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Agricoltura: guerre commerciali e guerre alimentari. Obama e le multinazionali

James Petras | petras.lahaine.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

19/09/2016

La concentrazione e la centralizzazione delle multinazionali dell'agro-alimentare avanza a passi da gigante: Potash Corp e Agrium hanno unificato un monopolio da 30 miliardi di dollari nel mercato mondiale dei fertilizzanti. Dow Chemical e DuPont fondono un business da 130 miliardi di dollari nel settore delle sementi e dei prodotti chimici per agricoltura.

ChemChina prepara l'acquisizione da 44 miliardi di dollari di Syngenta. Bayer si appresta a comprare Monsanto per 56 miliardi di dollari e concentrare ulteriormente il controllo mondiale sui mercati delle sementi e della chimica. 250 miliardi di dollari in fusioni e acquisizioni sono pronti a concentrare il controllo dei prezzi agricoli, dei profitti e dei mercati a livello mondiale nelle quattro direzioni. Parallelamente all'assalto delle multinazionali capitaliste per il dominio del mondo, la Casa Bianca ha intrapreso una guerra commerciale e marittima su larga scala contro la Cina.

Questo saggio presenta le implicazioni politiche e sociali della controrivoluzione dell'agro-business e la spinta concomitante degli Stati Uniti ad accerchiare e circondare il mercato cinese.

Monopoli dell'agro-business e rivoluzione sociale

Questo processo di monopolizzazione dell'agro-alimentare avrà un forte impatto sugli agricoltori, i consumatori e gli ambientalisti di tutto il mondo. I prezzi delle sementi e dei fertilizzanti aumenteranno, abbattendo i redditi degli agricoltori con sempre più numerosi fallimenti. L'azoto e l'idrossido di potassio, i due fertilizzanti maggiormente diffusi in agricoltura, saranno controllati da un cartello monopolistico. Gli agricoltori non avranno altra scelta, o rispondere attraverso il mercato o con la lotta politica. In altre parole, potranno cercare di aumentare i prezzi dei prodotti alimentari o organizzare una rivolta contro i cartelli.

Nelle nazioni imperiali, sono emersi movimenti populisti nazionali, soprattutto nelle campagne e nelle piccole città: gli agricoltori, gli ecologisti e i consumatori scendono in strada, mentre l'opposizione urbana di massa risponde ai prezzi crescenti dei prodotti alimentari, acquistando slancio.

In tutta l'Asia, l'Africa e l'America Latina, il controllo dell'agro-business sulle sementi e sui prodotti chimici accresce il peso del debito su contadini e agricoltori, contamina gli alimenti con pesticidi e provoca rivolte per il cibo e movimenti per l'occupazione della terra.

L'impatto dell'insicurezza alimentare, anche in termini di debito e malnutrizione, mina la coesione della comunità e della famiglia. Questo è il contesto in cui sono emerse rivolte armate, compresi i movimenti islamici in Medio Oriente, Nord Africa e Asia occidentale, guadagnando credibilità e seguaci tra milioni di diseredati.

In risposta, le multinazionali dell'agro-business hanno ridotto la questione della resistenza popolare a un fatto di "stabilità politica", sostenendo la repressione di stato e un clima di terrore per reprimere le rivolte. I mass-media occidentali non fanno emergere il collegamento tra la monopolizzazione dell'agricoltura e lo sfruttamento di massa con la resistenza popolare armata. I leader dell'agro-business sostengono che la ribellione di massa è semplicemente un prodotto dell'ideologia promossa da estremisti squilibrati di sinistra o di jihadisti violenti.

Le radici della rivolta e dei disordini non vengono analizzati né minimamente descritti nella narrazione dei giornali finanziari per bene.

La monopolizzazione globale dell'agricoltura dipende dallo stato de-regolazione, privatizzazione, e dalle politiche sistematiche di connotare qualsiasi opposizione politica come forza ostile. Se gli avversari non sono islamisti o comunisti, sono concorrenti sleali, che non giocano secondo le regole del mercato e fanno affidamento su sussidi statali.

Guerre commerciali per il monopolio dell'agricoltura

Il regime di Obama ha lanciato una guerra su vasta scala contro la Cina sul fronte agricolo, imponendo tariffe, promovendo boicottaggi dell'OMC (WTO) e intensificando la guerra ideologica. Il Dipartimento di Obama dell'Agricoltura, (che prevede massicci sussidi diretti e indiretti per l'enorme agroindustria statunitense), denuncia la Cina di sovvenzionare i suoi produttori di generi alimentari di base.

Obama attacca la Cina per "concorrenza sleale", anche se le multinazionali USA hanno guadagnato 20 miliardi di esportazioni nell'agro-alimentare con Pechino nel solo 2015!

