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Treni, aerei, parassitismo e decadenza

Chris Townsend * | mltoday.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

09/01/2023

La recente disfatta operativa, economica e politica del trasporto ferroviario e aereo [Negli Stati Uniti, ndt] - come evidenziato dal sabotaggio condotto dal regime di Biden contro lo sciopero dei lavoratori delle ferrovie, seguito dal tracollo delle compagnie aeree nel periodo natalizio - mostrano chiaramente tutti i tratti distintivi di ciò che Lenin definiva "parassitismo e decadenza" insiti nel sistema capitalistico sviluppato.

Sia le ferrovie che le compagnie aeree occupano uno status di quasi monopolio nei rispettivi mercati. Entrambe godono di superprofitti e di straordinari sussidi pubblici. Entrambe operano con un'immunità di fatto da qualsiasi sanzione governativa significativa. Entrambe le industrie drenano sempre più ingenti quantità di capitale sotto forma di dividendi per gli azionisti, programmi di riacquisto di azioni ed enormi stipendi e compensi per i dirigenti. Lo stato scandaloso di entrambe le industrie chiave nell'attuale epoca imperialista è la miglior pubblicità per una nazionalizzazione genuinamente socialista e per la proprietà e la gestione pubblica di entrambi i settori critici.

Siamo nuovamente entrati in un ciclo di parassitismo e decadenza monopolistica, con la speculazione endemica che ha sostituito l'investimento produttivo - il parassitismo - e la distruzione epocale - la decadenza - che rimarrà a carico del pubblico e dei contribuenti una volta che i dirigenti aziendali avranno completato il saccheggio e saranno partiti per pascoli più verdi. L'opera di Lenin sull'imperialismo merita un nuovo studio alla luce degli eventi attuali su diversi fronti, non ultimo quello della crisi dei monopoli.

Lenin ha scritto la sua opera fondamentale Imperialismo: fase suprema del capitalismo, mentre era in esilio, in Svizzera, nella primavera del 1916. In quelle circostanze e in quel periodo, la disponibilità di materiali dettagliati di ricerca economica e commerciale e di notizie aggiornate era scarsa. I giornali dall'estero, le lettere dei suoi contatti in Europa, i ripetuti pellegrinaggi nelle biblioteche pubbliche e alcuni testi economici di attualità che gli erano pervenuti, costituirono i dati per l'accusa di Lenin all'imperialismo. Si trattò di uno sforzo notevole, date le condizioni. Nei primi mesi del 1916, con molti milioni di persone già massacrate nella "Grande Guerra", era già allora innegabile che le rivalità imperialiste tra le potenze europee e le loro strutture corporative avevano scatenato l'olocausto che alla fine fu chiamato "Prima Guerra Mondiale".

Le vere cause della guerra

L'obiettivo di Imperialismo era quello di identificare e spiegare le vere cause della guerra e della sua devastazione e di mobilitare le forze socialiste dell'epoca a raddoppiare gli sforzi per sfruttare le condizioni di guerra e far progredire il movimento socialista. Fare questo mentre la guerra infuriava non era un compito da poco, con i socialisti di tutto il mondo divisi in campi che sostenevano o si opponevano alla guerra. Le forze socialiste che si opponevano alla guerra erano anche vittime di una repressione di massa da parte dello Stato, come nel caso degli Stati Uniti, quando, tra l'altro, il leader del Partito socialista Gene Debs fu arrestato, processato e imprigionato per il "crimine" di essersi espresso pubblicamente contro la partecipazione degli Stati Uniti alla guerra dopo l'ingresso nel conflitto nel 1917.

Lenin si proponeva di dimostrare in modo chiaro e incontrovertibile che le rivalità imperialiste tra le combinazioni capitalistiche europee avevano giocato il ruolo principale nel provocare la guerra. Che la base della guerra era di natura economica, integrata da altri fattori. Lenin riassunse gli aspetti fondamentali dell'imperialismo moderno: l'imperialismo è nato dal capitalismo monopolistico, è stato aiutato e stimolato dalle banche e dalle società finanziarie, sempre più grandi e influenti, e l'attuazione di una politica coloniale aggressiva alla ricerca di mercati e di superprofitti ha contribuito all'inevitabile guerra. Lenin sottolineò anche che la naturale conseguenza di tutte queste politiche era la tendenza a ciò che egli definiva "parassitismo e decadenza" da parte delle composite alleanze capitalistiche.

Il capitolo 8 della sua opera è intitolato "Parassitismo e putrefazione del capitalismo" e spiega che "... nondimeno questo monopolio, come ogni altro, genera la tendenza alla stagnazione e alla putrefazione". È stato anche in grado di descrivere dettagliatamente come il sistema imperialista abbia lavorato per conservare sezioni della classe operaia nei Paesi d'origine, il che include una spiegazione per lo sviluppo di leadership sindacali arretrate e persino reazionarie a capo di molti sindacati.

