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La carestia nello Yemen creata dal nulla a Washington e Riyadh

Charles Pierson | investigaction.net
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

22/01/2021

Il segretario di Stato Mike Pompeo ha messo fine a mesi di speculazioni annunciando il 10 gennaio che l'amministrazione Trump ha inserito i ribelli Huthi dello Yemen (Ansar Allah) nella lista delle organizzazioni terroristiche straniere. Designando gli Huthi come terroristi, l'amministrazione complica la vita delle organizzazioni umanitarie nella loro distribuzione di beni essenziali come cibo, carburante e medicine, a 24 milioni di yemeniti (80% della popolazione). La maggior parte degli yemeniti bisognosi di aiuto, tra cui 12 milioni di bambini, vive nelle zone controllate dagli Huthi. Le agenzie umanitarie, che sono obbligate a coordinare le loro attività con gli Huthi, ora temono di essere soggette a sanzioni legali.

Le Nazioni Unite hanno definito quella nello Yemen la "peggiore crisi umanitaria del mondo", e a ragione. L'epidemia di colera e l'emergenza coronavirus si sono aggiunte ai mali causati dalla guerra. Molto prima della rivolta degli Huthi contro il governo del presidente Abdrabbuh Mansur Hadi, iniziata nel 2014, lo Yemen era già il paese più povero del Medio Oriente. Sei anni di guerra hanno acuito la sofferenza degli yemeniti. Dieci milioni di yemeniti sono a "rischio fame" secondo Human Right Watch. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha detto che "lo Yemen è sull'orlo della peggiore carestia che il mondo abbia visto da decenni". Questo potrebbe accadere nei "prossimi mesi", ha rilevato a novembre David Beasley, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite.

Pochi osano dichiarare che lo Yemen vive già oggi la carestia. Questo è strano, date le condizioni in cui si trova il paese. Al contrario, ci viene detto continuamente che il paese è "sull'orlo della carestia", "sul punto di cadere nella carestia", che la carestia è "imminente", che il popolo yemenita "affronterà la carestia" o che la carestia "minaccia lo Yemen".

C'è una ragione per questo. L'ONU non ha ancora dichiarato ufficialmente che esiste la carestia nello Yemen. Così la situazione nello Yemen, anche se è terribile, non corrisponde alla definizione di carestia secondo il quadro di classificazione integrata della sicurezza alimentare dell'IPC, la scala di sicurezza alimentare utilizzata dall'ONU.

Tuttavia, il professor Shireen al-Adeimi dell'Università del Michigan offre una spiegazione migliore. Ha twittato: "Lo stato di carestia non è stato dichiarato nello Yemen perché l'ONU subisce un'enorme pressione da parte dei suoi principali finanziatori, gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita, che stanno causando essi stessi la carestia".

Avremmo dovuto pensarci! Qualificare la sofferenza dello Yemen come carestia è politicamente problematico. Sicuramente ricorderete tutti la vigliaccheria dell'amministrazione Clinton nel definire i massacri in Ruanda nel 1994 come "genocidio", perché avrebbe costretto gli Stati Uniti a intervenire per fermare la carneficina.

La carestia nello Yemen non è un incidente. È intenzionale. Kamel Jendoubi, presidente del gruppo di esperti sullo Yemen, ha detto al Consiglio di Sicurezza a dicembre che "i civili in Yemen non stanno morendo di fame; sono le parti in conflitto che li stanno affamando. [1]

Gli Huthi sono in parte da biasimare per aver deviato e ritardato la consegna degli aiuti, sottraendo e poi lasciando passare gli aiuti. Ma sono i sauditi i responsabili della maggior parte della carestia. È dovuta alle campagne di bombardamento e al blocco aereo, marittimo e terrestre imposto al paese dal 2015, salvo brevi interruzioni.

Lo Yemen importa l'80% del suo cibo. I sauditi intercettano e trattengono alcune imbarcazioni umanitarie fino a 100 giorni. Altre navi non possono mai attraccare nello Yemen. La coalizione sostiene che il blocco è necessario per impedire all'Iran di armare gli Huthi. I ritardi causati da questo blocco marittimo stanno causando un'impennata dei prezzi di cibo e medicine, rendendoli inaccessibili alla maggior parte degli yemeniti.

