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- materiali resistenti in linea - iper-classici - 05-11-07 - n. 201
da Lenin, Opere Complete, vol. 26, Editori Riuniti, Roma, 1967, pp.. 227-245
trascrizione a cura del CCDP nel 90° anniversario della rivoluzione d’ottobre
Lenin
II° congresso dei Soviet dei deputati operai e soldati di tutta la Russia (1)
1
Agli operai, ai soldati e ai contadini
pubblicato su Raboci i Soldat, n. 9, 26 ottobre (8 novembre) 1917.
Il II Congresso dei Soviet dei deputati degli operai e dei soldati di tutta la Russia è aperto. Al congresso è rappresentata l'enorme maggioranza dei soviet. Ad esso assistono anche numerosi delegati dei soviet contadini. I poteri del Comitato esecutivo centrale, che conduceva una politica di conciliazione, sono scaduti. Forte della volontà dell'immensa maggioranza degli operai, dei soldati e dei contadini, forte della vittoriosa insurrezione compiuta a Pietrogrado dagli operai e dalla guarnigione, il congresso prende il potere nelle proprie mani.
Il governo provvisorio è caduto. La maggioranza dei membri del governo provvisorio è già arrestata.
Il potere sovietico proporrà una pace democratica immediata a tutti i popoli e un armistizio immediato su tutti i fronti. Esso assicurerà il passaggio gratuito delle terre dei grandi proprietari, di quelle demaniali e di quelle dei monasteri ai comitati contadini, difenderà i diritti del soldato con la democratizzazione completa dell'esercito, instaurerà il controllo operaio sulla produzione, garantirà la convocazione dell'Assemblea costituente entro il termine fissato, provvederà ad assicurare il pane alle città e i beni di prima necessità alle campagne, garantirà a tutti i popoli che abitano la Russia l'effettivo diritto dell'autodecisione.
Il congresso statuisce: tutto il potere, in tutte le località, passa ai soviet dei deputati degli operai, dei soldati e dei contadini i quali debbono assicurare un effettivo ordine rivoluzionario.
Il congresso fa appello alla vigilanza e alla fermezza dei soldati che sono nelle trincee. Il congresso dei soviet confida che l'esercito rivoluzionario saprà difendere la rivoluzione da qualunque attentato dell'imperialismo sino a che il nuovo governo non sarà riuscito a concludere la pace democratica ch'esso propone immediatamente a tutti i popoli. Il nuovo governo prenderà tutte le misure per assicurare tutto il necessario all'esercito rivoluzionario attuando una politica risoluta di requisizioni e di imposte a carico delle classi abbienti. Esso migliorerà anche le condizioni delle famiglie dei soldati.
I kornilovisti - Kerenski, Kaledin e altri - tentano di condurre le truppe contro Pietrogrado. Alcuni reparti, mobilitati con l'inganno da Kerenski, sono passati dalla parte del popolo insorto.
Soldati, opponete un'attiva resistenza al kornilovista Kerenski! State in guardia!
Ferrovieri, fermate tutti i convogli di truppe che Kerenski dirige su Pietrogrado!
Soldati, operai, impiegati! Le sorti della rivoluzione e della pace democratica sono nelle vostre mani!
Evviva la rivoluzione!
Il Congresso dei Soviet
dei deputati degli operai e dei soldati di tutta la Russia
I delegati dei soviet contadini
2
Relazione sulla pace
26 ottobre (8 novembre)
Pubblicato su Izvestia del CEC, n 208, 27 ottobre 1917
e Pravda, n. 171, 10 novembre (28 ottobre) 1917.
La questione della pace è la questione urgente, la questione nevralgica dei nostri giorni. Se ne è molto parlato, scritto, e voi tutti, certamente, l'avete non poco discussa. Permettetemi perciò di passare alla lettura della dichiarazione che dovrà pubblicare il governo da voi eletto.
Decreto sulla pace
Il governo operaio e contadino, creato dalla rivoluzione il 24-25 ottobre e forte dell'appoggio dei soviet dei deputati degli operai, dei soldati e dei contadini, propone a tutti i popoli belligeranti e ai loro governi l'immediato inizio di trattative per una pace giusta e democratica.
