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Scritti sulla rivoluzione culturale proletaria (Parte terza)

Mao Tse-tung | bibliotecamarxista.org

A 50 anni dalla Rivoluzione culturale proletaria proponiamo alcuni scritti da: Mao Tse-tung, Opere, Edizioni Rapporti sociali, Milano, 1991.

Parte terza
- 12/02/1967, Discorso sulla grande rivoluzione culturale a Shanghai
- 24/02/1967, Direttiva sulla lotta per il potere
- 1967, Sulle venti forme nelle quali il burocratismo si manifesta
- 01/07/1976, Edificare il Partito nel corso della lotta

Parte seconda
- 16/05/1966, Circolare del 16 maggio
- 01/08/1966, Lettera alle guardie rosse della scuola media dell'università Chinghua
- 08/08/1966, I sedici punti

Parte prima
- 17/03/1966, Sul bisogno di una grande rivoluzione culturale
- 18/04/1966, Innalziamo la grande bandiera rossa del pensiero di Mao Tse-tung; partecipiamo attivamente alla grande rivoluzione culturale socialista


Discorso sulla grande rivoluzione culturale a Shanghai

12/02/1967

La Comune popolare di Shanghai fu istituita il 5 febbraio 1967; essa fu il prodotto della Rivoluzione di gennaio. La sua esistenza durò fino al 24 febbraio dello stesso anno. Essa cambiò poi nome, diventò Comitato rivoluzionario della città di Shanghai e servì da modello ai nuovi organi del potere, ai Comitati rivoluzionari basati sulla triplice alleanza tra militari, quadri rivoluzionari e rappresentanti delle masse. Due importanti membri del Gruppo del Comitato centrale della Rivoluzione culturale, Chang Chung-chiao e Yao Wen- Yuan, diressero il Comitato provvisorio della Comune.

Il periodo che va da febbraio ad aprile è decisivo nella grande Rivoluzione culturale proletaria. Durante questi tre mesi si delineeranno chiaramente gli indirizzi della grande Rivoluzione culturale.

Il lavoro effettuato a Shanghai è da giudicare molto fruttuoso, visto nel complesso; non erano forse soltanto mille o duemila gli operai di Shanghai che si mossero per la prima volta durante gli avvenimenti Anting? Ormai sono già più di un milione! Ciò dimostra che la mobilitazione degli operai di Shanghai ha avuto un buon successo.

La nostra attuale rivoluzione, la grande Rivoluzione culturale proletaria, è una rivoluzione sotto la dittatura del proletariato, l'abbiamo iniziata noi stessi. Essa è necessaria perché una parte dell'apparato amministrativo della nostra dittatura del proletariato è stata usurpata, questa parte non appartiene al proletariato, bensì alla borghesia; per questo dobbiamo fare la rivoluzione. Su questo deve riflettere una buona volta il Gruppo del Comitato centrale per la Rivoluzione culturale, deve scrivere un saggio proprio con il titolo "rivoluzione sotto la dittatura del proletariato". Questa è una questione teorica molto significativa.

Abbiamo bisogno in ogni caso della triplice alleanza. I problemi nel Fukien non sono molto grandi e neanche i problemi nello Kweichow. Anche il problema della Mongolia interna non è grande; se ci sarà del caos, comunque ce ne sarà poco. Attualmente nella provincia dello Shanhsi il 53 per cento delle masse, il 27 per cento delle truppe e il 20 per cento dei quadri degli uffici pubblici partecipano alla rivoluzione. Shanghai dovrebbe imparare da loro. La rivoluzione di gennaio ha vinto, ma i mesi di febbraio, marzo, aprile sono ancora più decisivi, ancora più significativi.

Il motto "dubitare di tutto, abbattere tutto" è reazionario. Coloro che dubitano di tutto e abbattono tutto subiranno sicuramente un ribaltamento nell'opposto, saranno certamente abbattuti dalla gente e riusciranno difficilmente a tenersi a galla per qualche giorno. Qui abbiamo delle singole unità che non vogliono ammettere nemmeno un vicedirettore di reparto. Gente di questo stampo, che non vuole ammettere nemmeno un vicedirettore di reparto, riuscirà difficilmente a tenersi a galla per qualche giorno.

Dobbiamo avere maggiore fiducia nel 95 per cento delle masse; più del 95 per cento dei quadri ci seguirà; la piccola borghesia cinese è abbastanza numerosa, il numero dei contadini medi molto grande. La piccola borghesia urbana, dai piccoli artigiani fino ai piccoli imprenditori, è relativamente numerosa. Finché sappiamo guidarli ci seguiranno sul cammino da noi indicato. Dobbiamo avere fiducia nella maggioranza.

