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- osservatorio - della guerra - 21-04-24 - n. 897
75 anni di NATO: Una storia di colpi di Stato, guerre e terrore
Nikos Mottas * | idcommunism.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
20/04/2024
Il 4 aprile ricorreva il 75° anniversario della firma del Trattato del Nord Atlantico da parte di dodici Paesi, a Washington DC. A pretesto per l'istituzione dell'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) furono invocati la difesa dall'«aggressione sovietica» e il (presunto) consolidamento della pace nel continente europeo, duramente colpito dalla seconda guerra mondiale. Tuttavia, come ha dimostrato la storia, le vere ragioni alla base della creazione dell'alleanza non avevano nulla a che fare con la difesa o con la pace.
Benché la NATO sia stata ufficialmente istituita nel 1949, l'idea di darle vita era stata preparata già da diversi anni. Fu infatti, Winston Churchill, nel suo emblematico discorso di Fulton (Missouri) del 5 marzo 1946, a porre le basi per la creazione di una «Santa Alleanza» militare anticomunista contro l'Unione Sovietica e i Paesi socialisti. Facendo riferimento alla «Cortina di ferro scesa attraverso l'Europa», Churchill aveva sottolineato che «i partiti comunisti o quinte colonne rappresentano una crescente sfida e un pericolo per la civiltà cristiana».1.
Un anno dopo, il 12 marzo 1947, in un discorso tenuto dinanzi al Congresso degli Stati Uniti, il presidente Truman illustrò la sua celebre dottrina sulla politica estera americana incentrata sul «sostegno degli USA alle democrazie contro le minacce autoritarie». In merito all'importanza della Dottrina Truman, il famigerato Henry Kissinger avrebbe scritto: «Se i leader sovietici fossero stati maggiormente consapevoli della storia americana, avrebbero compreso la natura minacciosa delle parole del presidente. La Dottrina Truman segnò uno spartiacque, poiché una volta che l'America ebbe lanciato la sua sfida morale, la Realpolitik del genere che Stalin comprendeva meglio terminò per sempre, e qualunque mercanteggiamento riguardo a reciproche concessioni era destinato a essere fuori discussione. Da quel momento, il conflitto poteva essere risolto soltanto da un mutamento degli obiettivi sovietici, dal crollo del sistema sovietico o da entrambe le cose».2
Pochi giorni prima della fondazione ufficiale dell'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, l'Unione Sovietica aveva rivolto un ammonimento riguardo alla natura aggressiva dell'alleanza. Il 31 marzo 1949, in un memorandum indirizzato ai governi di Stati Uniti, Europa occidentale e Canada, l'Unione Sovietica evidenziò le seguenti conclusioni:
1) Il Trattato del Nord Atlantico non ha nulla a che vedere con gli obiettivi di autodifesa dei partner statali che aderiscono al Trattato - al contrario, questo Trattato ha un carattere chiaramente aggressivo ed è rivolto contro l'URSS.
2) Il Trattato del Nord Atlantico non soltanto non contribuisce al rafforzamento della pace e della sicurezza internazionale, che costituisce un obbligo per tutti i membri dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, ma contraddice frontalmente i principi e gli obiettivi della Carta dell'ONU e determina un indebolimento dell'Organizzazione delle Nazioni Unite.
3) Il Trattato del Nord Atlantico è in contraddizione con numerosi accordi sottoscritti da Unione Sovietica, Stati Uniti d'America, Gran Bretagna e Francia nel 1942, 1944 e 1945, con i quali i firmatari hanno concordato «di non concludere alcuna alleanza e di non partecipare ad alcuna coalizione rivolta contro una delle parti contraenti».3
Dal canto loro, gli USA e i loro alleati non diedero alcuna risposta alle preoccupazioni espresse dai sovietici riguardo al vero carattere della NATO. Al contrario, lanciarono una propaganda a più livelli intesa a presentare il Trattato del Nord Atlantico come un «progetto di pace». D'altronde a Lord Hastings Ismay, il primo Segretario Generale della NATO, è attribuita la dichiarazione secondo cui lo scopo della NATO era «tenere fuori l'Unione Sovietica, dentro gli americani e sotto i tedeschi».
