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- osservatorio - economia - 27-01-19 - n. 699
Al Forum economico mondiale, il colonialismo digitale è all'ordine del giorno
Pavan Kulkarni | peoplesdispatch.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
25/01/2019
Stati Uniti, Giappone, UE e Australia sono tra i paesi che spingono per un sistema di governo dell'e-commerce che limiti le capacità dei governi di regolamentare i giganti di Internet come Google e Facebook
Nell'ambito del Forum economico mondiale di Davos, gli Stati Uniti, il Giappone, la UE e l'Australia stanno esercitando pressioni per conto dei giganti di Internet, al fine di sollecitare la riapertura dei negoziati in seno all'OMC (o WTO, Organizzazione mondiale del commercio) per la creazione di un sistema di governance globale per il commercio elettronico.
Il sistema proposto opera su una serie di regole che, se istituzionalizzate, avranno conseguenze negative sulle economie in via di sviluppo, consentendo nel contempo ai monopoli digitali esistenti di espandere ulteriormente la loro quota di mercato.
Oggi dovrebbe essere presentata una dichiarazione sull'esito dell'incontro tra i rappresentanti di alcuni degli stati membri dell'OMC a seguito di confronti sull'attuazione di queste proposte.
I precedenti tentativi fatti dagli Stati Uniti e dai loro alleati all'undicesima Conferenza dell'OMC a Buenos Aires nel dicembre 2017 sono stati bloccati dai paesi in via di sviluppo, i quali hanno votato quasi tutti contro la proposta.
Se i gruppi di pressione dovessero riuscire, i governi nazionali non saranno più in grado di imporre tasse sulle transazioni commerciali digitali per l'attraversamento delle frontiere. Né i governi saranno in grado di imporre che le multinazionali delle tecnologiche informatiche che traggono profitto dalle operazioni all'interno del paese debbano avere sedi locali, consentendo a queste società di trarre profitto da un paese senza rientrare però nel suo sistema fiscale.
JustNet, un rete di attori della società civile che diffonde campagne per l'accesso gratuito e aperto a Internet, in una nota sostiene: "Ci opponiamo a questo, poiché i colossi delle tecnologiche informatiche dovrebbero contribuire alla base imponibile nazionale, così come accade per le imprese locali o non digitali. Gli attori del digitale sfruttano la mobilità e l'intangibilità dei loro beni e servizi per evitare le tasse e creare condizioni di gioco disomogeneo che danneggiano i concorrenti che gestiscono attività tradizionali e si conformano ai modelli fiscali tradizionali. Le norme fiscali che consentono ai giganti del digitale di ridurre artificiosamente il reddito imponibile o spostare i profitti in aree a bassa tassazione in cui viene neanche poca o nessuna attività economica, devono essere affrontate e la situazione non deve essere esacerbata dalle regole del commercio digitale proposte all'OMC".
Una disposizione contenuta nella proposta vieta inoltre ai governi di regolamentare il trasferimento di dati attraverso i confini o di imporre che i dati siano conservati localmente. Questo lascia spazio a una pratica che va sotto il nome di "colonialismo digitale". Ad esempio, quando Facebook raccoglie i dati di un utente in India, i dati vengono immediatamente trasferiti ai server detenuti negli Stati Uniti. La proprietà di questi dati è quindi di Facebook, che può trarne profitto vendendo agli inserzionisti.
Il pericolo di questo colonialismo dei dati non sta semplicemente nel fatto che le imprese straniere traggono profitto dalle risorse, in questo caso i dati, ottenute da un altro paese, che non vengono neppure rimborsate. Gli effetti vanno oltre l'incapacità di un paese di accedere ai potenziali profitti dei suoi dati, la cui proprietà andrà perduta. Tutti i settori dell'economia utilizzano le applicazioni digitali per una varietà di scopi come pagamenti, comunicazione, archiviazione delle informazioni, ecc. Quando la proprietà dei dati generati nel processo viene trasferita alle multinazionali che gestiscono queste applicazioni digitali, tutti i settori dell'economia che la utilizzano saranno colpiti.
JustNet spiega: "Una quantità così estesa e dettagliata di informazioni consente loro di sviluppare un'intelligenza digitale completa in tempo reale su ogni settore, ogni singola attività economica e singolo attore. Sarebbe come se i 'cervelli' di tutte le attività e di tutti i processi fisici in tutti gli altri paesi fossero 'esternalizzati' a queste poche società. Una completa dipendenza cognitiva e la dipendenza dall'intelligenza digitale presto stabiliscono le condizioni per un dominio totale, economico e sociale. Mentre si radica questa dipendenza, opzioni future alternative per i paesi in via di sviluppo saranno anch'esse precluse".
Questo processo di colonizzazione dei dati è già in corso. Tuttavia, un certo numero di paesi in via di sviluppo sta prendendo in considerazione misure per fermare il processo. Le proposte di oggi al Forum economico mondiale, se istituite presso l'OMC, legheranno le mani ai governi nazionali e li renderanno incapaci di agire, impegnandoli a sostenere il cosiddetto "flusso libero dei dati".
Ciò ha implicazioni particolarmente pericolose nelle attuali circostanze, quando la maggior parte dei dati provenienti da tutto il mondo confluisce su pochi monopoli tecnologici, la maggior parte dei quali ha sede negli Stati Uniti e alcuni in Cina.
Un'altra proposta chiave che viene attualmente discussa al Forum è quella di proibire ai governi di richiedere la divulgazione del codice sorgente dei software quando riconduce all'affare commerciale all'impresa. Non essere in grado di vedere il codice sorgente rende i governi incapaci di controllare o regolare le pratiche commerciali contro le manipolazioni.
Parminder Singh, che dirige la JustNet in India, ha spiegato l'impatto ad ampio raggio di questo alla nostra testata, People's Dispatch. Per esempio nella valutazione delle richieste di prestito molte banche indiane usano degli algoritmi. Senza accedere al codice sorgente di questo software, la Reserve Bank of India non può garantire che alcune pratiche discriminatorie proibite non vengano impiegate nel processo. Nel caso estremo degli Stati Uniti, i tribunali utilizzano algoritmi software per decidere sulle domande di libertà condizionale.
Inoltre, quando i prodotti che vanno dalle automobili agli alimentari, sono testati e dichiarati conformi agli standard normativi richiesti per la vendita in un mercato, le autorità non possono garantire che non vi siano manipolazioni o inesattezze nei risultati del test se non possono accedere al codice sorgente.
"In molti credono che le opportunità digitali possano portare una prosperità senza precedenti per tutti. Ma per questo, la governance digitale deve essere basata su principi di giustizia sociale e equità all'interno e tra le società. Ciò è tanto più cogente in questo periodo di formazione della società digitale. Al contrario, tuttavia, si cercano regole per l'usurpazione globale della risorsa digitale più preziosa, impedendo la regolamentazione nazionale. Una manciata di potenti aziende e di governi hanno in programma di controllare digitalmente tutte le attività sociali e i settori economici in tutto il mondo", così ha concluso JustNet Coalition nella sua dichiarazione.
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