www.resistenze.org - associazione e dintorni - nuovi partigiani della pace - 19-02-06

Mario Contu: Uno di noi

19 Febbraio 2006, un anno fa, se ne andava Mario Contu

In occasione del primo anniversario dalla scomparsa del compagno Mario Contu, riteniamo, che al di là di frasi retoriche e celebrative, spesso calpestate nella prassi politica quotidiana da chi le enuncia, il miglior ricordo di Mario sia la tenuta ed il proseguimento delle battaglie in cui è sempre attivamente stato impegnato ed al cui fianco ci siamo sempre ritrovati.

Dalla lotta contro il precariato, a fianco dei disoccupati, degli immigrati, di quei giovani che non accettano o cercano di rispondere anche in modo spontaneo ma genuino, a situazioni di disagio e difficoltà sociali. Per la difesa della scuola pubblica contro le manovre, anche del centro sinistra di sottile privatizzazione; dalla difesa dei diritti civili nel mondo carcerario; alla tenace e coerente "resistenza" e lotta contro le derive del "cretinismo istituzionale", attraverso la battaglia contro la logica dei "portaborse" come ceto " amministrativo" da ufficio di collocamento per privilegiati (come normalmente è inteso nella politica istituzionale borghese), ma che, al contrario, in una prassi comunista, dovrebbe essere un servizio politico funzionale alla crescita e funzionamento di un Partito legato agli interessi e bisogni dei lavoratori e dei ceti deboli della società.

Mario fu tra i fondatori del Movimento " Nuovi Partigiani della Pace”, anche qui per cercare di sostenere e difendere la resistenza dei popoli aggrediti e oppressi dalle politiche guerrafondaie dell'imperialismo da un lato, e dall'altro per riaffermare con forza la difesa delle radici antifasciste della nostra società e di questo paese, ormai assediato da politiche e culture impregnate di revisionismo storico, anche nella cosiddetta sinistra. E Mario anche in questo era in prima fila, senza remore o valutazioni di "opportunità", come sempre nella sua vita; vogliamo ricordare il compagno Contu riproponendo il testo dell'ultima battaglia che fece nelle istituzioni, in occasione della giornata del ricordo, legata alla questione "foibe"; ricordo che lo buttammo giù il giorno prima in tutta fretta, conciso ma preciso, e Mario, come sempre, anche se solo, mantenne l'impegno di dare battaglia contro l'infangamento della memoria, di quella generazione di combattenti partigiani che era salita sui monti per ricostruire l'Italia e ridare a tutto il popolo italiano quella dignità, perduta nelle politiche di aggressione e guerra, prodotte dal fascismo in giro per il mondo.

Questo era Mario Contu, un comunista al servizio dei lavoratori e dei ceti popolari che l'avevano portato nelle istituzioni, e questo Mario lo ribadiva continuamente: di essere lì esclusivamente per rappresentare e portare avanti gli interessi di coloro che gli avevano dato fiducia per fare questo. In questi giorni l'unico modo per alleviare il dolore della sua assenza, è quello, guardandoci intorno, che gli impegni e le battaglie che Mario aveva portato avanti, continuano a vivere in noi e nel nostro impegno quotidiano; e su queste noi siamo ancora fermi al nostro posto che era anche il suo, con modestia e consci dei nostri grandi limiti e difficoltà. Lo salutiamo con un sorriso, come faceva sempre lui, ma anche con la determinazione di essere ancora fianco a fianco,nell'immane e complesso impegno di lottare per il socialismo e per un mondo migliore e più giusto.

 

Ciao Mario e ancora grazie.