Monopolio: treni e aerei

Le grandi imprese, le banche, il capitalismo in generale e i governi nazionali saldamente in loro mano sono cresciuti enormemente dalla valutazione di Lenin nel 1916, ma l'essenza del sistema imperialista e le sue conseguenze rimangono. "Parassitismo e putrefazione" sono evidenti ovunque, ancor più che ai tempi di Lenin. Quantità gigantesche di capitali si riversano oggi sul pianeta alla ricerca di investimenti che portino profitti. Questo oceano di profitti è il risultato della naturale progressione del sistema imperialista e capitalista; sempre più spremuto ai danni di miliardi di schiavi salariati impotenti e concentrato nelle mani di alcuni miliardari, aziende e un assortimento di banche e società di investimento ibride, come le società di private equity e gli hedge fund. Lo sviluppo e la diffusione di nuovi monopoli è ineluttabile, una parte intrinseca del sistema.

Le realtà monopolistiche dominano oggi intere industrie negli Stati Uniti, come dimostra la situazione deplorevole delle ferrovie e delle compagnie aeree. Oggi, dopo un'epoca di deregolamentazione senza freni e di una tendenza alla fusione, benedetta da entrambi i partiti politici negli ultimi 50 anni, il numero di ferrovie di Classe 1 si è ridotto dalle diverse centinaia di 100 anni fa alle sole 5 di oggi. Le ferrovie di Classe 1 sono le più grandi per dimensioni, ricavi e profitti e dominano l'intero settore su scala nazionale. La recente battaglia negoziale dei sindacati ferroviari e il quasi sciopero - cinicamente sabotato dal Presidente Biden - sono stati una ribellione contro questo stato di cose monopolistico, in cui le condizioni di lavoro sono state ridotte al punto che i lavoratori sono legati al loro posto di lavoro con l'impossibilità di ottenere praticamente qualsiasi periodo di ferie. Questa servitù industriale - nata da politiche delle presenze draconiane nelle imprese - è stata ignorata dal regime di Biden, che ha invece deciso di ingraziarsi i monopolisti dei cinque giganteschi trust ferroviari.

Buon Natale dai monopolisti

Anche la recente disfatta della settimana di Natale di alcune compagnie aeree mette in evidenza la situazione di monopolio che regna in questo settore. Quattro gigantesche compagnie aeree dominano i due terzi dell'intero mercato statunitense, dettando i modelli di viaggio, le scelte e i prezzi a un indifeso pubblico. Centinaia di migliaia di passeggeri delle compagnie aeree, soprattutto della Southwest Airlines, sono stati abbandonati senza tanti complimenti dopo la cancellazione dei voli durante la settimana di Natale. Questa debacle illustra chiaramente la natura della situazione di monopolio del settore. Con l'attenzione e la rabbia dell'opinione pubblica su questo disastro, si sta rivelando come la compagnia Southwest abbia sistematicamente sottoinvestito in strumentazione informatica di importanza critica, arricchendo invece gli azionisti e la dirigenza aziendale con un'ampia liquidità a disposizione. Questo comportamento, semplice ma redditizio, è un segno distintivo di una condotta monopolistica in cui c'è poca regolamentazione efficace, una libertà quasi illimitata di abbandonare i passeggeri e un dominio netto del mercato da parte di una manciata di "concorrenti".

Le situazioni del settore ferroviario e di quello aereo richiedono a gran voce una massiccia ri-regolamentazione e l'applicazione dell'antitrust, con lo smantellamento delle compagnie monopolistiche, il divieto di nuove fusioni aziendali, il contenimento dei prezzi e la protezione dei consumatori. Ma c'è poca possibilità che tutto ciò avvenga nell'attuale situazione politica, nonostante sia giustificata l'attesa nazionalizzazione di entrambe le componenti critiche dell'infrastruttura di trasporto nazionale. Le misere e timide azioni del regime di Biden di fronte alle due recenti crisi di queste industrie sono un'ulteriore prova del blocco monopolistico della situazione. La risibile "risposta" del Ministro ai Trasporti Buttigieg alla calamità dei viaggiatori aerei, indica ulteriormente la quasi totale subordinazione dei regolatori federali ai vettori aerei monopolisti. Il disastro dei passeggeri bloccati, troppo numerosi per essere contati, fa emergere un coro di voci competenti che hanno messo in guardia da questa eventualità per molti anni.

