www.resistenze.org - osservatorio - economia - 04-09-23 - n. 874

Dietro l'espansione dei BRICS

Prabhat Patnaik | peoplesdemocracy.in
Traduzione di Enzo Pellegrin per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

03/09/2023

Al vertice di Johannesburg dei Paesi BRICS è stato deciso di espandere il gruppo oltre i cinque originari, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, per includere altri sei Paesi. Si tratta di: Argentina, Egitto, Iran, Etiopia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. A quanto pare, questi sei Paesi sono stati scelti da una lista di ventidue che si erano dichiarati desiderosi di entrare a far parte del gruppo BRICS. Inoltre, fonti governative del Sudafrica, che attualmente presiede i BRICS, hanno rivelato che ben 40 Paesi erano interessati a entrare nel gruppo. Sorge spontanea la domanda: perché i BRICS sono diventati improvvisamente così popolari?

Molti hanno visto i BRICS come un tentativo da parte di alcuni grandi Paesi, esclusi dal "tavolo alto" dei Paesi imperialisti, di affermarsi e di giocare un ruolo più significativo negli affari mondiali, un ruolo in linea con quello che pensano di meritare. Ma il BRICS è un organismo molto eterogeneo: Russia e Cina sono comunque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU con potere di veto, con uno dei due attualmente impegnato in una guerra con i Paesi del "tavolo alto" e l'altro diffamato come il loro "principale nemico"; quindi il problema di sentirsi "esclusi" semplicemente non si pone. Per quanto riguarda i membri rimanenti, il BRICS, come organismo, non ha svolto alcun ruolo chiave in nessuna situazione mondiale dalla sua formazione; quindi, anche questi membri rimanenti non possono essere visti come semplici aspiranti a un ruolo maggiore negli affari mondiali (perché, se lo fossero stati, sarebbero stati più proattivi). Allo stesso modo, la semplice acquisizione di maggiore importanza non può essere il motivo che spinge tanti Paesi a voler entrare nei BRICS.

Il problema di questa spiegazione, inoltre, è che non tiene conto dell'economia politica alla base dell'attuale situazione mondiale, caratterizzata da una crisi economica del capitalismo mondiale, una crisi che persino gli economisti conservatori e dell'establishment chiamano "stagnazione secolare".

In questa situazione di crisi, le vecchie istituzioni internazionali appaiono singolarmente inadeguate e i Paesi imperialisti sembrano del tutto incapaci di modificarle, alterarle o apportare nuove innovazioni istituzionali per far fronte alla situazione. I BRICS appaiono in questo contesto come un'innovazione promettente. La popolarità dei BRICS, in altre parole, è una manifestazione della crisi, un'espressione della mancanza di fiducia nell'assetto imperiale che è esistito finora, per far fronte alla crisi. Questo non fa dei BRICS un raggruppamento "anti-imperialista": alcuni Paesi al suo interno sono senza dubbio anti-imperialisti, ma non si può certo dire che Paesi come l'Egitto, l'Etiopia, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti si stiano ribellando all'imperialismo aderendo ai BRICS. Pur non essendo anti-imperialisti, stanno guardando a un accordo alternativo di promesse che pensano possa fornire loro un sostegno cruciale nei giorni a venire.

Nell'attuale BRICS allargato ci sono tre tipi distinti di Paesi (che non si escludono a vicenda): i Paesi contro i quali l'imperialismo ha imposto "sanzioni" unilaterali o misure protezionistiche punitive; i Paesi produttori di petrolio e gas naturale; i Paesi che stanno già attraversando difficoltà nel mezzo dell'attuale crisi mondiale o che probabilmente lo faranno nei prossimi giorni. La prima categoria è rappresentata da Cina, Russia e Iran; la seconda da Russia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti; la terza da Egitto, Etiopia e Argentina (con Brasile e India preoccupati per l'evolversi della crisi e desiderosi di accordi alternativi).

Per i Paesi che sono soggetti a sanzioni imperialiste unilaterali, imposte anche senza l'autorizzazione del Consiglio di Sicurezza, i BRICS rappresentano un potenziale accordo per aggirare tali sanzioni. In questo senso, l'inclusione dell'Iran nei BRICS è forse più significativa di qualsiasi altra misura adottata al vertice di Johannesburg. L'Iran non solo è stato sottoposto a pesanti sanzioni, ma è stato il primo Paese ad essere escluso dall'accesso alle proprie riserve di valuta estera detenute nelle banche metropolitane, in chiara violazione delle regole del gioco capitaliste ideate dagli stessi Paesi imperialisti. Da allora questi atti di "brigantaggio" internazionale sono diventati piuttosto comuni, e la Russia è stata l'ultima vittima a seguito della guerra in Ucraina: anch'essa non ha potuto accedere alle proprie riserve valutarie detenute in banche estere. L'adesione ai BRICS consente a questi Paesi "sanzionati" di uscire dalla morsa in cui l'imperialismo vuole intrappolarli.

