www.resistenze.org - popoli resistenti - zimbabwe - 04-02-09 - n. 259

Mentre, con la mediazione del SADC, Mugabe e Tsvangirai giungono ad un accordo per la formazione del governo di unità entro il 13 febbraio 2009, (cfr: Aljazeera news del 31 gennaio 09 -  Zimbabwe's MDC to join government) può tornare utile ripercorrere le tappe della crisi, con un articolo pubblicato da Marxism-Leninism Today datato dicembre 2008.
Da rilevare l’opposto atteggiamento dell’Unione Africana, che sotto la guida del Presidente di turno entrante, il leader libico Muammar Gheddafi, nelle sue prime sessioni di lavoro ha chiesto, a seguito dell’accordo, la revoca delle sanzioni contro lo Zimbabwe (cfr: Aljazeera news del 2 febbraio 09 - African Union names Gaddafi as head) e l’ostilità di Washington (cfr: in The Times del 28 gennaio 2009 President Obama leads US drive to topple Robert Mugabe in Zimbabwe, reperibile  anche su Global Research)
  
da Marxism Leninism Today - http://mltoday.com/index.php?option=com_content&task=view&id=507&Itemid=57
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Il colera viene dalla guerra dell’Occidente contro lo Zimbabwe
 
di Stephen Gowans, What's Left?
 
08/12/2008
 
La crisi in Zimbabwe si è intensificata. L'inflazione è incalcolabile. La banca centrale limita - a un livello inadeguato - l'importo di denaro che i cittadini possono ritirare dai loro conti bancari giornalmente. I soldati sono disarmati, le armi sotto chiave, per evitare un’insurrezione armata. Il personale ospedaliero non si presenta al lavoro. L'autorità alle acque è a corto di sostanze chimiche per purificare l'acqua potabile. Il colera, facilmente prevenuto e curato in circostanze normali, è scoppiato, costringendo il governo a dichiarare una emergenza umanitaria.
 
In Occidente, i governanti chiedono al presidente del paese, Robert Mugabe, di fare un passo indietro e cedere il potere al leader dell’opposizione Morgan Tsvangirai del Movimento per il Cambiamento Democratico. Così la crisi è direttamente collegata a Mugabe e Tsvangirai è la soluzione: ma come non è detto che Mugabe abbia provocato la crisi, allo stesso modo l’ascesa di Tsvangirai non è detto che la porterà via. La catena causale che ha portato alla crisi può essere tracciata all’incirca come segue:
 
Alla fine degli anni '90, il governo di Mugabe provoca l'ostilità dell’Occidente a causa: (1) dell’intervento militare a fianco del giovane governo di Laurent Kabila nella Repubblica Democratica del Congo, contribuendo a contrastare l'invasione da parte delle forze ruandesi e ugandesi sostenuta dagli Stati Uniti e Gran Bretagna; (2) del rifiuto da parte dello Zimbabwe di un programma di ristrutturazione economica favorevole agli investitori stranieri che il FMI impone come condizione per sostenere la bilancia dei pagamenti; (3) dell’accelerazione del processo di ridistribuzione della terra, espropriando senza indennizzo i proprietari agricoli bianchi, ennesimo affronto contro la proprietà privata. Per i governi la cui politica estera è basata in larga misura sulla tutela dei diritti di proprietà nazionale sui patrimoni produttivi stranieri, l’esproprio e, in particolare, quello senza indennizzo, è intollerabile e deve essere punito per dissuadere gli altri dal fare lo stesso.
 
In risposta gli USA, come principale soggetto garante del sistema imperialistico, introducono la Legge del dicembre 2001, Ripresa economica e democratica in Zimbabwe. L'atto ingiunge ai rappresentanti degli Stati Uniti nelle istituzioni finanziarie internazionali "di opporsi e votare contro qualsiasi prestito, credito o garanzia che i rispettivi istituti vogliano estendere al governo dello Zimbabwe; o contro la cancellazione o la riduzione dei debiti del governo dello Zimbabwe verso gli Stati Uniti o verso qualsiasi altra istituzione finanziaria internazionale".
 
L'atto priva concretamente lo Zimbabwe di valuta estera necessaria per le importazioni dall'estero, tra cui sono compresi i prodotti chimici per il trattamento dell'acqua potabile. Vengono tagliati anche gli aiuti allo sviluppo della Banca Mondiale, negando al paese l'accesso ai fondi per le infrastrutture. La Banca centrale dello Zimbabwe adotta le misure necessarie per attenuare gli effetti della legge, a cui consegue, come effetto collaterale, la generazione di altissimi tassi di inflazione.
 