Il governo considera come pace giusta e democratica, alla quale aspira la schiacciante maggioranza degli operai e delle classi lavoratrici di tutti i paesi belligeranti, sfinite, estenuate e martoriate dalla guerra, la pace che gli operai e i contadini russi esigevano nel modo più deciso e tenace dopo l'abbattimento della monarchia zarista, una pace immediata senza annessioni (cioè senza la conquista di terre straniere, senza l'annessione forzata di altri popoli) e senza indennità. Questa è la pace che il governo della Russia propone a tutti i popoli belligeranti di concludere immediatamente, dichiarandosi pronto a compiere senza il minimo indugio, subito, tutti i passi decisivi fino a quando tutte le proposte di pace verranno definitivamente ratificate dalle conferenze, investite di pieni poteri, dei rappresentanti del popolo di tutti i paesi e di tutte le nazioni.
Per annessione o conquista di terre straniere, il governo intende - conformemente alla concezione giuridica della democrazia in generale e delle classi lavoratrici in particolare - qualsiasi annessione di un popolo piccolo o debole ad uno Stato grande o potente senza che quel popolo ne abbia espresso chiaramente, nettamente e volontariamente il consenso e il desiderio, indipendentemente dal momento in cui quest'annessione forzata è stata compiuta, indipendentemente anche dal grado di progresso o di arretratezza della nazione annessa forzatamente o forzatamente tenuta entro i confini di quello Stato e, infine, indipendentemente dal fatto che questa nazione risieda in Europa o nei lontani paesi transoceanici.
Se una nazione qualunque è mantenuta con la violenza entro i confini di un dato Stato, se, nonostante il suo espresso desiderio, - poco importa se espresso nella stampa, nelle assemblee popolari, nelle decisioni dei partiti o attraverso sommosse e insurrezioni contro il giogo straniero - non le viene conferito il diritto di votare liberamente, dopo la completa evacuazione delle truppe della nazione dominante o, in generale, di ogni altra nazione più potente, e di scegliere, senza la minima costrizione, il suo tipo di ordinamento statale, la sua incorporazione è un'annessione, cioè una conquista e una violenza.
Il governo ritiene che continuare questa guerra per decidere come le nazioni potenti e ricche devono spartirsi le nazioni deboli da esse conquistate sia il più grande delitto contro l'umanità e proclama solennemente la sua decisione di firmare subito le condizioni di una pace che metta fine a questa guerra in conformità delle condizioni sopraindicate, parimenti giuste per tutti i popoli senza eccezione.
Nello stesso tempo il governo dichiara di non dare affatto il carattere di un ultimatum alle condizioni di pace sopra indicate, di consentire cioè ad esaminare tutte le altre condizioni di pace, insistendo soltanto perché esse siano presentate il più rapidamente possibile da un qualsiasi paese belligerante, con la più completa chiarezza e con l'assoluta esclusione di ogni ambiguità e di ogni segretezza.
Il governo abolisce la diplomazia segreta ed esprime, da parte sua, la ferma intenzione di condurre tutte le trattative in modo assolutamente pubblico, davanti a tutto il popolo, di cominciare subito la pubblicazione integrale dei trattati segreti confermati o conclusi dal governo dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti dal febbraio al 25 ottobre 1917. Il governo dichiara incondizionatamente e immediatamente abrogato tutto il contenuto di questi trattati quando esso è diretto, come è diretto nella maggior parte dei casi, alla conquista di vantaggi e privilegi per i grandi proprietari fondiari e per i capitalisti russi, al mantenimento o all'accrescimento delle annessioni dei grandi russi.
Il governo, indirizzando ai governi e ai popoli di tutti i paesi la proposta di iniziare immediatamente trattative pubbliche per la conclusione della pace, dichiara da parte sua di essere pronto a condurre queste trattative sia per mezzo dì scambi di lettere o telegrammi che di trattative tra i rappresentanti dei diversi paesi o in una conferenza di questi rappresentanti. Per facilitare tali trattative, il governo nomina i suoi rappresentanti plenipotenziari nei paesi neutrali.
Il governo propone a tutti i governi e ai popoli di tutti i paesi belligeranti di concludere immediatamente un armistizio. Da parte sua ritiene desiderabile che questo armistizio sia concluso per almeno tre mesi, cioè per un periodo di tempo durante il quale vi sia la piena possibilità di condurre a termine le trattative di pace, con la partecipazione dei rappresentanti, senza eccezione, di tutti i popoli - o nazioni - trascinati nella guerra o costretti a parteciparvi, e di convocare le assemblee dei rappresentanti popolari di tutti i paesi, investiti di pieni poteri, per ratificare definitivamente le condizioni di pace.
