e
lo collega ai 70 decessi seguiti all’incidente nel quartiere. Oggi, sono circa
diecimila gli abitanti a denunciare sintomi legati alla tossicologia prevista
dalla contaminazione da DU. Viene chiamata “sindrome di
Bijlmermeer”.
Le indagini dimostrarono, però, che il totale dell’uranio contenuto nell’aereo,
secondo l’Amministrazione
dell’Aviazione Olandese, arrivava a 390 kg. La compagnia EL AL dichiarò che 45
kg. di uranio erano stati sostituiti con tungsteno prima della sciagura, e alla
fine risultò che alcune pesate erano sbagliate. Successivamente, (inizio 1993)
90 kg. di
uranio ricuperati dalla caduta furono consegnati alla COVRA (Agenzia nazionale
olandese per il trattamento delle scorie radioattive). Dopo l’ottobre dello
stesso anno riprese la ricerca del DU mancante, che portò al ritrovamento di
altri 40 kg. di uranio.
Conseguenze
Già nel 79’, Leonard A. Dietz, a quel tempo ricercatore al Knolls Atomic Power
Laboratory di Schenectady, nello Stato di New York, esaminò alcune particelle
disperse nel raggio di 26 miglia dai filtri della National Lead Industries, una
fabbrica alla periferia d’Albany, che produceva uranio impoverito per granate:
quattro di loro contenevano quel metallo in dosi pericolose. Quella fabbrica fu
chiusa nel 1983, perché i livelli di contaminazione dell’aria superavano i 150
microcurie per mese, che è la quantità equivalente a quella rilasciata nello
stesso intervallo da uno o due proiettili d’uranio impoverito da 30 mm.
Nel 87’ l’esercito USA aveva pubblicato
le istruzioni per il maneggiamento delle munizioni DU e dei veicoli
contaminati; nel luglio 90’ un rapporto intitolato Kinetic Energy Penetrator viroEnment
and Healt Consequences, preparato per l’esercito americano dalla
Science Application International Corporation affermava che gli effetti
a lungo termine di bassi dosaggi di DU sarebbero stati l’insorgenza di tumori,
patologie renali e difetti genetici; dal settembre 90’ lo stesso
esercito pubblica un bollettino (Guidelines for safe response to handling, storage and
trasportation accident involving army tanks munitions or armour wich contain
depleted uranium – Depleted of the Army Technical Bulettin) in cui
si mette in guardia il personale a contatto con materiale DU sulla sua
pericolosità.
Il Dipartimento della Difesa degli usa nel 95’chiese scusa al Giappone per aver
sparato 1520 proiettili DU su un’isola non abitata (e non più abitabile) vicino
a Okinawa.
Per pulire il Jefferson Provin Ground, poligono sito in Indiana (USA) chiuso a
metà anni novanta, dove sarebbero stati sparati 60.000 chili di DU in un’area
di 500 acri, ci vorrebbero da 4 a5 mld dollari.
Iraq
Nonostante i vertici militari e civili degli USA fossero a
conoscenza dei rischi connessi all’uso dei proiettili DU, in Iraq furono usati
in modo massiccio, e sul piano bellico immediato, con grand’efficacia; il bilancio
stimato ma mai confermato è stato di 150 caduti (morti per lo più per incidenti
o fuoco amico) dell’Alleanza a guida USA, e 130/150.000 iracheni.
A guerra conclusa cominciano le morti sospette fra i reduci
nordamericani; ad oggi sono più di 10.000 i morti fra i veterani del Golfo. Il fenomeno
definito “Sindrome del Golfo”, (definizione buona per mimetizzare le
sue cause), indica il complesso di malattie provocate dal miscuglio delle seguenti
ragioni:
>Vaccini
e antidoti sperimentali contro le armi biologiche e chimiche, inoculati ai
soldati
>L’uso
massiccio di pesticidi nei campi del deserto (DDT, Malathion, FenitrorThion,
Propuxur, Deltamethrin e
Permethrin, tutti gas tossici)
>I
farmaci anti - malarici distribuiti alle truppe
>Il
fumo derivato dall’incendio di 600 pozzi di petrolio
>L’inquinamento
chimico e/ biologico dovuto al bombardamento, da parte degli alleati, degli
impianti di produzione iracheni
>Batteri,
parassiti ed insetti tipici del deserto
>L’inquinamento
elettromagnetico (elettrosmog) per l’intensità delle correnti utilizzate e per
l’esperienza (vittime
militari nella II guerra mondiale)
>L’uso
di proiettili DU
Quest’ultima,
oggi, possiamo affermare con ragionevole dose di certezza, è la più
responsabile fra le cause sopraindicate.
