Al Presidente della X CommissioneBruno
Tabacci
Nota della Cub
(confederazione unitaria di base) sull’indagine conoscitiva sull’industria
dell’automobile avviata da commissione attività produttive della camera e
commissione industria del senato audizione del 4.7.2002 La crisi Fiat. La crisi
Fiat viene da lontano, i sintomi erano visibili già nel decennio scorso e sono
da imputare ad errori strategici ed a una evidente crisi di prodotto, specie
sul marchio Fiat e Lancia. Invece di
perseguire innovazione sul prodotto, affrontando le tematiche
dell’inquinamento e quindi delle energie alternative sull’auto, delle
dimensioni spaziali dell’auto e presidiare i segmenti alti, ha puntato tutto
sull’abbattimento dei costi, affidando a terzi pezzi sempre maggiori del
processo produttivo, spostando le produzioni nei paesi dove il lavoro costa
poco e sulla ricerca di quote aggiuntive di mercato nei paesi di prima
motorizzazione. Il baricentro si è
spostato e frammentato e con esso i saperi, i mestieri, le competenze.
Si è rivelata sbagliata la scelta di puntare alla espansione in Sud
America attraverso auto (Duna e Palio) da vendere anche in Europa.
Sono state perse in Europa intere fette di mercato sul segmento delle medie
(Bravo, Brava, Marea e Libra e della Stilo) e sul segmento delle piccole (la
Seicento non ha sfondato).
E’ stata stravolta la struttura produttiva attraverso terziarizzazioni ed
esternalizzazioni.
La Fiat, dopo aver preteso ed ottenuto il
monopolio dell’auto in Italia, non è stata in grado di gestire e
valorizzare né i marchi né le qualità dei dipendenti acquisiti. Esempio
emblematico l’Alfa Romeo, acquisita per eliminare un potenziale concorrente e
usata esclusivamente per le capacità produttive degli stabilimenti. L’Alfa è
stata massacrata dal punto di vista occupazionale ed omologata alla Fiat
provocandone il lento declino e disperdendo un patrimonio di conoscenze, di
ricerca e di progettazione. Sul versante produttivo, nel 1991,adducendo previsioni di comodo di un
aumento di 3 milioni di auto a livello Europeo la Fiat ottenne finanziamenti
per la costruzione di Melfi, e creato le condizioni per la chiusura degli
stabilimenti di Desio, Chivasso, Rivalta, il pesante ridimensionamento di Arese
e, da ultimo, di Mirafiori. Infine si è
pensato all’espansione verso altri settori, (Italenergia e ramo assicurativo)
senza disporre delle risorse necessarie.
ALCUNI DATI DI BILANCIO Vogliamo
porre all’attenzione di tutti alcuni dati tratti dal bilancio Fiat, di cui
nessuno parla, che riteniamo “interessanti”
VOCE DI BILANCIO |
Dato 2001 Milioni di euro |
Incidenza su fatturato 2001 |
Incidenza su fatturato 2000 |
differenza |
Costi del Personale |
8.169 |
14.1 % |
15.1 % |
- 1 % |
Costi materie prime e di merci |
31.255 |
53.9 % |
54.1% |
- 0.2 % |
Costi dei servizi |
9.835 |
17 % |
15.7 % |
+ 1.3 % |
Note. Fatturato 2001 ammonta a 58.006 Milioni di
Euro dipendenti al 31-12-2001 214.172 1% è pari a 580 Mil. di
Euro pari a 1.123 Miliardi di Lire Dalla tabella si possono trarre i seguenti dati:
Il costo del personale (salari,
oneri Tfr, ecc) è sempre più basso. Un punto in meno di incidenza sul fatturato
significa per la Fiat un risparmio di 580 Mil.€ . E’ come se ogni lavoratore
avesse regalato 2.708 € all’azienda.
Il costo delle materie prime e
delle merci, nonostante l’inflazione è diminuito dello 0.2% pari a 116 Mil €.
