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iper-classici del marxismo - 10-04-03
Tratto da Stalin - Opere complete Vol. V
Testo messo a disposizione dall’Istituto di Studi Comunisti Marx - Engels
Conversione in html a cura del CCDP
Stalin
Premessa
I - Concetti
preliminari
1.
Due aspetti
del movimento operaio
2.
Teoria e
programma del marxismo
3.La strategia
4. La
Tattica
5. Forme di lotta
6.
Forme di
organizzazione
7.
Parola
d'ordine. Direttiva
II - Il piano strategico
1.
I
rivolgimenti storici. I piani strategici
2.Il primo rivolgimento
storico. Il periodo della rivoluzione democratica borghese in Russia
3.Il secondo rivolgimento
storico. Verso la dittatura del proletariato in Russia
4.
Il terzo rivolgimento storico.
Verso la rivoluzione proletaria in Europa.
Premessa
Per il presente articolo ho preso come base le lezioni sulla Strategia e tattica dei comunisti russi
da me tenute al circolo operaio del rione Presnaia ed al gruppo comunista
dell'Università Sverdlov.
Mi sono deciso a pubblicarlo non solo perché considero mio dovere venire
incontro ai desideri dei compagni del Circolo Presnaia e dell'Università
Sverdlov, ma anche perché l’articolo di per sé non mi sembra privo di utilità
per la nuova generazione di militanti del nostro partito. Ritengo necessario
però avvertire che questo articolo non ha la pretesa di offrire qualcosa di
sostanzialmente nuovo rispetto a ciò che é già stato scritto più volte sulla
stampa russa di partito dai nostri compagni dirigenti. Esso deve essere
considerato come una esposizione concisa e schematica delle principali idee del
compagno Lenin.
I - Concetti preliminari
1.
Due
aspetti del movimento operaio.
La strategia politica, come la tattica, si occupa del movimento operaio. Ma
nello stesso movimento operaio troviamo due elementi: l'elemento obiettivo,
ovvero spontaneo, e l'elemento soggettivo, ovvero cosciente. L'elemento
obiettivo, spontaneo é dato da quell’insieme di processi che si svolgono
indipendentemente dalla volontà cosciente e regolatrice del proletariato. Lo
sviluppo economico del paese, lo sviluppo del capitalismo, il crollo del
vecchio regime, i movimenti spontanei del proletariato e delle classi che gli
stanno attorno, i conflitti di classe, ecc. sono tutti fenomeni il cui sviluppo
non dipende dalla volontà del proletariato: essi rappresentano l'aspetto
obiettivo del movimento. La strategia non può intervenire in questi processi,
giacché non può né abolirli né modificarli; può soltanto tenerne conto e
prenderli come punto di partenza. E questo é il campo che costituisce oggetto di
studio per la teoria ed il programma del marxismo.
Ma il movimento ha anche un aspetto soggettivo, cosciente. L'a spetto
soggettivo del movimento é il riflesso nella mente degli operai dei processi
spontanei del movimento, è il movimento cosciente e sistematico del
proletariato verso un obiettivo preciso. questo aspetto del movimento é
interessante per noi precisamente perché, a differenza dell'aspetto obiettivo,
dipende interamente dall'azione direttiva della strategia e della tattica. Se
la strategia non é in grado di modificare alcunché nel corso dei processi
obiettivi del movimento, invece qui quando si consideri l'aspetto cosciente del
movimento, il campo di applicazione della strategia é vasto e multiforme,
giacché essa, la strategia, può accelerare o rallentare il movimento,
indirizzarlo per la via più breve o deviarlo sulla via più difficile e
dolorosa, a seconda dei pregi o dei difetti della strategia stessa.
Accelerare o rallentare il movimento, favorirlo o intralciarlo: questi sono i
limiti ed il campo di applicazione della strategia e del la tattica politica.
2.
Teoria e
programma del marxismo.
La strategia come tale non si occupa di studiare i processi obiettivi del
movimento. Cionondimeno essa li deve conoscere e deve tenerne conto nel modo
giusto, se non vuole commettere gli errori grossolani ed esiziali nella
direzione del movimento. E’ innanzitutto la teoria marxista e poi anche il
programma marxista che studiano i processi obiettivi del movimento. La
strategia deve quindi poggiare interamente sui dati della teoria e del
programma del marxismo.
La teoria marxista, studiando i processi obiettivi del capitalismo nel loro
sviluppo e nel loro declino, giunge alla conclusione che la caduta della
borghesia e la conquista del potere da parte del proletariato sono inevitabili,
e inevitabile é la sostituzione del capitalismo con il socialismo. La strategia
proletaria può chiamarsi effettivamente marxista solamente quando questa
conclusione fondamentale della teoria marxista venga posta alla base della sua
attività.