Dei 90.000 casi denunciati, solo 60.000 sono stati prese in considerazione dal
governo americano che attualmente eroga ai 28.000 veterani una sorta
di “pensione d’invalidità” che però non copre le ingenti spese per le cure
mediche.
(Secondo il giornale “La Croix” 15/01/2001 su 700.000 americani che ahnno
combattuto in Iraq, 183.000 ricevono una pensione d’invalidità parziale o
totale, in riconoscimento della “Sindrome del Golfo”).
Contro la
tesi delle malattie causate dal DU, il Pentagono ha anche avanzato l’ipotesi
dei gas iracheni, alimentando una diceria circa l’uso di questi da
parte degli iracheni mai confermato ufficialmente.
Un caso sarebbe documentato, ma in circostanze ben diverse; nel marzo 91 i
genieri USA distruggono un centro di rifornimento iracheno nei pressi di Khamisiyah,
in seguito risulta che alcuni bunker distrutti contenevano gas nervini.
Ancora
più tremenda è la situazione degli iracheni,
sconfitti tre volte: dalla guerra, dall’embargo e dalle malattie.
Purtroppo, non è possibile disporre, per l’Iraq, di dati scientifici a livello
nazionale, perché la parte settentrionale del paese è sotto controllo dell’ONU
e soprattutto a causa della mancanza d’attrezzature le indagini di laboratorio
sono diminuite dal 1989 del 67%. I dati disponibili riguardano la parte
centrale del paese perché i maggiori centri d’indagine sono a Baghdad, e quella
meridionale, teatro delle più intense battaglie, l’area più inquinata da DU.
Un documento delle Nazioni Unite del 95’ sostiene che, a livello nazionale, i
casi di tumore sono aumentati del 55% tra il 1989 ed il 1994. Secondo la
dott.ssa Mona El-Hassani, dell’Hospital for Nuclear Medicine di Baghdad, dalla
fine della guerra sono duplicati i casi di tumore intestinale e quelli di
tumore al seno, e sono aumentati quelli di tumori tiroidei, renali e di linfoma
di Hodgkin. Il numero d’aborti spontanei è triplicato dal 1989’ al 1997’, e
sempre più in aumento sono malattie di tipo erpetico dovute al crollo del
sistema immunitario e quelle neurologiche.
La situazione assume proporzioni inimmaginabili, causa l’embargo, che rende
inutili terapie e prescrizioni, sono irreperibili medicine, strumenti,
anestetici, materiali sanitari in genere. Gli ospedali sono vuoti, inutili; i
malati sono lasciati morire a casa.
Secondo
una stima dell’ONU, ogni mese muoiono circa 4.000 bambini!….Altri
dati sono superflui.
(L’ospedale infantile Saddam Hussein ha una percentuale di guarigione unica al
mondo: zero. Tutti i bambini ricoverati, muoiono!)
L’accusa della Associazione dei serbi di Bosnia – Erzegovina presentata contro la
Nato nel 95’ al tribunale del’Aja, denunciava le conseguenze dei bombardamenti
realizzati con proiettili DU.
Senza contare l’aumento degli aborti spontanei, decessi alla nascita, morti di
bestiame, l’erba raccolta sul monte Romanija ha evidenziato una radioattività
di 1100 Bq/kg, mentre il massimo livello accettato dagli organismi
internazionali è pari a 600 Bq/kg. Inoltre, i dati raccolti mostrano l’aumento
del 400% di tumori al cervello dal 95’ in poi in tutta la zona.
Secondo il prof. Zucchetti del Politecnico di Torino, facente parte del
comitato “Scienziate e scienziati contro la guerra”, in Jugoslavia gli effetti
dell’uso del DU porteranno da 2.500 a 5.000 tumori in più nei prossimi 50 anni,
di cui fino a 4.200 letali; in media circa 50-100 tumori in più ogni anno oltre
a circa 1.000 effetti ereditari.