Sono esplosi i costi dei servizi
(+ 1.3% pari a 754 Mil €). Ciò significa in sostanza che tutte le
terziarizzazioni fatte portano nei fatti a enormi sprechi pagati con i risparmi
fatti sugli stipendi dei lavoratori.
Le procedure di licenziamento Ai lavoratori si vogliono far pagare gli
errori del gruppo dirigente
Nell’insieme del settore auto si licenziano, tra diretti e indotto,
circa 12.000 lavoratori. La Fiat ha
completato l’avvio delle procedure per la mobilità in tutte le realtà del
settore auto. Si tratta di 3.462 lavoratori di cui 2.442 Fiat Auto, 445 Gesco
più Sepin, 550 Powertrain e 25 Acquisti. Di questi 253 sono ad Arese. Tutte le procedure sono state fatte sulla
base dell’art 24 della legge 223/91 (ovvero
licenziamenti per riduzione di personale). Ciò non è accettabile in quanto la Fiat tenta di avviare i
licenziamenti aggirando il vincolo della presentazione del piano
industriale. Inoltre la Powertrain e la
Worldwide Purchasing (acquisti) che sono società a capitale misto tra Fiat e
GM, essendo state costituite il 6 luglio 2000, non avendo peraltro problemi di
perdite di bilancio, non hanno a nostro parere nessun requisito per poter
accedere alla procedura di cui all’art 24 della legge 223/91. Le motivazioni poste da queste aziende di un
effetto legato alla contrazione dei volumi di Fiat Auto e alla necessità di
ridurre i costi delle strutture non hanno nessun senso logico e industriale.
Aziende collegate Anche se non se ne conosce con precisione il
numero, otto-novemila lavoratori su tutto il territorio nazionale; tra addetti
alla produzione e tecnici di imprese di progettazione ed ingegnerizzazione
delle aziende con partecipazione Fiat o completamente esterne alla Fiat
rischiano di perdere il posto di lavoro per effetto delle decisioni della Fiat.
I licenziamenti non servono Aggravano i
problemi sociali: i licenziamenti annunciati dalla Fiat e quelli
delle aziende collegate rappresentano un enorme problema sociale sia per gli
effettiimmediati su quanti
perdono il posto di lavoro sia su quanti avrebbero in futuro potuto averlo; è
necessario mantenere e difendere l’occupazione esistente mettendo in campo
tutte le iniziative atte a distribuire il lavoro. Non risolvono i problemi finanziari: essendo i debiti entro
l’esercizio indicati a Bilancio pari a 35.440 Milioni di €, l’incidenza del
risparmio sul debito dovuto ai licenziamenti, calcolato in 64 Milioni di €, è
pari a 0.0018%, cioè un nulla. Non risolvono
i problemi strategici: in assenza di un piano industriale credibile
di ricerca, progettazione e produzione di nuovi modelli, i licenziamenti
servono solo a disperdere un patrimonio di conoscenze necessario al
rilancio. Per tutte queste ragioni
siamo fermamente contrari ai licenziamenti annunciati.
Il piano industriale prospettato non e’
credibile Sul versante
finanziario si è prospettata la vendita di alcuni “gioielli di famiglia” per
far fronte al buco di cassa a breve termine.