Enrico Vigna per
Movimento " Nuovi Partigiani della Pace"
Associazione "SOS Yugoslavia"
Centro Cultura e Documentazione Popolare
Redazione sito: www.resistenze.org

1° maggio 2004





Non chiedeteci di condividere
Ultima intervista a Mario Contu




Pubblicato in questo sito l'11/02/05 nel n. 103

10 Febbraio
, Giornata del ricordo: Non chiedeteci di condividere

 

Si comprendono i “ragazzi di Salò” e si accusano i “massacri dei partigiani jugoslavi”, si dedurrebbe anche italiani, visto che sono stati decine di migliaia i partigiani italiani che hanno combattuto contro il nazifascismo in Jugoslavia e sono morti in quelle terre per riscattare l’onore di un intero popolo, macchiato e infangato da vent’anni di fascismo e colonialismo contro altri popoli, come quello jugoslavo, che mai nella storia hanno aggredito il nostro paese.

Da destra e da “sinistra”, tutti concordano per la “riconciliazione”, e invece lavorano per rinfocolare odi, rancori, razzismo etnico. Questi signori dimenticano che la riconciliazione c’è già stata: è avvenuta il 25 aprile 1945, con la sconfitta del fascismo, la cacciata dell’invasore nazista e la vittoria della lotta di liberazione nazionale.

Il mito degli italiani “brava gente” è fondato sulla rimozione storica dei crimini di guerra commessi dall’esercito italiano nelle colonie e nei territori invasi e occupati della 2° guerra mondiale; la nostra storia nazionale è ricca di rimozioni e “dimenticanze” di quello che è stato fatto ad altri popoli e paesi. Dagli archivi delle Nazioni Unite emerge un dato che dovrebbe far vergognare chi ha proposto la giornata del ricordo per gli avvenimenti, sicuramente tragici e da rispettare per chi fosse perito innocente, delle foibe e dell’esodo: solo per il periodo coloniale e della 2° guerra mondiale i fascisti e l’esercito italiano hanno UCCISO oltre UN MILIONE di persone, di cui 300.000 nella sola Jugoslavia ( tutto documentato dallo storico americano M. Palombo, il cui lavoro “Fascist Legacy” è stato utilizzato anche dalla TV “La 7”).

800 italiani furono dichiarati “criminali di guerra” dalla “ Commissione per i crimini di guerra delle Nazioni Unite” e mai processati.

Nei campi di concentramento italiani furono rinchiusi più di 100.000 jugoslavi (uomini, donne, bambini, e dove 11.606  vi morirono ( quelliaccertati).

Quasi 200.000 furono i civili falciati dai plotoni di esecuzione italiani, in quanto “ribelli e banditi”.

Nella sola Istria furono 60.000  gli slavi che in tre anni dovettero fuggire per non essere spazzati via dalla barbaria fascista o deportati nei lager italiani.

I morti accertati nelle foibe sono stati circa 2.000 (e non ci può essere nessun rallegramento di fronte a cifre che trattano di morte), ma va sottolineato che i fascisti e i collaborazionisti col nazismo, in quelle zone furono alcune decine di migliaia, che compirono ogni genere di atrocità e crimini contro la popolazione civile, documentata storicamente in studi, archivi e in alcuni documentatissimi libri che sono a disposizione. Non si può mediante l’utilizzo di questo fatto revisionare storicamente e ribaltare i processi storici avvenuti e non contestualizzarli. E’ un operazione antistorica e faziosa, senza alcuna scientificità e credibilità, smaccatamente razzista, al di là delle opinioni soggettive.

Tutto deve partire dall’aggressione militare dell’aprile 1941, sbocco di quanto già era stato fatto in termini di snazionalizzazione, vessazione e persecuzione etnica di altri popoli, fino ad arrivare alle vere e proprie deportazioni, dalle infami e criminali politiche fasciste italiane, contro le popolazioni slave da sempre residenti nelle regioni del confine orientale, mischiate e coabitanti al di là dell’aspetto etnico; politica che teorizzava l’espansionismo e lo sciovinismo come obiettivi da conseguire. Senza dimenticare che già nel 1918 furono oltre 500.000 gli sloveni e croati “inglobati” dall’Italia di allora, il vizietto espansionista  era quasi un dato di fatto.

 

Quando una giornata del ricordo e della richiesta di perdono agli altri popoli, in questo caso a quello jugoslavo, per queste vittime innocenti? Questo sì rappresenterebbe storicamente un atto di pace e riconciliazione definitiva.