La denuncia delle conseguenze dell’uso del DU è stata oggetto delle relazioni
scientifiche condotte alla Conferenza di Praga (fine 2001),
partecipavano, tra gli altri, Zucchetti e Bartoli Barsotti, quest’ultimo autore
della segnalazione circa l’errore statistico contenuto nella relazione della
Commissione Mandelli, che nella seconda stesura ha corretto il tiro.
Tossicologia
Il DU è debolmente radioattivo, ed è considerato nel gruppo dei radioisotopi a
più bassa radiotossicità. I rischi radiologici principali derivano
dall’emissione di particelle alfa e beta da parte dell’uranio e dei suoi
discendenti.
Le particelle alfa hanno un
gran potere ionizzante: in aria, al massimo, percorrono frazioni di cm., e
possono essere arrestate con un foglio di carta oppure dallo strato
superficiale di pelle morta; per questo motivo esse non costituiscono un
pericolo in caso d’irraggiamento a distanza (esterno al corpo umano).
La loro pericolosità deriva
però dalle polveri e dagli aerosol che possono essere eventualmente inalati. Per questo
motivo sono imposti limiti di concentrazione molto rigidi: in aria 0,25 g/m
cubo.
Per le particelle beta, il discorso è diverso perché possono compiere un
percorso in aria più lungo. Il potere ionizzante e il percorso in aria
dipendono dalla funzione della massa. Le particelle beta, hanno una massa
ottomila volte più piccola delle particelle alfa, perciò costituiscono un
problema anche per
l’irradiazione esterna a breve distanza, e ancor più se a contatto.
I danni biologici prodotti dalle radiazioni dipendono più che dal
tipo di particella e dalla sua attività, dall’organo colpito dalla durata
dell’esposizione e dalle modalità d’irraggiamento (esterno o interno).
Come
tutti i metalli, il DU è tossico anche se considerato dal solo punto di vista
della tossicità chimica, e gli organi maggiormente interessati sono i reni.
I potenziali effetti nocivi dei proiettili DU, sia tossici sia
radioattivi, sono legati alla sua incorporazione all’interno dell’organismo,
che può avvenire generalmente in due modi: ingestione o inalazione. Nel caso
militare esiste anche il caso delle schegge d’uranio.
La
polvere prodotta dall’impatto dei proiettili contro la corazza subito
s’incendia
L’alta temperatura ossida l’uranio metallico generando biossido (UO2),
triossido (UO3) e principalmente ottaossido (U3O8) d’U.
L’impatto di un proiettile DU contro una corazza che contiene DU (es. carro
Abrams), produce la massima percentuale di DU volatile (fino al 70%). Nel caso
della Guerra del Golfo i proiettili colpirono corazze sprovviste di DU, le
attraversarono, quindi la percentuale di DU volatilizzato dal proiettile è
stata stimata fra il 10% e il 35%.
Secondo l’International Commission for Radiological Protection (ICRP), il
più importante organo scientifico mondiale in materia di radioprotezione, la
dose effettiva equivalente per inalazione, rispetto all’intero corpo umano, è
data da 3.2.104 Sv/Bq, dove il Sievert (SV) è l’unità di misura
della dose assorbita, dal tessuto biologico e il Becquerel (Bq) è l’unità di
misura dell’attività.
Sempre
secondo lo ICRP, con 50 mg d’uranio inalati l’anno si raggiunge la dose massima
ammissibile di 50 mSv. Ancora, la stessa ICRP valuta il rischio di
cancerogenicità (in altre parole la probabilità dell’occorrenza di un evento
letale tra gli individui esposti alla radiazione) di 5.102 cancri/Sv, in pratica
di un caso di carcinoma maligno ogni 20 Sv di radiazione assorbita.
Leonard A. Dietz, in passato scienziato del’Atomic Power laboratory, ha stimato
che una particella di ossido di uranio con diametro 5 micron, può irraggiare il
tessuto polmonare circostante, a una dose compresa in qualche decina di micron,
di 13,60 Sv/anno, qualche migliaio il limite annuo per la popolazione (per
irradiazione all’intero corpo).
Il
Complesso militare – industriale
Il generale prussiano Karl Von Clausewitz definì
(“Della Guerra” 1827) la guerra come la “prosecuzione della politica con altri mezzi”,
ma precisò anche, che “è un conflitto di grandi d’interessi che si risolve
soltanto con l’effusione del sangue e che differisce precisamente in questo da
tutti gli altri conflitti che sorgono tra gli uomini. Essa ha meno rapporti con
le arti e le scienze che con il commercio, che costituisce ugualmente un
conflitto di grossi interessi, ma si avvicina ancor più alla politica, essa
stessa una sorta di commercio dalle dimensioni allargate, nella quale la guerra
si sviluppa come il bambino nel seno della madre.”
