www.resistenze.org - osservatorio - economia - 16-01-20 - n. 735

Eredità ed ideologia borghese

Prabhat Patnaik | peoplesdemocracy.in
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
10/1/2020

Se un operaio scaricatore dovesse chiedere ad un economista borghese "Perché Ambani ha tanta ricchezza e io no?" La risposta dell'economista sarebbe che Ambani ha certe "qualità speciali" che mancano all'operaio che scarica merci. Gli economisti borghesi, tuttavia, non sono tutti d'accordo su quali siano esattamente queste "qualità speciali" che dovrebbero spiegare le disuguaglianze di ricchezza.

Queste "qualità speciali" che presumibilmente dovrebbero spiegare  perchè una persona è ricca devono essere indipendenti dal fatto che quella persona sia ricca, qualora questa spiegazione debba avere solidità logica. In un'economia capitalista, ad esempio, si verifica l'accumulo di capitale, e quindi la ricchezza aumenta nel tempo.

I lavoratori il cui reddito è troppo basso anche per la loro sussistenza, hanno poca possibilità di risparmiare, e dal momento che il risparmio consente di accumulare la ricchezza, essi per questo stesso fatto sono impossibilitati ad accrescere la loro ricchezza, e pertanto anche ad acquisire una ricchezza od un qualsiasi capitale col quale iniziare un'attività di impresa.

Ne consegue, quindi, che la spiegazione del perché Ambani possiede ricchezza mentre l'operaio no,  spiegazione che individua la "speciale qualità" di Ambani nell'essere più parsimonioso, cioè nel risparmiare di più dell'operaio scaricatore, è una spiegazione che difetta di logica. Ciò perché se l'operaio avesse avuto la stessa ricchezza di Ambani, allora sarebbe stato parsimonioso quanto, se non più di Ambani.

Essere parsimoniosi, in altre parole, è una qualità di tutte le persone ricche, dal momento che probabilmente non ce la fanno a consumare tutto il reddito che la loro ricchezza assicura loro. L'essere più parsimonioso di Ambani è quindi parte integrante del suo essere ricco; non è una "qualità speciale" e non può spiegare perché un uomo di nome Ambani dovrebbe essere più ricco di un operaio che porta un carico sulla sua testa. La "qualità speciale", in breve, dovrebbe essere indipendente dal fatto che Ambani possieda ricchezza.

Allo stesso modo si consideri che Narendra Modi chiama i capitalisti "creatori di ricchezza". Questa naturalmente è una descrizione assurda di un processo sociale. Ma ignoriamo per un momento questa assurdità e accettiamo questa definizione per amore di discussione. Il punto è che non si spiega perché alcune persone chiamate Ambani o Adani dovrebbero essere "creatori di ricchezza" e non quella persona a cui capita di essere oggi un operaio scaricatore.

Una "qualità speciale" che l'economista borghese Joseph Schumpeter aveva sottolineato era l'innovatività, vale a dire la capacità di introdurre "innovazioni", all'interno delle quali includeva nuovi metodi di produzione, nuovi prodotti, nuovi mercati e simili. Egli aveva fatto una distinzione tra "invenzioni" e "innovazioni", la prima si riferiva allo sviluppo delle conoscenze sui nuovi processi e prodotti, la seconda all'uso pratico di queste conoscenze.

Mentre "le invenzioni" si sono verificate indipendentemente nella società, la capacità di introdurre queste invenzioni nel processo di produzione ha richiesto "una qualità speciale", che è consistita nella capacità di identificare e cogliere un'opportunità vantaggiosa; questa "qualità speciale" era posseduta solo da pochi, che egli chiamava "imprenditori". Imprenditoria secondo lui non aveva nulla a che fare col fatto di essere o meno ricchi, ma l'imprenditorialità era la ragione per la quale si diventa ricchi, dal momento che il primo che introduce un nuovo processo o prodotto ha una marcia in più sugli altri e diventa ricco. La spiegazione di Schumpeter quindi non era logicamente difettosa quanto lo era la spiegazione della  maggiore "capacità di risparmio".

Schumpeter ha anche sostenuto che le imprese esistenti tendono a essere rigide nei loro modi di pensare e meno inclini a sperimentare nuovi processi e prodotti, ecc, per questo i veri "imprenditori" di solito provenivano dall'esterno delle file delle imprese esistenti; per questo hanno avviato nuove imprese e fatto fortuna introducendo innovazioni. Egli sosteneva quindi che, mentre la disuguaglianza di ricchezza era esistente in una società capitalista, la composizione del gruppo superiore di individui ricchi, vale a dire, l'identità di coloro che costituiscono, per esempio, la top 5 per cento dei più ricchi, continuava a cambiare nel tempo.