Buttigieg può comunque consolarsi con il fatto che nessuno dei suoi predecessori nella sua posizione ha intrapreso alcuna azione significativa su questi temi negli ultimi 40 anni, tanto l'apparato normativo è prigioniero delle corporazioni che avrebbe il compito di regolamentare. Ora si terranno nuove udienze, si scriveranno lettere da parte dei regolatori e dei politici, si pubblicheranno comunicati da entrambe le parti, ma si può essere certi che non verrà intrapresa alcuna azione sostanziale contro le aziende. E anche se e in qualche modo venissero applicate contro la Southwest delle multe e delle penalità, alla fine saranno ridotte a un'inezia o addirittura archiviate mentre l'intero processo si trascinerebbe per mesi e persino anni. Le compagnie ferroviarie e aeree non hanno nulla da temere. Non controllano più solo l'industria e i suoi mercati, ma possiedono sempre più il mondo politico e legislativo incaricato di mantenere l'ordine.

I monopoli saturano la nostra economia

Il liberale Open Markets Institute ha denunciato la diffusione delle condizioni di monopolio in quasi tutti i settori economici, e negli ultimi decenni hanno occupato una nicchia di ONG con pochi concorrenti. Le questioni della concentrazione monopolistica, della fissazione dei prezzi, della manipolazione del mercato e della corruzione politica generata da questo processo sono oggi praticamente ignorate.

Le condizioni di monopolio esistono non solo nell'industria ferroviaria e aerea, ma in un ampio elenco di settori economici statunitensi. Banche, contabilità pubblica, negozi di alimentari al dettaglio, prodotti farmaceutici, raffinazione del petrolio, occhiali, materassi, lavorazione della carne, del latte, assistenza sanitaria e assicurazioni, negozi di medicinali, produzione di vetri speciali, ricambi d'auto, grandi elettrodomestici, scarpe sportive, alcolici, vendita al dettaglio di forniture per ufficio, pubblicità, semiconduttori, auto a noleggio, servizi di trivellazione di petrolio e gas, fornitori di servizi alimentari e produzione di caramelle, solo per citarne alcuni. In tutti questi settori si è verificata una concentrazione inimmaginabile e incontrollata di dominio da parte delle aziende, la maggior parte dei quali oggi è controllato da 2 o 5 società.

Controllo monopolistico dell'industria della difesa

La cosiddetta industria della "difesa" ha visto una progressione simile verso il monopolio, con le prime 100 aziende di contratti militari che si sono ridotte, attraverso fusioni e acquisizioni, a sole 5 aziende negli ultimi 30 anni. Questa iper-concentrazione consente a una manciata di appaltatori della "difesa" di mungere il governo su scala leggendaria, mentre sia i repubblicani che i democratici anno dopo anno, alimentano il "bilancio della difesa" di oltre 1.000 miliardi di dollari. (Gli osservatori interessati dovrebbero considerare che il bilancio ufficiale della "Difesa" degli Stati Uniti appena approvato dal Congresso, pari a 858 miliardi di dollari all'anno - e sostenuto quasi all'unanimità dai membri di entrambi i partiti - non include le gigantesche spese per il sistema ospedaliero VA, i costi delle cosiddette agenzie di "intelligence" che conducono tutte operazioni militari, le enormi spese del "libro nero" tenute segrete al Congresso e al pubblico, gli interessi sul debito nazionale sui soldi presi in prestito per le guerre e i costi militari, per gli aiuti militari esteri e per molti dei cosiddetti progetti "spaziali" e altri sforzi ad alta tecnologia che equivalgono tutti a progetti militari nascosti, tra gli altri. Il Pentagono ha fallito ogni revisione contabile dal 1990 e qualsiasi ragionevole conteggio dell'intero bilancio militare lo collocherebbe prudenzialmente a più di 1.600 miliardi di dollari all'anno, quasi il doppio dell'importo pubblicizzato.

A peggiorare le cose: la situazione delle industrie monopolistiche che siano presumibilmente "regolamentate", come i servizi pubblici, deve essere valutata per le rinnovate caratteristiche monopolistiche. Con le ondate di deregolamentazione che hanno sventrato o abolito la significativa supervisione governativa della maggior parte delle industrie elettriche, del gas, telefoniche, idriche, fognarie, sanitarie e della televisione via cavo, i prezzi di tutti questi servizi critici sono saliti alle stelle, mentre l'affidabilità è scesa. Ancora una volta, il controllo monopolistico di queste industrie ha permesso agli interessi privati che le possiedono di ottenere superprofitti miliardari e di gestire male le infrastrutture che invecchiano. Anche laddove esistono proprietà e controllo apparentemente "pubblici", la gestione delle imprese segue inevitabilmente la procedura operativa standard delle aziende private.

