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La ricchezza delle nazioni

Michael Roberts | mronline.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

26/02/2022

La prima frase di Marx nel Primo libro de Il capitale è: «La ricchezza delle società nelle quali predomina il modo di produzione capitalistico, si presenta come una "immane raccolta di merci" e la singola merce si presenta come sua forma elementare». Così, fin dall'inizio, Marx fa una distinzione tra la ricchezza nelle società e il modo in cui essa appare nel modo di produzione capitalistico. E nei Grundrisse, Marx spiega cosa intende per "ricchezza":

"In fact però, se la si spoglia della limitata forma borghese, che cos'è la ricchezza se non l'universalità dei bisogni, delle capacità, dei godimenti, delle forze produttive ecc. degli individui, generata nello scambio universale? Cos'è se non il pieno sviluppo del dominio dell'uomo sulle forze naturali, sia su quelle della cosiddetta natura, sia su quelle della sua propria natura?" (*)

Per il pioniere dell'economia capitalista, Adam Smith, la ricchezza delle nazioni si trova nell'accumulazione delle merci.  Ma per Marx, la ricchezza è più di un insieme di merci possedute dal capitale e valutate in denaro.  Questa è la forma che la ricchezza assume sotto il capitalismo.  La ricchezza è l'accumulo di prodotti e attività che soddisfano i bisogni umani; cioè l'accumulo di valori d'uso. E questi valori d'uso includono sia le risorse naturali che i prodotti del lavoro umano.

Sotto il capitalismo, il significato e la sostanza della ricchezza si limitano al valore delle merci prodotte per la vendita e il profitto, accumulate come capitale e misurate in denaro - la misura universale del tempo di lavoro umano coinvolto nella produzione delle merci.  Questo significato di ricchezza esclude i bisogni sociali umani e l'impatto sulla ricchezza della degradazione ambientale, dell'inquinamento, dello sfruttamento e delle disuguaglianze.  Questi non vengono presi in considerazione nell'accumulo capitalista di ricchezza privata.  Per questo, le economie capitaliste non sono solo distruttive e dispendiose; il capitalismo è inadatto allo scopo di consegnare vera ricchezza all'umanità.

Il riscaldamento globale, il cambiamento climatico, i disastri ambientali sono diventati così gravi che la contraddizione tra capitale e accumulazione di ricchezza è diventata evidente.  Questo ha costretto persino l'economia mainstream a considerare modi di misurare la 'ricchezza' in opposizione alla produzione di valore (PIL) e alla sua accumulazione in capitale.

Recentemente la Banca Mondiale ha cercato di misurare la ricchezza.  Nel suo ultimo rapporto, The changing wealth of nations 2021, fornisce un'analisi dei conti della ricchezza mondiale che abbraccia 146 Paesi, con dati annuali dal 1995 al 2018. Contiene anche il più ampio insieme di beni coperti finora, incluso il valore del capitale umano suddiviso per genere e molte forme diverse di capitale naturale, tra cui minerali, combustibili fossili, foreste, mangrovie, pesca marina e altro.  Anche così, l'analisi della Banca rimane inadeguata, tralasciando l'impatto del cambiamento climatico, l'impatto sociale delle emissioni di carbonio dai combustibili fossili e, come aggiunge il rapporto, "sostenibilità economica non equivale a benessere umano".


La Banca definisce la ricchezza globale come "capitale prodotto" (i mezzi di produzione, i macchinari, i computer ecc.), il capitale naturale rinnovabile e non rinnovabile (la terra, le foreste, l'acqua, le risorse minerali ecc.), il "capitale umano" (quello che Marx chiamava la forza lavoro umana) e le attività estere nette detenute da ogni nazione.