Il programma marxista fondandosi sui dati della teoria, determina gli obiettivi
del movimento proletario, che vengono formulati scientificamente negli articoli
del programma. Il programma può essere valido per tutto il periodo dello
sviluppo capitalistico, e avere come scopo il rovesciamento del capitalismo, e
avere come scopo il rovesciamento del capitalismo e l’organizzazione della
produzione socialista, oppure per una fase determinata dello sviluppo del
capitalismo, per esempio per la liquidazione dei residui del regime
assolutistico-feudale e la creazione delle condizioni di libero sviluppo del
capitalismo. Per conseguenza, il programma può essere costituito da due parti: programma massimo e programma minimo. E’ ovvio che la
strategia prevista per la parte minima del programma non può differire dalla
strategia prevista per la parte massima; e la strategia può chiamarsi
effettivamente marxista solo nel caso che la sua attività sia orientata secondo
gli obiettivi del movimento formulati nel programma marxista.
3.La strategia.
Il compito più importante della strategia é di determinare qual é la direzione
principale che il movimento della classe operaia deve seguire, e quale offre
maggiori vantaggi al proletariato per vibrare all'avversario il colpo
principale al fine di conseguire gli obiettivi posti dal programma. Il piano
strategico é il piano di organizzazione del colpo decisivo, nella direzione in
cui questo colpo può dare i risultati massimi con la massima rapidità.
I tratti principali della strategia politica potrebbero essere tracciati senza
particolare fatica ricorrendo all'analogia con la strategia militare, per
esempio nel periodo della guerra civile, durante la lotta contro Denikin. Tutti
ricordano gli ultimi mesi del 1919, quando Denikin era sotto Tula. Si erano
accese allora fra i militari interessanti discussioni sul seguente problema: da
dove bisognava sferrare il colpo decisivo contro le truppe di Denikin? Alcuni
militari proponevano di scegliere come direzione principale dell'offensiva la
linea Tsaritsyn-Novorossisk. Altri invece proponevano di sferrare il colpo
decisivo seguendo la linea Voronez-Rostov, in guisa che, percorrendo questa
linea e spezzando così l'esercito di Denikin in due tronconi, fosse possibile
poi schiacciarli separatamente. Il primo piano aveva indubbiamente il suo lato
positivo nel senso che, contando sull'occupazione di Novorossisk, si sarebbe
automaticamente tagliata alle truppe di Denikin la via della ritirata. Ma da un
lato esso era svantaggioso, perché prevedeva che la nostra avanzata si sarebbe
sviluppata in regioni (zona del Don) ostili al potere sovietico e comportava
quindi perdite ingenti; dall'altro lato era pericoloso perché lasciava aperta
alle truppe di Denikin la via verso Mosca attraverso Tula e Serpukhov. La
concezione del colpo principale contenuta nel secondo piano era l'unica giusta
perché da un lato prevedeva l'avanzata del nostro nucleo principale in regioni
(governatorato di Voronez, bacino del Donez) che nutrivano simpatie per il
potere sovietico, e non richiedeva perciò perdite particolari; dall'altro lato
scardinava le operazioni del nucleo principale delle truppe di Denikin che
marciavano su Mosca. La maggioranza dei militari si pronunciò per il secondo
piano e così decisero le sorti della guerra contro Denikin.
In altri termini: determinare la direzione del colpo principale significa
predeterminare il carattere delle operazioni per tutto il periodo della guerra
e quindi predeterminare per i nove decimi le sorti di tutta la guerra. Questo é
il compito della strategia.
Lo stesso deve dirsi per la strategia politica.
Il primo conflitto serio fra i dirigenti politici del proletariato del la
Russia sul problema della direzione principale del movimento proletario, sorse
ai primi del '900, durante la guerra russo-giapponese. Com'è noto, una parte
del nostro partito (menscevichi) sosteneva allora che il movimento del
proletariato, nella sua lotta contro lo zarismo, dovesse soprattutto orientarsi
vero la formazione di un blocco del proletariato con la borghesia liberale, per
cui i contadini, quale fattore rivoluzionario di primissimo ordine, erano
esclusi o quasi dal piano, e alla borghesia liberale si affidava la funzione
dirigente nel movimento generale delle forze rivoluzionarie. L'altra parte del
nostro partito (i bolscevichi) sosteneva viceversa che ci si dovesse orientare
verso la formazione di un blocco del proletariato con i contadini, per cui la
funzione dirigente del movimento rivoluzionario generale doveva essere affidata
al proletariato e la borghesia liberale doveva essere neutralizzata.
