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- materiali resistenti in linea - iper-classici - 19-04-11 - n. 360
da Pietro Secchia, I Comunisti e l'insurrezione (1943 – 1945), pagg. 439-444, Edizioni di cultura sociale, Roma, 1954
trascrizione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Pietro Secchia
L'ora dell'azione *
* da La nostra lotta, aprile 1945, n. 7
La guerra volge al suo epilogo. Gli eserciti tedeschi, battuti e scompaginati, sono in rotta su tutti i fronti. La fortezza hitleriana sta crollando sotto i formidabili colpi delle armate sovietiche ed angloamericane.
Alla grande battaglia decisiva degli eserciti delle Nazioni unite deve unirsi l'offensiva audace e impetuosa del popolo italiano.
L'ora della fine del nazifascismo, l'ora dell'insurrezione nazionale è suonata. È suonata l'ora dell'azione decisiva. E nell'azione, nella lotta i comunisti devono occupare un posto di avanguardia nelle file dei patrioti.
In questo momento ciò che conta è l'azione. Vi sono ancora, anche nelle nostre file, compagni che fanno distinzione tra politica e azione militare, compagni che pur entusiasmandosi per le gesta dei nostri valorosi partigiani, dei nostri meravigliosi gappisti, pensano che quelli sono soprattutto dei militari, degli «uomini di guerra». Ed hanno l'aria di dire: «Si sa, ad ognuno il suo mestiere: quelli sono uomini di guerra, sono nati per l'azione armata, noi invece siamo i politici».
Questa netta separazione di compiti, che certi compagni fanno, rivela un'errata concezione del comunista e della sua tempra.
Non si può separare la politica dall'azione. Che cos'è la politica, se non la lotta per il raggiungimento di un determinato obiettivo? Oggi l'obiettivo nostro immediato è la lotta per la cacciata dei tedeschi e per l'annientamento del fascismo. Quest'obiettivo non si raggiunge solo facendo della propaganda, dell'agitazione, solo lanciando manifestini, scrivendo articoli, e tenendo riunioni politiche. Quest'obiettivo lo si raggiunge soprattutto lottando con le armi alla mano, solo abbattendo quanti più nazifascisti possiamo, solo assestando colpi su colpi al nemico.
Oggi si fa della politica impiegando il fucile, le bombe, il mitra. È profondamente errato considerare il partigiano, il gappista, il sappista, semplicemente come dei «fegatacci», come dei soldati, come degli uomini d'azione, la cui opera non è essenziale per la realizzazione della nostra linea politica. L'opera dei partigiani, dei gappisti e dei sappisti è invece, oggi, la parte decisiva e più importante della nostra politica. I nostri combattenti sono oggi i migliori comunisti, i più audaci realizzatori della nostra politica. Senza la loro azione la nostra linea politica resterebbe sulla carta.
Non si può fare l'insurrezione nazionale senza condurre, allargare e potenziare la lotta armata. La lotta armata, la lotta per schiacciare i tedeschi e i fascisti è oggi l'attività essenziale, fondamentale del nostro partito.
Non basta applaudire all'eroismo del partigiano, non basta entusiasmarsi per le brillanti azioni dei valorosi gappisti, non basta ricordare con orgoglio e ammirazione le più fulgide figure della nostra guerra di liberazione, da Dante di Nanni a Irma Bandiera a Garemi ed a tanti altri i cui nomi sono scolpiti nel cuore di ogni italiano. La loro azione, la loro audacia ci devono essere di esempio. Questi sono i comunisti. «I comunisti - ha detto Stalin - sono uomini fatti di una tempra speciale». I nostri partigiani, i nostri gappisti: ecco gli uomini di tale tempra. Sono uomini di ferro, che non conoscono ostacoli, capaci di ogni audacia, di ogni sacrificio, di ogni eroismo.
Dev'essere oggi nell'aspirazione, nel desiderio, nell'ardente volontà di ogni comunista, il voler imbracciare il fucile, impugnare un'arma, diventare un buon combattente.
I compagni che in questo momento non si sentono animati dalla volontà di agire, di combattere, di lottare, che non sentono lo stimolo di arruolarsi nelle formazioni patriottiche, che non sentono l'orgoglio di essere partigiani, ebbene diciamolo francamente, non sono dei comunisti.
Lo sappiamo: non tutti possono essere partigiani e gappisti, non tutti i compagni possono dedicarsi esclusivamente alla lotta armata, perché molteplici sono i compiti ele esigenze del partito, molteplici sono i compiti e le esigenze della stessa lotta armata e del suo potenziamento.
