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Le nuove sanzioni alla Corea del Nord: un atto di guerra sotto ogni profilo

Caleb Maupin * | globalresearch.ca
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

16/07/2016

Il diritto internazionale proibisce l'uso del cibo come arma. Tuttavia, le nuove sanzioni annunciate dagli USA inibiscono drasticamente alla Corea del Nord di esportare carbone ed altre materie prime sul mercato internazionale. Le nuove sanzioni sono parte di una lunga storia di attacchi da parte degli Stati Uniti all'economia nordcoreana volti a nuocere alla capacità di quest'ultima di procurare cibo e sussistenza alla propria popolazione.

Fin dalla caduta dell'URSS nel 1991, i leader USA hanno bloccato in modo continuativo la capacità della Repubblica Democratica di mantenere il proprio sistema agricolo, mentre contemporaneamente accusavano i leader di questo paese di "affamare il proprio popolo"

La lotta per l'autosufficienza in agricoltura

La penisola coreana è stata divisa sin dal 1945. Le terre pianeggianti che possono essere utilizzate per la coltivazione del cibo sono principalmente locate nel sud, dove decine di migliaia di militari delle truppe USA difendono la Corea del Sud.

La Repubblica Popolare Democratica di Corea ha il controllo delle regioni montagnose. Il socialismo ha preso piede nelle colline e nelle valli dove Kim Il Sung (il cui nome significa "arriva il sole") combatté gli occupanti giapponesi per decenni come un amato eroe popolare. Kim Il Sung divenne leader del Partito del Lavoro di Corea che si batte per una pacifica riunificazione della penisola coreana ed ha fondato un'economia centralmente pianificata in stile sovietico.

Sebbene la Corea del Nord possieda poche terre coltivabili, ha abbondanza di risorse minerarie. La gran parte dei giacimenti di carbone nella penisola coreana si trovano nel Nord.

Nel 1953, quando un armistizio concluse gli scontri nella guerra di Corea, una delle più difficili sfide che la Repubblica Popolare Democratica di Corea dovette affrontare fu la scarsità di terre coltivabili. Durante gli anni '50 e '60, la RPDC edificò un vasto apparato industriale per l'estrazione del carbone e la fabbricazione dell'acciaio. La Corea del Nord esportava carbone verso gli altri stati socialisti in cambio non solo di cibo, ma di risorse per modernizzare la propria agricoltura domestica.

Sebbene la Corea del Nord potesse importare cibo dal COMECON, il blocco dei paesi guidati da governi socialisti, ciò era un punto debole. Kim Il Sung ed il Partito del Lavoro di Corea posero enfasi sulla "Juche", o sulla "autosufficienza" e spinsero il paese a portare a termine il difficile compito di affrancarsi dall'importazione di cibo. L'obiettivo prefissato era la "autosufficienza alimentare". La Repubblica democratica iniziò a realizzare campi di grano sulle pendici dei monti, facendo grandi sforzi per coltivare cibo nelle regioni montuose e per porre fine alla dipendenza dalle importazioni di cibo.

Secondo la CIA, la Corea del Nord aveva acquisito autosufficienza energetica ed alimentare sin dagli anni '70. David Barkin, un ricercatore dell'Institute for Food and Development Policy, visitò la Repubblica Popolare Democratica di Corea nel 1986 e rimase colpito da quello che vide. Pubblicò un breve opuscolo sulle politiche agricole della RPDC ed esortò le Nazioni Unite ad aiutare gli Stati dell'America Latina dove la produzione di cibo rimaneva sotto la media ad adottare un sistema agricolo similare a quello realizzato in Corea del Nord.

Sebbene la Corea fosse diventata autosufficiente negli anni '70, l'agricoltura nordcoreana dipendeva da uno specifico bene d'importazione. Per far funzionare il suo complesso sistema di produzione alimentare aveva bisogno di molto petrolio.

La Corea del Nord importava petrolio dall'Unione Sovietica e lo utilizzava per far funzionare i trattori necessari per coltivare nelle regioni collinari e rocciose, ed arare il terreno dei campi costruiti sulle pendici dei monti. Il petrolio sovietico consentiva alla Nord Corea di trasportare cibo ed alimenti nelle più remote parti del paese, lontane da ogni campo coltivabile.

Quando l'URSS cadde nel 1991, seguita dai vari governi socialisti dell'est Europa, il mercato internazionale del petrolio fu drammaticamente truccato. La Repubblica Popolare Democratica di Corea non avrebbe più potuto importare a lungo petrolio dall'Unione Sovietica. Con il COMECON non più in essere l'OPEC fu dominata dagli USA e dai governi allineati della Gran Bretagna, e fece in modo che gli acquisti e le vendite di petrolio fossero fatte solo con dollari USA. Per la RPDC divenne impossibile esportare carbone e prodotti similari come faceva un tempo.

Il sistema agricolo della Corea del Nord, altamente efficiente, ma dipendente dal petrolio, si inchiodò bruscamente. Il paese sperimentò una terribile crisi alimentare quando le sanzioni USA impedirono alla Corea del Nord di acquistare i dollari USA necessari per acquistare petrolio sul mercato internazionale ed usarlo per produrre cibo.