Il governo provvisorio, operaio e contadino della Russia, indirizzando queste proposte di pace ai governi e ai popoli di tutti i paesi belligeranti, si rivolge anche e specialmente agli operai coscienti delle tre nazioni più progredite dell'umanità, dei più potenti fra gli Stati che partecipano alla guerra attuale: Inghilterra, Francia e Germania. Gli operai di questi paesi hanno reso i più grandi servigi alla causa del progresso e del socialismo con i grandi esempi del movimento cartista in Inghilterra, delle numerose rivoluzioni di importanza storica mondiale compiute dal proletariato francese e, in-fine, della lotta eroica contro le leggi eccezionali in Germania e del lavoro, lungo, ostinato, disciplinato, per la creazione di organizzazioni proletarie di massa in Germania, che è un modello per gli operai di tutto il mondo. Tutti questi esempi di eroismo proletario e di creazione storica ci danno la garanzia che gli operai di questi paesi comprenderanno i compiti che stanno ora davanti a loro per la liberazione dell'umanità dagli orrori della guerra e dalle sue conseguenze, giacché questi operai, con la loro attività molteplice, risoluta, devota, energica, ci aiuteranno a far trionfare la causa della pace e, ad un tempo, la causa della liberazione delle masse lavoratrici e sfruttate da ogni schiavitù e da ogni sfruttamento.
Il governo operaio e contadino, creato dalla rivoluzione del 24-25 ottobre e forte dell'appoggio dei soviet dei deputati operai, soldati e contadini, deve iniziare immediatamente le trattative di pace. Il nostro appello deve essere rivolto tanto ai governi quanto ai popoli. Noi non possiamo ignorare i governi perché altrimenti si ritarderebbe la possibilità di concludere la pace, e un governo popolare non può far questo. Ma non abbiamo nessun diritto di non rivolgerci contemporaneamente anche ai popoli. Dappertutto i governi e i popoli sono in disaccordo, e perciò noi dobbiamo aiutare i popoli a intervenire nelle questioni della guerra e della pace. Noi difenderemo naturalmente con ogni mezzo tutto il nostro programma di pace senza annessioni e senza indennità. Non abbandoneremo il nostro programma di pace senza annessioni e senza indennità. Non abbandoneremo il nostro programma, ma dobbiamo togliere ai nostri nemici la possibilità di dire che le loro condizioni sono diverse e che è perciò inutile iniziare trattative con noi. No, non dobbiamo togliere loro questo vantaggio e non dare alle nostre condizioni il carattere di un ultimatum. Perciò includiamo anche la clausola che esamineremo qualunque condizione di pace, ogni proposta. Esaminare non vuoi ancora dire accettare. Noi le sottoporremo al giudizio dell'Assemblea costituente la quale avrà già il potere di decidere che cosa si può e che cosa non si può concedere. Noi lottiamo contro la mistificazione dei governi che, a parole, sono tutti per la pace, per la giustizia, ma che, di fatto, conducono guerre di conquista e di rapina. Nessun governo dirà tutto quello che pensa. Noi siamo contro la diplomazia segreta e agiremo apertamente davanti a tutto il popolo. Noi non chiudiamo e non abbiamo mai chiuso gli occhi davanti alle difficoltà. Non si può porre fine alla guerra con un rifiuto e non si può finire la guerra con una decisione unilaterale. Noi proponiamo un armistizio di tre mesi ma non rifiutiamo un termine più breve affinché l'esercito estenuato possa almeno per un po' di tempo respirare liberamente. Inoltre in tutti i paesi civili si devono convocare assemblee popolari per discutere le condizioni.
Proponendo dì concludere subito un armistizio, noi ci rivolgiamo agli operai coscienti di quei paesi che hanno fatto molto per lo sviluppo del movimento proletario. Ci rivolgiamo agli operai dell'Inghilterra, dove vi fu il movimento cartista, agli operai della Francia, i quali hanno dimostrato ripetutamente nelle insurrezioni tutta la forza della loro coscienza di classe, agli operai della Germania, che hanno combattuto le leggi contro i socialisti e creato organizzazioni potenti.
Nel manifesto del 14 marzo noi proponevamo di rovesciare i banchieri, ma noi stessi non soltanto non avevamo rovesciato i nostri ma avevamo concluso un'alleanza con loro. Adesso abbiamo rovesciato il governo dei banchieri.