Se noi, in analogia con la guerra contro Denikin, ci rappresentiamo tutto il
nostro movimento rivoluzionario dai primi del '900 sino al la rivoluzione del
febbraio 1917 come una guerra degli operai e dei contadini contro lo zarismo e
contro i grandi proprietari fondiari, é chiaro che dalla adozione di un
determinato piano strategico (menscevico o bolscevico) , dall'adozione di un
determinato orientamento principale del movimento rivoluzionario, dipendevano
in gran parte le sorti dello zarismo e dei grandi proprietari fondiari.
Come durante la guerra contro Denikin la strategia militare, indicando la
direzione principale del colpo, aveva con ciò stesso determinato per i nove
decimi il carattere di tutte le ulteriori operazioni fino alla liquidazione di
Denikin, così anche qui, nel campo della lotta rivoluzionaria contro lo
zarismo, la nostra strategia politica, una volta indicata la direzione
principale del movimento rivoluzionario nello spirito del piano bolscevico,
determinò con ciò stesso il carattere del lavoro del nostro partito per tutto
il periodo della lotta aperta contro lo zarismo, dai tempi della guerra
russo-giapponese sino alla rivoluzione del febbraio 1917.
La strategia politica ha innanzitutto il compito di determinare in modo giusto
la direzione principale del movimento proletario di un dato paese per un
determinato periodo storico, partendo dai dati della teoria e del programma
marxista e tenendo conto delle esperienze della lotta rivoluzionaria degli
operi di tutti i paesi.
4.
La
Tattica.
La tattica é una parte della strategia, alla quale é subordinata ed alla quale
serve. La tattica non si occupa della guerra in generale, ma dei suoi singoli
episodi, delle battaglie, dei combattimenti. Se la strategia mira a vincere la
guerra o a condurre a termine, per esempio, la lotta contro lo zarismo, la
tattica, viceversa, mira a vincere de terminate campagne, determinate azioni
più o meno corrispondenti alla situazione concreta della lotta in ogni momento
specifico.
Il compito più importante della tattica é quello di determinare le vie ed i
mezzi, le forme ed i metodi di lotta che corrispondono nel modo migliore alla
situazione concreta esistente in un determinato momento e che preparano nel
modo più sicuro i successi strategici. Perciò le azioni tattiche ed i loro
risultati devono essere valutati non in se stessi, non dal punto di vista del
loro effetto immediato, ma dal punto di vista dei compiti e delle possibilità
della strategia.
Esistono situazioni in cui i successi tattici facilitano l'attuazione dei
compiti strategici. Così per esempio é accaduto sul fronte di Denikin alla fine
del 1918, quando le nostre truppe liberarono Oriol e Voronez, quando i successi
ottenuti dalla nostra cavalleria sotto Voronez e dalla nostra fanteria sotto
Oriol crearono le condizioni favorevoli per vibrare il colpo su Rostov. Così é
accaduto nell'agosto 1917 in Russia, allorché il passaggio dei Soviet di
Pietrogrado e di Mosca dalla parte dei bolscevichi creò una nuova situazione
politica che facilitò il colpo vibrato in seguito dal nostro partito nel mese
di ottobre.
Esistono anche situazioni in cui i successi tattici, brillanti per il loro
effetto immediato, ma non proporzionali alle possibilità strategiche, creano
una situazione ‘imprevista’, esiziale per tutta la campagna. Così accade a
Denikin alla fine del 1919, quando egli, trascinato dal facile successo di
un'avanzata rapida e sensazionale su Mosca, estese il suo fronte dal Volga al
Dnieper e preparò così la rovina per le sue armate. Così accadde nel 1920
durante la guerra contro i polacchi, quando noi, sottovalutando la forza che
aveva l'elemento nazionale in Polonia e trascinati dal facile successo di
un'avanzata sensazionale, ci assumemmo il compito superiore alle nostre forze
di irrompere in Europa attraverso Varsavia e unimmo contro le truppe sovietiche
l'enorme maggioranza della popolazione polacca, creando così una situazione che
annullava i successi ottenuti dalle truppe sovietiche sotto Minsk e Gitomir e minava
il prestigio del potere dei Soviet in Occidente.
Esistono infine delle situazioni nelle quali é necessario trascurare il
successo tattico ed affrontare coscientemente rovesci e sconfitte tattiche, per
assicurarsi vittorie strategiche nel futuro.