 

Perché dover accettare che i carnefici diventino eroi oltre ad essere vergognoso è anche oltraggioso verso la memoria storica di quella generazione di “ragazzi” che invece di andare a Salò o stare a guardare è salita in montagna a combattere il nazifascismo pagando con la tortura e con la morte la scelta della lotta per la libertà.

 

Per noi l’unica giornata del ricordo e della riconciliazione, del riscatto e della distinzione dal fascismo, è e resta il 25 APRILE, lasciatoci in eredità da quegli italiani che con il loro sangue avevano ridato libertà e dignità all’Italia.

Per questo sottoscriviamo e facciamo nostre le parole e il patrimonio di un italiano partigiano e antifascista, che ha combattuto per la nostra Italia: quella della giustizia e del popolo.

 

“…La storiografia revisionista si è così riempita di pidocchi revisionisti che pretendono di cambiare gli accaduti, la memoria, la toponomastica, i libri di testo… Quelli che combattevano al fianco dei nazisti…volevano la fine delle libertà. Furono invece i Partiti della Resistenza a recuperare le libertà…”I morti”  diceva Pavese “ sono tutti eguali, partigiani e repubblichini”….Ma non erano uguali le loro storie, le loro idee. La pietà è una cosa che fa parte del sentimento umano solidale, ma la pietà per le idee non ha senso, non si può avere pietà per le idee barbare, assassine, non si può revisionare l’orrore, si può al massimo dimenticarlo…per pietà”.     ( G. Bocca)  

 

 

Torino 10 Febbraio 2005,
Enrico Vigna - Presidente dell’Associazione “SOS Yugoslavia” e

Portavoce del Movimento “ Nuovi Partigiani della Pace”


Di seguito ampi stralci de

Intervista a Mario Contu,Consigliere Regionale del PRC in Piemonte

a cura di Nicola Favaro
febbraio 2005

Mario, il Comitato Politico Regionale del Piemonte ha deciso a maggioranza (21 a favore, 19 contro, 4 astenuti) di escludere il tuo nominativo dai 25 proposti dalla Federazione di Torino per le prossime elezioni regionali, come mai?

Il CPR ha commesso un atto arrogante; in base allo Statuto esso deve ratificare le liste proposte dai Comitati Politici Provinciali che, nel caso di quello di Torino, aveva espresso la sua proposta – comprendente anche la mia candidatura – con 37 voti a favore, 10 contrari e 26 astenuti. Ha prevalso una logica di potere in cui la maggioranza uscente (facente capo al segretario Bertinotti), eliminando dalle liste un concorrente scomodo, ha voluto favorire i candidati espressione della stessa.

Si è concluso oggi l’ultimo dei tre incontri della Segreteria Nazionale sulla tua esclusione. Tutti i compagni della segreteria (Bertinotti compreso) tranne uno hanno espresso forti critiche sulla tua esclusione dalla lista dei candidati, tranne poi decidere di non interferire nelle scelte del CPR. Cosa ne pensi?

Non avevo eccessive aspettative e davo come probabile, al 99 %, la scelta che è avvenuta; quell’ 1 % residuo derivava dalla speranza, mai sopita, che il segretario volesse imporsi come il segretario di tutto il Partito e non espressione della sola maggioranza. Insomma speravo in un improvviso colpo di reni, ma mi pare che il “compagno” Fausto ha evidenti difficoltà derivanti anche dall’andamento congressuale nella Federazione di Torino e più in generale in Piemonte.

Sei stato eletto 5 anni fa con un numero inatteso di preferenze, chi sono stati i tuoi elettori?

