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- materiali resistenti in linea - iper-classici - 27-05-12 - n. 411
da Lenin, Opere Complete, vol. 11, Editori Riuniti, Roma, 1962, pp. 21-24
trascrizione per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Lenin
Lotta per il potere e «lotta» per le elemosine
11/06/1906
Tutti sanno che già nel suo programma il partito socialdemocratico ha espresso l'incrollabile convinzione che per l'effettivo soddisfacimento delle urgenti esigenze delle masse popolari è necessaria la piena sovranità ad popolo. Se la massa del popolo non avrà nelle sue mani la totalità del potere statale, se nello Stato rimarrà un qualsiasi potere non eletto dal popolo, non revocabile, non dipendente interamente dal popolo, l'effettivo soddisfacimento delle urgenti esigenze di cui tutti sono consapevoli non è possibile.
Il partito socialdemocratico ha sempre diffuso con tutte le sue forze fra il proletariato e fra tutto il popolo questa incontestabile verità. La vera lotta, cioè la lotta di massa per la libertà, è passata e passerà sempre attraverso le tappe più diverse e spesso imprevedibili: non può essere altrimenti se si considerano le sue immense difficoltà, la complessità dei suoi compiti e l'instabilità della composizione dell'esercito di combattenti. Nel dirigere la lotta del proletariato, in ogni sua fase di sviluppo e in ogni circostanza, la socialdemocrazia, quale interprete cosciente delle aspirazioni della classe operaia, deve tenere sempre presenti gli interessi generali e fondamentali di questa lotta nel suo insieme. La socialdemocrazia insegna che non si devono dimenticare gli interessi generali per gli interessi particolari della classe operaia, che non si devono dimenticare i compiti essenziali della lotta nel suo insieme per le particolarità delle sue singole fasi.
Appunto così la socialdemocrazia rivoluzionaria ha sempre concepito i suoi compiti nell'attuale risoluzione russa. Solo questa concezione corrisponde alla posizione del proletariato, classe d'avanguardia, e ai suoi compiti. Nella lotta per la libertà politica la borghesia liberale, viceversa, ha sempre posto i suoi compiti in modo assolutamente diverso; li ha posti in conformità con i particolari interessi di classe della borghesia. La borghesia ha bisogno della libertà politica, ma teme la piena sovranità del popolo, perché il proletariato, maturo e già unito nella lotta, se ne servirebbe contro di essa. Perciò, cercando di ottenere la libertà politica, la borghesia vuole al tempo stesso conservare non pochi residui del vecchio potere (esercito permanente, burocrazia non elettiva, ecc.).
La lotta del proletariato per la libertà politica è una lotta rivoluzionaria, perché mira alla piena sovranità del popolo. La lotta della borghesia per la libertà è una lotta opportunistica, perché mira alle elemosine, alla divisione del potere fra l'autocrazia e le classi abbienti. Questa differenza fondamentale tra la lotta rivoluzionaria del proletariato e la lotta opportunistica della borghesia attraversa come un filo rosso tutta la storia della nostra rivoluzione. Il proletariato lotta, la borghesia s'insinua al potere. Il proletariato demolisce l'autocrazia con la lotta, la borghesia s'aggrappa alle elemosine dell'autocrazia che si sta indebolendo. Il proletariato leva alta, di fronte a tutto il popolo, la bandiera della lotta, la borghesia la bandiera delle piccole concessioni, delle transazioni e del mercanteggiamento.
Il proletariato utilizza ogni breccia, ogni indebolimento del potere, ogni concessione ed elemosina per condurre una lotta più larga, di massa, risoluta ed energica; la borghesia li utilizza per estinguere, placare, indebolire gradualmente la lotta, per restringerne i compiti, per mitigarne le forme.
Ricordate alcune fasi della nostra lotta per la libertà. La borghesia «lotta» perché il potere abbia fiducia nello zemstvo («diritto e potere agli zemstvo») e nel popolo (all'inizio di questo decennio). Il proletariato innalza la bandiera della lotta per l'annientamento dell'autocrazia. Il governo annuncia l'epoca della «fiducia» (Sviatopolk-Mirski), la borghesia si profonde in discorsi nei banchetti, il proletariato apre nuove brecce nella roccaforte dell'oppressione, morendo nelle strade il 9 gennaio e sviluppando un grandioso movimento di scioperi.
Estate del 1905, La borghesia invia una deputazione per impetrare le libertà. In autunno viene concessa la Duma di Bulyghin. La borghesia è commossa. Grido generale: entrate nella Duma! Gli opportunisti della socialdemocrazia tentennano. Il proletariato continua a lottare. Uno sciopero in tutto il paese, senza precedenti nel mondo, spazza via la Duma. Il proletariato conquista la libertà e la difende col suo sangue contro gli attentati della reazione.
