Immaginate un'auto che sfreccia su strade buie di montagna durante un temporale. Il guidatore non ha un tachimetro ma ha a disposizione dei freni e molta potenza per l'acceleratore. I passeggeri hanno sia bisogno di arrivare a destinazione ma hanno anche una preoccupazione costante per la loro sicurezza. Vogliono arrivare in tempo ma integri.
Questa è una facile metafora della situazione in cui versa l'economia statunitense oggi. Le strade pericolose rappresentano lo stato precario dell'economia statunitense ancora in grave difficoltà all'indomani del crollo sistemico del 2007-9 e la devastazione causata dalla pandemia extra-sistemica una decina di anni dopo. La concomitanza di questi due disastri inattesi rende incerta la strada da percorrere.
La mancanza di un tachimetro rappresenta la moderna assenza di una misura oggettiva, materiale e universalmente accettata del valore. In passato, la misurazione per convenzione del valore in relazione a qualche metallo raro, come l'oro o l'argento, ancorava la circolazione del denaro e del credito a qualcosa che andava al di là del giudizio o degli interessi dei banchieri degli istituti centrali o dei ministri del tesoro che possono fissare la "velocità" della moneta per decreto. Ma non oggi.
Negli Stati Uniti, i governanti - i nostri "piloti" economici - hanno premuto forte sull'acceleratore: comprando debito americano e debito ipotecario in modo che il loro allargamento non deprezzasse i patrimoni esistenti. In effetti, queste iniziative hanno più che soddisfatto la sfida al deprezzamento dei beni lasciata dalla crisi del 2007-9 e ora stanno pompando i valori finanziari, immobiliari e altri asset a nuove altezze, apparentemente illimitate.
I "piloti" hanno soppresso i tassi d'interesse azzerando praticamente il costo del denaro, permettendo così alle aziende di accedere al credito facile per fusioni, acquisizioni e riacquisti di azioni, gonfiando ulteriormente i valori dei patrimoni senza toccare i profitti.
I banchieri e i politici incoraggiati dalla scoperta che premere l'acceleratore su strade pericolose può non provocare incidenti, hanno spinto ancora più forte, gonfiando i valori degli asset e i profitti, mentre il debito è rimasto pressoché invariato a basso costo. Le élite dominanti e gli imprenditori sostengono e premiano pienamente queste politiche.
Così i decisori politici hanno creato un'utopia: l'idea che uno stimolo illimitato all'economia capitalista possa avvenire senza alcun pericolo associato. I politici della classe dirigente bevono lo stesso fluido magico sollecitato da molta sinistra: la Teoria Monetaria Moderna (MMT), la nozione che la moneta possa essere libera da qualsiasi standard materiale comune, permettendo la sua espansione senza alcuna conseguenza necessariamente negativa. Ma in realtà è legata agli interessi della ricchezza e del potere. Anche se gli zar economici statunitensi non lo ammetteranno, hanno tranquillamente gettato alle ortiche la fede nella famigerata curva di Phillips, ossia la stretta relazione tra spesa pubblica e inflazione, equilibrio di bilancio e contenimento fiscale.
Una volta, quando era di moda l'economia della domanda keynesiana, molti politici hanno preso a nascondere per ragioni politiche questo consenso un tempo unanime. Così come molti hanno interpretato Keynes come una giustificazione della spesa sociale e degli investimenti nel settore pubblico, gli apologeti della classe dominante insistevano sul fatto che "pompare" l'economia (l'economia borghese galleggia sulle metafore) avrebbe portato a una massiccia inflazione e crisi, mentre contraddittoriamente approvavano scandalose spese militari e massicci sussidi e salvataggi aziendali!
Allo stesso modo, i decisori politici di oggi mascherano il loro impegno verso i rimedi della MMT dietro spacconate sui deficit di bilancio e sul pay-as-you-go: esortano all'austerità, mentre le istituzioni governative e quasi governative spendono denaro come marinai ubriachi, accumulando beni e incamerandoli nei loro bilanci per evitare una crisi deflazionistica e per promuovere la corsa selvaggia del mercato azionario.