La causa della crisi, quindi, può essere rintracciata direttamente in Occidente. Piuttosto che vietare allo Zimbabwe l'esportazione di merci, gli Stati Uniti hanno negato allo Zimbabwe i mezzi per l'importazione: quindi non sanzioni commerciali, ma l’effetto è lo stesso. Di sicuro se il governo Mugabe avesse cambiato il suo programma di riforma agraria e rispettato le richieste del FMI, la crisi sarebbe stata evitata. Ma a premere il grilletto sono stati Washington, Londra e Bruxelles, ed è quindi l'Occidente da biasimare.
 
Le sanzioni sono atti di guerra a tutti gli effetti, spesso con conseguenze equivalenti, e, a volte più devastanti. Più di un milione di iracheni sono morti in seguito a un lungo decennio di regime sanzionatorio promosso dagli Stati Uniti in seguito alla Guerra del Golfo del 1991. Ciò ha indotto due esperti in scienze politiche, John e Karl Mueller, a coniare la frase "sanzioni per la distruzione di massa". Gli scienziati sostengono che le sanzioni hanno "contribuito a determinare più morti nel periodo post Guerra Fredda di tutte le armi di distruzione di massa nella storia."
 
I media occidentali parlano solo di sanzioni mirate per lo Zimbabwe, limitate agli alti funzionari statali e ad altre personalità zimbabwane. In questo modo si ignora la summenzionata Legge di Ripresa economico-democratica e i suoi devastanti effetti, spostando quindi la responsabilità per la catastrofe umanitaria dagli Stati Uniti a Mugabe.
 
L'epidemia di colera ha un parallelo nel focolaio scoppiato in Iraq dopo la guerra del Golfo. Thomas Nagy, un economista presso la George Washington University, nel numero di settembre 2001 della rivista The Progressive citava documenti desecretati che mostravano come gli Stati Uniti avessero bombardato deliberatamente le strutture igienico-sanitarie e dell'acqua potabile in Iraq, ben sapendo che le sanzioni avrebbero impedito all’Iraq di ricostruire le infrastrutture e che quindi sarebbero scaturite epidemie di malattie quali il colera. Washington, in altre parole, ha deliberatamente creato una catastrofe umanitaria nel perseguire il suo obiettivo di un cambiamento di regime in Iraq. C'è una forte similitudine con lo Zimbabwe, gli Stati Uniti qui però invece che le bombe usano la Legge di Ripresa economica, che prevede sanzioni per la distruzione di massa.
 
Il programma di riforma agraria di Harare è una delle ragioni principali che hanno indotto gli Stati Uniti alla guerra con lo Zimbabwe. Lo Zimbabwe ha ridistribuito terreni precedentemente di proprietà di 4.000 agricoltori bianchi a 300.000 famiglie senza terra, i discendenti neri africani derubati a suo tempo dai coloni bianchi. Al contrario, il governo ANC (African National Congress) del Sudafrica ha ridistribuito solo il quattro per cento dei terreni sottratti con la forza (l'87 per cento del totale) alla popolazione indigena dagli europei.
 
In marzo, il governo del Sudafrica sembrava pronto ad andare avanti con un piano per accelerare la riforma agraria, abbandonando il modello caldeggiato dall’occidente "venditore volontario, acquirente volontario" e seguendo le orme del governo di Mugabe. Nell'ambito del piano, trenta per cento dei terreni agricoli sarebbero stati ridistribuiti ad agricoltori neri entro il 2014. Ma il governo ha preso distanza dal piano in base alle seguenti considerazioni.
 
1. La maggior parte dei neri sudafricani sono separati dalla terra da generazioni e non hanno più la capacità e la cultura necessaria per gestire con immediatezza un’azienda agricola a livello elevato. Un programma di accelerazione della riforma fondiaria quasi certamente determinerebbe bassi livelli di produzione, almeno fintanto che i nuovi agricoltori non abbiano maturato le competenze necessarie.
 
2. Il Sudafrica non è più un esportatore di prodotti alimentari, la produzione è consumata internamente. Un programma di riforma agraria accelerata probabilmente imporrebbe al paese, nel breve termine, di far affidamento sulle importazioni agricole, in un momento in cui i prezzi dei prodotti alimentari sono in aumento a livello globale.
 
3. C'è il pericolo che il piano accelerato di riforma fondiaria determini una fuga di capitali.
 
4. Una radicale riforma agraria può provocare una reazione dell’occidente, il caso dello Zimbabwe è sufficientemente esplicativo. Il Sudafrica vorrebbe evitare di diventare il prossimo Zimbabwe.
 