La cooperazione tra l’industria bellica e l’establishment militare è
un fenomeno unico nel sistema dei rapporti tra i monopoli e lo Stato. Nessun
monopolio civile dei maggiori paesi capitalistici ha legami tanto molteplici e
stabili con un organismo dell’apparato statale. La suddetta alleanza è formata,
da una parte, dalle maggiori corporazioni dell’industria bellica, dall’altra,
dai ministeri della guerra. La cooperazione dei militaristi con i fabbricanti
di armi si sviluppa nella sfera produttiva, scientifica ed
economico-finanziaria. I legami tra le parti si rafforzano costantemente,
tramite la rotazione dei quadri e le varie associazioni, che uniscono i
rappresentanti dell’industria bellica e dei circoli militari. Quest’alleanza
è stata definita dal presidente degli USA Eisenhower nel 54’: “Complesso
militare industriale”. Tale “complesso” non ha una precisa struttura
organizzativa, è un’alleanza informale, ma realmente esistente,
d’organizzazioni e persone legate a comuni utili economici e politici, in grado
di determinare l’indirizzo politico della nazione a favore del loro tornaconto.
La scomparsa della “Guerra Fredda”, non ha limitato la cosiddetta corsa agli
armamenti, anzi. Proprio l’esistenza di questa cricca e delle sue esigenze di
profitto giustificano la prosecuzione…
La commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite ha condannato
l’uso delle armi DU nella sessione dell’agosto 1996 e ha chiesto (risoluzione
1997/36) al segretario generale un’inchiesta che riconosca che i proiettili al
DU sono armi di distruzione di massa, vietate dalle convenzioni internazionali
e in particolare da quella dell’Aia del 1989’.
U238 in Italia
Elenco parziale dei militari deceduti durante le missioni di
pace o in servizio Italia, le cui cause di decesso sono riconducibili (per lo
più) all’uranio impoverito:
Militare Giuseppe Pintus (05.12.94)
Leucemia - Poligono Capo Teulada
Militare Davide Zulian (13.12.91)
Tumore - La Maddalena
Militare Lorenzo Michelini (07.97)
Leucemia – Poligono sardo
Militare Marco Mandolini (13.06.95)
Malattia non precisata
(ma deceduto per omicidio) – Somalia
Militare Salvatore Carbonaro (6.11.2000)
Leucemia – (forse per benzene) Bosnia
Militare Andrea Antonaci (12.12.2000)
Linfoma – Bosnia
Militare Salvatore Vacca (09.09.2000)
Leucemia – Bosnia
Carabiniere Ronaldo Colombo (08.11.2000)
Melanoma – Bosnia
Maresc. Croce Rossa Luigi D’Alessio (17.11.2000)
Leucemia
Maresc. Carabinieri Pasquale Cinelli (19.11.2000)
Tumore
Capitano Genio Ferrov. Giuseppe Benedetti (98)
Linfoma – Bosnia
Sergente Mario Ricordi (12.11.2000)
Tumore – Bosnia
Sottuff. (nome non precisato) di Cordenons (05.01.2001)
Tumore
Sottufficiali (due, di nome non precisato) battgl. Leonessa Reparto
Trasm. (01.2000)
Rispettivamente
tumore e leucemia
Militare (nome non precisato) deceduto a due anni dal rientro dalla Somali
Maresc.Francesco Baldi (98?)
Melanoma – Quirra
Militare (nome non precisato) di Padova (1977)
Leucemia
– Perdadasfogu
L’elenco dei militari deceduti contemplati dalla Commissione Mandelli contiene
40 uomini, e 140 malati secondo l’articolo della Stampa 19 giugno 2002
(apertura inchiesta del Proc. Guariniello).
La Commissione Mandelli istituita allo scopo di far luce sulle conseguenze
dell’uso dei proiettili DU, com’è noto, ha completamente assolto l’ “imputato
uranio” (marzo 2001).
Secondo l’Ana - Vafaf (Ass. familiari vittime arruolati nelle forze
armate) e
il Tribunale Clarck,l’indagine compiuta dalla commissione è da
rifare daccapo con nuovi criteri.