John Bogle su "Parassitismo e putrefazione"

John Bogle, figura di spicco e fondatore dei fondi d'investimento Vanguard e straordinario capitalista, si è lamentato in tarda età del fatto che la scena degli investimenti capitalistici statunitensi e mondiali fosse diventata prigioniera di sprechi, frodi, speculazioni dilaganti e di un insostenibile slancio verso l'illegalità aziendale, il tutto aiutato e favorito da agenzie governative di regolamentazione che guardano dall'altra parte.

In un'intervista del 2014 Bogle ha riassunto la situazione: la sua conclusione era che il 99,2% di tutta l'attività di negoziazione di azioni e obbligazioni negli Stati Uniti era speculativa e parassitaria, mentre solo lo 0,8% era finalizzato all'investimento e alla formazione del capitale. Tutto indica che la situazione è peggiorata da quell'intervista, con quantità crescenti di capitale ora allocate a società create esclusivamente per le loro possibilità di profitto speculativo, spesso in aperta sfida a qualsiasi ragionevole possibilità di redditività convenzionale. Queste aziende "zombie" sono numerose e si reggono su un flusso di capitale d'investimento anziché di profitti.

L'industria tecnologica è sovraccarica di queste aziende, così come il settore del rideshare e altre cosiddette aziende "perturbatrici". Gli schemi societari delle criptovalute occupano un angolo speciale dell'universo del "parassitismo e della decadenza": il prodotto in sé è un mistero per la maggior parte, il suo vero valore è strettamente basato sulla speculazione quotidiana, gli usi illeciti primari del prodotto sono ben noti e, come rivela la truffa FTX, molti miliardi di dollari possono essere truffati anche da investitori presumibilmente intelligenti alla ricerca di superprofitti sfuggenti. Un pensiero che fa riflettere quando John Bogle, repubblicano da sempre, ha sostenuto una regolamentazione finanziaria e societaria più significativa e sistematica di ogni regime politico statunitense in oltre 50 anni.

L'ammonimento di Lenin a svoltare a sinistra

Se il parassitismo e la decadenza sono solo un sintomo di un'era imperialista più ampia, i punti di arrivo logici delle forze che stanno giocando il processo imperialista sono la guerra, lo sfruttamento ancora più spietato dei lavoratori, l'espansione del neocolonialismo in tutto il mondo, l'ulteriore e massiccia distruzione dell'ambiente e l'arricchimento della classe miliardaria su una nuova e stupefacente scala. L'esperienza statunitense ha dimostrato il fallimento delle "soluzioni" normative e riformiste alla situazione monopolistica, tra le altre. L'ammonimento di Lenin del suo tempo era che i socialisti e i lavoratori si muovessero verso obiettivi e soluzioni rivoluzionari e non riformisti, soprattutto perché le strade per le riforme erano state chiuse.

All'epoca di Lenin il momento rivoluzionario era dato dalle condizioni di guerra. Oggi, negli Stati Uniti, le vie per riforme di qualsiasi calibro sono bloccate dal peso del controllo delle imprese su quasi tutti gli aspetti della governance. Anche i riformatori e i regolatori aziendali più accaniti e impegnati sono esausti, avendo lavorato negli ultimi decenni senza ottenere praticamente nulla. Bloccati ad ogni passo dalla lobby delle imprese, dalla corruzione di entrambi i partiti politici e dall'assordante serie di opposizioni legali a qualsiasi regolamentazione aziendale. Questo lascia poca strada da percorrere anche a coloro che vogliono - almeno - rallentare la crescente minaccia monopolistica.

È urgente una "svolta a sinistra" nel pensiero e nell'azione. Mi vengono in mente le parole profetiche di W.E.B. Du Bois, nella sua lettera di richiesta di adesione al Partito Comunista nel 1961: "Oggi sono giunto a una ferma conclusione. Il capitalismo non può riformarsi, è destinato all'autodistruzione. Nessun egoismo universale può portare il bene sociale a tutti". E come i fatti dimostrano chiaramente oggi, come nel 1916, i movimenti sindacali e socialisti troveranno una via d'uscita svoltando a sinistra e non limitandosi ad addentrarsi nella palude di un riformismo e di una regolamentazione bloccati e quindi fallimentari. Non si tratta di confutare il ruolo delle riforme e dei regolamenti, né di abbandonarli del tutto o di abbandonare la protesta, ma di riconoscere che il percorso finale non seguirà i sentieri riformisti del passato. È necessario ideare e percorrere strade nuove e rivoluzionarie.

Note:
*) Chris Townsend è stato recentemente direttore organizzativo internazionale dell'Amalgamated Transit Union (ATU). In precedenza è stato rappresentante internazionale e direttore dell'azione politica del sindacato United Electrical Workers (UE) e ha ricoperto incarichi locali sia nel SEIU che nell'UFCW.


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