I governi e la borghesia faranno di tutto per unirsi e soffocare nel sangue la rivoluzione operaia e contadina. Ma tre anni di guerra hanno sufficientemente istruito le masse. C'è un movimento sovietico anche in altri paesi, c'è l'insurrezione nella flotta tedesca, soffocata dagli ufficiali del carnefice Guglielmo. Infine bisogna ricordare che non viviamo nel cuore dell'Africa ma in Europa, dove si viene a saper tutto rapidamente.
Il movimento operaio avrà il sopravvento e aprirà la via della pace e del socialismo. (Prolungati, interminabili applausi).
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Relazione sulla pace. Discorso di chiusura
26 ottobre (8 novembre)
Pubblicato su Pravda, n.171, 10 novembre (28 ottobre) 1917.
Non parlerò del carattere generale della dichiarazione. Il governo che verrà creato dal vostro congresso avrà la facoltà di modificarne i punti secondari.
Mi opporrò decisamente a che la nostra rivendicazione sulla pace abbia la forma di ultimatum. Ciò potrebbe essere funesto alla nostra causa. Non possiamo ammettere che il rifiuto di acconsentire a un allontanamento insignificante dalle nostre rivendicazioni permetta ai governi imperialisti di dire che la nostra intransigenza ha loro reso impossibile di intavolare con noi trattative di pace.
Invieremo il nostro appello dappertutto, tutti lo conosceranno. Sarà impossibile nascondere le condizioni proposte dal nostro governo operaio e contadino.
Impossibile nascondere la nostra rivoluzione operaia e contadina, che ha abbattuto il governo dei banchieri e dei grandi proprietari fondiari.
Se formulassimo un ultimatum i governi potrebbero non risponderci. Data la nostra redazione essi saranno costretti a rispondere. Ognuno sappia quello che pensa il proprio governo. Noi non vogliamo segreti. Vogliamo che il governo sia sempre sotto il controllo dell'opinione pubblica del proprio paese.
Che cosa dirà il contadino di qualche lontano governatorato se a causa della forma di ultimatum data alle nostre proposte egli ignorerà ciò che vuole un altro governo? Egli dirà: compagni, perché avete escluso la possibilità di proposte di qualsiasi condizioni di pace? Queste proposte io le avrei discusse, le avrei esaminate e avrei poi dato mandato ai miei rappresentanti all'Assemblea costituente di agire come io penso. Io sono pronto a combattere in modo rivoluzionario per condizioni giuste, se i governi le respingono; ma alcuni paesi possono essere messi di fronte a condizioni tali che sarei pronto a proporre a questi governi di continuare essi stessi la lotta. La realizzazione completa delle nostre aspirazioni dipende dall'abbattimento completo di tutto il regime capitalista. Ecco ciò che ci può dire un contadino; egli ci accuserà di essere troppo intransigenti su questioni insignificanti, quando per noi l'essenziale è di svelare tutta l'infamia, tutta l'ignominia della borghesia e dei suoi carnefici, coronati o no, da essa posti a capo del governo.
Noi non possiamo né dobbiamo dare la possibilità ai governi di trincerarsi dietro la nostra intransigenza e di nascondere ai popoli perché li si manda al macello. Non è che una goccia d'acqua, ma noi non possiamo né dobbiamo rinunciare a questa goccia che corrode la pietra della politica di conquista borghese. Un ultimatum agevolerebbe la situazione dei nostri avversari. Noi invece faremo conoscere tutte le condizioni al popolo. Metteremo tutti i governi di fronte. alle nostre condizioni di pace; ne rispondano ai loro popoli. Sottometteremo tutte le proposte di pace all'Assemblea costituente.
Vi è ancora un punto, compagni, al quale dovete prestare una grande attenzione. I trattati segreti devono essere pubblicati. Le clausole sulle annessioni e sulle indennità devono essere annullate. Ma vi sono clausole e clausole, compagni. I governi briganteschi non si accordavano soltanto sugli atti di brigantaggio; nei loro trattati essi includevano anche degli accordi economici e diverse altre clausole sulle relazioni di buon vicinato.
