www.resistenze.org - proletari resistenti - movimento operaio internazionale - 18-09-13 - n. 466

Intervento PAME al Congresso del CTB

PAME | pamehellas.gr
Traduzione per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Per il suo interesse e la sua chiarezza, riportiamo l'intervento del Fronte Militante di Tutti i Lavoratori della Grecia (PAME) al Congresso della Centrale dei Lavoratori e Lavoratrici del Brasile, tenutosi recentemente a San Paolo.

21/08/2013

Cari compagni e amici,

In nome della classe operaia della Grecia e del suo polo di classe nel movimento sindacale, cioè il Fronte Militante di tutti i lavoratori (PAME), che comprende centinaia di organizzazioni sindacali e migliaia di lavoratori, trasmetto un saluto militante, combattivo, di classe e internazionalista ai lavoratori del Brasile e alla loro organizzazione CTB.

E' un onore partecipare al vostro congresso e un'opportunità per rafforzare le nostre relazioni. Soprattutto oggi che il capitale, insieme con tutte le sue organizzazioni internazionali ed i partiti politici che in tutti i modi appoggiano la sua strategia, hanno lanciato un attacco strategico a tutto tondo contro i lavoratori e gli strati popolari, i contadini poveri, i lavoratori autonomi, le donne, la gioventù.

L'attacco sta avanzando con particolare brutalità e si intensificherà ancora di più. In Grecia i datori di lavoro, il governo di coalizione tra socialdemocratici e liberali e una parte di centro-sinistra, e la Troika (UE, Banca Centrale Europea e FMI) hanno imposto un memorandum di misure di austerità selvagge. Citiamo alcune delle conseguenze di tali misure:

- La disoccupazione è passata dall'8% (2008) al 27% (2013). Tra le donne il tasso sale dal 45% al 50%. Tra i giovani è di oltre il 65%.

- 1,5 milioni di disoccupati su un totale di popolazione attiva di 4,5 milioni (cifre ufficiali che nascondono una grande parte dei disoccupati).

- Migliaia di licenziamenti nel settore pubblico e privato, nell'Istruzione, nella Sanità, nelle amministrazioni locali, ecc.

- Il lavoro flessibile è passato dal 5% al 40%. Il lavoro informale supera il 40%.

- Lavoratori non pagati da mesi, la maggioranza nel settore privato, ma molti anche nel settore pubblico.

- Promulgazione dei "licenziamenti ad nutum" (senza causa) e tagli fino all'abolizione degli ammortizzatori sociali.

- Abolizione dei contratti collettivi, sostituiti da contratti individuali.

- Regolazione del salario minimo per legge dello Stato, con una riduzione che passa da 756 a 500 euro al mese.

- Riduzione del sussidio di disoccupazione da 450 a 350 euro, che però solo pochissimi disoccupati conseguono..

 - Tagli salariali e alle pensioni di oltre il 20%-40% , mentre si prevede che ci saranno ulteriori riduzioni.

- Caro vita e aumento delle imposte popolari attraverso tributi straordinari, anche per i disoccupati. La maggioranza non può pagare ed è punita con l'interruzione dell'erogazione della corrente elettrica e dell'acqua, con l'espropriazione abitativa da parte delle banche e dello Stato.

- Abolizione della Domenica come giorno festivo e dell'orario di lavoro fisso.

- Le Casse della Previdenza Sociale sono vuote (a causa della disoccupazione, dei tagli salariali, della riduzione dei contributi degli imprenditori). Rischio di sospensione del pagamento delle pensioni e sospensione delle prestazioni sanitarie.

- Gli ospedali e le scuole pubbliche sono degradati e chiudono. Istruzione e Sanità sono consegnate completamente al capitale privato. Gran parte della popolazione non ha accesso a questi servizi.

- L'immigrazione sta crescendo ad un ritmo frenetico.

- Migliaia di piccole e medie imprese stanno chiudendo, i lavoratori autonomi si convertono in disoccupati e senza sicurezza.

