www.resistenze.org - osservatorio - economia - 22-11-21 - n. 808

Cattive idee

Greg Godel | zzs-blg.blogspot.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

18/11/2021

La storia è un correttivo delle idee, serve come riscontro della realtà rispetto l'esagerazione intellettuale. A volte ci vogliono anni, decenni, persino secoli perché le grandi idee, anche quelle non così grandi, siano convenientemente sgonfiate.

Ricordo con affetto molte discussioni accese con il defunto Fred Gaboury, un ex sindacalista del nord-ovest, che divenne un organizzatore di Trade Unionists for Action and Democracy, editore di Labor Today e rappresentante della Federazione Sindacale Mondiale alle Nazioni Unite. Fred era un pensatore serio in un modo inarrivabile per molti dei suoi contemporanei.

Quando l'Eurozona - l'unione monetaria europea - stava per essere istituita, ho sostenuto che tra il nazionalismo e lo sviluppo ineguale delle nazioni europee, non era sostenibile l'istituzione di una moneta comune. A posteriori, ho ceduto a Fred. Ma, oggi, ci sono molte più ragioni per dubitare della sostenibilità futura dell'Eurozona. La storia deve ancora dire l'ultima parola.

Come lavoratore in pensione, Fred ha seguito da vicino le tendenze della produzione e della distribuzione. Io, non tanto. Quando gli scrittori di economia cominciarono ad annunciare la modularizzazione e la produzione just-in-time, Fred la percepì come evento significativo, un aggiustamento strutturale guidato dal profitto e destinato a cambiare il corso del capitalismo globale.

Con il mio solito scetticismo istintivo, sostenevo che si trattava solo di una trovata passeggera, qualcosa di cui parlare per gli opinionisti televisivi. In ogni caso, sostenevo, si sarebbe rivelato inattuabile e, in definitiva, di disturbo per il processo di produzione.

Decenni dopo, sembra che avessi sia torto che, forse, ragione.

Sbagliavo, perché la produzione just-in-time è diventata una modalità dominante nelle catene di distribuzione globale. Praticamente tutta la produzione e la distribuzione organizzata da imprese capitaliste monopolistiche muove il prodotto attraverso i processi senza nessuno dei tradizionali rifornimenti di riserva. Non ci sono magazzini pieni per scenari "just-in-case" o carenze impreviste. Questo modo di pensare è diventato obsoleto.

Per la maggior parte, il sistema funziona bene, risparmiando miliardi di costi al capitalismo monopolistico. Funziona... finché non funziona!

La storia ci parla.

La pandemia ha messo in ginocchio il sistema "efficiente", dimostrando quanto sia fragile questa grande idea. Il fattore dirompente dei licenziamenti massicci, dei cali di consumo, della produzione volatile e degli squilibri imprevisti oggi fanno sembrare la produzione snella e la distribuzione istantanea delle idee veramente cattive.

Just-in-time è stato sostituito da never-in-time, mentre i colli di bottiglia, gli arrivi tardivi e gli annullamenti soffocano il consumo.

Le carenze abbondano. I mercati capitalisti rispondono alle carenze con prezzi più alti. Ma non sono solo i beni materiali, ma anche la "merce" lavoro è a corto di scorte e richiede "prezzi" più alti. Il costo del lavoro è aumentato dell'8,3% nel terzo trimestre del 2021 (riflettendo un aumento del 2,9% della retribuzione oraria e una diminuzione del 5% della produttività del lavoro, dovuta in gran parte a orari più lunghi della forza lavoro esistente).

I lavoratori mandati a casa per la pandemia sono stati riluttanti a tornare al lavoro, sia per paura dell'infezione, sia per la rinuncia a una vita frenetica, sia per una comprensione raffinata dei possibili vantaggi dall'astensione dal lavoro. Il risultato è una competizione per la merce lavoro, con il capitale che offre premi, benefici e salari più alti per attrarre una merce meno disponibile.

Gli aumenti retributivi stanno rompendo le barriere immaginarie che hanno limitato i salari orari a una crescita quasi piatta per quasi mezzo secolo negli Stati Uniti e hanno indebolito la volontà politica di portare avanti il salario minimo.

Si può solo sperare che i dirigenti sindacali, compiacenti e avversi al rischio, imparino una lezione preziosa sui vantaggi dei lavoratori che respingono il lavoro, una grande idea che merita di essere rivisitata.

Se è vero che anche i lavoratori del sindacato sono in sciopero per un migliore compenso (anche se con una frequenza e un volume ben al di sotto di quelli di qualche anno fa), è chiaro che i vertici delle organizzazioni stanno applaudendo la militanza sindacale da bordo campo.

Nonostante le rassicurazioni di coloro che credono che l'inflazione sia una cosa del passato, gestibile attraverso le manipolazioni della Banca Centrale, l'aumento dei prezzi è tornato, ed è tornato con una vendetta.