Mentre i consigli di amministrazione USA guardano alla crescita dinamica della Cina come fonte di investimenti per le élite degli Stati Uniti, Obama mette in guardia sulla "minaccia cinese alla sicurezza". Mentre l'ex segretario al Tesoro Paulson in un editoriale auspica maggiori legami commerciali con Pechino come veicolo per la continua crescita economica degli Stati Uniti, Obama agisce per provocare ostilità militari contro la Cina tra i paesi asiatici del secondo e terzo mondo.

Nel 2015 la Cina investe quasi 20 miliardi di dollari in USA, generando centinaia di migliaia di posti di lavoro, mentre Obama promuove un programma di aiuti militari di 38 miliardi di dollari a Israele. Secondo i calcoli contorti di Obama, Israele, che agisce in modo predatorio, è il nostro più caro alleato, mentre la Cina, che al contrario investe nel paese, è una minaccia esistenziale per gli Stati Uniti!

Mentre la Cina attrae il presidente filippino Duterte con offerte di aiuti economici e investimenti di miliardi di dollari, Obama incoraggia i suoi clienti tra i militari delle Filippine e gli oligarchi di Manila a destabilizzare il governo.

Le palesi politiche militariste degli Stati Uniti verso la Cina sono parte integrante dello sforzo politico di Obama di deviare l'attenzione dell'elettorato statunitense dagli effetti delle fusioni tra monopoli che aumentano il costo della vita e approfondiscono le disuguaglianze in America.

L'agenda bellicistica di Obama in Asia può avere l'effetto di minare il commercio degli Stati Uniti in particolare sulla costa del Pacifico, che altrimenti avrebbe naturali legami commerciali e di investimento con la Cina, per non parlare dei legami culturali.

Conclusione

Le fusioni delle multinazionali dell'agro-business hanno alzato la posta nel provocare sconvolgimenti sociali, a nord e a sud del mondo. Mentre i magnati dell'agro-business si espandono all'estero e aumentano i profitti nazionali, lo fanno in modo da accrescere i conflitti nazionali e di classe, provocando, a loro volta, la brutale repressione di stato.

L'alleanza tra agro-business e militarismo è un importante fattore trainante nell'ascesa globale del populismo e del nazionalismo, così come del radicalismo islamista.

La contraddizione "guerra contro commercio" dividendo l'elite affaristica degli Stati Uniti ha creato una spinta politica in entrambe le direzioni, senza coerenza.

L'elettorato reagisce con doppie negazioni: ostili verso i propri leader e ostili a qualsiasi alternativa. Ciò potrebbe determinare un sempre maggiore astensionismo e ritiro dell'elettorato.

Le multinazionali degli USA e dell'UE, facendo perno verso una maggiore concentrazione della ricchezza e nel gigantismo dei monopoli, non hanno ancora minato la natura del potere statale cinese, ultimo arbitro dell'agricoltura in Asia. Mentre Thailandia, Cambogia, Laos, Filippine e Myanmar sviluppano un commercio più stretto e rapporti diplomatici con la Cina, le multinazionali mettono a punto nuovi piani competitivi verso gli avversari non multi-nazionali.

Oltre al Giappone, e, probabilmente, la Corea del Sud, la guerra commerciale degli Stati Uniti contro la Cina ha pochi alleati regionali. L'asse militarista di Obama trova accordo con pochi attori al di fuori della retorica delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti.

Nell'Unione europea, i movimenti populisti nazionalisti e i governi stanno mettendo in discussione il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti di Obama (TTIP), in particolare per quanto riguarda il suo impatto sull'agricoltura europea. Poiché i costi di produzione alimentare e i prezzi al consumo aumentano, il TTIP sponsorizzato dagli USA perde i suoi sostenitori, perché gli alleati conservatori di Washington in Europa hanno bisogno del voto dei piccoli agricoltori e dei consumatori della classe media in Francia, Polonia, Ungheria e altrove.

In India, le grandi fusioni delle multinazionali dell'agro-alimentare stanno determinando il caos tra i leader politici del BJP che si trovano ad affrontare il fallimento di decine di milioni di produttori agricoli.

In altre parole, il potere dei colossi dell'agro hanno forgiato una spada a doppio taglio nel capitalismo mondiale: se da un lato rafforzano le economie delle potenze imperiali, dall'altro mettono in crisi la propria base elettorale di massa. I deboli sforzi per regolamentare queste fusioni hanno fallito, come previsto. Quando il "libero mercato" polverizza piccoli produttori e i fornitori locali, crea le condizioni per il conflitto di classe su molti fronti, in Occidente e in Oriente, negli Stati Uniti e nell'Unione europea, in Cina e in India.


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