L'utopia senza limiti immaginata dai politici statunitensi ha portato la Federal Reserve ad accumulare 8.760 miliardi di dollari di titoli al 29 dicembre 2021, di cui quasi 6.000 miliardi acquisiti dal 2013. Se gli asset (titoli del Tesoro e titoli ipotecari) fossero rimasti sul mercato, il valore di TUTTI i titoli sarebbe sceso drammaticamente e il rendimento necessario per attrarre gli acquirenti sarebbe salito vertiginosamente, scoraggiando i prestiti futuri e ritardando la crescita economica.
Invece, la Federal Reserve si è impegnata in una massiccia inflazione degli assets finanziari per respingere le pressioni deflazionistiche ereditate dalla catastrofe del 2007-9, presentando agli investitori e ai banchieri il regalo che continuava a dare: un'inflazione perpetua dei titoli e l'assicurazione che la Fed avrebbe sempre coperto le loro spalle.
Ma alla fine, il guidatore di un'auto in corsa o quelli che guidano l'economia statunitense si imbattono in una curva a gomito e si rendono conto che devono rallentare.
Per l'economia statunitense, quella curva è l'inflazione al consumo. È un'idea sbagliata considerare che l'inflazione sia insorta solo nel 2021. I primi segni di un'inflazione al consumo in rapida ascesa sono stati effettivamente nel 2021, ma l'inflazione dei titoli indotta artificialmente l'ha preceduta per quasi un decennio. In effetti, è da qui che parte l'inflazione al consumo che ora affligge l'economia statunitense: dall'inflazione dei titoli in combinazione con lo shock di un crollo dell'offerta provocato dal lockdown pandemico e un rimbalzo ancora più drammatico della domanda.
Come i padroni dell'universo economico abbiano pensato di poter stimolare perpetuamente l'inflazione delle attività finanziarie senza indurre l'inflazione in mercati più ordinari e reali - auto, pancetta e uova - è veramente stupefacente e arrogante. La maggior parte di noi ha il buon senso di rallentare in prossimità delle curve della strada.
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L'inflazione sarà con noi per un po'. Nonostante le iniziali rassicurazioni sulla temporaneità del fenomeno, la maggior parte dei nostri guru economici hanno riconosciuto che l'inflazione ha un considerevole potere di permanenza. L'indice dei prezzi al consumo (IPC) di dicembre ha accelerato al 7% dal 6,8% di novembre, costituendo il più grande aumento dal giugno 1982.
I prezzi alla produzione delle merci fondamentali sono balzati di uno sbalorditivo 8,3%, il più veloce in assoluto, secondo il Wall Street Journal: un brutto presagio per i futuri prezzi al consumo.
Come ho notato a fine novembre, l'inflazione si muove, ironicamente, come un virus, intensificandosi e diffondendosi in lungo e in largo. Le imprese e le istituzioni si affannano a compensare l'aumento dei prezzi con ulteriori aumenti di prezzo. Il capitalismo monopolistico coglie questa opportunità per aumentare i margini di profitto ben oltre qualsiasi livello di recupero e spingendo l'inflazione sempre di più. Le piccole imprese e i sindacati rimangono indietro rispetto all'inflazione, mentre i monopoli la spingono in avanti. Sono le mega-imprese, i colossi monopolistici, e non i salari o le piccole imprese, che spingono la spirale dell'inflazione ad altezze sempre maggiori.
Analogamente a passati periodi inflazionistici, i governanti, svegliati dal pericolo, sono ora pronti a "frenare" l'economia. Attraverso l'aumento dei tassi d'interesse e l'interruzione dell'acquisto di titoli e persino con la vendita di alcuni titoli incamerati nella Federal Reserve, sperano di rallentare l'economia. Naturalmente, questa "frenata" rallenterà anche la tiepida ripresa successiva al lockdown pandemico.
