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- osservatorio - della guerra - 07-07-09 - n. 281
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura di FR del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Da Manta a Soto Cano
di Ramón Pérez Almodóvar
07/07/2009
“Non possiamo permettere che un paese diventi marxista per l’irresponsabilità del suo popolo” Henry Kissinger
L’offensiva dell’imperialismo, in alleanza con le oligarchie nazionali dei paesi dell’America Latina, con il golpe in Honduras è entrata nel secondo capitolo. Il primo capitolo è stato l’attacco combinato tra esercito colombiano e statunitense contro l’Ecuador, il 1 marzo 2008.
Il governo del presidente Rafael Correa, aveva allora mantenuto l’impegno di non rinnovare il cattivo accordo siglato dieci anni prima circa l’uso della base di Manta da parte delle forze armate statunitensi. Una delle legislatrici che più si è impegnata nel recupero del territorio di Manta alla sovranità equadoregna, María Augusta Calle, è stata perseguitata e minacciata, tanto che un processo accusatorio colombiano l’ha accusata di ribellione, delitto che in Colombia procura da 6 a 9 anni di reclusione, oltre ad un’importante sanzione economica.
Nel caso dell’Honduras, il presidente Manuel Zelaya da mesi aveva annunciato che avrebbe trasformato in uso civile l’aeroporto di Soto Cano, base aerea dell’USAAF. Il cinismo delle oligarchie venezuelane, equadoregne, bolviane, honduregne e peruviane non hanno limiti. Sostengono il network golpista CNN e denunciano che presidenti come Hugo Chávez, Rafael Correa, Evo Morales e Manuel Zelaya o un candidato presidenziale come Ollanta Humala, vogliono cancellare la libertà d’espressione, ma poi difendono solo la propria, che possono diffondere grazie al loro potere economico. Se non fosse strato per Telesur il mondo non avrebbe nemmeno saputo del golpe, e non avrebbe potuto reagire prontamente, come hanno fatto i paesi dell’ALBA il 28 giugno.
Questo ridotto gruppo di grandi proprietari di media in tutti i paesi, quest’internazionale dell’ignominia, si avvale del sostegno di un esercito di pennivendoli, da Mario Vargas Llosa a José María Aznar, psiconano accusato di crimini di guerra. (..)
Le oligarchie locali si avvalgono del sostegno finanziario di istituzioni, fondazioni ed entità di USA ed Europa, e sono soliti riunirsi periodicamente per elaborare strategie comuni. In una di queste riunioni dove si mescolano milionari ed ex presidenti, Juan Manuel Santos, l’allora ministro della Difesa colombiano, ha dichiarato che “ la Colombia è il migliore laboratorio di sicurezza e terrore”. Un laboratorio dove hanno lavorato mercenari israeliani e le forze armate USA.
A fronte di questo gruppo di despoti multimilionari, i governi democratici latinoamericani cercano di condurre a termine riforme costituzionali che hanno come obiettivo la giustizia sociale, l’eliminazione della fame e della disuguaglianza, la ridistribuzione della ricchezza collettiva prodotta, democratizzare davvero la partecipazione della popolazione negli ambiti pubblici.
Cose che non capitano in democrazie esemplari come quella spagnola, dove non si può condurre un referendum consultivo sulla base del patto costituzionale tardofranchista, e vi sono le basi militari degli Stati Uniti utili per far decollare gli aerei che bombardano il popolo iracheno.
L’attacco colombiano-statunitense in Ecuador del 2008 è stato il primo atto militare di questo secolo contro un governo che cerca di approfondire l’integrazione latinoamericana e l’indipendenza economica, senza tutele straniere, nordamericane o europee, in linea con i nuovi processi di cambiamento ed abbandono del liberismo cominciati nel continente latinoamericano.
Il golpe in Honduras è un passo in più contro l’ALBA e contro l’integrazione, ed anche un avvertimento per qualunque altro paese latinoamericano in cui il popolo organizzato spinga un processo democratico costituente, e dove si voglia votare un progetto politico che metta fine ai privilegi di un’elite. E’ un serio avvertimento per altri piccoli paesi dominati dalla fame e dalla violenza.
Il primo autentico passo verso la pace dell’America Latina, è l’abbandono di tutte le basi militari statunitensi, da Manta a Soto Cano, dal Messico alla Patagonia. Il che non capiterà per una decisione di Obama, perché i grandi poteri economici transnazionali mirano alle enormi risorse naturali della regione, petrolio, gas, legno, biodiversità, acqua, ecc.
Non c’è una gran differenza fra quello che pensava Kissinger sul Cile di Allende e l’attuale posizione del governo USA sui paesi dell’ALBA.
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