- Migliaia di contadini sono sradicati a causa degli elevati costi di produzione e prezzi bassi dei loro prodotti, grazie alla PAC (Politica Agricola Comune della UE). La terra sta passando nelle mani delle grandi imprese capitaliste.

- Il 40% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Aumentano i casi di malnutrizione.

- Allo stesso tempo aumentano le sovvenzioni, le esenzioni fiscali e i privilegi per il grande capitale.

- Si privatizzano tutti i beni statali (energia, acqua, ferrovie, porti, aeroporti, industria statale, parti della pubblica amministrazione, sanità, istruzione, ecc.).

Lo Stato, attraverso degli accordi con la Troika, prende prestiti solo per pagare i creditori e per rafforzare le banche, che a loro volta sosteranno il capitale. Il paese è carico di prestiti attraverso i memorandum menzionati. Nulla va per le necessità popolari. Nonostante le politiche di rigore per la riduzione del debito, il debito cresce. Dal 120% al 174% del PIL (Prodotto Interno Lordo).

La crisi si approfondisce e le stime di tutti gli organismi prevedono che la situazione peggiorerà. Dato il timore di rivolte popolari, intensificano il terrorismo padronale e la repressione statale.

La politica non è slegata dall'economia. Si rivela il vero volto del sistema: la dittatura dei monopoli.

Negli ultimi anni si sono organizzate lotte importanti in Grecia, guidate dal PAME: scioperi, proteste, pressioni al sindacalismo collaborazionista per convocare 30 scioperi. Si rammenta lo sciopero dei lavoratori dell'Acciaieria Greca per contrastare la riduzione dei salari, durato diversi mesi con il contributo del PAME, che ha ottenuto la solidarietà internazionale. Questo sciopero è un grande patrimonio per il movimento operaio. La grande percentuale dei lavoratori confida nel PAME e appoggia le sue iniziative. E' stata messa in discussione la legalità borghese con la parola d'ordine: "la legge è il diritto dell'operaio". Il PAME ha contestato movimenti come "gli indignados" o i "senza sindacati", che si sono sgonfiati ben presto, dopo tuttavia aver rafforzato il partito nazista "Alba Dorata". Ha lottato contro l'equiparazione tra comunismo e fascismo (la politica ufficiale della UE) perché l'anticomunismo prepara il terreno per un attacco universale al lavoro.

Il carattere della crisi

Anche se queste lotte non hanno impedito l'attuazione delle misure, tuttavia abbiamo conseguito esperienza di classe. Cambia il livello di coscienza tra i lavoratori che hanno partecipato alla lotta per la prima volta. E' quindi essenziale prendere coscienza della natura della crisi, aumentare il numero dei lavoratori nei sindacati, mutare i rapporti, combattere la logica della soluzione dei "salvatori", contrastare l'idea che le lotte siano inefficaci, il fatalismo e la rassegnazione. E' per questa riorganizzazione del movimento che il PAME sta lottando. Tutti i grandi cambiamenti non sono mai accaduti in modo lineare, ci vuole preparazione e concentrazione di forze per lo scontro decisivo. La classe operaia è poderosa quando è organizzata e convinta della necessità della lotta contro il capitale e i suoi partiti.

La stessa politica si sta applicando in altri Paesi, dove non hanno un grande debito, nei paesi con memorandum (Irlanda, Portogallo) o senza memorandum (Spagna, Italia), nei paesi in cui la crisi si acuisce (Francia, Gran Bretagna) e in quelli in fase di recupero (Argentina, Brasile), fintanto nei paesi dominanti (USA, Germania, Giappone). Amici e nemici del sistema stanno già parlando di una crisi prolungata e sincronizzata del capitalismo. Il movimento deve avere un quadro chiaro sulle cause e il carattere della crisi. Non è solo una questione teorica, ma anche una questione pratica di importanza strategica. Definire chi sono i nostri nemici e i nostri alleati, l'orientamento della lotta del movimento, l'unità degli obiettivi strategici diretti. Proteggere dalle illusioni: trappole, che già il movimento ha pagato. Da questo dipende la sua unità e la sua efficacia. Potrà rispondere alla sua missione storica di liberare la classe operaia dallo sfruttamento. Pertanto, è necessario rispondere a domande quali:

Perché le crisi si ripetono costantemente nonostante i cambi di governi (liberali, socialdemocratici) e le differenti politiche di gestione?

