www.resistenze.org - osservatorio - economia - 28-02-23 - n. 858

Chi vince e chi perde la guerra economica sull'Ucraina?

Medea Benjamin e Nicolas J. S. Davies | dissidentvoice.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

21/02/2023


Mezzo milione di tonnellate di metano si alzano dal gasdotto Nord Stream sabotato. Foto: Guardia costiera svedese

L'economia ucraina si è ridotta di oltre il 35%, nonostante i 46 miliardi di dollari di aiuti economici forniti dai generosi contribuenti statunitensi, che si aggiungono ai 67 miliardi di dollari di aiuti militari.

Anche le economie europee stanno subendo un duro colpo. Dopo una crescita del 3,5% nel 2022, si prevede che l'economia dell'area euro ristagni e cresca solo dello 0,7% nel 2023, mentre per l'economia britannica si prevede una contrazione dello 0,6%. La Germania, più dipendente dalle importazioni di energia russa rispetto agli altri grandi Paesi europei, dopo aver registrato una misera crescita dell'1,9% nel 2022, dovrebbe registrare una trascurabile crescita dello 0,1% nel 2023. Nel 2023 l'industria tedesca pagherà l'energia circa il 40% in più rispetto al 2021.

L'impatto sugli Stati Uniti è meno diretto che per l'Europa, ma la loro crescita si è ridotta dal 5,9% del 2021 al 2% nel 2022 e si prevede che continuerà a ridursi, fino all'1,4% nel 2023 e all'1% nel 2024. Nel frattempo l'India, che è rimasta neutrale pur acquistando petrolio dalla Russia a prezzi scontati, dovrebbe mantenere il suo tasso di crescita del 2022, superiore al 6% annuo, per tutto il 2023 e il 2024. Anche la Cina ha beneficiato dell'acquisto di petrolio russo a prezzi scontati e di un aumento complessivo del 30% degli scambi con la Russia nel 2022. L'economia cinese dovrebbe crescere del 5% quest'anno.

Altri produttori di petrolio e gas hanno tratto profitto dagli effetti delle sanzioni. Il PIL dell'Arabia Saudita è cresciuto dell'8,7%, il più elevato di tutte le grandi economie, mentre le compagnie petrolifere occidentali hanno gioito dei 200 miliardi di dollari di profitti: ExxonMobil ha guadagnato 56 miliardi di dollari, un record assoluto per una compagnia petrolifera, mentre Shell ha guadagnato 40 miliardi di dollari e Chevron e Total hanno incassato 36 miliardi di dollari ciascuna. La BP ha guadagnato "solo" 28 miliardi di dollari, poiché ha chiuso le sue operazioni in Russia, ma ha comunque raddoppiato i profitti del 2021.

Per quanto riguarda il gas naturale, i fornitori statunitensi di GNL (gas naturale liquefatto), come Cheniere e le società come Total che distribuiscono il gas in Europa, stanno sostituendo le forniture europee di gas naturale russo con gas da fratturazione proveniente dagli Stati Uniti, a prezzi circa quattro volte superiori a quelli pagati dai clienti statunitensi e con i terribili impatti climatici del fracking. Un inverno mite in Europa e ben 850 miliardi di dollari di sussidi governativi europei alle famiglie e alle imprese hanno riportato i prezzi dell'energia al dettaglio ai livelli del 2021, ma solo dopo averli quintuplicati nell'estate del 2022.

Se nel breve periodo la guerra ha ripristinato la sottomissione dell'Europa all'egemonia statunitense, nel lungo periodo gli effetti reali della guerra potrebbero determinare risultati ben diversi. Il presidente francese Emmanuel Macron ha osservato: "Nell'attuale contesto geopolitico, tra i Paesi che sostengono l'Ucraina, si stanno creando due categorie nel mercato del gas tra quelli che pagano a caro prezzo e quelli che vendono a prezzi molto alti... Gli Stati Uniti sono un produttore di gas a basso costo che vende a un prezzo elevato... Non credo che questo sia amichevole".

Un atto ancora più ostile è stato il sabotaggio dei gasdotti sottomarini Nord Stream che portavano il gas russo in Germania. Seymour Hersh ha riferito (report) che i gasdotti sono stati fatti esplodere dagli Stati Uniti, con l'aiuto della Norvegia - due Paesi che hanno soppiantato la Russia come i due maggiori fornitori di gas naturale in Europa. Insieme al prezzo elevato del gas americano, ciò ha alimentato la rabbia dell'opinione pubblica europea. A lungo termine, i leader europei potrebbero concludere che il futuro della regione risiede nell'indipendenza politica ed economica dai Paesi che la attaccano militarmente, compresi gli Stati Uniti e la Russia.