Ciò accade non di rado in guerra, quando una delle parti belligeranti, volendo
salvare i quadri del proprio esercito e sottrarli ai colpi del le forze
preponderanti dell'avversario, incomincia una ritirata sistematica e cede,
senza colpo ferire, intere città e regioni allo scopo di guadagnar tempo e
raccogliere le forze per combattere nuove battaglie decisive nel futuro. Così
accadde in Russia nel 1918 durante l'offensiva tedesca, quando il nostro
partito fu costretto a subire la pace di Brest - che in quel momento presentava
un grande svantaggio dal punto di vista dell'effetto politico immediato - per
conservare l'alleanza con i contadini assetati di pace, per ottenere una
tregua, per costituire un nuovo esercito e assicurarci così vittorie
strategiche.
In altri termini: la tattica non può essere subordinata agli interessi
transitori del momento, non deve ispirarsi a considerazioni di effetto politico
immediato e, a maggior ragione, non deve staccarsi dalla realtà, né costruire
dei castelli in aria; la tattica deve essere elaborata in modo da corrispondere
ai compiti ed alle possibilità della strategia.
La tattica ha innanzitutto il compito di determinare le forme e di metodi di
lotta che meglio corrispondono alla situazione concreta della lotta in ogni
determinato momento, orientandosi secondo dell’esperienza della lotta
rivoluzionaria degli operai di tutti i paesi.
5. Forme di lotta.
I metodi di condotta della guerra e le forme della guerra non sono sempre gli
stessi: cambiano a seconda delle condizioni di sviluppo e, soprattutto, dello
sviluppo della produzione. Sotto Gengis-Khan la guerra si faceva diversamente
che sotto Napoleone III e nel secolo ventesimo la guerra si fa diversamente che
nel secolo diciannovesimo.
L'arte della guerra nelle condizioni odierne, una volta assimilate tute le
forme di guerra e tutte le conquiste della scienza in questo campo, consiste
nel saperle sfruttare razionalmente, nel saperle abilmente combinare o
nell'applicare tempestivamente questa o quella forma a seconda della situazione
esistente.
Lo stesso deve dirsi delle forme di lotta nel campo politico. Le forme di lotta
nel campo politico sono ancora più varie delle forme di condotta della guerra.
Esse cambiano in funzione dello sviluppo economico, sociale, culturale, in
relazione alla situazione delle classi, al rapporto delle forze in lotta, al
carattere del potere, e infine in funzione dei rapporti internazionali, ecc. La
forma di lotta illegale sotto l'assolutismo, connessa con gli scioperi parziali
ed alle dimostrazioni degli operai; la forma di lotta aperta quando esistevano
le 'possibilità legali' e gli scioperi politici di massa degli operai; la forma
di lotta parlamentare, per esempio nella Duma, e l'azione extra-parlamentare
delle masse che sboccava talvolta nell'insurrezione armata; infine le forme di
lotta statali dopo che il proletariato ha preso il potere, quando il
proletariato ha la possibilità di assicurarsi tutti i mezzi e le risorse
statali , compreso l'esercito: queste sono in generale le forme di lotta scaturite
dalla pratica della lotta rivoluzionaria del proletariato.
Il partito ha il compito di assimilare tutte le forme di lotta, combinarle
razionalmente sul campo di battaglia e di saper accentuare abilmente la lotta
nelle forme che, in una determinata situazione, sono particolarmente adeguate
allo scopo.
6.
Forme di
organizzazione.
Le forme di organizzazione degli eserciti, i generi ed i tipi del le truppe si
adattano di solito alle forme ed ai metodi di condotta della guerra. Con il
mutare di questi ultimi cambiano anche i primi. Nella guerra manovrata
l'impiego in massa della cavalleria risolve spesso la situazione. Nella guerra
di posizione, viceversa, la cavalleria non ha quasi nessuna funzione o ne ha
una di secondaria importanza: l'artiglieria pesante e l'aviazione, i gas ed i
carri armati decidono di tutto.
L'arte militare ha il compito di assicurarsi tutti i tipi di truppa, di
perfezionarli e di saper combinare abilmente le loro operazioni.
Lo stesso si potrebbe dire delle forme di organizzazione nel campo politico.