Anche se chiaramente prescritto dall'accelerazione dell'inflazione, il rallentamento non potrebbe arrivare in un momento peggiore. Quasi tutte le cifre della vendita al dettaglio e del settore manifatturiero per dicembre 2021 erano già in tendenza verso il ribasso molto prima di qualsiasi frenata della Federal Reserve o del Tesoro. Il totale delle vendite al dettaglio e dei servizi alimentari è sceso dell'1,9% rispetto a novembre, guidato da un calo dell'8,7% nei negozi online e del 7% nei grandi magazzini. La produzione industriale è scesa, con il settore manifatturiero in calo del 0.3% rispetto al mese precedente.
I rapporti del quarto trimestre 2021 hanno anche mostrato un calo significativo dei profitti per due delle più grandi banche statunitensi, un allontanamento dalla crescita senza precedenti dei profitti del settore finanziario durante la pandemia, un presagio di pressione sulla redditività che senza dubbio influenzerà i prezzi e i tassi di interesse.
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Cosa significherà per il 2022 l'inflazione, l'aumento dei tassi d'interesse e il rallentamento della crescita (a gennaio, la Banca Mondiale ha rivisto al ribasso la sua stima di crescita globale di circa il 25%)?
Per qualche tempo, i guadagni vergognosamente crescenti e il denaro quasi gratuito hanno generato un'intensa ricerca di profitto, come nel periodo precedente la recessione del 2000 e il crollo del 2007-9. La crescita delle "Blank check companies", delle SPAC (* ndt ) e l'impennata degli "unicorni" (start-up di proprietà privata valutate più di un miliardo di dollari) mette molto capitale in un ambiente a rischio di rallentamento della crescita economica, aumento dei costi e maggiori oneri finanziari. Anche prima del rallentamento dell'economia e dell'aumento dell'inflazione, le start-up stavano arrancando. Quando gli investitori, gonfi di fondi, cercano queste aree oscure e meno regolamentate dell'attività economica in cerca di rendimenti più alti, i guai sono spesso all'orizzonte. Alla fine del 2021, due terzi delle IPO (initial pubblic offering - offerte pubbliche iniziali; veicoli e acceleratori di investimento) sono state scambiate al di sotto del loro prezzo di apertura, secondo il Wall Street Journal.
L'aumento dei tassi d'interesse può anche mettere in pericolo la bolla dei mutui immobiliari, un fenomeno che ha visto i prezzi delle case salire a ritmi quasi record, grazie ai prestiti a basso interesse. Quegli esperti che hanno irriso l'attacco preventivo del Partito Comunista Cinese al boom selvaggio e anarchico del suo mercato dell'edilizia residenziale potrebbero rimangiarsi la parola per la bolla immobiliare che potrebbe esplodere negli Stati Uniti.
Con una bassa densità sindacale, il 2022 vedrà probabilmente una perdita di potere d'acquisto dei salari dei lavoratori a causa dell'inflazione. Un'economia in rallentamento e una compressione dei profitti aziendali porteranno un aumento dello sfruttamento del lavoro, più disoccupazione e condizioni di lavoro più richiestive.
Nella migliore delle ipotesi, ci troviamo di fronte a una rivisitazione della stagflazione degli anni '70. Nel peggiore, un superamento della deflazione: una profonda recessione come i primi anni dell'amministrazione Reagan.
Come risponderemo?
Note:
*) Le Special purpose acquisition company (Spac) sono, come si evince dal nome, società create per un obiettivo preciso: acquisire altre società. Dette anche blank check companies (società "assegno in bianco"), queste entità giuridiche sono scatole vuote. Sono quotate in Borsa, ma non producono niente. Non hanno asset fisici. E nemmeno dipendenti. Il loro oggetto sociale è raccogliere fondi allo scopo di realizzare una fusione con un'azienda che si intende quotare in Borsa o l'acquisizione della stessa (https://valori.it/spac-cosa-sono/ o http://www.rivistadirittosocietario.com/)
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