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Andrei Zdanov (26/02/1896 - 31/08/1948)

Dalla prefazione del libro: Andrei Zdanov, Politica e ideologia, Edizioni Rinascita, 1949
Trascrizione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
in occasione dell'anniversario della nascita

Quando, il 31 agosto 1948, si sparse fulminea nel mondo la notizia della morte di Andrei Zdanov, segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista, (bolscevico) dell'U.R.S.S., i lavoratori e i democratici di tutti i paesi sentirono che con la scomparsa di quel combattente ancora nel fiore degli anni (era nato a Mariupol il 26(14) febbraio 1896) un vuoto si era aperto nelle file dell'umanità in lotta per la libertà, per la pace, per il socialismo.

Su tutti i fronti di questo combattimento, cresciuto alla scuola di Lenin e e di Stalin, Andrei Zdanov ha saputo dare il suo contributo decisivo alla vittoria. Il suo nome resta indissolubilmente legato alla lotta delle organizzazioni clandestine e militari del Partito bolscevico nel periodo della prima guerra mondiale, a quella per la costruzione del socialismo, a quella per la difesa della patria socialista contro l'intervento e l'aggressione degli imperialisti, contro le insidie dei loro agenti trotskisti e bukhariniani. Dai problemi di organizzazione a quelli della lotta sul fronte ideologico, dai problemi militari a quelli della costruzione socialista e a quelli del movimento operaio e democratico internazionale, non vi è settore nel quale Zdanov non abbia sperimentato la sua capacità di dirigente geniale, non abbia lasciato una traccia profonda, un ammaestramento che non è solo di parole e di scritti, ma di realtà e di uomini nuovi, che la sua opera, la sua direzione ha forgiati.

Ogni lavoratore, ogni democratico d'avanguardia sa, nel nostro paese, il contributo essenziale che Zdanov ha dato alla lotta dei comunisti e dei democratici italiani con il suo rapporto alla Conferenza dei nove partiti comunisti, che ha riorganizzato, in forme adeguate ai nuovi compiti, il fronte unico dei partiti comunisti e operai contro l'imperialismo, per la democrazia, per la pace. Al rinnovamento della cultura italiana, Zdanov ha dato un contributo non meno essenziale con il suo intervento nella discussione sulla Storia della filosofia di Alexandrov, che ha suscitato nel pubblico colto italiano un largo fermento di discussioni, e che ha già potentemente contribuito a documentare la funzione d'avanguardia che, anche in questo campo l'Unione Sovietica assolve. Nell'innalzamento del tono generale della polemica culturale in Italia, la pubblicazione di questo e degli altri suoi scritti di politica e di ideologia raccolti in questo volume, avrà, ne siamo certi, una funzione importantissima. Ma più ancora che gli apporti sìngoli - pur così importanti - che gli scritti e l'opera di Zdanov recano alla nostra lotta, è proprio dal complesso di questi scritti e di questa opera che sgorga per il nostro lavoro e per la nostra formazione l'ammaestramento più importante e più fecondo.

Non è il tono dei nostri cortesi critici da salotto, che Andrei Zdanov usava nella sua lotta contro i residui della vecchia cultura, ma quello stesso tono che egli usava contro i kulak, al tempo della lotta per la collettivizzazione; contro gli hitleriani e contro i loro agenti, contro gli imperialisti americani e contro i traditori del socialismo. Perché per Andrei Zdanov, per i popoli sovietici, per i lavoratori del mondo intiero, la cultura non è qualcosa di separato dalla vita e dalla lotta, è qualcosa che importa per la vita e per la lotta, come la costruzione e la difesa delle fabbriche, dei colcos, del socialismo.

Per il nostro paese, per il movimento operaio e democratico italiano, questo insegnamento di una unità, di una totalità di vita e di lotta, che sgorga da tutta l'opera di Andrei Zdanov, ci sembra avere un'importanza tutta particolare. Più ancora che in altri paesi del mondo capitalistico, l'abisso economico e sociale che da noi separa le classi lavoratici dalle classi possidenti, il peso di una tradizione aulica nella nostra cultura, danno un particolare rilievo alla maledizione della divisione tra teoria e pratica, tra libro e lavoro, tra cultura e vita. Nel movimento operaio stesso, non sono scomparse ancora le tracce di un praticismo limitato e di una attività teorica e culturale distaccata dai compiti concreti di lotta delle masse lavoratici. Approfondire il significato dell'opera di Zdanov, significherà per noi, per il movimento operaio italiano e per la cultura del nostro paese, fare un passo avanti sulla via del superamento di storiche insufficienze.

Questa unità nella vita e nell'opera di Zdanov non è d'altronde un prodotto casuale dette doti eccezionali di un dirigente bolscevico: è un'unità che nasce e si afferma dal contatto, dal legame indissolubile con le masse innumeri degli uomini semplici, dell'umanità lavoratrice. Da questo legame indissolubile nasceva quella fiducia incrollabile, che dava forza alla direzione di Zdanov quando egli, fra gli orrori della prima guerra imperialistica, organizzava nell'esercito zarista i primi nuclei bolscevichi. Zdanov aveva fiducia negli uomini del suo popolo, nelle masse lavoratrìci del mondo intiero, anche quando l'umanità era ridotta, secondo l'espressione di Lenin, a un ammasso sanguinolento di carni maciullate e di fango, nelle trincee della Galizia e di Verdun. Aveva fiducia nelle masse, quando le orde hitleriane erano alle porte di Leningrado, come l'aveva avuta negli anni più duri della costruzione socialista, una fiducia non passivamente ottimistica, ma attiva e organizzatrice di quelle energie inesauribili, che solo il popolo, la classe d'avanguardia sanno sviluppare.

E quando si è trovato a lottare sul fronte ideologico e culturale, quando ha recato un apporto nuovo allo sviluppo della dottrina filosofica del marxismo-leninismo, è ancora una volta da questo contatto, da questa fiducia nelle masse che egli ha tratto la sua geniale capacità di additare l'assoluta novità del marxismo come filosofia di massa, che spezza la tradizione della filosofia dei filosofi; la sua capacità di additare nella crìtica e nell'autocritica la forma di sviluppo dialettico della società socialista nel periodo storico del passaggio al Comunismo.

In questa incrollabile, attiva, staliniana fiducia nelle masse dell'umanità lavoratrice è la scaturigine profonda della forza dei bolscevichi, della capacità di un dirigente bolscevico quale è stato Andrei Zdonav di inserirsi nel processo storico dell'umanità.


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