www.resistenze.org - proletari resistenti - salute e ambiente - 26-11-18 - n. 692

NO TRIV: Prendi i voti e scappa. Come il M5S fagocita e tradisce le istanze dei movimenti

Enzo Pellegrin

26.11.2018

E' successo con il movimento NO TAP, è successo con i cittadini di Taranto, è successo con i NO MUOS. Il Movimento 5 stelle, nella costruzione della sua campagna elettorale, aveva sguinzagliato numerosi story-teller all'interno dei movimenti ambientalisti.

La parola d'ordine era la piena adesione alle istanze dei coordinamenti o delle assemblee, promettendo di realizzarle una volta al potere. Incamerato il contributo alle urne, le istanze sono state tutte puntualmente tradite, minimizzate od anestetizzate.

A Taranto, l'ILVA continua ad inquinare con immunità penale ed esuberi, ne più ne meno che con il piano Calenda del PD. Nel Salento, il TAP verrà realizzato dopo aver promesso di fermarlo in due giorni. A Niscemi, da tempo hanno lasciato da soli i NO MUOS.

Questa volta tocca al movimento Lucano contro le trivellazioni selvagge, accusate di danneggiare gravemente salute ed ambiente, dati dell'Ufficio Intergovernativo per il cambiamento climatico (IPCC)  e dell'Agenzia Europea per l'Ambiente (IEAA) alla mano. Le istanze fondamentali del movimento erano volte ad ottenere una moratoria delle attività estrattive upstream, l'approvazione di un nuovo disciplinare-tipo in grado di tutelare l'interesse alla salute, un fermo al meccanismo di proroga automatica dei permessi di ricerca, coltivazione, stoccaggio degli idrocarburi, la revisione delle Valutazioni di Impatto Ambientale e la previsione di un piano Aree di estrazione in grado di diminuire i gravi rischi per salute ed ambiente.

Anche qui, nella lotta dei NO TRIV, il M5S aveva schierato personaggi come Mirella Liuzzi, che con i voti dei NO TRIV ha raggiunto la poltrona alla Camera.

Già durante la visita in Basilicata di Di Maio, il Coordinamento NO TRIV aveva denunciato l'ambiguità delle parole del vice premier: "Io posso prendere un impegno oggi… che è quello di non firmare alcuna autorizzazione finché i soldi andranno fuori dalla Basilicata e non sarà garantito il diritto alla salute dei cittadini lucani".

Questo martoriato diritto alla salute sembrava essersi già trasformato in una questione di "soldi", dal momento che le attività estrattive sono già di per sé dannose per salute ed ambiente. In realtà, sul tavolo del Ministero dello Sviluppo Economico erano presenti numerose nuove istanze di ricerca, coltivazione, concessione, stoccaggio, rispetto alle quali, le istanze del movimento ambientalista lucano chiedevano: moratoria, blocco e revisioni delle valutazioni di impatto ambientale. Nel "pacchetto volontà", notificato dal movimento al ministro Di Maio, erano presenti tutta una serie di proposte da adottare a stretto giro per stoppare nuove attività upstream nel nostro Paese, sia in mare che in terraferma.

Ne è seguito un imbarazzante silenzio, per oltre 40 giorni da parte degli "eletti".

Il 21 novembre scorso, proprio l'onorevole Liuzzi, ha presentato, con altri suoi 16 colleghi, un emendamento alla legge di stabilità 2019 (Art. 88bis articolo aggiuntivo n. 88.010 al ddl C.1334 in riferimento all'articolo 88), con il quale semplicemente aumenta i canoni annui per i permessi di prospezione, ricerca, concessioni di coltivazione e stoccaggio, nel mare territoriale, nella terraferma e nella piattaforma continentale italiana.

Insomma una questione di soldi. Altro che salute e ambiente.

Il Coordinamento Nazionale NO TRIV, nel suo comunicato 24 novembre 2018, parla di "bancomat petrolifero", come dire: "Petrolieri fate pure: ma non dimenticate di passare alla cassa per lo scontrino".

Il bello è che la Liuzzi, nel suo blog, mena vanto di tale emendamento, asserendo che grazie al medesimo arriverà "quasi mezzo miliardo in più per lo Stato".

E la salute dei lucani? E' questo il suo prezzo al mercato corrente?

Forse fa parte di un'altra fattura.

Nessun cenno, nell'attività del governo, delle richieste o delle istanze del movimento: moratoria, disciplinare-tipo, stop alla proroga automatica, riforma della V.I.A, Piano Aree…

Oggi, siamo di fronte, più che ad un imbarazzante silenzio, all'asta delle merci salute e ambiente: prezzi in aumento, ma si può sempre comprare.

L'emendamento Liuzzi e la svendita della salute dei lucani non è che l'ultimo esempio del comportamento bifronte della seconda sponda del governo. Le istanze dei movimenti sono buone per raccogliere voti tramite il loro scontento. Ma, alla prova della gestione del potere, i cinquestelle hanno dimostrato più volte di perpetuare quel sistema di profitto e sfruttamento che in campagna elettorale raccontavano di avversare.

Il comportamento del M5S è altresì la perfetta dimostrazione, con prove materiali, che il sistema capitalistico e le multinazionali non possono essere riformate o controllate.

Per perseguire la tutela della salute e dell'ambiente dei lucani, non serve un cambio di governo, serve una rivoluzione. Serve l'abbattimento del sistema privato di estrazione delle risorse naturali. Serve riportarlo sotto il controllo della collettività, per pianificare e produrre solo ciò di cui veramente abbiamo bisogno, non ciò che serve al profitto di un'impresa privata. Solo in tal modo può essere ricercata la soluzione migliore per l'ambiente e la salute dei cittadini, le alternative praticabili, l'energia il più possibile pulita.

Il profitto e l'impresa privata sono sempre stati l'unico e principale obiettivo di un gestore privato all'interno del capitalismo. Salute e ambiente sono per lui ostacoli da combattere, non interessi da tutelare.

Camminare ancora sulla vecchia strada, trasforma tutti noi in bancomat per gli sfruttatori, in ogni aspetto della nostra vita.


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