Qui, come nel campo militare, le forme di organizzazione si adattano alle forme
di lotte. Le organizzazioni cospirative dei rivoluzionari di professione
nell'epoca dell'assolutismo; le organizzazioni culturali, sindacali,
cooperative e parlamentari (il gruppo parlamentare) nell'epoca della Duma; i
comitati di fabbrica e di officina, i comitati contadini, i comitati di
sciopero, i Soviet dei deputati operai e solfati, i comitati militari
rivoluzionari ed un ampio partito proletario che collega tutte queste forme
organizzative nel periodo delle azioni di massa e delle insurrezioni; infine
l’organizzazione statale del proletariato nel periodo in cui il potere é
concentrato nelle mani della classe operaia: queste sono in generale le forme
di organizzazione alle quali, incerte condizioni, può e deve appoggiarsi il
proletariato nella sua lotta contro la borghesia.
Il partito ha il compito di assimilare tute queste forme di organizzazione, di
perfezionarle e di combinare abilmente la loro attività in ogni determinato
momento.
7.
Parola
d'ordine. Direttiva.
Decisioni felicemente formulate, che rispondono agli obiettivi della guerra o
di una singola battaglia, e acquistano popolarità fra le truppe, hanno talvolta
un'importanza decisiva al fronte come mezzo per spingere l'esercito all'azione,
per sostenere il morale, ecc. Gli ordini, le parole d'ordine o gli appelli alle
truppe appropriati, hanno per tutto il corso della guerra la stessa grande
importanza di un'ottima artiglieria pesante o di veloci carri armati di alta
efficienza.
Le parole d'ordine hanno un’importanza ancora maggiore nel campo politico, dove
si ha a che fare con decine e centinaia di milioni di uomini, con le loro varie
rivendicazioni e con i loro vari bisogni.
La parola d'ordine è la formulazione sintetica e chiara degli obiettivi
immediati e remoti della lotta, lanciata, per esempio, dal gruppo dirigente del
proletariato, dal suo partito. Esistono parole d'ordine diverse, che variano
secondo gli obiettivi della lotta, parole d'ordine che abbracciano un intero
periodo storico oppure singole fasi ed episodi di un determinato periodo
storico. La parola d'ordine 'Abbasso l'autocrazia' lanciata per la prima volta
dal gruppo ‘Emancipazione del lavoro’ nel dicembre 1880-1890, era una parola d'ordine
di propaganda, perché mirava a
far aderire al partito, isolatamente ed a gruppi, i combattenti più fermi ed
intrepidi. Nel periodo della guerra russo-giapponese quando l'instabilità
dell'autocrazia era divenuta più o meno evidente a grandi strati della classe
operaia, questa parola d'ordine diventò una parola d'ordine di agitazione, poiché contava già
sull'adesione di masse di milioni di lavoratori. Nel periodo precedente alla
rivoluzione di febbraio 1917, quando lo zarismo aveva ormai perduto definitivamente
il credito di fronte alle masse, la parola d'ordine 'Abbasso lo zarismo' si
trasformò da parola d'ordine di
agitazione in parola d'ordine
di azione, giacché si proponeva lo scopo di far muovere masse di milioni
di lavoratori all’assalto contro lo zarismo. Durante le giornate della
rivoluzione di febbraio questa parola d'ordine già si era trasformata in direttiva del partito, vale a dire in
un appello aperto alla conquista, entro un termine stabilito, di certe
istituzioni e di certe posizioni del sistema zarista, poiché si trattava di
rovesciare lo zarismo, di distruggerlo. La direttiva é un appello diretto del
partito all'azione in un determinato periodo e in un determinato luogo,
obbligatorio per tutti i membri del partito e comunemente fatto proprio dalle
grandi masse dei lavoratori, se l'appello formula in modo giusto, esatto, le
rivendicazioni delle masse, se è effettivamente maturo.
Confondere le parole d'ordine con le direttive o la parola d'ordine di
agitazione con la parola d'ordine d'azione è altrettanto pericoloso quanto sono
pericolose e talvolta persino disastrose le azioni premature o quelle tardive.
Nell'aprile 1917 la parola d'ordine ‘Tutto
il potere ai Soviet’ era una parola d'ordine di agitazione. La famosa dimostrazione tenutasi a Pietrogrado
nell'aprile 1917 con la parola d'ordine ‘Tutto
il potere ai Soviet’, dimostrazione che si svolse attorno al Palazzo
d'Inverno, fu un tentativo, tentativo prematuro e quindi disastroso, di
trasformare questa parola d'ordine in parola d'ordine d'azione. Questo fu un
esempio pericolosissimo di confusione della parola d'ordine di agitazione con
la parola d'ordine di azione. Il partito aveva ragione di condannare i
promotori di questa dimostrazione, giacché sapeva che non esistevano ancora le
condizioni indispensabili per trasformare questa parola d'ordine in parola
d'ordine d'azione, che un’azione prematura del proletariato avrebbe potuto
condurre alla disfatta delle sue forze.