La teoria di Schumpeter, che ha preso molto in prestito da Marx, è fondamentalmente errata; ma non la affronteremo qui. Inoltre, anche Schumpeter ha ammesso che nel capitalismo moderno, dove le aziende possiedono laboratori di ricerca a loro collegati, sia le invenzioni che le innovazioni non sono indipendenti dalle dimensioni delle imprese e quindi dalla ricchezza già posseduta da coloro che possiedono le imprese. Ciò ha reso la sua teoria inadeguata a spiegare perché alcuni sono ricchi ed altri non lo sono, dal momento che l'aumento della ricchezza dipende dalla ricchezza già posseduta. Ma, ignoriamo tutti questi problemi, e supponiamo con Schumpeter che i ricchi sono ricchi perché hanno una "qualità speciale" che è l'"innovatività", o quello che ha chiamato "imprenditorialità".

Tuttavia, questo fatto ancora non spiega né giustifica perché anche i figli dei ricchi dovrebbero essere ricchi. Non c'è "qualità speciale" mostrata da questi bambini che possa spiegare il possesso della loro ricchezza; il motivo per cui possiedono ricchezza ha quindi a che fare interamente con un accordo sociale in base al quale la ricchezza può essere trasmessa in eredità dai figli dai genitori, un accordo che non ha alcuna logica economica.

Naturalmente si può pensare, riprendendo la spiegazione di Schumpeter per illustrare il punto, che qualora la ricchezza non possa essere trasmessa ai propri figli, allora non ci sarebbe alcun incentivo per gli "imprenditori" per introdurre "innovazioni" (e produrre tale ricchezza n.d.t.) e che le leggi ereditarie sono un prezzo da pagare per il "progresso" sotto il capitalismo. Ma gli "incentivi" sono del tutto irrilevanti per spiegare l'"innovatività" di Schumpeter o di qualsiasi altra simile teoria. Se un nuovo processo è disponibile, ma non è introdotto nel sistema di produzione da un'impresa, allora verrebbe introdotto da un altra che sbaraglierebbe la concorrenza e sostituirebbe la prima; La motivazione per l'introduzione di innovazioni risiede quindi nella concorrenza e non in incentivi. In altre parole, il ritmo di introduzione delle innovazioni secondo tutte queste teorie borghesi non sarebbe influenzato di una virgola, anche qualora  l'intera ricchezza degli "imprenditori" venisse requisita alla loro morte.

Vero è che, se un'invenzione è sotto il controllo monopolistico di una qualche azienda, allora quest'ultima non la introdurrà nel sistema produttivo, in assenza di adeguati "incentivi", come la capacità di trasmettere ricchezza a bambini e nipoti; ma allora la spiegazione della ricchezza si è spostata dall'"innovatività" al monopolio; e se il monopolio è la spiegazione della ricchezza allora non potrebbe essere giustificato secondo l'ideologia borghese in una società democratica (ecco perché esistono leggi antitrust e misure antimonopolistiche). Infatti, se il monopolio venisse accettato come spiegazione della ricchezza, allora l'ideologia borghese dovrebbe accettare la validità dell'economia marxista, che riferisce l'origine del plusvalore, la fonte dell'accumulo sotto il capitalismo, alla proprietà monopolistica dei mezzi di produzione da parte di una classe di capitalisti.

Alcuni economisti borghesi potrebbero affermare che, a causa delle economie di scala, le dimensioni degli istituti di ricerca e di produzione devono essere grandi e questo è il motivo dell'esistenza dei monopoli, per cui non si devono versare lacrime sulla loro esistenza; sono essenziali per il "progresso" nel mondo di oggi, e questo spiega e giustifica le permanenti disuguaglianze di ricchezza. Si tratta tuttavia di un'argomentazione errata, poiché una produzione su vasta scala non significa necessariamente grandi disuguaglianze di ricchezza privata. La produzione su vasta scala può essere realizzata anche quando la proprietà è dispersa o la proprietà è dello Stato.

Ne consegue che l'eredità della ricchezza non può essere giustificata dalla stessa ideologia borghese. Si tratta di un accordo sociale per il quale non esiste alcuna logica economica nemmeno secondo l'ideologia borghese. Abbiamo esaminato solo la teoria di Schumpeter; ma lo stesso si può dire di qualsiasi altra spiegazione delle disuguaglianze di ricchezza, cioè che non esiste nessuna spiegazione logicamente valida della disuguaglianza di ricchezza nelle società avanzate e che non esiste filone dell'ideologia borghese che possa giustificare l'istituzione ereditaria.

Mentre l'ideologia borghese non può giustificare l'istituzione dell'eredità, questa istituzione è ciò che prevale ed è vista come necessaria dai capitalisti. Ma poiché la costruzione di una società democratica richiede di tenere sotto controllo le disuguaglianze di ricchezza, la necessità di affrontare i capitalisti attraverso l'imposizione di tasse di successione sostanziali non può essere negata nemmeno dalla ideologia borghese. Il fatto che in una società come la nostra vi sia a malapena un'imposta di successione dimostra la malafede dei nostri governi.


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