Infatti la conclusione stupefacente dell’inchiesta stabilisce che l’uranio fa
bene, o quanto meno, dove c’è l’uranio c’è salute. (..”la media dei tumori
nelle località contaminate dall’uranio è inferiore a quella della media nazionale,
almeno per ciò che riguarda i militari..”)
Era prevedibile; si è trattato di una commissione nominata dal
responsabile della vicenda, il Ministero della Difesa, invece avrebbe dovuto
essere nominata dal Parlamento o dal Ministero della Sanità.
Come
si è giunti alla tragicomica conclusione assolutoria?
si è
preso in considerazione solo 28 casi tra quelli segnalati (il cui numero è
sconosciuto, pare 60 o addirittura 100).
Peraltro i casi segnalati non escludono chi non ha associato la propria
patologia all’uranio e chi volutamente ha preferito non renderlo noto.
Ad esempio un alpino di Feltre è dovuto ricorrere ad una colletta fra
commilitoni (6 milioni) per ottenere una sollecita t chemioterapia. L’alpino
non ha fatto conoscere il suo nome, solo le iniziali, pertanto è stato escluso
dalla commissione.
Si è elevato il numero delle presenze da mettere in conto come popolazione
militare potenzialmente contaminata nella zona dei Balcani includendo la
Macedonia e l’Albania dove i proiettili DU non sono stati usati (mentre si
escludeva la Somalia e dove invece sono stati usati).
Si è stabilito in modo arbitrario una media “nazionale” di tumori, che non
esiste, perché esistono solo pochissimi registri di tumori(ne sono stati presi
in considerazione 9.)
Tranne Bosnia e Somalia, in Kosovo il
tempo di permanenza dei militari nelle arre contaminate era ancora troppo breve
e non rendeva possibile il riscontro di patologie (ad eccezione di alcuni
casi).
Secondo G. Cortellessa, fisico che guida la Commissione di esperti nominata dal
Tribunale Clarck “.. i numeri contenuti nell’indagine non hanno
diritto di cittadinanza nella comunità scientifica…”
Se le conclusioni di questa indagine avessero seria validità, fra
l’altro, delegittimerebbero le norme d’impiego dei proiettili DU impartite
dalla Folgore in data 8 maggio 2000 (guanti e maschere a perdere per tutti
coloro le usano).
Si noti che il Ministero della Difesa non ha consentito agli esperti nominati
dalla Ana - Vafaf (in relazione a quanto disposto dalla legge 241-90) la
partecipazione ai lavori della Commissione Mandelli.
Risarcimenti
Alla luce delle conclusioni “scientifiche” vigenti i risarcimenti sono
illegittimi. Oltre a ciò la vicenda Enichem di Mestre, in ambito civile,
dimostra come e quanto sia difficile far valere il nesso tra contaminazione e
malattie quando si toccano gli interessi economici più forti.
I comandi italiani non sapevano?
Non sapevano nulla prima del dicembre 2000, è quanto sostiene il Ministero
della Difesa….
La base di Aviano era perfettamente a conoscenza di ogni missione aerea in
Bosnia, perché il pilota deve informare circa la missione compiuta e il numero
dei proiettili sparati (tra cui quelli all’uranio). Il totale di 11.000 è stato
infatti ricavato dalla somma dei proiettili sparati in ogni raid.
Due interrogazioni parlamentari (on. deputato Rizzi e Ballaman e on. senatore
Russo Spena) hanno sollevato il problema della presenza di proiettili DU nel
deposito delle Casermette presso Cecina. Oltre all’ipotesi di utilizzo nei
poligoni di Nettuno e Monte Romano (e Teulada, Salto di Quirra, Altamura,
Dandolo, ecc.?).
Osservazione:
Nel caso che un forte movimento d’opinione procuri la
conoscenza massiva della pericolosità delle armi al DU nei confronti dei
militari che le usano, ciò potrebbe risolversi in una vittoria di Pirro.
Infatti, la logica “meglio gli altri dei nostri” consentirebbe un perfetto
alibi a scapito della messa al bando di tali armi, giacché l’efficacia di esse
in realtà contribuisce a salvare moltissime vite umane, proprio quelle dei
militari che le usano ..in Iraq le vittime dell’alleanza furono appena 126
contro circa 190.000, un rapporto di 1:500 !!