Noi non ci leghiamo con dei trattati. Non ci lasceremo legar le mani dai trattati. Noi respingiamo tutte le clausole che concernono le rapine e le violenze; ma non possiamo respingere le clausole che stabiliscono condizioni di buon vicinato e accordi economici; li accetteremo con piacere. Noi proponiamo un armistizio di tre mesi; scegliamo un lungo periodo perché i popoli sono spossati, hanno un ardente desiderio di riposo dopo tre anni e più di questa guerra sanguinosa. Dobbiamo comprendere che i popoli devono discutere le condizioni di pace, esprimere la loro volontà col concorso del parlamento, e per questo occorre del tempo. Noi esigiamo un armistizio di lunga durata perché nelle trincee l'esercito riposi da questo incubo di continui massacri; ma non respingiamo le proposte di armistizio di minore durata; le esamineremo e le dovremo accettare anche se ci si proporrà un armistizio di un mese o di un mese e mezzo. La nostra proposta di armistizio non deve neppur essa avere la forma di ultimatum, giacché non vogliamo dare ai nostri nemici la possibilità di nascondere tutta la verità ai popoli trincerandosi dietro la nostra intransigenza. Non deve avere la forma di ultimatum poiché un governo che respinge un armistizio è un governo criminale. Se invece la nostra proposta di armistizio non avrà la forma di ultimatum, obbligheremo con ciò stesso i governi a presentarsi essi stessi di fronte ai popoli come dei criminali; ora, con siffatti criminali i popoli agiranno senza cerimonie. Ci si obietta che, rinunciando alla forma di ultimatum, proveremo la nostra impotenza; ma è ora di spazzar via tutta la falsità borghese allorché si parla della forza di un popolo. La forza si rivela, secondo la borghesia, quando le masse vanno ciecamente al macello, obbedendo alle ingiunzioni dei governi imperialisti. La borghesia riconosce che uno Stato è forte soltanto quando esso può far uso di tutta la potenza del suo apparato governativo per far marciare le masse come vogliono i governanti borghesi. La nostra concezione della forza è un'altra. Ciò che fa la forza di uno Stato, secondo noi, è la coscienza delle masse. Uno Stato è forte, quando le masse sanno tutto, possono .giudicare tutto e sono coscientemente pronte a tutto. Non dobbiamo temere di dire la verità sulla nostra stanchezza: infatti quale Stato non è stanco ora, quale popolo non ne parla apertamente? Prendete l'Italia, dove questa stanchezza ha provocato un movimento rivoluzionario di lunga durata, che reclamava la cessazione del massacro. Forse che in Germania non si svolgono manifestazioni operaie di massa nelle quali si lanciano parole d'ordine sulla cessazione della guerra? Non è forse alla stanchezza che è dovuto l'ammutinamento della flotta tedesca, represso cosi implacabilmente dal boia Guglielmo e dai suoi servitori? Se fatti simili possono avvenire in un paese disciplinato come la Germania, dove si incomincia a parlare di stanchezza e di por fine alla guerra, da parte nostra non dobbiamo temere di parlarne apertamente, poiché questa verità è tanto giusta per noi quanto per tutti i paesi belligeranti e persino per quelli non belligeranti.
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Rapporto sulla questione della terra
26 ottobre (8 novembre)
Pubblicato su Izvestia del CEC, n. 209, 28 ottobre 1917
e Pravda, n. 171, 10 novembre (28 ottobre) 1917
Riteniamo che la rivoluzione abbia mostrato e dimostrato quanto è importante porre con chiarezza la questione della terra. Lo scoppio dell'insurrezione armata, della seconda rivoluzione, della Rivoluzione d'Ottobre, dimostra chiaramente che la terra deve essere trasferita ai contadini. Il governo che è stato abbattuto e i partiti conciliatori menscevico e socialista-rivoluzionario hanno commesso un delitto rinviando, sotto vari pretesti, la soluzione della questione della terra e per ciò stesso hanno condotto il paese allo sfacelo e all'insurrezione dei contadini. False e vilmente ingannatrici suonano le loro parole sui pogrom e l'anarchia nelle campagne. Dove e quando provvedimenti ragionevoli hanno suscitato l'anarchia e i pogrom? Se il governo avesse agito ragionevolmente, e se i suoi provvedimenti avessero soddisfatto i bisogni dei contadini poveri, la massa contadina si sarebbe forse messa in agitazione? Ma tutti i provvedimenti del governo, approvati dai soviet di Avxentiev e di Dan, erano diretti contro i contadini e hanno spinto i contadini all'insurrezione.
Dopo aver suscitato l'insurrezione, il governo si è messo a strillare contro i pogrom e l'anarchia ch'esso stesso aveva provocati. Esso voleva schiacciare l'insurrezione col ferro e nel sangue, ma è stato spazzato via dall'insurrezione armata dei soldati, dei marinai e degli operai rivoluzionari. Per prima cosa, il governo della rivoluzione operaia e contadina deve risolvere la questione della terra, la questione che può tranquillizzare e soddisfare le masse immense dei contadini poveri. Vi leggerò i punti del decreto che il vostro governo sovietico deve promulgare. Uno dei punti di questo decreto contiene il mandato ai comitati agricoli, stabilito in base ai 242 mandati dei soviet locali dei deputati contadini.