La ricchezza (come la definisce la Banca - MR), come il PIL, "è intesa a rappresentare il benessere materiale, non il più ampio benessere umano".  La Banca considera la contraddizione.  Mentre "la contabilità della ricchezza - il bilancio di un paese - cattura il valore di tutte le attività che generano reddito e sostengono il benessere umano. Il prodotto interno lordo (PIL) indica quanto reddito monetario o produzione un paese crea in un anno; la ricchezza indica il valore delle attività nazionali sottostanti e quindi le prospettive di mantenere e aumentare quel reddito a lungo termine".  Quindi la Banca considera il PIL e la ricchezza come "indicatori complementari per misurare il rendimento economico e forniscono un quadro più completo se valutati insieme". Monitorando le tendenze della ricchezza è possibile vedere se la crescita del PIL si ottiene costruendo beni di capitale, il che è sostenibile a lungo termine, o liquidando beni, il che non lo è.  La ricchezza dovrebbe essere usata insieme al PIL per fornire un mezzo per monitorare la sostenibilità dello sviluppo economico".  Se l'aumento del PIL oggi avviene a spese della diminuzione della ricchezza pro capite, allora la prosperità sarà insostenibile. La crescita economica eroderà la sua stessa base.  Quindi la misura del cambiamento della ricchezza pro capite nel tempo è forse la metrica più importante da considerare oltre al PIL e, secondo la Banca, fornisce un modo fattibile per monitorare la sostenibilità.

E cosa trova la Banca al riguardo?  Che "il nostro benessere materiale è minacciato: dallo sfruttamento insostenibile della natura, dalla cattiva gestione e dall'errata valutazione dei beni che costituiscono la ricchezza nazionale e da una mancanza di azione collettiva a livello locale, nazionale e regionale". Nonostante l'espansione globale della ricchezza totale pro capite tra il 1995 e il 2018, molti paesi sono su un percorso di sviluppo insostenibile perché il loro capitale naturale, umano o prodotto si sta esaurendo. Nei paesi in cui la crescita del PIL viene ottenuta consumando o degradando i beni nel tempo, per esempio con la sovrapesca o la degradazione del suolo, la ricchezza totale sta diminuendo.

La ricchezza totale globale è cresciuta significativamente tra il 1995 e il 2018. La ricchezza globale è cresciuta del 91% dal 1995, raggiungendo 1.152.000 miliardi di dollari nel 2018.  Tutti i gruppi di reddito hanno visto aumentare la ricchezza totale e la ricchezza pro capite nel periodo. La performance più forte è stata riscontrata tra i Paesi a reddito medio-alto, che hanno avuto aumenti della ricchezza di oltre il 200 percento tra il 1995 e il 2018. I paesi a basso reddito hanno visto una crescita della ricchezza pro capite inferiore alla media globale, al 22% rispetto al 44%. Tra il 1995 e il 2018, la quota di ricchezza globale dei Paesi a basso reddito è aumentata solo dallo 0,5 allo 0,6 percento.

La performance dei paesi a reddito medio-basso è stata migliore, aumentando la quota dal 5 al 7 percento nel 2018. Ma questa coorte ha raggiunto questo risultato solo grazie ad un paese: la Cina. La quota cinese della ricchezza totale globale si è trasformata da un modesto 7 percento nel 1995 al 21 percento nel 2018. La Banca conclude: "Questo significa che i Paesi a basso reddito stanno rimanendo ulteriormente indietro rispetto al resto del mondo, creando una divergenza significativa nella ricchezza globale per persona".  Questa è un'ulteriore prova che non c'è "convergenza" tra paesi ricchi e poveri a livello globale e che l'imperialismo è ancora con noi.


Questa è la quota di ricchezza globale (per come definita).  Ma più importante è cosa è successo alla ricchezza per persona a livello globale?  Su base pro capite, la ricchezza media è cresciuta da 111.174 US$ a 160.167 US$. Questo rappresenta un tasso di crescita reale del 2% all'anno. Ma 26 Paesi hanno visto un declino o una stagnazione della ricchezza pro capite perché la crescita della popolazione ha superato la crescita netta del valore del patrimonio, soprattutto nell'Africa sub-sahariana.