Che uno studente o che un neolaureato (alcuni studenti non si sono ancora laureati) amministri una città come Shanghai è difficilmente fattibile. È impossibile, credo, anche che diventi rettore di università. Per il rettore di un'università dirigere è abbastanza complicato, per chi si è appena laureato oppure non si è ancora laureato la direzione di un istituto d'istruzione è una cosa ancora più complicata. Secondo la mia opinione non è fattibile neppure che diventi direttore di un reparto. Il direttore di un reparto ha bisogno, in generale, di un po' di cultura. La loro cultura però è ancora molto incompleta. Hanno appena preso la laurea universitaria, la loro cultura è ancora scarsa, non hanno esperienza nell'insegnamento, nessuna esperienza nell'amministrazione di un reparto. Abbiamo già consultato una serie di assistenti e docenti perché assumano la funzione di direttori dei reparti. Tra i quadri dirigenti di prima bisogna, in generale, selezionarne alcuni. Non si può nemmeno rifiutare tutta questa vecchia gente. Va bene Chou Ku-cheng? Chou Ku-cheng non può continuare a insegnare?

Noi tutti abbiamo affermato che instaurare la Comune di Parigi ha significato creare una nuova forma di potere statale. La Comune di Parigi fu fondata nel 1871, vale a dire novantasei anni fa; se, invece di fallire, la Comune di Parigi avesse trionfato, a mio parere sarebbe certamente finita nelle mani della borghesia, poiché la borghesia francese non avrebbe affatto consentito alla classe lavoratrice francese di tenere il potere politico. Questo fu la Comune di Parigi.

In Russia, non appena emerse il potere statale dei soviet, Lenin se ne compiacque molto e pensò che fosse una grandiosa creazione di operai, contadini e soldati, una nuova forma della dittatura del proletariato. A quel tempo Lenin non pensò che di una simile forma avrebbero potuto servirsi tanto gli operai, i contadini e i soldati, quanto la borghesia e, alla fine, persino Kruscev. I soviet attuali, infatti, si sono trasformati dai soviet di Lenin nei soviet di Kruscev.

L'Inghilterra è una monarchia: non ha forse una regina? L'America ha il sistema presidenziale, ma in fondo è perfettamente lo stesso, l'uno e l'altra sono dittature della borghesia. Il cosiddetto "potere statale" dei fantocci nel Vietnam del Sud è un sistema presidenziale e la vicina Cambogia di Sihanouk un regno; quale dei due, si potrebbe dire che è meglio? Penso che in definitiva sia meglio Sihanouk. L'India ha un sistema presidenziale e il vicino Nepal è una monarchia; quale dei due paesi, nell'attuale situazione, è migliore? È evidente che la monarchia del Nepal è migliore del sistema presidenziale indiano. Per rendersene conto, basta guardare al loro comportamento attuale. Nell'antica Cina vi furono i Tre e Cinque imperatori, nella dinastia Chou (1) si parlava del re; dalla dinastia Chin in poi si parlò di imperatore e del primo imperatore dei Chin che assunse, riassumendole in sé, le qualifiche dei Tre e Cinque imperatori. Durante il regno Taiping ci si servì della denominazione re del cielo e, Taitsu (2), imperatore della dinastia Tang, era chiamato anche imperatore del cielo. Vedete quindi come i nomi siano stati mutati qua e là. Noi, però, non badiamo minimamente al mutare dei nomi; il problema per noi non sta nella denominazione, ma nella realtà, non nella forma ma nella sostanza.

Certo non sarebbe bene mutare troppo spesso le denominazioni; ma a noi non interessa la denominazione bensì la realtà, non il formale bensì il sostanziale. Wang Mang (3), della dinastia Han, si mise con grande entusiasmo a cambiare le denominazioni; non appena divenuto imperatore, cambiò tutti i titoli dei funzionari: non gli piacevano, pressapoco come oggi a molta gente non piace la parola comandante; egli mutò tutto da cima a fondo e rinnovò perfino i nomi di tutti i cantoni dell'intero paese: quasi come le nostre Guardie Rosse, che hanno cambiato i nomi alle strade di Pechino a tal punto che nessuno riesce più a ricordarli, poiché gli vengono sempre in mente solo le vecchie denominazioni. Allorché Wang Mang promulgava un decreto o faceva notificare un'ordinanza, sorgevano continuamente delle difficoltà: il popolo non sapeva nemmeno più che cosa fosse stato mutato.

Ecco che anche ora nascono seccature non appena s'inviano documenti ufficiali alla base. Il testo in prosa è una forma letteraria che si può adoperare in Cina né più né meno come all'estero; se ne può servire il proletariato così come se ne serve la borghesia.