Decreto sulla terra
1. La grande proprietà fondiaria è abolita immediatamente senza alcun indennizzo.
2. Le tenute dei grandi proprietari fondiari, come tutte le terre demaniali, dei monasteri, della Chiesa, con tutte le loro scorte vive e morte, gli stabili delle ville, castelli e tutte le suppellettili sono messi a disposizione dei comitati agricoli di volost e dei soviet distrettuali dei deputati contadini fino alla convocazione dell'Assemblea costituente.
3. Qualunque danno arrecato ai beni confiscati che da questo momento appartengono a tutto il popolo, è dichiarato grave delitto punibile dal tribunale rivoluzionario. I soviet distrettuali dei deputati contadini prendono tutte le misure necessarie perché nel corso della confisca della terra dei grandi proprietari sia osservato l'ordine più severo, per decidere quali appezzamenti, esattamente, e in quale misura, sono soggetti a confisca, e per la più rigorosa difesa rivoluzionaria di tutte le terre che divengono proprietà del popolo, con tutti gli stabili, gli attrezzi, il bestiame, le scorte di prodotti, ecc.
4. Nell'attuazione delle grandi trasformazioni agrarie, finché l'Assemblea costituente non avrà preso una decisione definitiva in proposito, deve dovunque servire di guida il seguente mandato contadino, compilato dalle Izvestia del Soviet dei deputati contadini di tutta la Russia in base ai 242 mandati dei contadini delle varie località e pubblicato nel n. 88 dello stesso giornale (Pietrogrado, n. 88, 19 agosto 1917).
5. Le terre dei semplici contadini e dei semplici cosacchi non vengono confiscate.
Mandato contadino sulla terra
« La questione della terra, in tutto il suo complesso, può essere risolta soltanto dall'Assemblea costituente eletta da tutto il popolo.
« La più equa soluzione della questione della terra deve essere la seguente:
« 1. I1 diritto di proprietà privata della terra è abolito per sempre; la terra non può essere né venduta né comprata, né data in affitto o ipotecata, né alienata in qualsiasi altro modo.
« Tutta la terra: del demanio, dei principi della famiglia imperiale, della Corona, dei monasteri, della Chiesa, dei benefici, dei maggioraschi (2), di proprietà privata, delle comunità contadine e dei contadini, ecc. è espropriata senza indennizzo, è dichiarata patrimonio di tutto il popolo e passa a tutti coloro che la lavorano.
« A coloro che sono danneggiati dal mutamento dei rapporti di proprietà è soltanto riconosciuto il diritto a un aiuto sociale durante il periodo di tempo necessario per adattarsi alle nuove condizioni di esistenza.
« 2. Tutte le ricchezze del sottosuolo: minerali, petrolio, carbone, sale, ecc., come pure le foreste e le acque che hanno importanza per tutto lo Stato, passano in esclusivo godimento dello Stato. Tutti i piccoli fiumi, laghi, foreste, ecc. passano in godimento delle comunità contadine a condizione che siano gestiti dagli organi amministrativi autonomi locali.
« 3. Le terre a coltura intensiva: frutteti, piantagioni, vivai, semenzai, serre, ecc., non sono soggette a divisione ma vengono trasformate in aziende modello e passano in godimento esclusivo delle comunità contadine o dello Stato, a seconda della loro entità e importanza.
« I terreni cintati che circondano le case, nelle città o nei villaggi, con frutteti e orti, rimangono in godimento dei proprietari attuali; una legge determinerà la superficie dei terreni stessi e l'ammontare dell'imposta per il loro godimento.
« 4. Le fattorie equine, le stazioni di monta, le aziende statali o private per l'allevamento del bestiame, del pollame, ecc. sono confiscate, passano in proprietà di tutto il popolo e vengono trasferite in esclusivo godimento allo Stato o alla comunità contadina a seconda della loro entità e importanza.
« La questione dell'indennizzo sarà sottoposta all'esame dell'Assemblea costituente.
« 5. Tutte le scorte vive e morte delle terre confiscate passano senza alcun indennizzo in esclusivo godimento dello Stato o della comunità contadina a seconda della loro entità e importanza. « La confisca delle scorte non concerne i contadini che hanno poca terra.