Perché diversi paesi, con diversi problemi strutturali, stanno soffrendo la crisi?

Perché, nonostante le forze produttive, la tecnologia e la conoscenza umana si stiano sviluppando, nonostante l'aumento vertiginoso della ricchezza prodotta del lavoro umano, tuttavia la vita di sempre più persone sta peggiorando?

E' possibile salvare il sistema attraverso un'altra gestione, all'interno dello stesso sistema?

Esiste una via per i lavoratori per salvarsi da questa barbarie?

Su queste questioni, si confrontano due linee all'interno del movimento: La linea della collaborazione e di gestione del sistema e la linea di classe per il suo abbattimento.

In Grecia, la prima è rappresentata da forze sindacali del neoliberismo, della socialdemocrazia e degli opportunisti di centro-sinistra, che hanno sostenuto la Centrale Sindacale GSEE, una Centrale Sindacale di sottomissione sociale e del dialogo. A livello internazionale questa linea è rappresentata dalla CES e dalla CSI.

La seconda, la linea di classe, è rappresentata in Grecia dal PAME e a livello internazionale dalla FSM. Ci permettiamo di presentare alcune considerazioni basate sulla realtà:

L'"avversario" del blocco socialista può esser sparito, ma le crisi capitalistiche si acutizzano. L'unica cosa in cui tutti i capitalisti concordano è la riduzione del prezzo della forza lavoro. Ma la feroce concorrenza tra essi moltiplica le guerre al fine di garantire i loro mercati, le loro fonti di energia, le loro vie di trasporto. Le insurrezioni popolari vengono ingannate cercando di servire interessi estranei al popolo, interessi che convengono a una o all'altra parte della borghesia (per es. in Egitto) con l'intervento internazionale.

L'attacco è cominciato con le riforme capitalistiche negli anni '70. La crisi ha reso queste riforme ancora più violente. Le misure applicate oggi sono previste nei trattati di Maastricht e di Lisbona degli anni '90 (salari più bassi, rapporti di lavoro flessibili, abbattimento della Sicurezza Sociale, privatizzazioni, ecc.). Questi trattati sono stati votati in Grecia dai neoliberisti (Nuova Democrazia), dai socialdemocratici (PASOK) e dal centro-sinistra (SYRIZA).

Qual è la posizione del PAME sulla crisi, come definisce la sua strategia e la sua tattica?

Si tratta di una crisi ciclica del capitalismo a causa della sovra-accumulazione di capitale, come tutte le crisi che l'hanno preceduta. Di questo modo si scatena violentemente la contraddizione principale, vale a dire che i beni si producono con il lavoro di molti mentre l'appropriazione dei risultati è privata, la proprietà è capitalista. Ogni capitalista produce il più possibile al fine di scalzare i suoi rivali e predominare nel mercato. Ribassa i salari dei lavoratori (che sono anche consumatori dei prodotti) e licenzia. Il sovra-sfruttamento di una parte dei lavoratori diventa requisito per la disoccupazione di un'altra parte di essi. È una follia sociale: l'accumulazione della ricchezza dei capitalisti significa obbligatoriamente accumulazione di povertà per il popolo.

L'anarchia della produzione si verifica perché l'unico obiettivo è il profitto, la produzione non può essere pianificata, non è possibile prevedere l'incapacità di consumare tutto quello che viene prodotto. Le merci rimangono invendute. I profitti diminuiscono, la produzione viene interrotta, il capitale non investito si blocca, si accumulano fino a trovare opportunità di investimenti redditizi, le necessità popolari non vengono soddisfatte. Per esempio, in Grecia ci sono 200.000 case invendute, mentre molti corrono il rischio di perdere le loro abitazioni a causa dei loro debiti.

