www.resistenze.org - proletari resistenti - lavoro - 25-05-14 - n. 500

Si bloccano le merci... circola la lotta!

CAU Napoli
| caunapoli.org

25/05/2014

Tra le campagne elettorali di politici di qualsiasi "colore" che, nel pieno delle elezioni europee, ci invitano a metterci nelle loro mani, noi vogliamo riportare ciò che i media offuscano completamente ma che invece è un grande esempio di come le cose possono cambiare dal basso e che è possibile invertire la rotta e far pendere la bilancia dalla nostra parte!

UN FOCUS SULLA VICENDA TNT

Riportiamo qui in breve le tappe fondamentali della vertenza della TNT - colosso olandese della distribuzione e della logistica di cui uno stabile si trova nel nostro territorio, precisamente a Teverola - che dal mese di febbraio abbiamo seguito direttamente insieme al sindacato autorganizzato Sicobas.

La scorsa estate la TNT annuncia 854 licenziamenti in Italia che toccheranno diversi stabilimenti. Per raggiungere questo scopo bisogna, ovviamente, snellire il numero dei lavoratori e di conseguenza anche i diritti che a loro spettano. L'azienda, con la solita scusa della crisi, sostiene di aver personale "in esubero" e per questo incentiva per alcuni lavoratori l'uscita volontaria col ricatto della buona uscita, per altri la cassa integrazione e, scaduta questa, il licenziamento; ad altri ancora, invece, dà la possibilità di firmare un "nuovo" contratto con un'altra cooperativa.

Niente di nuovo sotto al cielo: il classico divide et impera che differenzia, scompone e indebolisce il fronte dei lavoratori accompagnato da una delle mosse che più spesso viene messa in atto dalle cooperative della logistica (una dichiara fallimento e viene sostituita da un'altra collocata nello stesso posto, ma con un numero di lavoratori minore a cui spetta un contratto di lavoro peggiorativo…come dire, il lupo cambia il pelo ma non il vizio!)

Gli effetti della "ristrutturazione" arrivano veloci anche allo stabilimento di Teverola. I facchini cominciano a discutere nelle assemblee, iniziano i volantinaggi, ci si organizza per i primi picchetti e i blocchi dei camion all'alba.

A questi momenti abbiamo partecipato in tanti, come militanti di collettivi politici ma anche come semplici studenti che si sono interrogati su quello che stava succedendo solo a pochi chilometri dalla propria facoltà e sulle ragioni di chi stava provando ad opporvisi.

Momenti necessari, oltre che per portare solidarietà e sostegno materiale ai facchini coinvolti e a "marcare" sempre di più la trasversalità delle lotte ovunque esse nascano e si sviluppino, anche a strappare qualche vittoria: quando le assemblee e i blocchi crescono progressivamente per intensità e per il numero dei partecipanti, la condizione dei facchini licenziati o cassintegrati esce dall'anonimato dello stabilimento di Teverola.

Bloccando camion e tir, infatti, si intasano le "vene" attraverso cui le merci prodotte circolano e vengono smistate, provocando danni economici che pesano immediatamente sul "gobbone" degli imprenditori! Motivo per cui questi ultimi, venendo attaccati dallo sciopero direttamente nel vivo dei propri interessi, sono costretti a fare i conti con la forza dei lavoratori, a doverli riconoscere come un interlocutore a cui - se non altro - dare "spiegazioni" sul proprio operato, le cui rivendicazioni non possono essere più ignorate.

Ecco come si arriva all'accordo firmato qualche settimana fa in cui il colosso TNT ha dovuto cedere e riconoscere ai lavoratori pieni diritti e il pagamento degli istituti contrattuali (ferie, malattia, TFR)!

FIRMATO L'ACCORDO, COSA CI RESTA?

La vicenda dei facchini della TNT ha rappresentato per la nostra piccolissima esperienza una novità importante perchè ricca di occasioni per riflettere e crescere collettivamente.

Innanzitutto, abbiamo potuto "toccare con mano" contro quali condizioni di lavoro si battano tutt'ora i facchini impiegati nel settore (sfruttamento disumano, orari di lavoro insostenibili, buste paghe dimezzate, straordinari mai pagati, alto tasso di lavoro nero), mettendo spalle al muro i padroni per vedersi riconoscere quei diritti che solo de iure gli spetterebbero ma che de facto risultano sistematicamente negati.

Altro tratto "distintivo" della logistica con il quale abbiamo potuto confrontarci seguendo la vertenza TNT: quasi il 30 % dei lavoratori addetti al settore è immigrato. Un dato non indifferente che la dice lunga su quanto le condizioni di sfruttamento diventino ancora più intense e quasi giustificate se a subirle è uno straniero sotto il perenne ricatto dei padroni: se si "osa" alzare la testa il rischio non è solo quello di perdere il posto, ma addirittura di venire rispediti nel paese d'origine, in base a quanto stabilito dalla legge Turco-Napolitano.