« 6. Hanno diritto al godimento della terra tutti i cittadini dello Stato russo (senza distinzione di sesso) che desiderano coltivarla col loro lavoro, con l'aiuto della loro famiglia o in cooperativa, e soltanto finché essi sono in grado di coltivarla. Il lavoro salariato non è ammesso.
« In caso di inabilità al lavoro di un qualsiasi membro della comunità rurale, per la durata di due anni, quest'ultima ha l'obbligo, entro questo termine, di venirgli in aiuto con la coltivazione collettiva del suo appezzamento finché egli non abbia ricuperato la capacità di lavorare.
« I coltivatori che per vecchiaia o invalidità non sono più in grado di coltivare personalmente la terra perdono il diritto al godimento della terra, ma ricevono in compenso una pensione dallo Stato.
« 7. Il diritto al godimento della terra deve esser egualitario, cioè la terra deve essere ripartita tra i lavoratori secondo le condizioni locali, in base alla norma del lavoro o del consumo.
« Le forme di utilizzazione della terra devono essere assolutamente libere: familiare, personale, della comunità, cooperativa, in base a quel che sarà deciso nei singoli villaggi o borgate.
« 8. Tutta la terra, dopo la confisca, passa al fondo agrario di tutto il popolo. La ripartizione tra i lavoratori è diretta dagli organi amministrativi autonomi locali e centrali cominciando dalle comunità rurali e urbane organizzate democraticamente e senza distinzione di ceto fino alle istituzioni centrali regionali.
« Il fondo agrario è soggetto a ripartizioni periodiche, secondo l'aumento della popolazione e lo sviluppo della produttività e delle colture.
« Nel cambiamento dei confini dei poderi, il nucleo primitivo dei poderi stessi deve restare intatto.
« Le terre di coloro che escono dalla comunità ritornano al fondo agrario. I parenti più prossimi e le persone indicate dagli uscenti hanno la preferenza nell'assegnazione della terra da essi lasciata.
« Nel momento in cui l'appezzamento viene restituito al fondo agrario, le spese sostenute per la concimazione e per migliorie (miglioramenti radicali) debbono essere rimborsate, nella misura in cui tali migliorie non sono state sfruttate.
« Se in singole località il fondo agrario non è sufficiente a soddisfare tutta la popolazione locale, la popolazione eccedente deve essere trasferita altrove.
« Lo Stato deve incaricarsi dell'organizzazione del trasferimento, delle spese che esso comporta, della fornitura di scorte, ecc.
« Il trasferimento deve avvenire nell'ordine seguente: i contadini senza terra che desiderano un trasferimento, poi i membri meno degni della comunità, i disertori, ecc. e, infine, per sorteggio o in base ad accordi ».
Tutto il contenuto di questo mandato, espressione della volontà assoluta della stragrande maggioranza dei contadini coscienti di tutta la Russia, è proclamato legge provvisoria. Essa, fino alla convocazione dell'Assemblea costituente, sarà attuata immediatamente secondo le possibilità e, in certe sue parti, con quella gradualità che sarà decisa dai soviet distrettuali dei deputati contadini.
Si sentono qui voci le quali affermano che il mandato e il decreto stesso sono stati elaborati dai socialisti-rivoluzionari. Sia pure. Non è forse lo stesso che siano stati elaborati dagli uni o dagli altri? Come governo democratico non potremmo trascurare una decisione delle masse del popolo, anche se non fossimo d'accordo. All'atto pratico, con l'applicazione del decreto, con la sua attuazione nelle varie località, i contadini stessi comprenderanno dov'è la verità. E anche se i contadini continueranno a seguire i socialisti-rivoluzionari, e anche se essi daranno nell'Assemblea costituente la maggioranza a questo partito, diremo anche qui: non importa. La vita è la migliore maestra e mostrerà chi ha ragione, anche se i contadini partiranno da un estremo e noi da un altro per risolvere questa questione. La vita ci obbligherà a riavvicinarci nel torrente generale della creazione rivoluzionaria, nell'elaborazione delle nuove forme statali. Noi dobbiamo seguire la vita, dobbiamo concedere piena libertà alla forza creativa delle masse popolari. Il vecchio governo, abbattuto dall'insurrezione armata, voleva risolvere la questione agraria mediante la vecchia burocrazia zarista, non ancora destituita. Ma invece di risolvere la questione, la burocrazia lottava soltanto contro i contadini. I contadini hanno imparato qualche cosa durante gli otto mesi della nostra rivoluzione. Essi stessi vogliono risolvere tutte le questioni della terra. Ci pronunciamo perciò contro qualsiasi emendamento di questo progetto di legge; non vogliamo entrare nei particolari appunto perché scriviamo un decreto e non un programma di azione. La Russia è grande e le condizioni locali sono diverse. Abbiamo fiducia che i contadini sapranno risolvere meglio di noi, in senso giusto, la questione. La risolvano essi secondo il nostro programma o secondo quello dei socialisti-rivoluzionari: non è questo l'essenziale. L'essenziale è che i contadini abbiano la ferma convinzione che i grandi proprietari fondiari non esistono più nelle campagne, che i contadini risolvano essi stessi tutti i loro problemi, che essi stessi organizzino la loro vita.