In base a quanto sopra, l'ovvio interrogativo che sorge riguardo alla fondazione della NATO è il seguente: se il Trattato del Nord Atlantico fu veramente istituito come contrappeso degli Stati capitalisti alla «minaccia sovietica», perché non si è sciolto autonomamente dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica e l'annullamento di fatto del Patto di Varsavia?
Quale funzione aveva la NATO dopo il 1990, quando il campo socialista cessò di esistere? La risposta è semplice: la NATO non è mai stata un'«alleanza difensiva», bensì un'organizzazione imperialista, intesa a salvaguardare e a espandere gli interessi dei suoi Stati membri capitalisti in tutto il mondo. Nel 1916, più di quarant'anni prima della fondazione della NATO, V. I. Lenin aveva così descritto la prospettiva di un'alleanza imperialista: «La tendenza imperialistica ai grandi imperi è assolutamente realizzabile e viene in pratica realizzata spesso sotto forma di alleanza imperialistica tra Stati autonomi in senso politico. Quest'alleanza è possibile e si configura non solo sotto la forma di una fusione economica dei capitali finanziari dei due Paesi, ma anche sotto la forma di una "cooperazione" militare nella guerra imperialistica».4
La vittoria della controrivoluzione nell'Unione Sovietica e nell'Europa orientale nei primi anni Novanta ha dato il «via libera» al nuovo ruolo più aggressivo della NATO. L'imperialismo, capeggiato dagli Stati Uniti e dai loro alleati, ha avviato una nuova fase di interventi e guerre, prefigurata dal famigerato discorso sul «Nuovo Ordine Mondiale» proclamato dal presidente USA George H. W. Bush. Questo «nuovo ordine» rispecchiava essenzialmente la strategia comune della borghesia degli USA e dell'Europa occidentale: cogliere i frutti della controrivoluzione, espandere il dominio dei monopoli in nuove regioni, individuare nuove risorse naturali e nuova manodopera a buon mercato destinata allo sfruttamento.
Dittature e colpi di Stato fascisti
La storia insanguinata della NATO non è segnata soltanto da guerre imperialiste. Sull'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, teoricamente fondata tra l'altro sugli ideali della «democrazia» e del «liberalismo», gravano pesanti responsabilità per aver appoggiato, o quantomeno tollerato, l'imposizione di regimi fascisti in tutta una serie di Stati - compresi alcuni dei suoi stessi membri! Particolarmente indicativi sono i casi del Portogallo, della Grecia e della Turchia.
Il Portogallo era già soggetto alla dittatura dell'«Estado Novo», capeggiata dal primo ministro Antonio de Oliveira Salazar, quando divenne uno dei membri fondatori della NATO nel 1949. Malgrado la natura profondamente autoritaria della dittatura di Salazar, il governo portoghese non subì alcun isolamento da parte degli Stati capitalisti occidentali. Al contrario, la dittatura portoghese fu riconosciuta come alleata nella Guerra Fredda contro il comunismo, e il Paese divenne uno dei dodici membri fondatori della NATO.
La Grecia, che rappresentava un elemento cruciale nella Dottrina Truman, divenne membro della NATO il 18 febbraio 1952. L'imposizione per sette anni della dittatura della Giunta dei Colonnelli, in seguito al colpo di Stato militare dell'aprile 1967, non ebbe alcuna conseguenza sull'appartenenza del Paese alla NATO. Per di più, l'alleanza imperialista tollerò - se non la incoraggiò indirettamente - l'invasione turca di Cipro del luglio 1974, che condusse alla divisione dell'isola.
Come la Grecia, la vicina Turchia entrò a far parte della NATO nel febbraio 1952. Per gli USA e i loro alleati dell'Europa occidentale, la Turchia rappresentava un alleato prezioso soprattutto in virtù della sua collocazione strategica nei pressi del «ventre molle» dell'Unione Sovietica. Ciò spiega perché la NATO rimase in silenzio di fronte alla successione di governi autoritari che si avvicendarono nel Paese, tra cui quello di Adnan Menderes e quello seguito al golpe militare del 1980 del generale Kenan Evren.