Gli altri grandi vincitori della guerra in Ucraina saranno ovviamente i produttori di armi, dominati a livello globale dalle "big five" statunitensi: Lockheed Martin, Boeing, Northrop Grumman, Raytheon e General Dynamics. La maggior parte delle armi finora inviate all'Ucraina provengono dalle scorte esistenti negli Stati Uniti e nei Paesi della NATO. L'autorizzazione a costruire nuove scorte ancora più ingenti è stata approvata dal Congresso a dicembre, ma i contratti che ne derivano non sono ancora apparsi nelle cifre di vendita o nei conti economici delle aziende produttrici di armi.

L'emendamento (amendment) al National Defense Authorization Act per l'anno fiscale 2023 ha autorizzato contratti pluriennali "di guerra" senza gara d'appalto per "ricostituire" le scorte di armi inviate all'Ucraina, ma le quantità di armi da acquistare superano le quantità spedite all'Ucraina in un rapporto di 500 a uno. L'ex alto funzionario dell'OMB Marc Cancian ha commentato: "Non si tratta di sostituire ciò che abbiamo dato [all'Ucraina]. Si tratta di costruire scorte per una grande guerra di terra [con la Russia] in futuro".

Poiché le armi hanno appena iniziato a uscire dalle linee di produzione per costruire queste scorte, l'entità dei profitti di guerra previsti dall'industria degli armamenti si percepisce al meglio, per ora, negli aumenti del 2022 dei prezzi delle loro azioni: Lockheed Martin, +37%; Northrop Grumman, +41%; Raytheon, +17%; General Dynamics, +19%.

Mentre alcuni Paesi e aziende hanno tratto profitto dalla guerra, i Paesi lontani dal teatro del conflitto sono stati colpiti dalle conseguenze economiche. La Russia e l'Ucraina sono stati fornitori fondamentali di grano, mais, olio da cucina e fertilizzanti per gran parte del mondo. La guerra e le sanzioni hanno causato una carenza di tutti questi prodotti, nonché del carburante per trasportarli, spingendo i prezzi alimentari globali ai massimi storici.

Gli altri grandi sconfitti di questa guerra sono le popolazioni del Sud globale che dipendono dalle importazioni di cibo e fertilizzanti dalla Russia e dall'Ucraina per sfamare le loro famiglie. L'Egitto e la Turchia sono i maggiori importatori di grano russo e ucraino, mentre una dozzina di altri Paesi altamente vulnerabili dipendono quasi interamente dalla Russia e dall'Ucraina per il loro approvvigionamento di grano, dal Bangladesh, Pakistan e Laos al Benin, Ruanda e Somalia. Quindici Paesi africani hanno importato più della metà delle loro forniture di grano dalla Russia e dall'Ucraina nel 2020.

L'Iniziativa per il grano dal Mar Nero, mediata dalle Nazioni Unite e dalla Turchia, ha alleviato la crisi alimentare di alcuni Paesi, ma l'accordo rimane precario. Deve essere rinnovato dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU prima della scadenza del 18 marzo 2023, ma le sanzioni occidentali stanno ancora bloccando le esportazioni di fertilizzanti russi, che dovrebbero essere esenti da sanzioni nell'ambito dell'iniziativa sui cereali. Il 15 febbraio, il capo delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari Martin Griffiths ha dichiarato all'Agence France-Presse che lo sblocco delle esportazioni di fertilizzanti russi è "della massima priorità".

Dopo un anno di massacri e distruzioni in Ucraina, possiamo dichiarare che i vincitori economici di questa guerra sono: Arabia Saudita, ExxonMobil e i suoi colossi petroliferi, Lockheed Martin e Northrop Grumman.

I perdenti sono, innanzitutto, il popolo ucraino sacrificato, su entrambi i lati del fronte, tutti i soldati che hanno perso la vita e le famiglie che hanno perso i loro cari. Ma nella colonna dei perdenti ci sono anche i lavoratori e i poveri di tutto il mondo, soprattutto nei Paesi del Sud globale che dipendono maggiormente dalle importazioni di cibo ed energia. Infine, ma non meno importante, la Terra, la sua atmosfera e il suo clima, tutti sacrificati al Dio della guerra.

Ecco perché, mentre la guerra entra nel suo secondo anno, cresce la richiesta globale alle parti in conflitto di trovare soluzioni. Le parole del Presidente brasiliano Lula riflettono questo crescente sentimento. Quando è stato messo sotto pressione dal Presidente Biden per l'invio di armi all'Ucraina, ha detto: "Non voglio partecipare a questa guerra, voglio porvi fine".


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