I capitalisti greci hanno portato in Svizzera 600 miliardi di euro, cioè più del doppio del debito nazionale, mentre la produzione barcolla. E non sono gli unici. Il mercato traboccava di profitti nel periodo di sviluppo. La distruzione delle forze produttive è necessaria per la "ripartenza" dell'economia in termini di redditività. La prima forza da distruggere è la forza lavoro. In questo sono coordinati tutti i capitalisti in tutti i paesi.

Ma si distruggono anche altri settori del capitale. Le piccole imprese chiudono. La produzione si concentra in meno monopoli. Capitali monetari si stanno abbassando (ribasso della borsa, svalutazione delle obbligazioni dello Stato e riduzione dei depositi bancari). La concorrenza tra i settori della borghesia e differenti Stati si sta acutizzando, su chi pagherà di più o di meno la crisi. Lo sviluppo che seguirà sarà debole, breve, costituirà la preparazione di una nuova crisi. Sarà basato sulla povertà e la disoccupazione. Gli investimenti privati non possono assorbire milioni di disoccupati, ma solo creare pochi posti di lavoro precario e mal pagato. Le crisi sono legati al DNA del capitalismo, non si possono evitare. Si verificano indipendentemente dal desiderio umano. Non sono causate da una buona o cattiva gestione di governo, da diverse opzioni politiche, nel quadro del sistema. L'attacco antipopolare è la strada unica per il capitalismo. Ci sarà crisi finché ci sarà capitalismo, che le genera e non ha più niente da dare. Le crisi intensificano la putrefazione e la barbarie del capitalismo, ma a loro volta producono reazioni, condizioni e forze per il suo rovesciamento.

Per il PAME questa analisi è di fondamentale importanza. Definisce l'orientamento generale della lotta del movimento operaio, con la quale devono essere legate le lotte quotidiane sui problemi parziali, piccoli o grandi dei lavoratori, apre il cammino per l' abbattimento della "matrice " della crisi. Se la causa è la proprietà privata dei mezzi di produzione, i primi ad avere interesse a eliminarla sono quelli senza proprietà privata, cioè la classe operaia. È essa che può guidare un'alleanza sociale con altri strati popolari colpiti (contadini poveri che sono sradicati dalla terra, autonomi che chiudono i loro negozi, le donne e i giovani).

Il PAME ha preso l'iniziativa di far convertire i segmenti radicali di questi strati, in una direzione antimonopolista, antimperialista, ossia anticapitalista, connettendo l'uscita dalla crisi a favore del popolo e non dei monopoli, con la proprietà privata dei mezzi di produzione e del potere politico. Cioè, la questione non si riduce a quale partito è al governo, ma a quale classe ha nelle sue mani la proprietà e pertanto il potere politico.

Alcuni sostengono che la crisi è una "crisi del debito", altri che si tratta di una crisi del capitalismo: casinò, di capitalismo pirata delle banche. Danno la colpa alla gestione neoliberista e non alla natura del sistema stesso, che assolvono. Il PAME considera che si tratta una tipica crisi di sovra- accumulazione.

Il debito è il risultato e non la causa della crisi. La crisi di sovra-accumulazione ha contribuito all'aumento del debito. Il FMI sostiene che il debito dei paesi sviluppati, dal valore ante crisi del 75% del PIL giungerà al 120% nel 2014. Il debito è dovuto al rafforzamento del capitale da parte dello Stato e non alla soddisfazione dei bisogni popolari. Il debito è un elemento di sviluppo capitalistico. Quale potere può evitare il pagamento di questo debito? Non potrà essere un potere borghese ma solo il potere della classe operaia.

Alcuni sostengono che dobbiamo riconoscere la parte del debito legale. Tuttavia, né il popolo deve qualcosa, né esiste modo migliore, più combattivo, per negoziare la riduzione del debito. Riconoscendo anche una sola parte del debito, si riconoscono gli accordi sul prestito del paese con i prestatori e la condizione che i debitori debbano arrendersi completamente a sostenere le banche (che devono salvarsi a tutti i costi per finanziare la ripresa capitalista) e che tali prestiti devono essere pagati dal popolo. Ciò significa che un qualsiasi altro governo impone nuovi memorandum. Questa posizione non può affrontare la disoccupazione e la povertà, che sono il trampolino per la ripresa capitalista.