La crisi economica dello Zimbabwe è accompagnata da una crisi politica. I colloqui per la costituzione di un governo di unità nazionale sono arenati. L’accordo dipende in particolare dall’assegnazione della carica di ministero degli interni. In Occidente, il mancato accordo tra il partito Zanu-PF di Mugabe e l'MDC è attribuito all’intransigenza di Mugabe che insisterebbe per controllare tutti i posti chiave del Gabinetto. Ma per ballare il tango occorre essere in due. Tsvangirai ha mostrato scarso interesse a raggiungere un accordo, preferendo invece sollevare obiezioni nei confronti di ogni soluzione proposta dai mediatori, corteggiato com’è dagli ambasciatori occidentali. E' come se, con il paese sull’orlo del collasso, non volesse fare un accordo, alzando il tiro al fine di spianare la strada per la sua ascensione alla Presidenza. Quando la mediazione dell'ex presidente sudafricano Mbeki Thambo è fallito, Tsvangirai ha chiesto al gruppo regionale, SADC, di intervenire. Il SADC ha ordinato a Zanu-PF e a MDC di condividere il ministero degli affari interni. Tsvangirai ha rifiutato, chiedendo il ritorno di Mbeki come mediatore.
 
Alla riunione del SADC, Mugabe ha presentato una relazione che sostiene come le milizie del MDC vengano addestrate in Botswana dalla Gran Bretagna, per essere impiegate in Zimbabwe nei primi mesi del 2009 con l’obiettivo di fomentare una guerra civile. I tumulti sarebbero usati a pretesto per giustificare un intervento militare esterno. Ciò segue il modello utilizzato per cacciare il governo haitiano di Jean-Bertrand Aristide. Funzionari e religiosi britannici stanno già invocando un intervento. Il Primo ministro britannico Gordon Brown dice che il colera rende la crisi zimbabwana internazionale, perché la malattia può varcare le frontiere. Dal momento che una crisi internazionale è di competenza della "comunità internazionale", il percorso dell'Occidente e dei suoi satelliti per raddrizzare le cose è chiaro.
 
Il Botswana è decisamente ostile. Il ministro degli esteri del paese, Phando Skelemani, dice che i vicini dello Zimbabwe dovrebbero imporre un blocco del petrolio per far cadere il governo di Mugabe.
 
Nel frattempo, i rappresentanti degli "elders", i saggi anziani, Jimmy Carter, Kofi Anan e Graca Machel hanno cercato di entrare in Zimbabwe per valutare la situazione umanitaria. Non potendo fare un'adeguata valutazione sul giro di visite pianificato dal terzetto, Harare ha negato l’accesso, consapevole che il viaggio poteva essere usato strumentalmente per invocare la necessità di un cambiamento di regime. La umanitaria preoccupazione degli anziani non ha impedito al trio di concordare sull’utilità di intensificare le sanzioni, portando maggior miseria alla popolazione.
 
Il perseguimento di obiettivi di riforma agraria da parte del governo di Mugabe, il rifiuto della riforma neo-liberale e il movimento di liberazione dall'imperialismo degli Stati Uniti nell’Africa australe, hanno esposto lo Zimbabwe alle punitive sanzioni finanziarie occidentali. Il modello di destabilizzazione occidentale, è consolidato: si rende il paese ingovernabile, si costringe il governo a dimettersi, si apre così la strada per l'ascesa a rappresentanti locali filo-occidentali. Grazie all’attacco dell'Occidente, il governo dello Zimbabwe sta lottando per soddisfare le esigenze di prima necessità della popolazione. Non è più in grado di fornire i servizi igienico-sanitari di base e l'accesso all'acqua potabile a un livello sufficiente per evitare l'insorgenza di focolai di malattie altrimenti prevenibili.
 
La sostituzione del governo di Mugabe con un governo del Movimento per il Cambiamento Democratico, partito creato e diretto dai governi occidentali, se accadrà, porterà ad un miglioramento della situazione umanitaria. Ciò non si realizzerà perché MDC è più competente a governare, ma perché le sanzioni saranno revocate, sarà sostenuto l'accesso alla bilancia dei pagamenti e reintrodotti aiuti per lo sviluppo. Lo Zimbabwe sarà nuovamente in grado di importare quantità adeguate di prodotti chimici per la depurazione delle acque. Il miglioramento della situazione umanitaria sarà portato come prova che l'Occidente aveva completamente ragione a insistere sul cambiamento di governo.
 
L’aspetto negativo è che tutte le misure per rendere l'economia patrimonio degli indigeni, ossia per mettere nelle mani della maggioranza nera la ricchezza mineraria e l’agricoltura, saranno rovesciate. Mugabe e gli altri principali membri del Consiglio di Stato saranno spediti davanti la corte de L'Aia - o almeno si tenterà - per inviare un messaggio agli altri paesi su ciò che accade a coloro che minacciano il modello dominante della proprietà privata e sfidano il dominio occidentale. Intimiditi dall'esempio dello Zimbabwe, africani di altri paesi abbandoneranno le rivendicazioni di riforma agraria e di rendere indigena l’economia. Il continente si risolverà più fermamente in un modello neo-coloniale di sottomissione.