Sappiamo anche che ogni comunista deve sentire la necessità del lavoro che svolge, del lavoro, qualunque esso sia, che il partito gli ha affidato, deve sentirlo necessario per contribuire a battere il nemico. Ma tutti i compagni dovrebbero sentire il desiderio e la volontà di essere in prima linea, ogni compagno dovrebbe voler far parte di un gruppo di combattenti, sia esso partigiano, gappista o sappista.
Nella fase attuale della lotta è pure errato pensare ad una radicale e rigida divisione di lavoro, alla categoria dei «politici», dei «sindacali», alla categoria dei distributori della stampa ed a quella dei combattenti.
Oggi, ognuno deve essere innanzi tutto un combattente. Nella fase decisiva dell'insurrezione nazionale, ogni comunista deve saper impugnare ed adoperare un'arma. Ogni comunista deve essere nello stesso tempo un propagandista e un soldato, un operaio e un gappista, un agitatore e un sappista. Un comunista deve saper scrivere l'articolo ed il manifestino, deve saper condurre l'agitazione per la cacciata dei tedeschi e l'annientamento dei fascisti, e nello stesso tempo deve saper impugnare un'arma, scagliare la bomba contro il nemico; dev'essere d'esempio e di guida non solo nella propaganda, ma anche nell'azione.
In una riunione dei segretari federali, avvenuta in questi giorni si è dovuto purtroppo costatare che alcuni segretari federali lombardi sapevano dire poco sulla consistenza del movimento partigiano della loro provincia. Ed alle domande che loro si ponevano avevano l'aria di dire : «Ma io sono il segretario federale: per queste informazioni di carattere puramente militare, dovete rivolgervi ai compagni della delegazione dei comandi, ecc.».
No, cari compagni, le delegazioni dei comandi, gli organismi tipicamente militari provvedono e provvederanno alla direzione operativa, alla parte più specificamente tecnica dell'insurrezione nazionale.
Ma è a tutto il comitato federale che va la responsabilità se nella sua città e provincia la preparazione insurrezionale è in ritardo. Il comitato federale deve conoscere nei dettagli la situazione militare della sua regione, le nostre forze e quelle del nemico, le deficienze delle nostre formazioni di combattimento, e ciò che si deve fare per porvi riparo. Sono i comitati federali, sono i comitati di settore, sono le nostre cellule, che devono provvedere al reclutamento di nuove forze per i partigiani, per i G.A.P. e per le S.A.P. Sono i comitati federali, di settore e di cellula, che devono fare di tutto per assicurare ai partigiani, ai gappisti, ai combattenti, non solo l'aiuto morale e politico, ma l'appoggio, l'aiuto continuo in uomini, mezzi e materiale.
Dev'essere, per ogni cellula comunista, titolo d'onore e di orgoglio poter vantare il numero più grande di combattenti tra i propri iscritti, combattenti nelle formazioni partigiane e nei distaccamenti gappisti e sappisti. Dev'essere titolo d'onore e di sano orgoglio per ogni cellula comunista, poter dire che tutti i suoi iscritti fanno parte delle S.A.P., che tutti i suoi iscritti hanno partecipato e hanno chiesto di poter partecipare ad azioni contro il nemico.
Oggi, lo ripetiamo, ciò che conta è l'azione. Chi ha un'arma combatta, chi non ce l'ha se la procuri. Questo è il dovere di ogni comunista, di ogni patriota. Oggi, compito essenziale dei comunisti e dei patrioti è quello di attaccare con tutti i mezzi il nemico tedesco e fascista, di attaccarlo davanti ed alle spalle, sui monti e nelle città, di impedire la sua ritirata, di far saltare i suoi trasporti, di distruggere e sabotare le sue linee e i suoi mezzi di comunicazione, di difendere i nostri impianti industriali e le opere di pubblica utilità. Fare tutto questo significa oggi fare della politica.
L'attività essenziale, fondamentale del nostro partito e di ogni comunista è oggi quella di potenziare al massimo l'insurrezione nazionale, di lottare con tutti i mezzi per spezzare la schiena ai tedeschi, per schiacciare i traditori fascisti. Ogni altra esigenza deve essere subordinata alla lotta; dev'essere subordinata all'insurrezione nazionale. Ogni nostra attività dev'essere tesa a rafforzare, a sviluppare, a portare al livello più alto l'insurrezione nazionale.
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