Nel tempo, la crescita della popolazione influisce sulla ricchezza pro capite, specialmente nei Paesi a basso e medio-basso reddito. Tra il 1995 e il 2018 la ricchezza globale è cresciuta del 91%, ma la popolazione è cresciuta del 32%, per cui l'aumento netto della ricchezza pro capite è stato solo del 44%. La ricchezza pro capite è cresciuta più velocemente nei paesi a reddito medio, aumentando la loro quota di ricchezza globale, ma la crescita maggiore è avvenuta nei paesi a reddito medio-alto (al 179%), in parte a causa della Cina. I paesi a basso reddito hanno aumentato la loro ricchezza totale di quasi il 132% - più dei paesi OCSE ad alto reddito o della media globale - ma solo del 22% su base pro capite perché la crescita della popolazione è stata più alta in quei paesi.

Persistono grandi disparità nella ricchezza pro capite nel mondo. In media, un individuo in un paese OCSE era implicitamente dotato di 621.278 dollari di ricchezza alla nascita nel 2018. Per un individuo nato in un paese a basso reddito, la stima era di soli 11.462 dollari. Ho fatto un piccolo esercizio di confronto della ricchezza pro capite tra vari Paesi usando i risultati della Banca Mondiale.


Fonte: Banca Mondiale Changing Wealth of Nations 2021, p94

Il grafico qui sopra mostra la ricchezza pro capite di vari Paesi misurata dalla Banca Mondiale.  Ho evidenziato in rosso le economie del G7.  Si può vedere che la ricchezza media pro capite in quei Paesi è circa sei volte più grande delle cosiddette "economie emergenti" selezionate in questo grafico.  E queste ultime includono la Cina.  La divergenza di ricchezza (così definita) tra il blocco imperialista e il resto è enorme. Per attualità ho incluso la Russia e l'Ucraina.  La ricchezza pro capite degli Stati Uniti è cinque volte più grande della Russia, mentre a sua volta la ricchezza pro capite della Russia è più di tre volte più grande dell'Ucraina - forse una misura della forza relativa di ogni paese nell'ordine mondiale.

La misura di cui sopra è in tassi di cambio del dollaro di mercato (MER).  La Banca Mondiale misura anche la ricchezza pro capite in parità di potere d'acquisto (PPP), che presumibilmente fornisce una misura migliore di ciò che può essere acquistato in ogni paese con la ricchezza disponibile.  Questo produce risultati di ricchezza pro capite più alti per alcune nazioni più povere.  Ma non altera significativamente le tendenze generali.  Quindi non ho fatto un confronto PPP (anche se il rapporto lo fa).  Inoltre, la misura MER è, a mio avviso, una migliore misura di confronto internazionale dei punti di forza economici dei paesi rispetto agli Stati Uniti.

Quando guardiamo la composizione della ricchezza come definita dalla Banca (risorse naturali; forza lavoro umana; mezzi di produzione e attività finanziarie nette), ci sono fatti più rivelatori.  Il capitale umano rimane la componente più importante della ricchezza. La sua quota nella ricchezza totale è aumentata dal 62% nel 1995 al 64% nel 2018. La quota del capitale prodotto è diminuita dal 32 al 31 percento.  Ma si noti che il capitale prodotto (mezzi di produzione) è maggiore come quota di ricchezza nelle economie capitaliste avanzate. Il capitale naturale rappresentava solo il 6 percento della ricchezza globale totale nel 1995 e nel 2018. Questa quota era equamente divisa tra capitale naturale rinnovabile e non rinnovabile (3 percento ciascuno) nel 2018 a livello globale.

Poiché i paesi a basso reddito hanno ben pochi altri beni, in proporzione, i beni naturali come la terra e gli ecosistemi sono cruciali per loro, comprendendo circa il 23% della loro ricchezza totale. Il capitale naturale "blu" (mangrovie e pesca marina) è una parte critica della ricchezza totale per alcuni paesi.  Ma il capitale naturale blu è diminuito della metà dal 1995 al 2018, poiché il valore della pesca è crollato dell'83%.  Il motivo principale del declino del valore della pesca è l'esaurimento fisico degli stock ittici "a causa del mancato coordinamento delle attività di pesca tra paesi e settore privato".

