www.resistenze.org - proletari resistenti - scuola - 29-07-04

Si cerca in ogni modo di inserire filiere e confraternite personali e private nel settore pubblico

di Tiziano Tussi

Il disegno è chiaro. Si cerca in ogni modo di inserire filiere e confraternite personali e private nel settore pubblico. Il settore scuola è in prima fila in questo tentativo. Anche se la strada è tortuosa e complicata la direzione e l’obiettivo finale sono chiari.

Le nuove modalità proposte dal ministro Moratti per l’assunzione degli insegnanti vanno in questa direzione. La decisione finale, dopo ostacoli che gli aspiranti ad un lavoro stabile nella scuola dovrebbero superare, dopo avere superato lo scoglio del numero chiuso per entrare nelle scuole di specializzazione, un successivo periodo di prova, finalmente si giunge alla decisione finale sulle proprie capacità. E qui entra in azione il preside della scuola dove si è prestato un periodo di praticantato. Il preside e suoi collaboratori, in una commissione di valutazione approntata per il responso.

Sappiamo benissimo come nelle scuole vengono formate le commissioni. Sappiamo che spessissimo sono i presidi a proporre i nomi, normalmente accettati. Sicuramente accade per quegli ambiti di interesse particolare per la loro libertà di gestione. Esempio ne è da alcuni anni la loro completa indipendenza dal collegio docenti per individuare il vice preside, e collaboratori alla presidenza. La figura del preside nella scuola sta subendo forti accelerazioni verso un rafforzamento del ruolo di dirigenza che per ora è solo sulla carta ma che l’amministrazione attuale sta cerando di riempire di contenuti con celerità.

Non vi sarebbe nessun problema nell’accettare che anche nelle scuole vi fosse un livello di capacità espresse con competenza che si trasformino in ruoli decisionali. Il preside potrebbe anche svolgere funzioni più allargate rispetto a quelle che svolgeva solo qualche anno fa. Il problema nasce nel momento  in cui ci si chiede da dove possano venire tali nuove e specifiche competenze per una figura centrale che da sempre è stata così vissuta, ma in veste burocratica, all’interno della scuola? Nessun corso, nessun seminario, nessun decente nuovo aggiornamento per loro. Addirittura per essi vale il principio dell’autocertificazione per proporsi ai livelli superiori ad esempio per i trasferimenti. Non esistono più graduatorie per i presidi ma non è neppure nato un sistema per potenziare le loro capacità. Insomma: chi è bravo a svolgere il proprio lavoro tale rimane, chi lo è di meno pure. Dare a questa figura non sgrossata una responsabilità gestionale, in assenza di riscontri  seri su capacità acquisite chissà poi come, lascia una grande voragine all’interno del sistema scuola.

Agli insegnanti si richiede sempre più capacità, aggiornamento e auto aggiornamento, partecipazione a stage, più lavoro, più capacità, corsi, corsetti e seminari. Per gli ATA si richiede sempre più professionalità, produttività, anche se poi la privatizzazione dei lavori di manutenzione delle scuole va avanti. Agli studenti si richiede, viste le carte, le schede, i profili, le griglie da compilare, ancora da parte degli insegnanti, una sorta di radiografia di capacità sempre più specifiche – si parla di saper fare, saper ragionare, saper discernere; si cerca i livello di socializzazione, di rielaborazione, di analisi ecc.

Ai presidi non si chiede alcunché: la loro sola esistenza li salva da qualsiasi problema. Moratti fa riferimento al loro numero per potenziare un disegno di familismo del settore pubblico. Il preside decide chi assumere, come muovere i denari della scuola, quando e come pagare gli elementi accessori dello stipendio agli insegnanti – esami, commissioni di lavoro, trasferte ecc. –; il preside risponde alle autorità superiore ed in ultima analisi al ministro del suo operato, in modo personalistico senza più ricorre a noiose graduatorie pubbliche.

Un segnale che si può, scavalcando amabilmente Max Weber, fare della casta burocratica una confraternita medievale di chiara osservanza gerarchica. Alle ortiche il senso dello stato, il senso del servizio, della propria autonomia ma nel pieno di un ampio ingranaggio che persegue fini superiori. L’istituto scolastico diventa sempre più di competenza del capo d’istituto, potendo non avere mai speso per diventarne signore denari e/o capacità.