Si coprirebbe la verità, come già
accadde dopo il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki, con la scusa
della necessità di salvare moltissime vite …. Naturalmente tacendo
dell’impatto ambientale e delle conseguenze per la popolazione civile,
l’autentica falcidie, vedi le vittime civili irachene.
- Fine 2001;
·Il Ministero della
Difesa ha accolto la richiesta di Walter Cecchettin, il giovane che ha
contratto una grave forma tumorale durante la missione di pace in Irak.
Trent’anni, sposato e padre di un bambina, sollevò il caso un anno fa, puntava
ad ottenere il riconoscimento del nesso di causalità fra l’insorgere della
patologia (linfoma Hdghins) e la sua presenza nel Golfo. Ora ha ottenuto il
riconoscimento della causa di servizio, la Commissione Ospedaliera Militare ha,
infatti, accolto l’istanza presentata dal suo avvocato. A questo punto, secondo
quanto sostenuto da Falco Accame, presidente dell’Associazione Vittime delle
Forze Armare (Anavafaf), è ora di provvedere a risarcire i malati e le famiglie
delle vittime.
- Inizio 2002;
·La Corte dei Conti di Venezia ha
riconosciuto il diritto al risarcimento per i famigliari di un giovane militare
che di Padova che è morto di leucemia nel 77’ a 27 anni, durante il servizio
militare nel poligono di Perdadasfogu, accogliendo la tesi della
causa di servizio per esposizione a radiazioni da DU.
·L’ASL
8 di Cagliari ha cominciato un’indagine su denuncia del medico Antonio Pili,
sindaco di Villaputzu (Ca) in seguito all’alto tasso di casi tumorali nella
frazione di Quirra – nei pressi del poligono -, dove negli ultimi dieci anni, 10 persone - su
una popolazione di 150 persone ! - si sono ammalate di tumore. Ma le sorprese
non mancano; Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato sciopero (4 marzo) aderendo al
Comitato Cittadino Pro-Poligono.
Ad Escalaplano, anche questo paese nei pressi del poligono di Salto
di Quirra, sono state registrate 9 nascite anomale in 10 anni, là dove nascono
19/21 neonati all’anno. Nell’88 si è verificato il 23,8% di nascite anomale.
Il deputato Tonino Loddo ha depositato una proposta di legge per l’istituzione
di una commissione d’inchiesta parlamentare sull’uso dell’uranio impoverito nei
poligoni italiani.
Il Laboratorio di epidemiologia e biostatistica dell’Istituto superiore di
Sanità ha rilevato un eccesso di linfoma di Hodgkin (11 casi su 3,6 attesi) fra
i militari italiani che hanno partecipato alle missioni di pace in Jugoslavia.
Lo studio condotto conclude affermando che la causalità diretta non può essere
dimostrata, ma non può essere esclusa….
Altre due commissioni hanno indagato sul caso uranio:
• Il Rapporto
Unione Europea, che minimizza e quasi nega la natura piroforica dell’uranio, da cui
deduce la quantità irrilevante di aerosol e giunge a negare la tossicità
ambientale.
• Il Rapporto UNEP (Depleted Uranium in Kosovo Post Conflict
Enviroment Assesment)
Più serio ed attendibile, contradditorio. Afferma nulla l’incidenza
sull’ambiente dell’uranio perché utilizza usuali misure di contaminazione che
non sono in grado di rilevarla in modo adeguato, ma segnala la presenza di
rilevanti tracce di DU nei muschi e licheni….appunto i bioindicatori/bioaccumulatori
che sarebbero da usare come riferimento.
·Secondo Il prof. Zucchetti fisico del Politecnico
di Torino: “..i limiti di legge in Italia parlano di 1 mSv come dose massima
per la popolazione … il Rapporto dell’UE afferma che dosi fino a 100 mSv (50
volte il fondo naturale) non provocherebbero alcun danno”.. (sic!)
29
aprile 2002
Novità: Riconosciuta la contaminazione da U238 in Jugoslavia!
L’UNEP,
la commissione ONU che ha già due anni fa aveva indagato circa le conseguenze
dell’uso del DU in Jugoslavia negando effetti patogeni, ha oggi riconosciuto (29
aprile 2002) l’effettiva contaminazione di cinque località della
Jugoslavia meridionale (Pljakovica presso Vranje, Borovac, Bratoselice,
Bukorevac, Reljani) e di una località del Montenegro (nella penisola di Arza). E’ stata
riscontrata una percentuale anomala di U238 durante i sopralluoghi condotti in
ottobre; i campioni di terreno esaminati in Francia, Italia e Svizzera, oltre
che in Russia, Grecia e Norvegia (esami condotti in questi paesi su esplicita richiesta
delle autorità scientifiche jugoslave …) indicano la presenza di 4
mg di U238 ogni Kg.