Nella prima battaglia esso è sconfitto. La borghesia copre d'insulti i vinti e si aggrappa servilmente alla Duma. Il proletariato raccoglie le forze per un nuovo assalto, continua fieramente a non lasciar cadere la bandiera della lotta per la piena sovranità del popolo. L'assalto fallisce prima della convocazione della Duma. La borghesia striscia di nuovo, gettando a mare la parola d'ordine dell'Assemblea costituente, schizzando veleno contro le «azioni», predicando, la conciliazione, la transazione, la nomina di un ministero cadetto da parte del potere supremo.
Il proletariato utilizza la nuova situazione così come aveva utilizzato la «fiducia» nel 1904 e il 17 ottobre 1905. Esso aveva adempiuto il suo dovere rivoluzionario, aveva fatto tutto il possibile per spazzar via con un'azione diretta la Duma di Witte (5) come aveva fatto per quella di Bulyghin. Non c'era riuscito perché la borghesia aveva tradito, perché l'organizzazione e la mobilitazione della classe operaia e dei contadini non erano sufficienti. Il proletariato continua a lottare, utilizzando tutti i conflitti «nella Duma» e intorno alla Duma, per farne il punto di partenza di un movimento di massa ancora più vasto e risoluto.
Una nuova lotta si sviluppa. Nessuno lo nega. Si solleva una massa di proletari, di contadini, di poveri delle città, di soldati, ecc, molto più larga di prima. Nessuno nega che si tratterà di una lotta al di fuori della Duma. Si tratterà, per le condizioni oggettivc della situazione attuale, di una lotta che demolirà direttamente il vecchio potere. Nessuno può predire in che misura avverrà questa demolizione. Ma il proletariato, quale classe d'avanguardia, mira in questa lotta, ancor più fermamente, alla vittoria totale, all'eliminazione totale del vecchio potere.
E il proletariato rimane coerente, respingendo le parole d'ordine opportunistiche della borghesia, che ha fuorviato una parte dei socialdemocratici. è falso che la nomina di un ministero cadetto significhi «strappare il potere» alla camarilla, E' una menzogna borghese. In realtà la nomina di questo ministero sarebbe ora un nuovo paravento liberale per la camarilla. È falso che la nomina di un ministero cadetto significhi trasformare la pseudo Costituzione in una Costituzione effettiva. E' una menzogna borghese. In realtà questo ministero sarebbe solo un travestimento dell'autocrazia, che indosserebbe un nuovo abito pseudocostituzionale. È falso che la rivendicazione di un ministero cadetto diverrà una rivendicazione di tutto il popolo. E' una menzogna borghese. In realtà è solo una rivendicazione della Duma cadetta. In realtà i non cadetti la ripetono solo per un malinteso, credendo che sia qualcosa di molto più vasto. Le rivendicazioni di tutto il popolo vanno molto più in là di quelle della Duma cadetta. Infine, è anche falso che l'«appoggio» alla rivendicazione di un ministero cadetto (o il che è lo stesso, a un ministero cadetto) mediante risoluzioni, mandati, ecc, sia una lotta concreta contro il vecchio potere. È una menzogna borghese. Un tale «appoggio» da parte del proletariato significherebbe rinunciare alla lotta, significherebbe solo consegnare la causa della libertà nelle mani malferme dei liberali.
Il proletariato lotta e continuerà a lottare per demolire il vecchio potere, e consacrerà a questo scopo tutto il suo lavoro di propaganda, d'agitazione, d'organizzazione, di mobilitazione delle masse. Se la demolizione totale non sarà possibile, il proletariato utilizzerà anche quella parziale, ma non la sosterrà mai, non la presenterà sotto una luce lusinghiera, non chiamerà il popolo ad appoggiarla. Dànno un appoggio concreto alla lotta concreta coloro che vogliono ottenere il massimo (accontentandosi, in caso di insuccesso, del minimo) e non coloro che, prima della lotta, ne restringono in modo opportunistico gli obiettivi.
Chi non si lascia illudere dal frastuono delle frasi s'accorgerà facilmente che il popolo, lotterà concretamente non già per un ministero cadetto, ma per eliminare il vecchio potere. Gli interessi della burocrazia esigono che il reale slancio di questa lotta si attenui. Gli interessi del proletariato esigono che esso si diffonda e divenga più potente.
Vperiod, n. 17 - 14 giugno 1906
Note:
5) La Duma di Witte, prima Duma, convcata il 27 aprile (10 maggio) 1906 in base a un regolamento elaborato dal presidente del consiglio dei ministri, Witte, venne sciolta dal governo zarista l'8 (21) luglio 1906.
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