Mentre i funzionari USA continuavano ad accusare la Corea del Nord di "affamare il suo stesso popolo", omettevano dolosamente di menzionare che la carestia del 1990 fu provocata ed imposta dalle sanzioni economiche che impedirono alla Corea del Nord di acquistare petrolio. Non erano Kim Il Sung o Kim Jong Il che affamavano il popolo coreano nei primi anni '90. La crisi alimentare fu creata dalle politiche sanzionatorie imposte su quel paese.

Questo periodo è definito dai coreani "Arduo Cammino" perché fu difficile affrontarlo per il popolo. Il Programma Alimentare Mondiale, diversi gruppi religiosi ed altre organizzazioni di carità si impegnarono per mitigare le conseguenze della fame. Persone della Corea del Sud si impegnarono in azioni umanitarie per portare assistenza ai propri compaesani del Nord e furono imprigionati in forza delle leggi autocratiche e securitarie emanate dalla Corea del Sud. Le leggi della Corea del Sud sulla sicurezza nazionale sono state a larga maggioranza censurate perché violavano gli standard internazionali in materia di diritti umani e libertà civili.

Guerra economica contro il popolo coreano

Mentre la fame falcidiava la parte settentrionale della penisola coreana, l'amministrazione dell'ex presidente Clinton raggiunse un accordo con la Corea del Nord nel quale si permetteva a questo paese di ricevere qualche importazione di petrolio in cambio dello stop allo sviluppo di armamenti atomici. L'amministrazione Clinton accettò anche di assistere la Coreadel Nord nello sviluppo dell'uso pacifico dell'energia nucleare, purché ispettori per gli armamenti potessero monitorare i siti di produzione assicurando che non fossero utilizzati per la produzione di armi.

Dopo l'11 settembre 2001, l'amministrazione Bush descrisse la Corea del Nord come uno stato facente parte dell' "Asse del Male". Le spedizioni di petrolio vennero interrotte. A questo punto, la Corea del Nord recedette dal Trattato di non proliferazione nucleare e cominciò attivamente a sviluppare armamenti nucleari - una scelta che pare abbastanza logica e razionale, suffragata dal tradimento da parte degli USA del precedente accordo.

Da quell'epoca, il sistema agricolo della Corea del Nord sembra essersi adeguatamente adattato e ricostruito. I cambiamenti politici in scala globale hanno consentito alla Corea del Nord di importare petrolio al di fuori del mercato ufficiale OPEC. Anche il cibo può venire importato. Nel 2013, Tom Morrison, un agronomo del Programma Alimentare Mondiale, ha previsto che la Nord Corea raggiungerà ad un certo punto l'autosufficienza alimentare in un vicino futuro. La Corea del Nord ha sperimentato una sostanziale crescita economica negli ultimi anni, con un boom immobiliare e si parla di joint venture con società estere.

L'annuncio di nuove sanzioni per la Corea del Nord da parte di funzionari USA, volte a paralizzare la capacità di esportazione del carbone, è stata recepita come una "dichiarazione di guerra" dai leader della RPDC. Queste non sono affatto accuse o rivendicazioni folli od estremiste.

La Corea del Nord sta cerando di ripristinare la sua economia dal disastro degli anni '90. Impedire alla Corea del Nord di vendere carbone sui mercati internazionali è, essenzialmente, rubare il cibo dalla bocca del popolo nordcoreano. Questo è un atto di guerra economica ed il popolo nordcoreano ne viene oltraggiato al massimo grado.

I leader USA stanno strangolando economicamente la Corea del Nord, e dicono che lo stanno facendo per tutelare i "diritti umani". Nello stesso tempo, le compagnie petrolifere USA continuano a fare affari con le dittature più scopertamente repressive e autocratiche dell'Arabia saudita, del Qatar, del Bahrein e degli Emirati Arabi Uniti. Gli USA vendono armi e sostengono le economie di queste brutali monarchie assolute, dove non esiste nemmeno il concetto di diritto umano, ciò mentre continuano a minacciare la Corea del Nord basandosi su mere asserzioni riguardo ai campi di lavoro.

Anche secondo i critici più severi, nella Corea del Nord c'è una Costituzione e un sistema elettorale, mentre viene garantito alla popolazione il diritto universale ad avere un'abitazione. Questi soli fatti mettono la Repubblica Popolare Democratica di Corea miglia e miglia avanti a paesi come Arabia Saudita, Bahrein, Qatar ed Emirati Arabi Uniti in termini di diritti umani.

La palese ipocrisia dei leader USA, che da un lato sabotano l'economia della Corea del Nord e dall'altro dicono che Kim Jong Un sta affamando il suo popolo, è sbalorditiva. Non c'è alcun motivo per cui la RPDC non debba poter vendere i suoi prodotti sul mercato mondiale come ogni altro paese. La dura risposta che la Corea del Nord darà alle nuove sanzioni non dovrebbe sconvolgere nessuno.

* Caleb Maupin è un'attivista ed analista politico con base a New York. Ha studiato Scienze Politiche al Baldwin-Wallace College, è attivo ispiratore del movimento Occupy Wall Street, specialmente in veste di autore nella rivista "New Eastern Outlook".


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