Esistono d'altro lato dei casi in cui il partito si trova di fronte alla necessità
di revocare o di modificare “ in ventiquattr’ore” una parola d'ordine ( o
direttiva ) già approvata o venuta a maturazione, per salvare i propri ranghi
da un'imboscata tesa dall'avversario, o per rinviare provvisoriamente
l'attuazione di una direttiva a un momento più proprio. Un caso di questo
genere si é verificato a Pietrogrado nel giugno 1917, quando la dimostrazione
degli operai e dei soldati, accuratamente preparata e fissata per il 9 giugno,
fu ‘improvvisamente’ revocata dal Comitato Centrale del nostro partito a causa
del mutamento della situazione.
Il compito del nostro partito è di trasformare abilmente e tempestivamente le
parole d'ordine di agitazione in parole d'ordine di azione, o le parole
d'ordine di azione in precise direttive concrete, oppure, se la situazione lo
richiede, di dar prova della duttilità e della decisione indispensabili per
revocare tempestivamente l'attuazione di determinate parole d'ordine, anche se
popolari, anche se mature.
II - Il piano
strategico
1.
I
rivolgimenti storici. I piani strategici.
La strategia del partito non è qualcosa di eterno, fissato una volta per
sempre. Essa cambia in relazione ai rivolgimenti storici, alle svolte storiche.
Questi mutamenti si esprimono nel fatto che per ogni determinato rivolgimento
storico viene elaborato un singolo piano strategico corrispondente, valido per
tutto il periodo che intercorre tra un rivolgimento e l'altro. Il piano
strategico contiene la determinazione della direzione del colpo principale che
le forze rivoluzionarie devono sferrare e lo schema della corrispondente
distribuzione di masse di milioni di uomini sul fronte della lotta sociale.
Naturalmente un piano strategico valido per un determinato periodo storico, che
ha particolarità proprie, non può essere valido per un altro periodo storico
che ha particolarità completamente diverse. Ad ogni rivolgimento storico
corrisponde un piano strategico indispensabile e adeguato ai suoi compiti.
Lo stesso si potrebbe dire per le cose militari. Il piano strategico elaborato
per la guerra contro Kolciak, non poteva servire per la guerra contro Denikin,
guerra che richiese un nuovo piano strategico, il quale a sua volta non poteva
essere utilizzato, ad esempio, per la guerra del 1920 contro i polacchi,
giacché sia le direttrici dei colpi principali che il piano di distribuzione
delle principale forze combattenti non potevano essere differenti in ognuno di
questi tre casi.
La storia moderna della Russia conosce tre rivolgimenti storici principali che
hanno generato tre diversi piani strategici nella storia del nostro partito.
Riteniamo indispensabile dare un abbozzo di questi tre piani per illustrare
come cambiano, in generale, i piani strategici del partito in dipendenza delle
nuove svolte storiche.
2.Il primo rivolgimento storico. Il periodo della rivoluzione
democratica borghese in Russia.
Questo rivolgimento ha inizio nei primi anni del 1900, nel periodo della guerra
russo-giapponese, quando la sconfitta degli eserciti dello zar ed i grandiosi
scioperi politici degli operai russi misero in movimento tutte le classi della
popolazione e le spinsero sul terreno della lotta politica. Questo rivolgimento
terminò nelle giornate della rivoluzione del febbraio 1917.
In questo periodo due piani strategici vennero a conflitto nel nostro partito:
il piano dei menscevichi (Plekanov-Martov, 1905) ed il piano dei bolscevichi
(compagno Lenin, 1905 ).
La strategia menscevica prevedeva nel suo piano che il colpo principale contro
lo zarismo dovesse seguire la linea della coalizione del la borghesia liberale
con il proletariato. Questo piano, partendo dalla premessa che la rivoluzione
fosse allora borghese, affidava alla borghesia liberale la funzione di egemone
(di capo) del movimento, e condannava il proletariato alla funzione di ‘opposizione
di estrema sinistra’, alla funzione di ‘sprone’ della borghesia, per cui i
contadini veniva esclusi o quasi dal novero delle forze principali della
rivoluzione. Non è difficile comprendere che questo piano, in quanto, in un
paese come la Russia, escludeva dal gioco delle forze una massa di milioni di
contadini, era irrimediabilmente utopistico e, in quanto metteva le sorti della
rivoluzione nelle mani della borghesia liberale (egemonia della borghesia), era
reazionario, giacché la borghesia liberale non aveva interesse ad una vittoria
completa della rivoluzione ed era sempre pronta a chiudere la partita con una
transazione con lo zarismo.