Le esperienze fondamentali ce le hanno date la Comune di Parigi e i soviet; potremmo anche immaginarci una Repubblica popolare cinese di cui si servano ambedue le classi. Se noi fossimo rovesciati e prendesse le redini la borghesia, questa, senza stare a mutarla, potrebbe anche continuare a servirsi della denominazione Repubblica popolare cinese. Ciò che conta è quale classe ha in mano il potere statale. Chi detiene il potere: questo è il problema fondamentale, che non ha nulla a che spartire con la denominazione.

Non dovremmo forse mantenere una maggiore stabilità, senza stare a cambiare continuamente le denominazioni? Poiché in questo modo si pone il problema di un mutamento del sistema di governo, il problema di una forma dello Stato, il problema di come denominare lo Stato. Dovremmo forse mutarne la denominazione in Comune popolare cinese? Il presidente della Repubblica popolare cinese si chiamerebbe allora, poniamo, direttore o dirigente della Comune? Ma non si solleverebbe solo questo problema. Nel caso che si attuasse questa modifica, si dovrebbe porre un'altra questione strettamente connessa alla precedente: i paesi esteri ci riconoscerebbero o non ci riconoscerebbero? Se cambiamo la denominazione del nostro Stato, decadrebbero gli ambasciatori stranieri, si renderebbe necessario un nuovo scambio di ambasciatori; si dovrebbe ricevere di nuovo il riconoscimento diplomatico. Io immagino che l'Unione Sovietica non ci riconoscerebbe: non potrebbe azzardarsi a farlo, poiché un riconoscimento creerebbe spiacevoli confronti con il loro sistema dei soviet: da dove viene, così d'un tratto, una Comune popolare cinese? Sarebbe assai difficile regolarsi per i russi. Invece i paesi capitalisti forse ci riconoscerebbero.

Se tutto in Cina si tramutasse in comuni, che ne sarebbe allora del partito? Quale posizione gli spetterebbe? Fra i membri del Comitato della Comune vi sarebbero membri del partito accanto a dei senza partito: quale posizione spetterebbe allora al comitato di partito? In fin dei conti, c'è sempre bisogno di un partito, mi pare!

C'è sempre bisogno di un nucleo, poco importa come si chiami, se partito comunista o partito socialdemocratico, se partito socialdemocratico dei lavoratori o Kuomintang o Yikuantao; in ogni caso è indispensabile un partito. Anche le comuni hanno bisogno, in genere, del partito. Può forse la comune sostituire il partito? Io credo che non si debba effettuare un simile mutamento di denominazione, che non si debba adoperare la denominazione comune; se continuiamo a procedere secondo il vecchio sistema, in futuro si dovrà tenere ancora l'Assemblea popolare ed eleggere i comitati popolari. Se queste denominazioni si mutassero in continuazione, sarebbero solo mutamenti formali, che non risolvono le questioni sostanziali. Se ora costituiamo degli organi provvisori di potere, potremmo continuare a chiamarli comitati rivoluzionari? Per le università dobbiamo continuare ad adoperare la denominazione Comitati della Rivoluzione culturale, come è fissato ne I Sedici punti?

La popolazione di Shanghai è molto affezionata alla comune popolare, è molto attaccata a questa denominazione. Che si può fare? Qualora si dovesse tornare sull'argomento e discutere ancora, non vi sono, in fondo, che poche soluzioni. Una sarebbe non cambiare nulla e continuare a servirsi della denominazione Comune popolare di Shanghai. Il vantaggio di tale soluzione consiste nel poter conservare intatto l'entusiasmo della popolazione di Shanghai, giacché tutti amano questa comune. Lo svantaggio sta nel fatto che in tutto il paese vi sarebbe solo essa: voi di Shanghai non ne risultereste troppo isolati? Per ora non è bene parlare di queste cose nel Quotidiano del popolo altrimenti tutti reclamerebbero la denominazione comune popolare. Se il Centro riconosce la Comune popolare di Shanghai e lo si pubblica sul Quotidiano del popolo, in tutto il paese tutti vorranno la stessa denominazione: "Perché solo a Shanghai deve esser consentito avere questa denominazione? Perché non la si consente anche a noi?". La faccenda non si può regolar bene così. Il non apportare nessun mutamento presenta vantaggi e svantaggi. La seconda soluzione sarebbe introdurre il mutamento per l'intero paese. Allora si verificherebbe inevitabilmente un mutamento del sistema politico: si dovrebbe cambiare la denominazione della repubblica, ci verrebbe rifiutato il riconoscimento da certi Stati, avremmo un mucchio di fastidi: è una cosa poco sensata e non ha nessun valore reale.

