Karoshi - la morte attraverso il lavoro
"Quando sei finito,
puoi toglierti dai coglioni"
di Michaela Simon
26.05.2002
Sempre più giapponesi muoiono sul lavoro
Karoshi (parola giapponese la cui traduzione letterale e'
"morte da superlavoro") e' la parola che si usa in Giappone per
indicare chi muore per troppo lavoro, parola che venne coniata per la prima
volta nel 1987 e nello stesso momento riconosciuta anche giuridicamente come causa
responsabile di morte. Secondo una
pubblicazione del ministero della sanità giapponese, come riporta il
"Nando Times", nell'ultimo anno sono state registrate 143 morti per
karoshi, sia uomini che donne, in particolar modo impiegati, lavoratori alla
catena di montaggio e autisti. Sebbene questo numero rappresenti già un triste
record, potrebbe in realtà essere ben maggiore, e secondo versioni non
ufficiali si parla di oltre 10.000 morti per karoshi. La morte per karoshi
accade sempre più non solo per infarto da stress, ma anche con suicidi e altri
tipi di collassi: per esempio c'e' chi si addormenta semplicemente nella
metropolitana e non si risveglia più. Che sia colpa del lavoro, deve venire in
seguito provato. I parenti devono dimostrare al ministero del lavoro che la
vittima di karoshi nei giorni precedenti la morte stava svolgendo un lavoro
estremamente oppressivo e pesante. Nel manuale del karoshi sta scritto che il
superlavoro viene preso in considerazione come causa di morte se l'interessato
nel giorno della morte ha lavorato almeno 24 ore (!) oppure nel corso della sua
ultima settimana abbia lavorato almeno 16 ore al giorno. Se durante la
settimana dovesse aver fatto anche un solo giorno di festa, non vi e' più alcun
karoshi come causa di morte e la richiesta di una sussistenza cade nel vuoto.
Il karoshi può essere tranquillamente inserito in un nuovo gruppo di sindromi,
che i gourika-byou giapponesi chiamano "malattia della
razionalizzazione", sindromi che nascono con i metodi produttivi del tardo
ventesimo secolo. Alcuni studi mettono in evidenza come la ragione per
l'autosacrificio legato al superlavoro si trovi prima nel management della
produzione che nella testa del lavoratore. L'88 per cento di tutte le ditte
impongono lo straordinario. Così suona la pubblicità di un gruppo farmacologico
per pubblicizzare una nuova bibita energizzante: "Siete pronti, a lottare
24 ore al giorno per la vostra ditta?". All work and no play: così, con
metodi chiamati "il metodo umano del management toyota" oppure
"fascismo corporativo", i gruppi frantumano l'identità dei loro
impiegati, apparentemente così solida, al punto che questi rinunciano in parte
al loro nome e nei contatti di tutti i giorni, come mere appendici di se
stessi, si presentano e discorrono sotto il nome del proprio gruppo.