I produttori di petrolio e di gas naturale vedono i prezzi dei loro prodotti in calo a causa della recessione mondiale e hanno cercato di sostenere questi prezzi riducendo la produzione in risposta alla riduzione della domanda. Ciò va contro l'esplicita volontà degli Stati Uniti. In effetti, in un'occasione, questi ultimi avevano inviato diversi emissari, tra cui lo stesso Biden, in Arabia Saudita per chiedere al Paese di opporsi a un taglio della produzione nell'allora imminente riunione dell'OPEC+; ma le pressioni statunitensi non hanno funzionato. Da allora ci sono state altre occasioni in cui l'OPEC+ ha annunciato tagli alla produzione. Se in futuro i produttori di petrolio dovranno avere un'autonomia sufficiente per decidere la produzione di petrolio in barba ai desideri degli Stati Uniti, allora sembra essenziale una diversificazione delle loro relazioni dalla dipendenza esclusiva dagli Stati Uniti, senza necessariamente diventare antagonisti di questo Paese. Per loro, l'adesione ai BRICS è uno strumento di tale diversificazione.

Per il terzo gruppo di Paesi, vale a dire Egitto, Argentina ed Etiopia, che hanno economie in grave difficoltà, e Brasile, India e Sudafrica, le cui economie, pur essendo anch'esse in difficoltà, sono meno afflitte, l'attrattiva dei BRICS risiede in un altro aspetto, vale a dire nella possibilità di effettuare scambi commerciali in valuta locale, evitando il dollaro. Brasile e Cina hanno recentemente stipulato un accordo commerciale in valuta locale di questo tipo, così come l'India e gli Emirati Arabi Uniti; è probabile che altri accordi di questo tipo vengano stipulati tra i membri dei BRICS nei prossimi giorni, il che costituisce un'attrattiva importante per l'adesione ai BRICS.

I valori relativi delle valute tra i Paesi che aderiscono a tali accordi sono fissi e il dollaro non è necessario né come unità di conto né come mezzo di circolazione negli scambi commerciali tra di essi. Tali accordi, ampliando di fatto la disponibilità del mezzo di circolazione tra questi Paesi e rendendo tale ampliamento il risultato di decisioni prese dai Paesi stessi (che possono aumentare a piacimento le loro disponibilità monetarie), facilitano il commercio per questi Paesi, che non è più vincolato da una eventuale carenza di dollari.

Questo, tuttavia, risponde solo a metà del problema; è necessario, inoltre, che la bilancia commerciale tra questi Paesi sia regolata dall'acquisto da parte del Paese in surplus di beni e servizi da parte del Paese in deficit, se non immediatamente, almeno in un periodo di tempo. In altre parole, il commercio in valuta locale amplia lo stock di liquidità nell'economia mondiale, ma non supera il problema del debito estero derivante dal commercio tra i Paesi che stipulano tale accordo.

Quando il BRICS incoraggerà tali accordi commerciali bilaterali, in cui i saldi non saranno regolati dall'accumulo di debito del Paese in deficit, ma dall'acquisto di maggiori quantità di beni da quest'ultimo, avrà dato un contributo significativo al miglioramento del funzionamento dell'economia mondiale; sarà allora una vera alternativa all'ordine economico mondiale dominato dall'imperialismo.

La nuova direttrice della Banca BRICS, Dilma Rousseff, ex presidente del Brasile, ha chiarito che la banca non ha intenzione di concedere prestiti per la liquidazione o il servizio del debito, né al Terzo Mondo in generale né ai Paesi membri; non ridurrebbe quindi la necessità del Terzo Mondo di rivolgersi al FMI per questo scopo e di subire l'"austerità" da esso imposta. Ma è interessata a espandere il commercio in valuta locale e a fornire prestiti per le infrastrutture ai Paesi del Terzo Mondo, il che contribuirebbe in qualche modo ad allentare la presa delle istituzioni dominate dall'imperialismo.

Nei circoli della sinistra dei Paesi membri si è discusso molto su cosa significhi esattamente BRICS per l'imperialismo. Alcuni sostengono che, pur essendo anti-imperialista, non è anti-capitalista; ma anche definirlo anti-imperialista è un'affermazione eccessiva. Un gruppo con leader come Modi, MBS (dell'Arabia Saudita) e Sisi (dell'Egitto) non può essere definito antimperialista. Ciò che fa, tuttavia, è indebolire, almeno in una certa misura, la morsa monopolistica delle istituzioni imperialiste sull'economia mondiale; e questo è certamente uno sviluppo positivo. Non costituisce di per sé un colpo contro l'imperialismo, ma crea un contesto più favorevole affinché i lavoratori di tutto il mondo possano sferrare un colpo contro l'imperialismo.


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