Sul versante industriale il piano di rilancio dell’auto è al momento
nebuloso e non credibile. I nuovi
modelli annunciati sono in gran parte rifacimenti di vetture già in
produzione. Per il marchio Fiat il
primo modello nuovo in grado di competere a livello di volumi uscirà tra due
anni e sarà prodotto in Polonia (si tratta della vettura che sostituirà la 600
e la Panda). Non sono previsti a breve modelli sostitutivi della gamma media
Fiat e Lancia. I primi modelli con
grosse sinergie con GM (i pianali) usciranno non prima di tre anni. Non è
ancora chiarito quale sarà la strategia dei singoli marchi, cosa che è alla
base del disastro strategico di questi anni. Nei prossimi anni l’unico marchio
in grado di esprimere enormi potenzialità è quello Alfa Romeo. Powertrain non ha ancora presentato nessun
piano industriale sulla progettazione e produzione di motori con la loro
relativa dislocazione. Per quanto
riguarda invece le vetture a basso impatto ambientale non esiste un piano di
ricerca e di progettazione. Non è previsto lo sviluppo delle attuali vetture a
metano e Gpl, non è previsto lo studio e lo sviluppo di vetture elettriche di
seconda generazione, delle vetture ibride e delle vetture con motore a
fuel-cell. Nei momenti difficili, e questo
per il settore Auto è, occorre investire sul prodotto e sui nuovi modelli, dato
che oggi c’è una evidente crisi di prodotto.
Per fare questo occorre innanzitutto puntare sulla progettazione e sulla
ricerca, che non può essere delegata ai fornitori esterni con enorme spreco di
conoscenze e di denaro. Occorre
valorizzare il marchio Alfa e con esso lo stabilimento di Arese. La situazione di Arese Sin dal 1987 (anno
dell’acquisizione) si è perseguito esclusivamente lo smantellamento di Arese e
non lo sviluppo. Arese è stata una
miniera d’oro. Prima l’acquisto a
prezzi stracciati, poi il finanziamento di 238 Miliardi per l’auto elettrica,
poi i soldi del CRAA che è fallito, infine la vendita delle aree con un affare
di circa 1.000 miliardi. I modelli Alfa
sono stati spostati in altri stabilimenti (la 166 prima a Rivalta poi a
Mirafiori, lo spyder e coupè da Pininfarina) ed è stata sciolta la piattaforma
Vamia. Oggi ad Arese ci sono solo 2500
lavoratori (rispetto ai 15000 del 1987) divisi tra direzione tecnica (1100),
motore 6 cil (450) e Multipla a metano(750) e altri settori terziarizzati
(300). Sia l’accordo con GM, sia la
recente decisione di creare le Business-unit impongono l’esigenza di rilanciare
con forza il marchio Alfa Romeo per coprire la fascia alta di mercato
essenziale per il mercato Europeo e Americano. La business-unit Alfa deve avere
sede ad Arese e deve comprendere la progettazione, lo studio e la produzione
delle vetture a Fuel-cell (celle a combustibile), la sperimentazione, la
produzione della 166 da subito e la nuova in prospettiva, la produzione del
motore 6 cilindri, realizzato in collaborazione con GM.
Conclusioni La Cub ritiene
positivo il cambiamento del gruppo dirigente avvenuto negli ultimi giorni;
cambiamento ritenuto da tempo precondizione per un possibile mutamento di
strategia della Fiat nel settore auto.
Occorre che siano chiarite le prospettive dell’accordo con GM, e se
all’orizzonte, sistemati al meglio gli aspetti finanziari della crisi,si
intende procedere alla cessione dell’azienda.
Questa crisi non può essere affrontata come le precedenti: i progetti
inconsistenti e tanti concreti licenziamenti.
L’importanza del settore auto sull’intera economia e il numero degli
occupati in termini diretti e nelle aziende collegate, impongono scelte
radicalmente nuove e alternative rispetto a quelle praticate nel passato,
compreso la ricomposizione del processo produttivo devastato con
esternalizzazioni e terziarizzazioni. È
necessario che il governo subordini eventuali misure di sostegno dell’auto solo
a fronte di un impegno concreto della Fiat a mantenere in essere tutti gli
insediamenti produttivi, che vengano ritirate le procedure di licenziamento di
Fiat Auto e di tutte le aziende collegate e si ponga come obiettivo il
mantenimento dell’occupazione esistente anche attraverso la distribuzione del
lavoro.
Arese 4-7-2002
Confederazione Unitaria di Base