Convegno
su Pietro Secchia - Torino 16/04/05
Intervento di :
Giorgio Caralli,
al convegno
LA RESISTENZA ACCUSA- Pietro Secchia antifascista, partigiano, comunista,
Torino, 16 aprile 05
Come ho conosciuto Pietro Secchia
Io compagni sono estasiato da come i relatori riescono a esprimersi
perché io proprio non sono capace ad esprimermi come dovrei, non sono abituato
a queste cose.
Comunque vi racconto, a toni più bassi naturalmente, come ho conosciuto
Secchia. L'ho conosciuto perché eravamo quasi paesani, naturalmente non quando
sono nato perché lui è un po’ più vecchio di me, ma abbiamo avuto modo di
conoscerci. Io l'ho conosciuto nel '44 durante una sua visita al Comando della
VII Divisione Garibaldi. Di questo poi non c'è nessuno che ne parli, è una cosa
che è taciuta da tutti e non capisco perché: sembra quasi che fosse un peccato
visitare i distaccamenti. E lui è venuto al Comando della VII Divisione
Garibaldi. Io facevo la staffetta al Comando e quindi ero lì.
La divisione era tra il Biellese e il Canavese.
Ci fu una lunga discussione con Walter Fillak (Walter Fillak era il Comandante
della VII Divisione) e gli altri componenti del comando. Io non ho potuto
seguirla tutta, perché naturalmente essendo staffetta mi mandavano in giro a
portare ordini ai vari distaccamenti. Però una frase che Secchia ha detto a
Fillac ed agli altri, mi è rimasta impressa e dice: "Compagni, sia chiaro
che la lotta di liberazione non finisce con la cacciata dei nazi-fascisti, ciò
che prefiggiamo è il socialismo". Quindi il fine che lui prevedeva era
l'istituzione del socialismo in Italia. Cosa che poi parlando anche con i
dirigenti comunisti di Biella non è mai stata accettata. Cosa che non capisco,
capisco però il perché anche a Biella i dirigenti comunisti l'hanno estromesso
… insomma di Secchia era quasi proibito parlarne, anche a Biella.
E che sia venuto a cercare Fillak è un'altra cosa che mi fa pensare. Prima
ancora che venisse Secchia, anzi io non sapevo che era Secchia, m'han detto:
"È il compagno Vineis", che Vineis era il suo nome di battaglia.
Ancora prima che venisse lui, Fillak mi diceva - non so se qualcuno ha sentito
parlare di Valter Fillac che è stato poi impiccato a Cuorgnè e al quale è stata
negata la medaglia d'oro solo perché era un comunista di quelli integerrimi -
Fillac mi diceva "Non credere che sia finita". Appunto anche lui
diceva: "… con la cacciata dei fascisti: dovrai sparare a molti di quelli
che oggi hai con te se vuoi costruire il socialismo". Di questo non se ne
parla. Queste sono parole di Fillac e parole di Secchia. Cose che io non ho mai
più trovato scritte da nessuno parte. Ma sono testimonianze perché io le ho
sentite personalmente e quindi posso benissimo riferirle anche ad altri.
Il Comando della VII Divisione ha avuto una fine tragica: è stato catturato al
completo, due sono stati fucilati, altri impiccati e la storia di Fillac è
finita lì … non so come sarebbe andata la cosa … come si sarebbe comportato
alla fine della guerra …
Eppoi era anche difficile parlarne perché il CLN era composto anche da altri
partiti e parlare di queste cose voleva dire probabilmente il disfacimento del
movimento partigiano. Quindi ci è voluta prudenza e sicuramente è quello che ci
ha spinti a dire niente su queste cose.
E' finita la guerra e fu subito chiaro l'orientamento del PC: partecipazione al
governo, amnistia per i fascisti, riappacificazione e democrazia.
Ma ci fu una vera democrazia?
Estromesso il PC dal governo ci fu l'attentato a Togliatti e in questa
circostanza, Secchia infatti questo poi lo diceva, il partito che era al
corrente delle idee di Secchia forse per umiliarlo incarica proprio lui di
sedare gli animi dei compagni che già avevano dissotterrato le armi, perché
quel momento là, non so a Torino, ma a Biella e dintorni le cose erano calde, infatti
molte armi erano uscite fuori. E quindi Secchia aveva dovuto fare il pompiere
appunto per queste cose. Io ve lo dico perché le cose le ho udite e non vi
racconto delle balle. Erano cose conosciutissime da noi… C'è stato un po’ di
tentennamento da parte sua ma si è comportato in modo decente ed ha fermato la
cosa.
Non risparmiando tutto il suo spirito di sacrificio venne emarginato, tanto
che, mi ricordo, nel dodicesimo Congresso del PC di Biella ottenne l'ammissione
al comitato federale solo per 8 voti; ha rischiato di essere estromesso dal
comitato federale e questo la dice lunga sul rapporto che i compagni di Biella
avevano con lui. Ma non solo lui: c'è un compagno laggiù, Italo Poma, che suo
papà quasi ha subito le sorti di Secchia…non è stato ai livelli di Secchia che
è stato Senatore, ma il papà di Italo è stato un dirigente prestigioso,
comunista, combattente in Spagna, e anche lui ha subito un po’ le sorti di
Secchia.
