www.resistenze.org - osservatorio - della guerra - 25-05-09 - n. 275

da www.blackagendareport.com/?q=content/freedom-fighters-or-criminals-africom-doesn%E2%80%99t-care in spagnolo su www.rebelion.org/noticia.php?id=85743
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Combattenti per la libertà o criminali? Per AFRICOM la distinzione non ha alcuna importanza
 
di Mark P. Fancher
 
05/12/2009
 
Il Commando africano dell'esercito statunitense - AFRICOM - estende i suoi tentacoli sulle coste est e ovest e nel cuore del continente [africano]. La sua missione: “far sì che l'Africa rimanga sicura per soddisfare l'accesso al petrolio e alle risorse minerarie delle multinazionali occidentali." Ogni forma di opposizione indigena alla politica imperialista e a suoi interessi viene considerata "criminale" o "terrorista": lungo le sponde della Somalia sfruttate dai paesi stranieri, come nel delta del fiume Niger con i suoi ricchi giacimenti di petrolio. L'anniversario della Liberazione Africana si sta avvicinando e faremmo bene a capire che "... AFRICOM serve in realtà per accrescere la capacità delle multinazionali occidentali a tenere l'Africa saldamente in pugno."
 
"E' da tempo che il Commando africano dell'esercito statunitense - AFRICOM – ha stabilito una presenza di alto profilo e molto estesa sulla costa occidentale dell'Africa."
 
Da quando i tiratori scelti della marina militare statunitense hanno sparato in testa ai compagni di Abdiwali Abdiqadir Muse, originario della Somalia, il problema della "pirateria" nelle acque al largo del Corno d'Africa domina lo spazio mediatico. [Secondo i giornali], Muse e altri Somali avrebbero dirottato una nave statunitense e tenuto in ostaggio il capitano fino a quando i rapitori sono stati tutti uccisi o, nel caso di Muse, catturati.
 
Questi fatti hanno portato molti osservatori progressisti a nutrire preoccupazioni analoghe a quelle espresse circa 40 anni fa da Kwame Nkrumah, primo presidente del Ghana. Nkrumah diceva: "Attraverso la stampa e la radio, vengono diffuse descrizioni della cattura di 'terroristi' da parte delle 'forze di sicurezza' ... i 'terroristi' generalmente sono descritti come mal addestrati, mal equipaggiati, demoralizzati e incerti negli obiettivi di lotta". Nkrumah quindi notava: "Il rifiuto di riconoscere come soldati i combattenti per la libertà è una forma della strategia imperialista finalizzata a gettare disprezzo sul movimento rivoluzionario armato e nello stesso tempo scoraggiare altri ad arruolarsi".
 
Non si suggerisce qui che Muse e i suoi compagni fossero tutti combattenti per la libertà; ci sono probabilmente molti delinquenti tra le fila di chi ha catturato le navi al largo della costa della Somalia. Ma i media occidentali sono stati così inesorabili nel dipingere come "pirati" tutti coloro che dirottano le navi, che pochi sanno che uno dei primi di questi gruppi, noto come "La Guardia Costiera Nazionale Volontaria della Somalia", è stato, secondo alcune fonti, fondato dai pescatori che si sono armati e hanno messo in fuga le navi straniere sospettate di coinvolgimento nella pesca illegale e nello scarico di rifiuti in acque somale.
 
Quando gli "esperti" statunitensi della comunicazione di destra hanno iniziato a esigere da parte delle forze armate USA un intervento a tutto campo per eliminare i covi dei pirati in Somalia, vi erano ragioni per temere che chi combatteva per la libertà potesse restare coinvolto. In effetti gli Stati Uniti si sono impegnati in operazioni militari e azioni di copertura che hanno anche implicato la complicità nel cambiamento di regime in Somalia nel 2006. Vi è anche una significativa presenza statunitense presso una speciale installazione militare a Gibuti. La caccia statunitense a quelli che Bush chiamava "pirati", "terroristi", e altri presunti "malfattori" non è limitata al Corno d'Africa. Da tempo il Commando Africano dell'esercito statunitense (AFRICOM) si sta insediando in modo massiccio sulla costa occidentale dell'Africa, in particolare nel Golfo di Guinea e nel delta del Niger.
 