L'opinione che un gruppo di banche statali può innescare uno sviluppo controllato delle imprese sane, non tiene conto del fatto che queste aziende lavorano per la loro redditività, secondo le condizioni che gli impongono i prestatori. Il ruolo delle imprese sane è basato sui profitti con il furto del reddito dei lavoratori.

- Solo il PAME rifiuta di riconoscere il debito. Lotta per la cancellazione unilaterale di tutto il debito, che libera le forze produttive del paese a favore delle necessità popolari.

- Solo il PAME lotta per l'uscita dall'UE. E' un fattore che aggrava la crisi, una "alleanza di lupi" che coordina i monopoli contro i lavoratori, sia con governi neoliberali che socialdemocratici. La partecipazione nell'UE non è una scelta nazionale, ma una scelta classista del capitale, per migliorare la propria presenza a livello internazionale. Le opinioni di centro-sinistra che si possa cambiare la UE, non è altro che un'illusione e ha portato queste forze a sostenere scelte barbare e incorporare il mondo operaio nella loro politica, che ora stanno pagando.

Dall'altra parte, la cancellazione unilaterale del debito e l'uscita dall'Unione Europea non possono di per sé garantire la prosperità popolare. Ci sono settori del capitale che possono sostenere queste posizioni. Esprimono interessi imprenditoriali (soprattutto gli esportatori) a cui conviene il ritorno all'unità monetaria nazionale, l'uscita dall'UE e dalla zona euro, sono beneficiari della fluttuazione della moneta nazionale. Essi considerano che, non pagando il debito ai creditori, i fondi nazionali sono disponibili a sostenerli. Questa linea politica ha i suoi rappresentanti in Grecia e in molti paesi. Non evita la crisi. Basa lo "sviluppo" sul prestito delle banche e dello Stato, prestito che ancora una volta pagheranno i lavoratori. I salari ridotti e la disoccupazione sono requisiti anche per questa politica.

Queste posizioni a livello politico si esprimono attraverso lo slogan della "Unione Patriottica" contro i prestatori e l'"occupazione" imposta ai paesi più poveri. A livello internazionale si parla di cooperazione tra i paesi dell'Europa meridionale (ignorando le contraddizioni che ci sono tra di essi), con una nuova rinegoziazione del debito, sotto la guida dei governi borghesi al servizio dell'economia liberista, che ci ha portato alla situazione attuale.

In Grecia, convogliano in questa direzione forze politiche eterogenee che hanno come base comune l'accettazione della supremazia dei monopoli, il rispetto per il loro potere economico e politico. Iniziamo con la banda nazi-criminale di Alba Dorata (che nonostante le sue espressioni contro il sistema funge da falange del sistema giocando il ruolo di repressione del movimento e di supporto ai datori di lavoro), passiamo attraverso le formazioni neoliberiste e socialdemocratiche per arrivare al centrosinistra di SYRIZA. Queste forze sono supportate da diverse sezioni del capitale e della stampa borghese, che fino ad ora erano favorevoli all'istituzione dei memorandum. In questo modo stanno creando una base per l'alleanza (leggasi sottomissione) di parti del movimento con parti del capitale, a favore esclusivamente di quest'ultimo.

Ecco il significato dell'analisi del carattere della crisi, che definisce la strategia e le alleanze sociali. La crisi non è nazionale, ma di classe. Da essa esce vincente il capitale e perdente il lavoratore. Se il movimento operaio lotta sotto la bandiera di sezioni del capitale significa la ritirata strategica dei lavoratori, significa la ripresa nella disoccupazione e nella miseria, con in agguato il rischio di nuove crisi.