La terza soluzione consisterebbe nell'apportare un piccolo mutamento. Allora si creerebbe una coerente uniformità nel paese intero. È ovvio che si potrebbe benissimo mutare qualche cosa subito e qualche altra cosa in un secondo tempo; non è assolutamente necessario attuare un mutamento completo e immediato; se tutti ritengono di non essere ancora d'accordo sulla modifica, continuate a chiamarvi ancora per qualche tempo così. Che ne pensate? Si potrà trovare un'intesa a questo proposito?

Ho letto qualche volta Come diventare un buon comunista di Liu Shao-chi. È uno scritto rivolto contro il marxismo-leninismo. I nostri metodi di lotta devono ora diventare un po' più abili. Non si devono ripetere continuamente le parole d'ordine "picchiate le loro teste da cane fino a ridurle in poltiglia" o "abbasso X". Penso che gli studenti dovrebbero esaminare più a fondo lo scritto, scegliere alcuni passaggi e scrivere dei saggi di critica.

In futuro non si deve usare la parola d'ordine "abbasso gli elementi ostinati che si attengono alla linea borghese reazionaria", bensì "abbasso le autorità che hanno preso la via capitalista".

Per quanto riguarda l'Ordine urgente, con il quale il Gruppo del Comitato centrale per la Rivoluzione culturale ha trattato il problema del comitato Rivoluzione rossa a Shanghai, l'ho letto, è scritto molto bene, ha il temperamento dei ribelli. All'ultimo punto si dice: "si prenderanno le misure necessarie"; se il grande raduno per criticare Chang Chun-chiao dovesse aver luogo, dovranno in ogni caso essere prese le misure necessarie per fare alcuni arresti.

La Comune popolare di Shanghai ha proceduto con una certa trascuratezza nella questione della lotta alla controrivoluzione; alcune persone si sono lagnate con me, l'ufficio di pubblica sicurezza arresterebbe della gente per farla entrare dalla porta principale e uscire dalla porta posteriore.

Che cosa fa il primo, il secondo e il terzo corpo dell'esercito? Sono venuti qui e si sono lagnati di voi.

Gli studenti non sono forse venuti tutti da voi nel porto? Ora questi studenti sono ancora nel porto? [Chang Chun-chiao risponde: sì]. Molto bene, finora il legame tra studenti e operai non è stato veramente soddisfacente, soltanto ora si sono veramente collegati tra di loro.

Il Wenhuipao è fatto molto bene; con il suo punto di vista sulla questione dei quadri sono pienamente d'accordo, lo sostengo. Ci sono ancora alcune questioni che dobbiamo sistemare dopo.

Note:
1) I Chou regnarono dal 1122 al 255 a.C., i Chin dal 255 al 206 a.C.; il movimento dei Taiping fu una rivoluzione contadina del periodo 1850-1864 sconfitta per l'intervento degli Stati europei.
2) Taitsu regnò dal 627 al 650 d.C.
3) Wang Mang si impadronì del potere durante la dinastia Han, dal 9 al 23 d.C.


Direttiva sulla lotta per il potere

24/02/1967

Direttiva trasmessa da Chou En-lai durante un ricevimento per le Guardie rosse dello Heilungkiang.

La lotta deve essere condotta in modo più civile. Esercitiamo la dittatura del proletariato, dobbiamo distinguerci con un contegno dignitoso e con uno stile di lavoro corretto. Il livello delle scritte murali nelle vie di Pechino non è elevato; dappertutto si dice "Abbasso, picchiate le loro teste di cane fino a ridurle in poltiglia". Dove esistono così tante teste di cane? Sono tutte teste di uomini. Se procedete in questo modo, le masse avranno molta difficoltà a capirvi. Se fotografate qualcuno nella "posizione da aereo a reazione" e mettete la foto su un giornale che esponete sulla via principale, i giornalisti stranieri se la portano a casa. Dobbiamo elevare il livello della lotta, attualmente il livello è troppo basso. Nemmeno ad agosto era così brutale! Combattere finché cadono; combattere finché sono screditati. Li si deve combattere sul terreno politico finché sono screditati. La nuova generazione deve poter ricevere una buona formazione, altrimenti agirà altrettanto male quando più tardi avrà il potere nelle mani.

Usare le attuali maniere è troppo semplice. Pensano che in questo modo li combattono finché sono screditati. Anche mettere in mostra problemi personali degli avversari è stato chiamato "combattere finché sono screditati". Secondo la mia opinione non è giusto. Si tratta di combatterli principalmente sul piano politico finché sono screditati.