I paesi a basso e medio reddito, dove i conti del territorio [informazioni sulla copertura, l'uso e il valore del territorio, ndt]. (foreste, aree protette e terreni agricoli) sono una grande componente della ricchezza totale, hanno visto diminuire la ricchezza forestale ma aumentare quella agricola. Mentre la ricchezza forestale (legname più servizi ecosistemici) pro capite è diminuita dell'8% tra il 1995 e il 2018, spinta dalla crescita della popolazione e dalla perdita di aree forestali, la ricchezza dei terreni agricoli (terreni coltivati più pascoli) pro capite è aumentata del 9% a causa dell'espansione delle aree e dell'aumento del valore per chilometro quadrato.  L'agricoltura industriale sta sostituendo le risorse naturali.

La Banca misura il "capitale umano" (come lo vuole chiamare la Banca, in vero stile capitalista) come il valore dei guadagni durante la vita di una persona.  I lavoratori autonomi rappresentano il 13% del capitale umano globale, ma una quota molto maggiore del totale in molti paesi a basso reddito, dove il settore agricolo e l'occupazione informale sono significativi. La crescita annuale dei salari più lenta nei paesi ad alto reddito (circa l'1%), combinata con l'invecchiamento della forza lavoro, riduce la loro quota di capitale umano globale. Nel frattempo, tassi più alti di crescita dei salari in alcuni paesi a medio reddito come la Cina (fino al 4 percento) aumentano la loro quota relativa.

Tuttavia, la Banca Mondiale ammette che "Sebbene gli effetti completi e duraturi della pandemia COVID-19 siano ancora sconosciuti, la flessione economica risultante e la disoccupazione associata e la perdita di guadagni hanno già frenato il progresso a lungo termine nella riduzione della povertà, specialmente nei paesi a basso reddito". L'Africa subsahariana e l'Asia meridionale hanno subito i maggiori contraccolpi, perdendo il 15 e il 7% del capitale umano.

Ci sono enormi lacune nella misura della "ricchezza" della Banca Mondiale.  Non include il valore dei servizi di ritenzione o sequestro del carbonio come parte della ricchezza incorporata negli ecosistemi biologici (per esempio, foreste, suoli e oceani). Né sottrae il costo sociale del carbonio dei combustibili fossili.

Come si possono colmare le divergenze di ricchezza a livello globale e come si può evitare il crescente disastro del cambiamento climatico e del degrado ambientale?  La risposta della Banca Mondiale è quella convenzionale.  Dopo averci detto che la produzione di beni per il mercato non riflette adeguatamente la ricchezza nella società, procede ad offrire soluzioni di mercato a questa contraddizione. "In futuro, sono urgentemente necessari interventi politici, come tasse sul carbonio e pagamenti per servizi ecosistemici, per far sì che i prezzi di mercato riflettano esplicitamente il costo sociale delle emissioni di anidride carbonica e il valore dei servizi di regolazione del clima globale forniti dalla natura".  E promuove il settore privato come fonte di finanziamento dell'azione politica, sostenendo "importanti progressi nell'incorporare considerazioni ESG [Environmental, Social and Governance] nelle scelte d'investimento".  L'ironia è che le prove del fallimento degli "investimenti etici" aumentano di giorno in giorno.

La Banca Mondiale riassume la questione.  "Il capitale naturale e umano sono quindi al centro della nostra prosperità, ma pochi di questi beni sono contabilizzati nei bilanci nazionali e quindi ai politici appaiono invisibili o senza valore. Quando pensiamo alla ricchezza, la maggior parte di noi potrebbe pensare a beni finanziari, o aziende, computer e automobili. Ma che dire di foreste, mangrovie, acqua, pesce o aria pulita? Che dire delle persone sane e della loro capacità di lavoro produttivo? E possiamo cooperare quando le sfide nella gestione della nostra prosperità trascendono i confini nazionali?"

Note:

*) Marx Engels, Opere complete - Vol. 29 (Marx Scritti economici 1857-1858), pag 420, Editori Riuniti, Roma, 1986


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