L’alto numero di preferenze (1.241) in un corpo elettorale come quello del PRC che ne esprime pochissime, deriva dalla mia storia personale: delegato della FLM alle Carrozzerie di Mirafiori dal 1976 al 1980, successivamente, nel 81/82 ho partecipato alle lotte dei precari del Comune di Torino assunti a T.D. per il censimento; dal 1982 al 1997 ho dato il mio contributo come delegato sindacale CGIL nella cooperazione sociale e nella formazione professionale dove operavo, è del 1997 l’impegno istituzionale come consigliere del PRC al Comune di Torino dove risultai il primo eletto degli otto consiglieri che il Partito ottenne. In precedenza ero stato anche tra i fondatori del Coordinamento Genitori Nidi, Materne, Elementari e Medie costituito per la difesa e valorizzazione della Scuola pubblica.

Che attività hai svolto durante questi 5 anni?

Più che le parole parlano i fatti:
- su 526 sedute del Consiglio Regionale sono stato presente a 506;
- ho preso la parola in aula 1.032 volte;
- ho partecipato a 765 riunioni di Commissioni;
- ho contribuito a presentare 32 progetti di legge (di cui 8 come primo firmatario);
- ho presentato 21 Mozioni;
- ho contribuito a presentare 201 Ordini del Giorno, di cui 42 come primo firmatario;
- ho presentato 412 interrogazioni e interpellanze, 209 delle quali come primo firmatario (56 di esse come unico firmatario).
Grazie anche al mio lavoro di sindacato ispettivo sono state aperte tre inchieste della Procura della Repubblica, fra le quali la più rilevante riguarda l’uso improprio dell’intramoenia per i malati oncologici, per la quale è attualmente in corso il 1° grado di giudizio.

Molte le battaglie fatte, dalla legge sui buoni-scuola (bloccata in aula per tre anni in felice connubio con gli studenti ed i lavoratori della scuola), a quelle sulla difesa della Sanità pubblica; dalle denunce contro il lavoro precario nella Pubblica Amministrazione alle battaglie contro i privilegi dei consiglieri regionali (in 4 anni le indennità sono aumentate mediamente del 40/45 %); non ultima la denuncia pubblica sul raddoppio del “TFR” ai consiglieri (buona uscita di 91.000 € dopo una legislatura, 182.000 € dopo due legislature e via intensificando). In ultimo, ma non per questo da dimenticarsi, il mio costante impegno sul carcerario; non solo la doverosa opera di monitoraggio, ma un’attenzione precisa e puntuale agli input che ci provengono da chi è privo della libertà personale e, soprattutto, la messa in opera di una rete d’intervento sul pianeta-carcere in cui i detenuti sono co-protagonisti.

Oggi (martedì 15 febbraio) a mezzogiorno saremo di nuovo in piazza, a fianco di quei precari esclusi dall’immorale bando di concorso regionale votato da tutti i consiglieri presenti in aula tranne uno: Mario Contu. C’è speranza per quei lavoratori che vedono in te il principale interlocutore all’interno di quel sistema che li esclude dai loro diritti?

Nel denunciare la vergognosa vicenda dell’assunzione dei c.d. “portaborse” ho compiuto un atto di rottura con le logiche più deteriori del ceto politico! Nelle assemblee elettive esiste un patto non scritto che obbliga gli eletti ad operare come una conventicola sugli atti deliberativi relativi ai privilegi dei consiglieri (aumento indennità di carica, vitalizi d’oro, TFR, assunzioni privilegiate etc.). Nel corso del dibattito d’aula sulle assunzioni privilegiate il consigliere Angeleri (UDC) mi ha apostrofato come “infame”, usando un linguaggio tipico della mafia o della criminalità organizzata; ho risposto che se avere denunciato il nepotismo era considerato un’infamia allora voleva dire che avevo contribuito meritoriamente a rompere l’omertà di una “cupola” mafiosa istituita presso il Consiglio. In merito alla vicenda dei precari e dei regolari vincitori di concorso, sicuramente con il risalto dato dai media locali e nazionali alle loro lotte, un risultato è certo che in futuro nessuno più si sognerà di bandire concorsi privilegiati per assumere figli, nipoti, fidanzate dei figli etc.

Chi sono quelle 1300 e più firme che in poche settimane hanno aderito all’appello per la tua ricandidatura?