Sulle venti forme nelle quali il burocratismo si manifesta

1967

1. Mettersi nell'alto di un trono, avere poche conoscenze e non disporre di informazioni, non comprendere la situazione della base, non fare indagini e ricerche, non interessarsi in prima persona della politica concreta, non fare del lavoro politico e ideologico, essere distaccato dalla prassi, separarsi dalle masse, distaccarsi dalla direzione del partito; dare ordini e regolamenti che spesso sono errati, ingannare lo Stato e il popolo, per lo meno boicottare l'attuazione della linea e della politica del partito e non essere in grado di trovare il contatto con le masse.

2. Essere presuntuoso e borioso, arrogante e compiaciuto, fare chiacchiere vuote sulla politica e non iniziare il lavoro, giudicare in modo soggettivista e unilaterale, agire in modo sfuggente e superficiale, non sentire il parere degli altri, precedere in modo brutale e arbitrario, dare ordini urgenti senza rendersi conto della prassi, comandare ciecamente: questo è burocratismo nello stile di comando.

3. Essere occupatissimo dal mattino alla sera, faticare tutto l'anno, rispetto agli altri non verificare niente, non indagare sulle cose, non impegnarsi nella politica e non avere l'appoggio delle masse, fare dei discorsi senza preparazione e procedere nei lavori senza pianificazione: questo è burocratismo senza cervello, senza direzione ovvero praticismo.

4. Dimostrare una mentalità da burocrate illuminato contro la quale nessuno si può difendere, avere rispetto solo per se stesso; suonare il gong per farsi strada, in modo che la gente abbia paura di vederlo; sgridare spesso altre persone malignamente; abituarsi a uno stile di lavoro rozzo e trattare gli altri non come uguali: questo è burocratismo alla maniera dei burocrati molto signorili.

5. Non avere conoscenze e capacità ma sentirsi in imbarazzo nel caso di dover chiedere il parere a un subalterno; darsi delle arie e diffondere informazioni false, organizzare inganni, attribuire la colpa agli altri e i meriti sempre a se stesso, ingannare il Centro, imbrogliare i livelli superiori e raggirare quelli inferiori; ridimensionare gli errori e gli sbagli: questo è burocratismo sleale.

6. Non comprendere la politica e non appropriarsi degli strumenti specifici; addossare i problemi che si hanno agli altri, non prendersi responsabilità; mercanteggiare sui compiti dati, eseguire i compiti in modo sciatto, essere ottuso e non prestare attenzione: questo è burocratismo irresponsabile.

7. Avere un atteggiamento incurante dinanzi ai problemi, lasciarsi trascinare, evitare contrasti con gli altri, essere un furbacchione; adulare permanentemente i dirigenti, mettere sotto pressione i subalterni, fare contenti sia gli uni che gli altri, essere viscido come un'anguilla: questa è la burocrazia del tipo "fare il funzionario solo per prendere il salario".

8. Non essere capace di applicarsi allo studio della politica; non approfondire le attività specifiche; fare dichiarazioni scipite e dirigere senza orientamento; occupare un posto senza dare alcun risultato; far passare una patata ammuffita come buona, [...] occupare un posto e non essere attivo, solo stare sul proprio posto, nient'altro; prendere il salario e non essere in grado di svolgere una funzione, mangiare senza lavorare: questo è burocratismo incapace.

9. Essere turbato e altezzoso, confuso e deprimente; non avere una propria opinione; lasciarsi trascinare; mangiucchiare tutta la giornata, non impegnarsi e non occuparsi di niente; non avere consistenza; non saper rispondere a qualsiasi domanda si faccia: questo è burocratismo confuso, inutile.

10. Dare dei documenti da leggere agli altri e dormire mentre essi leggono; copiare documenti dei quali non ci si è occupati; dare la colpa di un'elaborazione errata agli altri; non essere cosciente dei propri errori; non consigliarsi con gli altri quando ci sono dei problemi; spostare le faccende da un punto all'altro, metterle da parte senza aver finito; essere sempre d'accordo con i dirigenti e fingere comprensione nei confronti dei subalterni; parlare ragionando con i piedi; avere un modo di vedere conflittuale verso i colleghi e nonostante ciò cercare la loro collaborazione: questo è burocratismo da lazzarone.

11. L'aumento permanente della burocrazia; l'essere abbandonato senza speranza in una macchina mostruosa; impiegare più personale di quanto la situazione in realtà richieda; girare in circolo; chiacchierare e litigare; avere numerosi collaboratori ma lasciare i problemi irrisolti, lavorare in modo irragionevole: questo è burocratismo da ufficio.

12. Lasciare che molti documenti si accumulino, occuparsi con eccessiva minuziosità delle regole formali; aver letto pochi decreti e rapporti, non annotare nulla negli atti, lasciarli semplicemente fermi; produrre molte tabelle che non servono; organizzare molte conferenze senza trasmetterne i risultati; sistemare molti parenti, non leggere i documenti: questo è burocratismo pedante o formalista.

