www.resistenze.org - proletari resistenti - lavoro - 20.06.02

Karoshi - la morte attraverso il lavoro

"Quando sei finito, puoi toglierti dai coglioni"

di Michaela Simon 26.05.2002

Sempre più giapponesi muoiono sul lavoro
Karoshi (parola giapponese la cui traduzione letterale e' "morte da superlavoro") e' la parola che si usa in Giappone per indicare chi muore per troppo lavoro, parola che venne coniata per la prima volta nel 1987 e nello stesso momento riconosciuta anche giuridicamente come causa responsabile di morte.  Secondo una pubblicazione del ministero della sanità giapponese, come riporta il "Nando Times", nell'ultimo anno sono state registrate 143 morti per karoshi, sia uomini che donne, in particolar modo impiegati, lavoratori alla catena di montaggio e autisti. Sebbene questo numero rappresenti già un triste record, potrebbe in realtà essere ben maggiore, e secondo versioni non ufficiali si parla di oltre 10.000 morti per karoshi. La morte per karoshi accade sempre più non solo per infarto da stress, ma anche con suicidi e altri tipi di collassi: per esempio c'e' chi si addormenta semplicemente nella metropolitana e non si risveglia più. Che sia colpa del lavoro, deve venire in seguito provato. I parenti devono dimostrare al ministero del lavoro che la vittima di karoshi nei giorni precedenti la morte stava svolgendo un lavoro estremamente oppressivo e pesante. Nel manuale del karoshi sta scritto che il superlavoro viene preso in considerazione come causa di morte se l'interessato nel giorno della morte ha lavorato almeno 24 ore (!) oppure nel corso della sua ultima settimana abbia lavorato almeno 16 ore al giorno. Se durante la settimana dovesse aver fatto anche un solo giorno di festa, non vi e' più alcun karoshi come causa di morte e la richiesta di una sussistenza cade nel vuoto. Il karoshi può essere tranquillamente inserito in un nuovo gruppo di sindromi, che i gourika-byou giapponesi chiamano "malattia della razionalizzazione", sindromi che nascono con i metodi produttivi del tardo ventesimo secolo. Alcuni studi mettono in evidenza come la ragione per l'autosacrificio legato al superlavoro si trovi prima nel management della produzione che nella testa del lavoratore. L'88 per cento di tutte le ditte impongono lo straordinario. Così suona la pubblicità di un gruppo farmacologico per pubblicizzare una nuova bibita energizzante: "Siete pronti, a lottare 24 ore al giorno per la vostra ditta?". All work and no play: così, con metodi chiamati "il metodo umano del management toyota" oppure "fascismo corporativo", i gruppi frantumano l'identità dei loro impiegati, apparentemente così solida, al punto che questi rinunciano in parte al loro nome e nei contatti di tutti i giorni, come mere appendici di se stessi, si presentano e discorrono sotto il nome del proprio gruppo.