Gli attacchi aerei sauditi e degli Emirati Arabi Uniti hanno ucciso o ferito 20.000 civili. Inoltre, la coalizione sta deliberatamente prendendo di mira gli impianti di trattamento delle acque e le unità di produzione alimentare. La metà degli ospedali e delle cliniche nello Yemen sono stati distrutti o costretti a chiudere dall'inizio degli attacchi militari. La coalizione sta anche bombardando gli argani usati nei porti del paese, rendendo quasi impossibile scaricare cibo e medicine.

Il ruolo degli Stati Uniti nella creazione della carestia nello Yemen

Gli Stati Uniti aiutano e favoriscono la carestia intenzionalmente imposta dalla coalizione. Offrono intelligence alla coalizione, prestano assistenza nella localizzazione degli obiettivi e forniscono pezzi di ricambio per gli aerei. Il presidente Barack Obama ha impegnato nel 2015 gli Stati Uniti in questa guerra per placare i paesi del Golfo che si opponevano al Trattato sul nucleare iraniano. Il presidente Donald Trump, avverso a tutte le scelte intraprese dal suo predecessore, ha mantenuto con entusiasmo la politica di Obama nello Yemen, nonostante l'opposizione del Congresso.

In una conferenza stampa del 15 marzo 2015, il segretario di Stato Mike Pompeo ha versato lacrime di coccodrillo sullo stato dello Yemen. Ha dichiarato che "chiunque abbia davvero a cuore la vita degli yemeniti" sosterrà una vittoria saudita. Due giorni prima, il Senato aveva approvato un War Powers Act che poneva fine all'assistenza degli Stati Uniti alla coalizione guidata dai sauditi, [2] aggiungendo che "l'unico modo per alleviare le sofferenze del popolo yemenita non è quello di prolungare la guerra abbandonando i nostri alleati, ma di dare loro il sostegno necessario per sconfiggere i ribelli sostenuti dall'Iran e assicurare una pace giusta".

Fesserie. Pompeo non si preoccupa degli yemeniti. Vede la guerra nello Yemen solo attraverso il prisma dell'ossessione anti iraniana. Dal momento che l'Iran sostiene gli Huthi (benché l'ordine di questo sostegno non abbia nulla a che vedere per dimensione con quello dato all'Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti dagli Stati Uniti), allora Pompeo sostiene la coalizione, non importa quanti innocenti vengano uccisi.

È diventato lampante quanto poco contino le vite degli yemeniti per Trump e Pompeo quando nel marzo 2020 hanno tagliato gli aiuti allo Yemen di decine di milioni di dollari. Hanno giustificato questo taglio col pretesto della deviazione degli aiuti da parte degli Huthi, ignorando l'opposizione delle organizzazioni umanitarie che evidenziano le drammatiche conseguenze.

Anche prima di questi tagli, gli aiuti statunitensi allo Yemen erano superati dalle favolose somme di denaro raccolte dalle aziende statunitensi attraverso la vendita di armi alla coalizione, come con il contratto di vendita di armi agli Emirati Arabi Uniti da 23 miliardi di dollari dell'amministrazione Trump.

Trump promuove la vendita di armi e questa è la ragione principale del sostegno della sua amministrazione alla coalizione. Due anni fa, il segretario di Stato Mike Pompeo ha garantito in modo ingannevole che l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti stavano "prendendo le misure necessarie per ridurre qualsiasi rischio per le popolazioni civili e le infrastrutture" nello Yemen. L'Ufficio affari legislativi del dipartimento di Stato, diretto all'epoca da Charles Faulkner, un ex lobbista della Raytheon, ha avvertito Pompeo che il fallimento di queste affermazioni avrebbe messo in pericolo la vendite di armi. La verità è che non ci sono prove che la coalizione abbia qualcosa a che fare con le vittime civili.

La classificazione degli Huthi come organizzazione terroristica entra in vigore il 19 gennaio, il giorno prima dell'insediamento di Joe Biden. Biden ha detto durante la sua campagna che avrebbe cessato tutta l'assistenza alla coalizione guidata dai sauditi. Biden dovrà firmare un decreto presidenziale in tal senso e dovrà anche revocare gli Huthi dall'elenco delle organizzazioni terroristiche straniera. Il Congresso avrà il compito di ripristinare gli aiuti allo Yemen. La fine degli aiuti americani non sarà sufficiente a fermare i combattimenti. L'amministrazione Biden dovrà lavorare con l'ONU e le parti in guerra per trovare una soluzione politica, non militare. Porre fine alla guerra sarà la prima grande sfida di politica estera della nuova amministrazione.


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