Di certo la NATO non è priva di responsabilità in relazione a una serie di interventi imperialisti, perlopiù orchestrati dagli Stati Uniti, che imposero cambiamenti di regime in vari Paesi. Alcuni esempi: Congo-Léopoldville (1960-65), Repubblica Dominicana (1961), Brasile (1964), Indonesia (1965-66), Cile (1973), Angola (1975-91), Timor Est (1975-1999), Argentina (1976), Ciad (1981), Nicaragua (1981-90), Grenada (1983), Panama (1989-94), e via dicendo.
La barbarie imperialista «da Vancouver a Vladivostok»
In occasione del 50° anniversario della NATO, il vertice di Washington tenuto nell'aprile 1999, al culmine dei criminali bombardamenti sulla Jugoslavia, ratificò una versione aggiornata della «Concezione Strategica» dell'alleanza. Secondo l'allora Segretario Generale, Javier Solana, la concezione del vertice di Washington si ispirava «agli insegnamenti tratti dalla NATO dalla gestione di crisi complesse, come quelle verificatesi in Bosnia-Erzegovina e più recentemente in Kosovo. Rispecchierà l'esperienza che abbiamo accumulato nello sviluppo di modelli di comunicazione e cooperazione altamente complessi letteralmente con tutti i Paesi situati nell'area euro-atlantica, che si estende da Vancouver a Vladivostok». Di fatto, la nuova Concezione Strategica estese le attività della NATO ben al di là della «sicurezza europea», trasformando l'alleanza in uno sceriffo globale dell'imperialismo.
Nella primavera del 1999, la NATO perpetrò l'ultimo massacro del Novecento - l'intervento imperialista e la campagna di bombardamenti contro la Jugoslavia, in cui rimasero uccisi oltre duemila civili. Due anni dopo, gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti fornirono il pretesto necessario (la «Guerra contro il terrorismo») per l'attacco imperialista in Afghanistan, una guerra protrattasi per quasi vent'anni che ha provocato migliaia di morti civili, milioni di profughi e la distruzione di un intero Paese. Dopo due decenni di devastante presenza militare della NATO in Afghanistan, nel 2021 i talebani riconquistavano Kabul. Un altro Paese che ha sperimentato la barbarie imperialista dell'Alleanza del Nord Atlantico è la Libia, colpita dal 2011 da una guerra che ha causato oltre 30.000 morti, 4000 dispersi e oltre 50.000 civili feriti.
Il processo di trasformazione della NATO in cane da guardia globale dell'imperialismo occidentale ha trovato riscontro nelle decisioni di diversi importanti vertici; al vertice di Praga del 2002, sette nuovi Stati, tra cui Estonia, Lettonia e Lituania, furono invitati ad avviare i colloqui per l'adesione, mentre l'alleanza gettava le basi per la pianificazione della «Forza di Reazione NATO (NATO Response Force, NRF). I vertici successivi, in particolare quelli di Istanbul (2004), Riga (2006) e Lisbona (2010), hanno contribuito a un ulteriore potenziamento delle capacità militari aggressive della NATO, con l'elaborazione e infine con l'adozione di una «Concezione Strategica» aggiornata.
La continua espansione della NATO verso est ha condotto a una rapida intensificazione della competizione inter-imperialista con Russia e Cina, le due principali potenze del campo imperialista eurasiatico in via di formazione. La guerra in corso in Ucraina è un riflesso di questa competizione, mentre la NATO continua ad ammassare forze militari e a condurre esercitazioni militari nell'Europa orientale, nei Paesi nordici e nel mar Baltico, versando altra benzina sul fuoco dello scontro. Il recente ingresso della Svezia nell'alleanza costituisce senz'altro uno sviluppo estremamente negativo, i cui effetti diverranno visibili nel prossimo futuro.
Sulle principali potenze della NATO gravano inoltre pesanti responsabilità per gli spargimenti di sangue attualmente in atto in Medio Oriente, soprattutto in quanto incoraggiano e appoggiano concretamente il massacro perpetrato a Gaza dal governo israeliano, che dall'ottobre 2023 ha provocato oltre 32.000 morti palestinesi. La situazione estremamente pericolosa che si è creata per i popoli della regione è la conseguenza dei piani imperialisti per il «Nuovo Medio Oriente», elaborati da anni dalle potenze euro-atlantiche.