Le opinioni accennate esprimono una realtà:

Il capitale e le sue forze politiche, distruggono le forze produttive e impoveriscono il popolo, perdendo anche alleati all'interno del popolo (lavoratori ben pagati nel settore pubblico, ecc.). Sapendo che non torneremo al livello di benessere precedente la crisi e che la situazione peggiorerà, temono focolai popolari che possono disputare il suo potere. Essi sono tenuti a riformare il sistema politico con l'unico fine di assorbire e integrare al sistema le reazioni popolari, di disarmare la minaccia al potere dei monopoli. Questo sforzo si sta sviluppando sia a livello sindacale che politico.

In Grecia si vanno screditando le forze sindacali (fino ad ora dominanti), dei neoliberisti e socialdemocratici. Prima e dopo la crisi, attraverso il "dialogo sociale", hanno concertato quanto i lavoratori dovessero perdere e non quanto dovessero guadagnare. Si sono alleati con i datori di lavoro e lo Stato per ridurre i salari, abolire i contratti collettivi. Hanno contribuito alla redistribuzione del reddito a scapito dei lavoratori, hanno coltivato una mentalità di ritirata, del "male minore", dello sforzo nazionale per superare la crisi, dell'integrazione delle vittime nella logica degli aggressori.

Una gran parte delle sue forze si è integrata così in modo organizzato nelle forze sindacali di centrosinistra (SYRIZA), stabilendo lì l'arsenale ideologico e politico del compromesso di classe. Le forze sindacali del centrosinistra e il suo attore politico (SYRIZA) hanno contribuito alla riforma della scena sindacale e politica, senza poter evitare le contraddizioni, come quelle indicate di seguito:

- Hanno come unica parola d'ordine sindacale il rovesciamento dell'attuale governo per nascondere le concessioni in suo favore, per nascondere che nei luoghi di lavoro vengono applicati i memorandum contro i lavoratori. Firmano accordi collettivi con tagli salariali e di diritti.

- Accettano collaborazioni tra il settore pubblico e privato che sempre beneficiano il secondo e aprono la porta alla privatizzazione. Parlano di rafforzamento del capitalismo "sano", come se ci fossero capitalisti che guadagnano senza lo sfruttamento dei lavoratori, ecc.

- Promuovono teorie keynesiane obsolete di regolamentazione dei mercati. Ma il mercato significa concorrenza, profitto. Non può essere a favore del popolo. Non possono coesistere profitti imprenditoriali e prosperità popolare.

Questa politica non contesta la logica dominante del sistema, contemplando le sue priorità (continuazione dei contratti di prestito con la Troika per rafforzare le banche, permanenza all'interno della UE, ecc.). Appellarsi al popolo per rovesciare l'attuale governo, vuol dire sostituire il personale politico del sistema senza cambiare l'essenza della politica.

Questa linea manipola le reazioni popolari, alimentando l'idea che il paese sia sotto occupazione da parte dei prestatori e soprattutto della Germania. Discolpa il capitale che ha creato la crisi e che sta beneficiando di essa e prepara il terreno per un'altra ricetta di gestione delle crisi, che si esprime in primo luogo nel governo degli Stati Uniti e Obama. Rappresenta le diverse parti del capitale e delle sue forze internazionali che hanno mire verso un polo dell'imperialismo mondiale, gli Stati Uniti, in contrapposizione al polo tedesco e dell'UE. Disorienta il popolo e salva il sistema e le sua crisi.

È molto indicativo il fatto che questa posizione è cominciata ad essere sostenuta da importanti gruppi della stampa borghese in Grecia, come negli Stati Uniti (vedasi l'articolo di appoggio a SYRIZA nel New York Times) che patrocinavano i memorandum. Questa posizione è sostenuta anche dall'Associazione degli Industriali, come un'alternativa per assorbire le reazioni popolari, le quali non devono giungere a mettere in discussione il potere dei monopoli. Tutto questo si combina con le grandi concessioni del centrosinistra per quanto riguarda i loro impegni pre-elettorali, il loro approccio alla politica dell'austerità, della disoccupazione e del sostegno agli imprenditori e ai memorandum.