13. Mirare al piacere e indietreggiare di fronte alle situazioni più dure; chiedere insistentemente con le mani protese, ricorrere a vie traverse; quando qualcuno è diventato impiegato, lasciare che tutta la famiglia ne approfitti: quando qualcuno ha ottenuto un posto di rilievo, privilegiare persino le proprie galline e i propri cani; invitare ospiti e fare regali: questo è burocratismo da privilegiato.

14. Più si fa carriera, più volubili si diventa; aumentare le pretese, rendere sempre più lussuosi casa e arredamento, assicurare sempre più il proprio mantenimento; distribuire molto ai superiori e poco ai subalterni; abbassare il prezzo per i superiori e aumentarlo per tutti gli altri; fare la bella vita; essere opportunisti con i superiori e con i subalterni, con la sinistra e con la destra: questo è burocratismo da impiegato capriccioso.

15. Cercare il proprio vantaggio, fare i propri interessi e farli passare per benessere generale; controllare gli altri, ma rubare in prima persona; praticare il carrierismo e la speculazione; consumare di più e appropriarsi in misura sempre maggiore; non 265 retrocedere mai per cedere il passo a qualcuno: questo è burocratismo egoista.

16. Impegnarsi per il proprio potere e il proprio vantaggio; avvicinarsi al partito per mirare alla gloria e avere una posizione di privilegio, rimanere scontento se non si ottiene quel che si desidera; scegliere le parti più piacevoli del lavoro ma essere attento a ogni centesimo quando si viene pagati; avere rapporti ambigui con i compagni, non interessarsi minimamente delle masse: questo è il burocratismo di chi è impegnato nella lotta per il potere e per il proprio vantaggio.

17. Una direzione di molte teste non unite tra di loro; dirigere in diverse direzioni; lavorare caoticamente; respingersi reciprocamente; dividere i livelli superiori da quelli inferiori, né centralismo né democrazia: questo è il burocratismo che provoca discordia.

18. Non concentrarsi nell'organizzazione, assumere persone dalla cerchia degli amici, fare delle attività settarie, avere rapporti feudali, formare delle cricche e seguire i propri interessi; proteggersi a vicenda, porsi come singolo al di sopra di tutto; come burocrate di basso rango vessare le masse: questo è burocratismo settario.

19. Afflosciamento della volontà rivoluzionaria, degenerazione e depravazione della politica; insistere all'ottenimento di vecchie qualifiche, fare capricci da burocrate, non lavorare né con la testa né con le mani, essere incline alla comodità, mangiucchiare tutta la giornata e disprezzare il lavoro, chiedere del medico senza essere malato, fare passeggiate sulle montagne e divertirsi con l'acqua; "guardare i fiori stando a cavallo", occuparsi solo del proprio vantaggio, ma per niente di quello dello Stato: questo è burocratismo degenerato e depravato.

20. Promuovere i venti ostili e le tendenze errate; essere moderato nei confronti di persone maligne e cose cattive; tradire e violare la legge; praticare il carrierismo e la speculazione, danneggiare il partito e lo Stato, sopprimere la democrazia, attaccare altri e vendicarsi; agire contro la legge e sabotare la disciplina, opprimere le masse; coprire persone maligne, non distinguere tra noi e il nemico: questo è il burocratismo dei venti ostili e delle tendenze errate. Sulle venti forme nelle quali il burocratismo si manifesta


Edificare il partito nel corso della lotta

01/07/1976

Editoriale del Quotidiano del popolo, di Bandiera rossa e del Quotidiano dell'Esercito popolare di liberazione. Questo testo è uno di quelli che la redazione delle Opere di Mao Tse-tung ha ritenuto utile pubblicare assieme ai testi redatti da Mao Tse-tung o redatti sotto la sua direzione. Essi sono redatti da organismi o portavoci della linea e protagonisti delle iniziative politiche dirette da Mao Tse-tung e, a parere della redazione, aiuteranno il lettore a conoscere meglio sia la lotta di classe nel cui contesto si inserisce il pensiero di Mao Tsetung sia la comprensione che di essa ebbero i suoi più vicini compagni di lotta.

Oggi festeggiamo con entusiasmo il 55° anniversario della nascita del Partito comunista cinese, mentre la lotta per respingere il vento di destra mirante a capovolgere i verdetti ha riportato grandi vittorie.