La strategia bolscevica (vedi Due
tattiche del compagno Lenin) prevedeva nel suo piano che la rivoluzione
dovesse sferrare il colpo principale contro lo zarismo seguendo la linea della
coalizione del proletariato con i contadini, neutralizzando la borghesia
liberale. Questo piano, basandosi sulla considerazione che la borghesia
liberale non era interessata ad una vittoria completa della rivoluzione
democratica borghese e che alla vittoria della rivoluzione essa preferiva una
transazione con lo zarismo a spese degli operai e dei contadini, affidava al
proletariato, quale unica classe del paese rivoluzionaria fino in fondo, la
funzione di egemone del movimento rivoluzionario. Questo piano era ottimo non
solo perché valutava giustamente le forze motrici della rivoluzione, ma anche
perché conteneva in embrione l'idea della dittatura del proletariato ( egemonia
del proletariato ), prevedeva genialmente la fase successiva, superiore, della
rivoluzione in Russia e facilitava il passaggio a questa fase.
Lo sviluppo successivo della rivoluzione sino al febbraio 1917 confermò
interamente la giustezza di questo piano strategico.
3.Il secondo rivolgimento storico. Verso la dittatura del
proletariato in Russia.
Il secondo rivolgimento ebbe inizio con la rivoluzione del febbraio 1917, dopo
il rovesciamento dello zarismo, quando la guerra imperialista mise a nudo le
piaghe mortali del capitalismo in tutto il mondo; quando la borghesia liberale,
incapace di prendere di fatto nelle sue mani la direzione del paese, fu
costretta a limitarsi a conservare formalmente il potere (governo provvisorio);
quando i Soviet dei deputati operai e soldati, preso di fatto il potere nelle
proprie mani, non ebbero né l'esperienza né la volontà di farne uso nel modo
necessario; quando i soldati al fronte e gli operai ed i contadini all'interno
languivano sotto il peso della guerra e dello sfacelo economico; quando il
regime del ‘dualismo del potere’ e della ‘Commissione di coordinamento’,
lacerato da contrasti interni ed incapace sia condurre la guerra che di
assicurare la pace, non solo non trovava ‘una via di uscita dal vicolo cieco’,
ma rendeva ancora più confusa la situazione. Questo periodo terminò con la
Rivoluzione d'Ottobre.
In questo periodo due piani strategici vennero a conflitto in seno ai Soviet:
il piano dei menscevichi e dei socialisti rivoluzionari ed il piano dei
bolscevichi.
La strategia dei menscevichi e dei socialisti rivoluzionari, ondeggiante in un
primo tempo fra i Soviet ed il governo provvisorio, fra la rivoluzione e la
controrivoluzione, assunse la forma definitiva al momento dell'apertura della
Conferenza democratica (settembre 1917). Questa strategia seguì la linea
dell'allontanamento graduale ma costante dei Soviet dal potere e della
concentrazione di tutto il potere nel paese nelle mani del ‘Preparlamento’,
prototipo del futuro parlamento borghese. I problemi della pace e della guerra,
il problema agrario e quello operaio, come quello nazionale, venivano rinviati
alla convocazione dell'Assemblea costituente, la quale, a sua volta, veniva
rinviata a tempo indeterminato. ‘Tutto
il potere all'Assemblea costituente’: così i socialisti rivoluzionari ed
i menscevichi formulavano il loro piano strategico. Era un piano di
preparazione alla dittatura borghese, invero impomatata e lisciata,
‘assolutamente democratica’, ma pur sempre dittatura borghese.
La strategia dei bolscevichi (vedi le Tesi
del compagno Lenin, pubblicate nell'aprile del 1917) prevedeva nel suo
piano di dirigere il colpo principale contro il potere borghese, per liquidarlo
mediante le forze unite del proletariato e dei contadini poveri, e per
organizzare la dittatura del proletariato nella forma della Repubblica dei
Soviet. Rottura con l'imperialismo e uscita dalla guerra; liberazione delle
nazionalità oppresse del vecchio impero russo; espropriazione dei grandi
proprietari fondiari e dei capitalisti; preparazione delle con dizioni
necessarie per organizzare l'economia socialista: questi erano gli elementi del
piano strategico dei bolscevichi in questo periodo.
‘Tutto il potere ai Soviet’:
così i bolscevichi formulavano allora il loro piano strategico. Questo piano
era importante non solo perché valutava giustamente le forze motrici della
nuova rivoluzione proletaria in Russia, ma anche perché agevolava ed accelerava
lo scatenamento del movimento rivoluzionario in Occidente.