Dopo un lungo periodo di salvataggio di valori finanziari svalutati con acquisti da parte delle banche centrali di beni sopravvalutati, dopo un lungo regime di tassi d'interesse ultraridotti ideati per fornire denaro quasi gratuito per rilanciare investimenti rischiosi o marginali, finanziare fusioni e acquisizioni, offerte pubbliche e SPAC aperte (Special Purpose Acquisition Compagnie), e in generale superare l'inerzia post-crisi, le banche centrali hanno apparentemente superato i loro obiettivi.

Hanno sovraccaricato un'economia deficitaria e deflazionata. Il tasso d'inflazione di ottobre del 6,2% ha raggiunto un massimo nei trent'anni, superando il 5% per il quinto mese consecutivo.

In parole povere, lo sforzo delle banche centrali di energizzare un'economia fiacca ha creato inflazione, amplificata dalla carenza di approvvigionamenti e da una forza lavoro che cresce a passo di lumaca.

Coloro che vivono al di sotto del quintile più alto - riservato alla borghesia e alla piccola borghesia - vedendo azzerare qualsiasi guadagno materiale legato alle migliori condizioni del mercato del lavoro a causa dei prezzi più alti. E, naturalmente, coloro che hanno un reddito fisso - i poveri e gli anziani - sono i più colpiti.

Altre cattive idee che tornano nel pollaio.

Si può dire che l'amministrazione democratica, attraverso il proprio corteggiamento del capitalismo monopolistico, si trova presa tra le lame affilate di una forbice. Da un lato, il partito si è impegnato a fornire un pacchetto di aiuti sempre più ridotto, minimalista, ma dolorosamente necessario a una parte importante della sua base.

Dall'altro lato, la spesa per la gestione dell'impero - servizi militari e di sicurezza, ingerenze all'estero, omaggi alle imprese, salvataggi dei rottami capitalistici ed erogazione fiscale ai ricchi - ha come risultato il rischio che ogni futura spesa essenziale per i bisogni umani diventi inflazionistica. Eliminare l'aiuto alle masse mentre ci si allea con il capitale monopolistico è il segno distintivo del capitalismo statale-monopolistico.

Il ritorno dell'inflazione ha placato l'infatuazione della sinistra idealista per la Teoria Monetaria Moderna (MMT), l'idea che la spesa per i bisogni della gente possa venire senza costi per la borghesia, i suoi tirapiedi e il tronfio stato capitalista.

I fautori della MMT hanno visto la spesa massiccia rianimare il capitalismo in crisi senza alcun apparente effetto serio sui prezzi e hanno concluso che lo stesso tipo di iniezione avrebbe sostenuto programmi di benessere sociale senza conseguenze inflazionistiche.

Hanno trascurato il contesto. La spesa massiccia della Federal Reserve ha avuto luogo per affrontare una crisi sistemica profondamente deflazionistica. Dal punto di vista della MMT, non è necessario frenare la folle spesa militare o tassare i ricchi. Agitando la bacchetta magica della MMT sarà possibile risolvere tutte le irrazionalità e le ingiustizie del capitalismo, mentre si soddisfano i bisogni della gente attraverso la spesa in deficit. Il migliore dei mondi possibili di Candide è alla portata del teorico della MMT.

La dura realtà dell'inflazione sconvolge questo sogno utopico. Un'altra cattiva idea infranta.

Se sembra che la sinistra statunitense sia dipendente dalle cattive idee, è perché la maggior parte dei think-tankers, dei guru accademici e dei contestatori sindacali che influenzano l'ampia sinistra sostengono che le conquiste per la maggioranza vengano da un gioco a somma zero: i ricchi e i potenti devono perdere perché il resto di noi vinca. Fingono che ci siano strade verso la giustizia sociale che passino attraverso le regioni dell'armonia sociale e del sacrificio equo, un principio a lungo sostenuto che mantiene la gente nell'orbita del Partito Democratico. Cercano scorciatoie che evitino uno scontro diretto: la lotta di classe; quando, in effetti, dobbiamo sfidare la stessa esistenza del capitalismo.

Questo approccio fuorviante garantisce che le cattive idee intrise di idealismo dominino: idee che promettono il successo, senza dolore o confronto.

La MMT non risolverà magicamente il problema della disuguaglianza; una catena di cooperative non sconfiggerà il capitale monopolistico; e il teatrino dei due partiti non stabilirà una vera democrazia.

Abbiamo bisogno di idee più grandi e migliori per questi compiti.

Con l'aspettativa a breve di un aumento paralizzante dei prezzi determinato dall'esplosione dei profitti, tiranneggiati da uno strato politico ossessionato dalla raccolta di fondi, dalla ricerca dell'approvazione dei ricchi e dei potenti e da una politica estera assassina motivata dal servizio al capitalismo globale, non possiamo permetterci il lusso di baloccarci con idee sbagliate.


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