Il nostro partito, sotto la direzione della nostra grande guida, il presidente Mao, ha condotto centinaia di milioni di persone alla vittoria nella rivoluzione di nuova democrazia e alla conquista di vittorie nella rivoluzione socialista. Nel corso della grande Rivoluzione culturale proletaria, abbiamo sventato i complotti di Liu Shaochi, Lin Piao e Teng Hsiao-ping tesi a sovvertire la dittatura del proletariato e restaurare il capitalismo, abbiamo criticato la loro linea revisionista controrivoluzionaria. Ancora più unito, più vitale e più ricco di capacità combattiva, il nostro partito sta guidando i popoli di tutte le nazionalità dell'intero paese nel proseguimento della loro avanzata lungo la via del socialismo.

Abbiamo conquistato grandiose vittorie, ma i compiti che abbiamo di fronte sono estremamente ardui. Il nostro partito è l'avanguardia del proletariato. Il programma fondamentale del partito è rovesciare fino in fondo la borghesia e tutte le classi sfruttatrici, sostituire la dittatura del proletariato alla dittatura della borghesia, far trionfare il socialismo sul capitalismo e infine realizzare il comunismo. Per attuare questo programma, è necessario ancora che tutto il partito conduca lotte di lunga durata. Dobbiamo tenere bene in mente il programma fondamentale del partito, perseverare nella linea fondamentale del partito e non dimenticare il suo obiettivo finale: solo così sarà possibile risolvere bene il problema della costruzione del partito sotto la dittatura del proletariato.

È di enorme importanza nel periodo del socialismo chiarire, tanto in teoria che in pratica, la questione della borghesia che "sta proprio nel partito comunista". Il presidente Mao, nella lotta per respingere il vento di destra mirante a capovolgere i verdetti, ha analizzato in profondità questa questione, sviluppando il marxismoMao leninismo. Nel 1964, in una direttiva concernente il Movimento di educazione socialista, il presidente Mao aveva già fatto notare che "i dirigenti del partito e dello Stato da un lato e la classe operaia e i contadini poveri e medi dello strato inferiore dall'altro, sono due parti che si trovano in acuta opposizione l'una all'altra". Aveva rilevato che "anche la gestione è un tipo di educazione socialista. Se il personale incaricato della gestione non va nelle officine e nei reparti per lavorare, studiare e vivere con gli operai, se non si mette alla loro scuola per apprendere una o alcune tecniche, per tutta la vita si troverà in una situazione di acuta lotta di classe rispetto alla classe operaia e alla fine sarà abbattuto dalla classe operaia che lo considererà alla stregua della borghesia. Se non imparano una tecnica e restano per lungo tempo degli incompetenti, non saranno nemmeno in grado di assolvere bene i compiti di direzione. È impossibile che chi brancola nel buio faccia luce agli altri". Il presidente Mao aveva detto anche: "Questi dirigenti che seguono la via capitalista sono già divenuti, o stanno diventando, elementi borghesi che succhiano il sangue degli operai; come possono rendersi pienamente conto della necessità della rivoluzione socialista? Queste persone sono i bersagli della lotta, della rivoluzione; nel Movimento di educazione socialista non si può assolutamente far affidamento su di essi. Possiamo fare affidamento solo su quei quadri che non sono ostili agli operai e che hanno uno spirito rivoluzionario". Questa direttiva del presidente Mao, nonché tutta una serie di importanti direttive date nel corso della Rivoluzione culturale, e in particolare all'inizio della campagna contro il vento di destra, hanno rivelato in modo incisivo la natura di classe di Liu Shao-chi, Lin Piao, Teng Hsiao-ping e altri elementi che hanno posizioni di potere nel partito e seguono la via capitalista, con un'analisi delle caratteristiche e delle origini della borghesia nel partito e anche del metodo per sconfiggerla. Tutto ciò ha un importante significato pratico e una profonda portata storica per perseverare nella continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato.

Tutto il partito, e specialmente i quadri dirigenti, devono studiarle seriamente e trarne una profonda lezione. Nella società socialista sussistono ancora le classi, le contraddizioni di classe e la lotta di classe; i rapporti tra gli uomini, dal punto di vista sostanziale, sono ancora rapporti di classe. Solo riconoscendo che nel partito esiste la borghesia, vedendo con chiarezza che gli elementi che hanno posizioni di potere e seguono la via capitalista sono la principale forza che compie opera di sabotaggio nei confronti del partito e di sovversione nei confronti della dittatura del proletariato e solo facendo ininterrottamente la rivoluzione contro di essi, sarà possibile conservare al partito il suo carattere di avanguardia del proletariato. Solo in questo modo il nostro partito potrà dirigere il proletariato e le masse rivoluzionarie a portare a buon fine la rivoluzione e la costruzione socialista, a portare fino in fondo, insieme ai popoli di tutto il mondo, la lotta contro l'imperialismo, il revisionismo e la reazione, nella battaglia comune per la liberazione di tutta l'umanità.