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Decreto sulla formazione del governo operaio e contadino
Pubblicato su Raboci i Soldat, n. 10, 27 ottobre (9 novembre) 1917.
Il Congresso dei Soviet dei deputati operai, soldati e contadini di tutta la Russia decreta di:
costituire per la direzione del paese, fino alla convocazione della Assemblea costituente, un governo provvisorio operaio e contadino che si chiamerà Consiglio dei commissari del popolo. L'amministrazione delle singole branche della vita statale è affidata a commissioni, i cui membri debbono assicurare la realizzazione del programma proclamato dal congresso, in stretta unione con le organizzazioni di massa degli operai, delle operaie, dei marinai, dei soldati, dei contadini e degli impiegati. Il potere governativo appartiene a un Collegio dei presidenti di queste commissioni, cioè al Consiglio dei commissari del popolo.
Il controllo sulla attività dei commissari del popolo e il diritto di sostituirli spetta al Congresso dei Soviet dei deputati operai, contadini e soldati di tutta la Russia e al suo Comitato esecutivo centrale.
Attualmente il Consiglio dei commissari del popolo è formato dalle seguenti persone:
Presidente del Consiglio: Vladimir Ulianov (Lenin);
Commissario del popolo per gli affari interni: A.I. Rykov;
Agricoltura: V.P. Miliutin;
Lavoro: A.G. Scliapnikov;
Guerra e Marina: un comitato composto da V.A. Ovseienko (Antonov) N.V. Krylenko e P.E. Dybenko;
Commercio e industria: V.P. Noghin;
Istruzione pubblica: A.V. Lunaciarski;
Finanze: I.I. Skvortsov (Stepanov);
Affari esteri: L.D. Bronstein (Trotski);
Giustizia: G.I. Oppokov (Lomov);
Approvvigionamenti: I.A. Teodorovic;
Poste e telegrafi: N.P. Avilov (Glebov);
Presidente per gli affari delle nazionalità: I. Giugascvili (Stalin);
L'incarico di commissario del popolo per le ferrovie resta temporaneamente da attribuire.
Note:
1) Il II Congresso dei soviet dei deputati operai e soldati di tutta la Russia si aprì allo Smolny il 25 ottobre (7 novembre) 1917 alle 22 e 45. Su 649 delegati, 390 erano bolscevichi. Erano rappresentati al congresso 318 soviet delle province. I menscevichi, i socialisti-rivoluzionari di destra e i membri del Bund abbandonarono il congresso dopo la sua apertura, rifiutando di riconoscere la rivoluzione socialista. Il congresso approvò l'appello Agli operai, ai soldati e ai contadini redatto da Lenin. Il II Congresso dei soviet proclamò il potere dei soviet, approvò i decreti sulla pace e sulla terra e insediò il primo governo sovietico, il Consiglio dei commissari del popolo, di cui fu eletto presidente Lenin. Elesse poi il Comitato esecutivo centrale dei soviet di tutta la Russia, di cento e uno membri, di cui 62 bolscevichi, 29 socialisti-rivoluzionari di sinistra, ecc. Il congresso si chiuse il 27 ottobre (9 novembre) 1917 alle 5 e 15 del mattino.
2)Venivano chiamate terre dei benefici le terre che il governo assegnava ai proprietari di fabbriche perché le spartissero tra i contadini che lavoravano nelle fabbriche stesse senza alcun compenso, solo per beneficiare di un lotto di terra. Le terre dei maggiorascati erano le grandi proprietà fondiarie trasmesse per via ereditaria di generazione in generazione al primogenito o al membro più anziano della famiglia senza essere divise.