La lotta incessante contro la NATO
Oggi, 75 anni dopo la fondazione della NATO, la lotta contro l'alleanza imperialista è più attuale che mai. Sempre più persone in tutta Europa e nel mondo si rendono conto che la NATO non è una forza che porta «pace e democrazia», bensì il braccio armato del capitalismo monopolistico euro-atlantico. Perciò, la lotta contro la NATO non deve essere un semplice slogan, bensì un compito rivoluzionario contemporaneo e necessario, non soltanto per i comunisti, ma per tutti i lavoratori e le lavoratrici onesti e amanti della pace e della prosperità dei popoli.
Questo compito rivoluzionario non va in nessun caso lasciato ai vari gruppi reazionari quali i talebani o Hezbollah, che in un modo o nell'altro sono legati a interessi imperialistici, né a regimi borghesi anticomunisti quali la Russia di Putin o l'Iran di Khamenei. Le masse lavoratrici non devono lasciarsi irretire da teorie profondamente errate, opportunistiche e anti-leniniste che equiparano l'imperialismo a una politica estera aggressiva e ne sottovalutano o addirittura ne ignorano del tutto l'essenza economica, cioè il monopolio.
L'idea di «appoggiare l'imperialista meno aggressivo» rappresenta una palese distorsione della teoria di Lenin e va contro gli interessi del popolo. Indubbiamente, la NATO è l'alleanza più criminale e più barbara costituitasi dopo la seconda guerra mondiale, responsabile di decine di sanguinosi interventi in Medio Oriente, nei Balcani e nel Nord Africa. Indubbiamente i governi degli Stati Uniti, con la complicità dell'Unione Europea, sono sempre stati e rimangono tuttora il nemico numero uno della pace per l'umanità. Ed è vero che la lotta contro le alleanze imperialiste rappresentate dalla NATO e dall'UE è più attuale e indispensabile che mai. Ma tutto questo non cancella, per esempio, il ruolo oggettivo della Russia capitalista quale grande potenza imperialista impegnata in una competizione con il blocco euro-atlantico. E in quanto potenza imperialista, anche la Russia è nemica degli interessi del popolo.
La lotta contemporanea contro la NATO e l'imperialismo euro-atlantico non può avere un contesto genericamente e vagamente «anti-imperialista» incentrato esclusivamente sulla politica estera, ma deve implicare una direzione anti-monopolistica e anti-capitalista. Non può essere disgiunta dallo sfruttamento di classe. Soltanto la lotta organizzata dei lavoratori per il rovesciamento della barbarie capitalista può portare alla sconfitta dell'imperialismo. Nel XXI secolo, le parole di Lenin rimangono più attuali che mai: «Soltanto la rivoluzione proletaria socialista può trarre l'umanità dal vicolo cieco in cui l'hanno condotta l'imperialismo e le guerre imperialistiche. Quali che siano le difficoltà della rivoluzione e le sue eventuali sconfitte temporanee, quali che siano le ondate della controrivoluzione, la vittoria del proletariato è immancabile». 5
Note:
*) Nikos Mottas, direttore di In Defense of Communism)
1 Discorso della «Cortina di Ferro», 5/4/1946: https://winstonchurchill.org/resources/speeches/1946-1963-elder-statesman/the-sinews-of-peace/.
2 Henry Kissinger, «Reflections on Containment», Foreign Affairs, 01/05/1994: https://www.foreignaffairs.com/articles/united-states/1994-05-01/reflections-containment.
3 Testo inglese del memorandum sovietico sul Patto Atlantico, https://archive.nytimes.com/www.nytimes.com/library/world/global/040149nato-soviet-text.html.
4 V. I. Lenin, Opere, Editori Riuniti - Roma 1965, vol. XXIII, Intorno a una caricatura del marxismo, 4. L'esempio della Norvegia, p. 48.
5 V. I. Lenin, Opere, Editori Riuniti - Roma 1967, vol. XXIX, Abbozzo del progetto di programma del PCR, p. 89
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