Il Partito comunista cinese è un partito grande, glorioso e giusto, un partito armato del marxismo-leninismo e del pensiero di Mao Tse-tung. La stragrande maggioranza dei suoi membri e dei suoi quadri, che hanno come loro rappresentante la nostra grande guida, il compagno Mao Tse-tung, perseverano nel servire il popolo con tutto il cuore, formano una cosa sola con operai, contadini e soldati, lottano decisamente contro la borghesia. Numerosi eccellenti membri del partito sono in prima fila nei tre grandi movimenti rivoluzionari e guidando le larghe masse in una lotta eroica hanno svolto un'esemplare funzione di avanguardia. Ma all'interno del partito la borghesia esiste davvero. Proprio come ha detto il presidente Mao, tra i membri del partito alcuni già sono cambiati, altri stanno cambiando e altri cambieranno se non restano vigilanti. Tra quelli che hanno seguito gli errori commessi dagli elementi che hanno posizioni di potere e seguono la via capitalista, la maggioranza, grazie all'aiuto ricevuto dal partito e dalle masse durante la Rivoluzione culturale, ha riconosciuto i propri errori, ne ha tratto la lezione e continua ad avanzare sulla via della rivoluzione. Ma ce ne sono altri che, come Teng Hsiao-ping, persistono negli errori e sono diventati elementi incorreggibili impegnati nella via capitalista. I nostri compagni devono tenere bene in mente gli insegnamenti del presidente Mao e perseverare nella continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato. Devono legarsi strettamente alle masse, partecipare attivamente al lavoro collettivo di produzione, sostenere con entusiasmo le nuove realtà del socialismo, stimolare nuovi avanzamenti della causa socialista in ogni settore. Devono conservare lo stile di lavoro che consiste nel lottare duramente, resistere alla corruzione della borghesia, limitare consapevolmente il diritto borghese. Devono, nel corso della lotta, studiare seriamente il marxismo, il leninismo e il maoismo, trasformare la propria visione del mondo e impegnarsi ad aderire al partito dal punto di vista ideologico.

Attualmente, dobbiamo concentrare i nostri attacchi nella critica contro Teng Hsiao-ping e approfondire la lotta per respingere il vento di destra mirante a capovolgere i verdetti. Il fatto di portare avanti una linea revisionista è la caratteristica politica sostanziale degli elementi che seguono la via capitalista. Nella nostra lotta contro di essi, la cosa più importante da risolvere è il problema della linea, ossia servirsi della linea marxista per sconfiggere la loro linea revisionista controrivoluzionaria. I membri del partito comunista, e in particolare i quadri dirigenti, devono avere una posizione salda e limpida, essere in prima fila nella lotta, temprarsi e superare le prove, legarsi alla realtà della lotta di classe e della lotta tra le due linee su ogni fronte, guidare attivamente le masse nella lotta contro la linea revisionista di Teng Hsiao-ping. Nei confronti dei compagni che hanno sbagliato, bisogna seguire l'orientamento di "imparare dagli errori passati per evitare di commetterne ancora, curare la malattia per salvare l'ammalato". Le organizzazioni del partito di ogni livello devono prendere l'iniziativa per rafforzare nel corso della lotta la costruzione ideologica e organizzativa del partito.

Il nostro partito, con la direzione del Comitato centrale che ha alla testa il presidente Mao, con la linea rivoluzionaria proletaria del presidente Mao che guida il suo cammino, con le larghe masse dei suoi membri che persistono nella rivoluzione e lottano contro la restaurazione e il regresso, è degno di essere il nucleo dirigente del popolo cinese e il pilastro della causa socialista. Il coraggio Edificare il partito nel corso della lotta con il quale denunciamo la borghesia nel partito, dimostra proprio che il partito ha la forza, la fiducia e la capacità di sconfiggere questa borghesia al suo interno e quindi di sconfiggere fino in fondo tutta la borghesia. Il fatto che all'interno del partito si manifestino elementi che seguono la via capitalista non oscura il suo splendore. Liu Shao-chi si è presentato alla ribalta, ma non per questo i monti Kunlun sono stati abbattuti. Si è presentata alla ribalta la cricca antipartito di Lin Piao, ma non per questo i monti Lushan sono stati rasi al suolo. Oggi è venuto alla ribalta Teng Hsiao-ping, un piccolo pugno di controrivoluzionari hanno provocato disordini sulla piazza Tien An Men, ma i loro complotti sono stati sventati e Tien An Men si erge ancora più maestosa al suo posto. L'esperienza storica ha ripetutamente dimostrato che non è cosa facile distruggere il nostro partito. Come ha dichiarato il presidente Mao: "Questo nostro partito ha un futuro davanti a sé".


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