Quest'uomo (Secchia) soffriva, a volte ci parlavamo con il cuore in mano. Rideva,
aveva una risata molto allegra quando rideva, ma rideva poco. Aveva sempre una
faccia un po’ triste Secchia. All'epoca io ero il Segretario della sezione del
PC di Occhieppo con delle litigate enormi con la Federazione perché avevamo una
linea un po’ distorta rispetto la Federazione.
Ottenni di organizzare i comizi nei periodi elettorali e volevo sempre che ci
fosse Secchia. E il buon compagno Secchia …
devo dire che veniva abbastanza volentieri perché c'era sempre un buon
numero di compagni che lo ascoltavano … (in realtà) tutti volevano venire a
Occhieppo Inferiore ma noi "avevamo precluso la cosa". Veniva
Secchia.
Finiti i comizi ci ritrovavamo in Sezione o anche al bar e io chiedevo che
tirasse fuori le sue esperienze ma proprio così: terra terra. E lui raccontava
quand'era al confino a Ventotene. Lui parlava in modo serio ma dette adesso,
queste cose, quasi sono incredibili. Diceva "ci eravamo dati una
direttiva: dovevamo fare dei soldi perché non potevamo pesare sulle famiglie. E
c'era un sacco di compagni che erano in galera. Quindi dovevamo far dei soldi
noi per poter poi aiutare i compagni, versare dei soldi al partito e una parte
tenerla noi". Ci fu chi fece il contadino, chi il sarto. Lui e un altro
facevano il pittore. E han messo su una bottega, che chiamavan la bottega
dell'arte, lì a Ventotene. Ed un giorno entrò Guida - Guida è quel famoso
questore di Milano ai tempi della banca dell'Agricoltura, dell'omicidio Pinelli
- e che era il direttore della colonia. Ordinò a Secchia un dipinto di una
madonna. Lì varebbe la pena d'esserci stati, lui ha detto: "Io non ce l'ho
una madonna" e fece delle smorfie … Certamente pensare che lui possa
dipingere una madonna è un po’ difficile, no? Comunque fece 'sto dipinto. Guida
fu talmente soddisfatto che lo pagò ancor più di quello che era il suo prezzo.
A Ventotene si viveva con poco, tanto che risparmiarono abbastanza soldi che
riuscirono a mantenere quelli che erano in difficoltà con la famiglia e che
erano rimasti in galera.
Poi parlava del periodo clandestino. Fu accusato che per causa sua tanta gente
era finita in galera: perché lui si opponeva al fatto che i compagni andassero
all'estero. Li voleva qui in Italia i compagni, per essere pronti per qualunque
evenienza. Questo naturalmente a comportato un numero di arresti un po’
superiore alla norma. Il fatto però, e questo ha dato ragione a lui, è che
durante gli scioperi del 5 marzo del '43 e l'8 settembre del '43, il partito
comunista si è trovato qui, presente in Italia e organizzativamente è stato facile
prendere in mano le direttive e organizzare la resistenza. Quindi quelle accuse
sono state molto gratuite. E di questo lui ne aveva un dispiacere: era un uomo
che soffriva, ma soffriva veramente. Ci fu poi quel brutto pasticciaccio di
Seniga che probabilmente anche quello è stato causato da qualcuno per mettere
di più in cattiva luce il povero Pietro, ma non c'è neanche bisogno di
difendersi: lì è stata una cosa brutta, e secondo me qualcuno ne è stato
responsabile, poi non voglio nemmeno star lì …
Ci fu poi l'ultimo capitolo di Secchia. Quando, io ne ho ancora parlato con la
sorella Tina, lui era ricoverato all'ospedale a Roma di ritornò dal Cile, dove
era stato invitato. Aveva detto "Vado da Allende a dire che restituisca le
armi al popolo: perché questi qui ti fanno fuori " e infatti andò in Cile
a dirlo ad Allende, ma lui non ha restituito le armi al popolo e l'han fatto
fuori. Secchia è tornato dal Cile e dopo un po’ di tempo è morto. Tina, la
sorella, ha sempre detto che è stato avvelenato. Un'altra cosa di cui i
dirigenti del PC di Biella hanno sempre negato l'evidenza. C'era una
dichiarazione del dottore dell'ospedale in cui era ricoverato: che i sintomi
della sua malattia derivavano dall'avvelenamento, un avvelenamento a lunga
durata. Perché era un uomo che mangiava esclusivamente verdura cotta e beveva
acqua minerale e gli hanno trovato una cirrosi epatica e questo non è che sia
troppo normale. La sorella Tina ha sempre insistito sull'avvelenamento e adesso
è morta anche lei e non c'è più nessuno che possa dire queste cose. Io riesco
ancora a dirle perché le ho ancora qui in testa ma tra un po’ non ci sarà più
nessuno che le dice. Ragazzi scusatemi, io vi dico solo questo. Ho finito,
lascio la parola ...
Giorgio Caralli