Sono lo specchio del lavoro politico-istituzionale di questi 5 anni: lavoratori (full-time, part-time, a tempo determinato, Co.Co.Co., precari etc.), disoccupati, studenti, pensionati, stranieri, detenuti, utenti dei più vari servizi... le varie tipologie di cittadini, insomma, cercando di tutelare soprattutto quelli più sprovvisti di diritti. Da questi attestati di solidarietà traggo forza per continuare il mio impegno politico.

Il nostro Partito ha deciso di entrare nella Gad (ora L’Unione), tu invece hai sempre agito rivendicando la tua autonomia dalle logiche riformiste e concertative. Può avere influito sulla tua esclusione?

Vorrei ricordare che alla base della mia defenestrazione da capogruppo ci fu allora, nel 2003, una lettera a firma del segretario regionale dei DS Pietro Marcenaro e della capogruppo dei DS Giuliana Manica che avrebbero chiesto espressamente, alla segreteria regionale del PRC, la mia testa. La tesi sostenuta era della mia inaffidabilità avendo io denunciato gli “inciuci” fra maggioranza e un’opposizione di facciata.

Questo Partito ti ha sospeso per 1 anno (il massimo della “pena”), ha impedito che venissi candidato alle europee, ora si accanisce ulteriormente su di te. Non ti è mai venuto in mente di mollare? Cosa ti ha trattenuto?

La tentazione è forte! Dopo lo scandalo delle assunzioni privilegiate dei “figli della politica” sono stato sommerso da telefonate ed e-mail di sostegno e di invito a formare una mia propria lista per le prossime elezioni regionali. Ha vinto in me il rispetto che devo alla mia area ed alla base di questo Partito. Ho maturato una consapevolezza: il PRC piemontese non si merita questo gruppo dirigente in quota ad una maggioranza arrogante e troppo spesso petulante!

Hai aderito alla mozione 2, Essere Comunisti: che cosa ne pensi di questo congresso?

In tutta la fase pre-congressuale, nella direzione, nel CPN ed in tutte le istanze di base abbiamo sostenuto la necessità di un congresso a tesi. Non siamo riusciti in questo tentativo, i nostri appelli sono caduti nel vuoto, oggi bisogna ammetterlo, la nostra posizione è stata sconfitta e il congresso si svolgerà su cinque mozioni contrapposte che rischiano di inasprire il contrasto interno. Ma allo stesso tempo ho ragione di credere che l’intelligenza collettiva patrimonio del nostro corpo militante sarà in grado di mantenere alto il confronto dialettico evitando l’implosione del Partito. Ora che la frittata è fatta è giusto che ognuna delle posizioni emerse debba essere esplicitata all’interno di un percorso di garanzie democratiche nel confronto. Mi auguro che queste aspettative non vengano disattese da operazioni di sotto-politica o da “forzature” congressuali.

E del Partito che giudizio dai?

È un Partito in evidente difficoltà: il segretario Fausto Bertinotti intende trasformarlo in un movimento neo-radicale e libertario, un “partito d’opinione” che lo allontani dall’eredità del 900; eredità che il “nuovo corso” avverte come troppo impegnativa, foriera di riferimenti, anche etici, che un Partito “liberal” non può permettersi.

La mozione 2 sta avendo buoni risultati, cresce a Torino, in Piemonte, in Italia: cosa rappresenta questa piccola vittoria?

In politica la coerenza paga sempre! La nostra posizione è vincente sulle questioni internazionali, ma soprattutto sulle questioni interne relative alla responsabilità di governo, la nostra scelta – “prima i programmi, poi le alleanze e le formule di governo” – è premiante.

Noi ci battiamo perché questo partito aumenti il suo radicamento nei luoghi di lavoro e di studio, conservi un’identità comunista e, conseguentemente, un’autonomia dal centro-sinistra… c’è speranza che ciò avvenga?

Sì! E questa sarà possibile grazie al crescente numero di consensi espressi nella disputa congressuale in corso intorno alla mozione “Essere comunisti”.