Questa esperienza non è solo greca, ma è anche europea. La socialdemocrazia avvicinandosi ai neoliberisti perde la capacità di ammansire il popolo e di integrarlo nel sistema. Si sostituisce con il centro-sinistra nel ruolo di salvatore del sistema, che assorbe la reazione popolare senza cambiare politica. L'esperienza della partecipazione delle forze di centrosinistra nei governi dell'UE dimostra che non hanno ammortizzato la crisi (a parte che non è possibile), ma sono diventati parte di essa. Hanno imposto l'opzione antisindacale del capitale ai lavoratori, hanno partecipato agli interventi imperialisti.

Infine, una questione strategica per quanto riguarda il dialogo politico:

Quale vantaggio trarrebbero i lavoratori se una forza radicale, di classe, operante in direzione del rovesciamento del sistema, partecipasse a governi di coalizione con altre forze che sostengono altri mix di gestione della crisi nel quadro del sistema, sostenendo le fondamenta stesse del sistema?

A nostro parere, sarebbe una ritirata e una sconfitta di importanza strategica per il movimento. Il compromesso di appoggiare un tale governo che non mette in discussione il sistema, si converte in fattore di inattività e di integrazione nel sistema delle masse operaie radicali e le disorienta, creando l'illusione che le crisi si possano evitare nel quadro del sistema. Inoltre, entrerebbe in conflitto con il popolo e imporrebbe misure antipopolari. La classe operaia perderebbe la sua azione di classe indipendente e la propria organizzazione. Lavorerebbe per gli interessi dei suoi sfruttatori.

Non esiste una combinazione di politiche nel capitalismo per fermare la crisi, che serve sia gli interessi degli sfruttatori che quelli degli sfruttati, sia dei capitalisti che dei lavoratori. Allo stesso modo ogni tentativo nel passato si è dimostrato utile per i primi e sfavorevole per i secondi.

Le lotte del PAME, per difendere i diritti fondamentali dei lavoratori (contro i licenziamenti e i tagli salariali, contro la chiusura di imprese, le imposte anti-popolari, le privatizzazioni, l'abolizione dei diritti alla salute e all'istruzione) cozzano col fatto che i capitalisti non possono superare la propria crisi senza queste misure. Pertanto, anche le vittorie piccole e parziale del movimento stanno diventando sempre più difficili. Per ottenerle dobbiamo rompere con l'anima politica del capitale, e andare al rovesciamento, sotto una direzione antimonopolista, anticapitalista.

Infine, per servire l'obiettivo immediato e tattico si richiede il conflitto radicale con il sistema.

Per il PAME, la negazione delle forze radicali a partecipare a governi di gestione e non di rovesciamento è un lascito di importanza strategica per il movimento. Il PAME piuttosto di coalizioni con forze riformiste e di mantenimento del sistema, sceglie:

- L'unità di classe dei lavoratori, basata sulle sue caratteristiche sociali e di classe e non sul voto alle ultime elezioni, nella direzione dello scontro con la classe padronale e con il dominio nel campo economico e politico, scontrandosi con la base del suo potere, con la proprietà privata dei mezzi di produzione.

- Sceglie l'alleanza sociale di tutti gli strati popolari che subiscono la crisi (gli agricoltori poveri, lavoratori autonomi, donne, giovani). Un'alleanza organizzata a livello di ramo e regionale, con i comitati popolari nei quartieri delle città e paesi.

Il PAME non richiede la condivisione piena della sua prospettiva politica, ma pone come criterio di partecipazione all'alleanza, tre condizioni di base, dirette e combinate:

- Cancellazione unilaterale del debito.

- Uscita dall'UE.

- Socializzazione dei mezzi principali di produzione.

E' l'unico modo per proteggere i lavoratori dagli effetti della crisi e dalle trappole di gestione della crisi contro essi stessi. E' l' unico modo che apre la strada a una economia pianificata al servizio del popolo, sotto il controllo dei lavoratori, con il potere nelle mani del popolo.

Grazie.
 

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