Eppure, proprio il fattore "razziale" si è dimostrato un elemento ricompositivo centrale che ha dato ai lavoratori del settore - e in particolare alla componente migrante - un protagonismo politico senza precedenti. Questo lo si è ottenuto anche attraverso il coordinamento di scioperi, blocchi e azioni di solidarietà nei vari poli presenti sul territorio nazionale, innescando una reazione a catena che ha portato a galla e reso "pubbliche" le condizioni di schiavismo denunciate con forza dai facchini, immigrati e non, a prova che non esistono differenze etniche e culturali quando si è tutti dalla stessa parte della barricata.

A dimostrazione di quanto diciamo, a Teverola, i blocchi interessavano contemporaneamente gli stabilimenti TNT della Campania e del Lazio - in modo che le vertenze di uno stabilimento fossero unite e coordinate con quelle di un altro - e sono stati eletti e riconosciuti come rappresentati sindacali proprio due facchini protagonisti delle giornate di lotta degli ultimi mesi!

Insomma, ci sembra che questa esperienza e gli elementi che da essa possiamo provare a generalizzare abbiano avuto un portato significativo sia per i lavoratori, che hanno progressivamente acquisito coscienza di sé e consapevolezza della propria forza nel reagire agli attacchi che gli venivano posti con determinazione e unità, sia per chi li ha supportati dal momento che ha potuto cogliere da molto vicino le contraddizioni che si vivono in questi luoghi, dove i diritti vengono continuamente lesi in nome del profitto.

PERCHÈ LA LORO LOTTA È LA NOSTRA LOTTA!

Teverola non è un caso particolare: tra sconfitte iniziali poi tramutate in vittorie significative, le lotte della logistica, radicate principalmente nel nord e centro-nord (Torino-Milano-Bologna-Piacenza) si sono poi estese anche in alcuni poli del centro-sud.

Per il fatto di avere innescato, negli ultimi anni, un ciclo "virtuoso" e in espansione, queste lotte sono state bersaglio di una repressione scientifica e feroce da parte di tutti gli strumenti di cui il padronato dispone: pensiamo al caso Ikea (uno dei più "rumorosi") in cui stampa locale, sindacati confederali, padroncini delle cooperative, grandi multinazionali e forze dell'ordine hanno fatto "fronte comune" contro i facchini più attivi con contro-presidi di crumiri, allontanamenti e ritorsioni di ogni tipo contro i lavoratori più sindacalizzati e attivi nella vertenza.

Nonostante la veemenza delle rappresaglie subite, queste lotte sono la dimostrazione che è possibile provare a cambiare i rapporti di forza tramite l'unità di interessi tra i lavoratori e chi è disposto a schierarsi al loro fianco come studente, precario, disoccupato.

La lotta dei facchini è la nostra lotta anche perchè sappiamo che le condizioni a cui sono sottoposti oggi i lavoratori sono le stesse che ci troveremo noi a subire domani quando saremo fuori dall'università. Perchè basta dare uno sguardo al di fuori delle aule in cui studiamo per capire che la più ampia ristrutturazione che sta avvenendo nel mondo del lavoro, che utilizza la crisi come pretesto per continuare ad eliminare diritti, che si fa forte dei dogmi della flessibilità e della competitività, ci chiama in causa tutti.

E quindi ragionata, organizzata, costruita da tutti deve essere la risposta al misero futuro che ci stanno preparando, presagito benissimo dalle finalità del Jobs Act di Renzi - unico provvedimento del governo che dovrebbe "risolvere" l' "emergenza occupazionale" - prevede solo aumento dello sfruttamento e stabilizzazione della precarietà, andando a "legalizzare" ancor di più il processo che vede i lavoratori sempre più schiacciati dal ricatto padronale e rendendo sempre più reale purtroppo l'equazione "lavoro=zero diritti".

Opporsi a provvedimenti come questo, estendere e mettere in connessione i focolai di lotta apparentemente sporadici e altrimenti isolati, far emergere e dare voce ai piccoli ma rilevanti episodi di resistenza sui posti di lavoro ancor più quando i media main stream provano a tacerli con forza per sminuire la portata che essi effettivamente hanno, riportarli all'interno delle aule universitarie per dargli sostegno e farli vivere e crescere al di là dei propri confini "fisici": questo il senso del lavoro che abbiamo provato a fare a Teverola.

Nel frattempo portiamo a casa una grande lezione: solo la lotta paga!

 


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