Lo sviluppo successivo degli avvenimenti sino alla Rivoluzione d'Ottobre,
confermò interamente la giustezza di questo piano strategico.
4. Il terzo rivolgimento storico. Verso la rivoluzione
proletaria in Europa.
Il terzo rivolgimento ebbe inizio con la Rivoluzione d'Ottobre, quando il
conflitto mortale tra i due gruppi imperialistici dell'Occidente giunse al
culmine, quando la crisi rivoluzionaria in Occidente si sviluppò in modo
lampante; quando il potere borghese in Russia che ave va fatto fallimento e si
dibatteva nelle sue contraddizioni, crollò sotto i colpi della rivoluzione
proletaria, quando la rivoluzione proletaria vittoriosa, rompendo con
l'imperialismo ed uscendo dalla guerra, trovò dei nemici giurati nella
coalizione imperialistica dell'Occidente; quando il nuovo governo sovietico,
con i suoi atti di pace, confiscando le terre dei grandi proprietari fondiari,
espropriando i capitalisti e liberando le nazionalità oppresse, si guadagnò la
fiducia di milioni di lavoratori di tutto il mondo. Fu un rivolgimento di
importanza mondiale, perché fu spezzato per la prima volta il fronte
internazionale del capitale, fu posta per la prima volta nella pratica la
questione del rovesciamento del capitalismo. Grazie a ciò la Rivoluzione
d'Ottobre si trasformò da forza nazionale, russa, in forza internazionale, e
gli operai russi da reparto arretrato del proletariato internazionale si
trasformarono in reparto d'avanguardia, che con la sua lotta piena di
abnegazione risvegliava gli operai d'Occidente ed i paesi oppressi
dell'Oriente. Questo rivolgimento non si é ancora sviluppato fino in fondo,
giacché non ha ancora acquistato quell'ampiezza internazionale, ma il suo
contenuto ed il suo orientamento generale si sono già definiti con sufficiente
chiarezza.
Due piani strategici vennero allora a conflitto nei circoli politici della
Russia: il piano dei controrivoluzionari, che attiravano nelle loro
organizzazioni la parte attiva dei menscevichi e dei socialisti-rivoluzionari
ed il piano dei bolscevichi.
Il piano dei controrivoluzionari, dei socialisti-rivoluzionari e dei
menscevichi era di unire in un sol campo tutti i malcontenti : i vecchi
ufficiali all'interno ed al fronte, i governi nazionalistici borghese nelle
regioni periferiche, i capitalisti ed i grandi proprietari fondiari,
espropriati dalla rivoluzione, gli agenti dell'Intesa che preparavano
l'intervento, ecc. Essi miravano a rovesciare il governo sovietico mediante le
rivolte o l'intervento straniero e volevano restaurare in Russia gli
ordinamenti capitalistici.
Il piano dei bolscevichi, al contrario, era di consolidare all'in terno, in
Russia, la dittatura del proletariato e di estendere la sfera d'influenza della
rivoluzione proletaria in tutti i paesi del mondo, mediante l'unione degli
sforzi dei proletari della Russia,, dei proletari dell'Europa e dei paesi
oppressi dell'Oriente contro l'imperialismo mondiale. E' di straordinario
interesse la formulazione precisa e sintetica del compagno Lenin nel suo
opuscolo “La rivoluzione proletaria ed
il rinnegato Kautsky:
‘Realizzare al massimo il realizzabile in un solo paese per sviluppare ,
appoggiare e destare la rivoluzione in tutti i paesi’ Il valore di questo piano
strategico non consisteva soltanto nella giusta valutazione delle forze motrici
della rivoluzione mondiale, ma anche nel fatto che esso prevedeva e facilitava
il processo, successivamente iniziatosi, in virtù del quale sulla Russia
sovietica veniva a convergere l'attenzione del movimento rivoluzionario di
tutto il mondo ed essa diventava il vessillo dell'emancipazione degli operai
dell'Occidente e delle colonie d’Oriente.
Lo sviluppo successivo della rivoluzione in tutto il mondo, così come i cinque
anni di esistenza del potere sovietico in Russia, hanno interamente confermato
la giustezza di questo piano strategico. Il fatto che i controrivoluzionari ed
i socialisti-rivoluzionari-menscevichi, i quali hanno tentato a più riprese di
rovesciare il potere sovietico e l'organizzazione proletaria internazionale
diventano l'arma più importante della politica del proletariato mondiale,
questo fatto parla chiaramente a favore del piano strategico dei bolscevichi.
Pravda, n.56, 14 marzo 1923