19
Giugno 2002
Aperta dal procuratore Guariniello di Torino un’inchiesta sull’U238 circa le
vicende di due militari reduci vittime della cosiddetta “Sindrome dei Balcani”
(un militare della provincia di Torino è deceduto, l’altro, della cintura, è
malato)
U238 nel fertilizzante ?
Già testi
del sito di Jacopo Fo (datati fine 2000) citavano la campagna informativa di
matrice ambientalista condotta nel ’99 dall’associazione “Stop U238”, quella
associazione si era messa in luce proprio per aver denunciato tempestivamente e
con tenacia la natura stupidamente letale di quelle armi all’uranio impoverito.
Uno dei primi passi fu l’invio di lettere e documenti alle associazioni
pubbliche e private che si occupavano di tutela ambientale, una di queste finì
sulla scrivania del presidente del WWF (World Wildlife Fund), forse la più
grande organizzazione mondiale che si occupa di ambiente. Non ci fu mai
risposta.
Già nel numero 5/3/2000 di “Avvenimenti” nella rubrica “Cattive Notizie” si
leggeva che in America la Siemens avrebbe venduto, spacciandole per
fertilizzante, scorie industriali all’uranio (!).
Oggi, dopo una piccola ricerca sul sito della associazione “Stop
U238”, scopriamo che il Dipartimento americano di Agricoltura ha scoperto che
la Siemens
Power Corp, una delle maggiori produttrici di fertilizzanti d’America sta
distribuendo un fertilizzante chimico senza autorizzazione. Scattata la
denuncia, si è scoperto che dal ’96 la Siemens venderebbe agli agricoltori
americani un fertilizzante che conteneva uranio. Secondo le stime del
dipartimento più di 390 mila galloni, cioè più di 860 mila kg, di questo
fertilizzante all’uranio sarebbe o oggi sepolti nelle terre dei contadini
americani. Si è però calcolato che la Siemens distribuisce ogni anno
540 mila galloni di fertilizzante.Quindi realmente non si sa ancora bene quanto
materiale radioattivo sarebbe stato venduto dal ’96 a oggi e dove.
E’ facile
immaginare le conseguenze. I frutti di queste terre contaminate sarebbero a
loro volta contaminati e le conseguenze per la salute degli esseri umani e egli
animali che vi pascolano?
Per ora il Dipartimento dell’Agricoltura si è limitato a bloccarne la
distribuzione, se la presenza di uranio sarà provata, molto probabilmente la
Siemens finirà sotto processo. Ma il dato forse più allarmante è che non si sa
dove questo fertilizzante sia stato utilizzato…….
In futuro i proiettili al DU saranno obsoleti?
Le future
armi anticarro definite “brillanti” saranno in grado di colpire scegliendo
autonomamente il bersaglio e l’angolazione di sparo, sicché sarà possibile
usare altri tipi di proiettili meno penetrativi, potendo colpire i veicoli nei
punti meno corazzati.
Questo è lo scenario ipotizzato dal sistema missilistico “SADARM“ (Seek And
Destroy ARMour = “cerca e colpisci la corazza”).
All’inizio esso appare come un normale proiettili di artiglieria,
sparato in direzione del bersaglio, con la differenza che quest’ultimo può
trovarsi anche a 20 km. di distanza! (ora le battaglie fra carri avvengono ad
una distanza utile di circa 4 km.). In vicinanza dell’obiettivo, SADARM espelle
due “sottoproiettili” che scendono lentamente col paracadute, e nel frattempo
SADARM esplora il terreno con radar e sensori a raggi infrarossi. Identificato
e scelto il bersaglio SADARM attacca sparando una pallottola di metallo fuso,
la quale assume una forma aerodinamica ideale per forare un’armatura…
(D.
Hambling “Why the military loves DU and what might replaceit in the future:
Uranium gets the Bullet” UK Guardian 13/4/2000)
Dunque il superamento delle armi al DU sarà di tipi utilitario, e non
umanitario?
(Aggiornato giugno 2002)