Nonostante le dichiarazioni ufficiali sulla natura della sua missione, AFRICOM si sta dimostrando un veicolo che consente agli Stati Uniti di utilizzare truppe provenienti da eserciti africani per mantenere l'Africa un luogo sicuro per le multinazionali occidentali e garantire loro l'accesso al petrolio e alle risorse minerarie del continente. Sono quindi comprensibili i motivi per cui i dirigenti di AFRICOM si interessano tanto all'Africa occidentale e alla Somalia. Uno studio condotto dal governo nigeriano dimostra come nel corso del 2008, il paese abbia perso quasi $28 miliardi per i danneggiamenti agli oleodotti causati da gruppi armati. Queste organizzazioni hanno anche sequestrato personale delle compagnie petrolifere. Lo studio governativo stima che sono state circa 1.000 le vittime che l'anno scorso hanno perso la vita in furti di petrolio e atti di sabotaggio.
 
Gli attacchi contro l'industria petrolifera trovano delle ragioni: l'estrazione di petrolio ha causato un disastro ambientale diffuso, compromettendo la pesca, l'agricoltura e le fonti di acqua fresca per molti villaggi nel Delta del Niger. Il tasso di disoccupazione in queste aree che (in base alle stime del governo) supera l'80 per cento aizza uno spirito di ribellione e di resistenza che continua a diffondersi tra i giovani. Patrick Aziza, tradizionale leader nel Regno Okpe nel Delta del Niger, ha esortato i ribelli a deporre le armi, ma ha anche riconosciuto che il loro profondo senso di frustrazione è giustificato. La sua conclusione è particolarmente significativa perché lui, ora in pensione, è stato un generale dell'esercito nigeriano. Tuttavia, il governo nigeriano ha iniziato a progettare dei piani per rafforzare la capacità delle forze militari speciali nella lotta contro i ribelli. Con tanto greggio in gioco, AFRICOM non è stata seduta a guardare. Ha collaborato alla gestione di un "Africa Partnership Station", che naviga da porto a porto lungo la costa occidentale dell'Africa, addestrando membri delle marine militari africane a condurre operazioni militari utili a salvaguardare gli interessi corporativi degli Stati Uniti nella regione.
 
AFRICOM ha giustificato le sue attività, sostenendo che la regione è afflitta dalla criminalità e dal terrorismo. Ha inoltre contestato le accuse di un intervento militare imperialista insistendo che gli Stati Uniti sono stati "invitati" nella regione da parte degli africani stessi. L'Ammiraglio Robert T. Moeller, un alto ufficiale dell'AFRICOM, ha dichiarato: "Riconoscendo loro stessi le minacce di pirateria, il contrabbando di petrolio e altri reati, gli africani hanno richiesto questo tipo di assistenza". Inoltre, per placare i timori che gli Stati Uniti siano in Africa per militarizzare il continente, molto è stato detto per far credere che AFRICOM stia svolgendo azioni umanitarie. Ad esempio, durante una missione, l'Africa Partnership Station ha consegnato cibo ai malati di AIDS e agli orfani.
 
La storia ha dimostrato che fino a quando le multinazionali straniere creeranno instabilità e povertà in Africa, vi sarà quasi certamente chi deciderà di resistere, anche con le armi se necessario. Quarant'anni fa Nkrumah ha capito quanto sia probabile che le ragioni della lotta armata siano dimenticate quando i mezzi di comunicazione mentono, presentando delle caricature degli africani che si oppongono allo sfruttamento straniero.
 
Quando verrà festeggiato il giorno della Liberazione Africana questo mese, chi di noi desidera garantire l'autodeterminazione degli africani dovrebbe cogliere l'appello degli organizzatori della manifestazione e “rendere omaggio a Nkrumah” (si veda: www.africanliberationday.net [1]), cercando di emulare la sua capacità di disvelare gli inganni. Quando l'Ammiraglio Moeller dice: "E' nostro proposito formare nei nostri partner africani la capacità di badare autonomamente alle proprie esigenze di sicurezza", dobbiamo sapere istintivamente che per AFRICOM il vero obiettivo è aumentare le capacità delle multinazionali occidentali a rimanere in Africa, appiccicati come una sanguisuga a succhiare le ricchezze naturali del continente fino all'osso.
 
Mark P. Fancher è un avvocato, scrittore e attivista. Può essere contattato a mfancher@Comcast.net