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BRICS: un'alternativa del tutto infondata

Communistes | sitecommunistes.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

07/05/2024

Attorno ai BRICS si è sviluppata una fissazione piuttosto singolare: essendo considerati come fronte di resistenza contro l'imperialismo occidentale, tanto che per estendere questo concetto, il cui acronimo iniziale è stato reso popolare da Goldman-Sachs, i BRICS vengono percepiti come i leader del Sud globale. Dobbiamo rinsavire: in nessun caso una riunione dei BRICS, allargata ad altre potenze del Sud globale, fa parte dello storico movimento dei Paesi non allineati, la cui nascita è segnata dalla conferenza di Bandung [1].

Se la scena internazionale risulta caratterizzata dalla rivalità tra Cina e Stati Uniti, Sudafrica, India e Brasile non fanno parte di una strategia di aperto confronto con l'Occidente. D'altra parte, India e Cina hanno dispute di lunga data. La Russia è un caso particolare e, ai fini della presente trattazione, riteniamo che il governo russo riceva un sostegno reale per quanto circoscritto, una benevolenza o una stretta neutralità dagli altri membri del gruppo nell'attuale conflitto aperto con la NATO.

In parole povere: anche se ci sono alcune contrapposizioni formali, i BRICS non hanno un modello alternativo a quello sviluppato sotto il dominio dell'impero statunitense. Ad esempio, nel 2014 i BRICS hanno avviato un dibattito sulla de-dollarizzazione del commercio internazionale e hanno creato la Nuova Banca di Sviluppo, NDB, per finanziare progetti infrastrutturali con attenzione all'ambiente, una sorta di rivale della Banca Mondiale. Tuttavia, la maggior parte dei suoi prestiti è intestata... in dollari USA. E la stessa NDB prende in prestito tre quarti dei suoi fondi in dollari [2].

Questa istituzione con ambizioni globali ha ricevuto solo 3 richieste di adesione negli 8 anni della sua esistenza. A titolo di paragone, l'Asian Infrastructure Investment Bank, guidata dalla Cina, conta un centinaio di Paesi membri, tra cui i principali membri dell'Unione Europea [3]. Gli Stati Uniti hanno rifiutato di aderire a questa banca, che si considera un rivale delle istituzioni finanziarie internazionali sotto la loro influenza (Banca Mondiale, Banca Asiatica di Sviluppo).

Chiaramente, c'è la retorica della lotta contro l'"imperialismo finanziario" statunitense, rappresentato da forti sanzioni, realtà molto meno convincente in termini di alternativa. E anche la solidarietà dei BRICS è in discussione: che credibilità può avere la loro pretesa di aprire un'altra strada, quando il Sudafrica, in mancanza di una vera solidarietà tra i BRICS a partire da quella finanziaria, deve rivolgersi al FMI per pareggiare la sua bilancia dei pagamenti (il minimo se il progetto è quello di contrastare il dollaro USA)?

È difficile trovare nelle dichiarazioni dei BRICS in chiusura del vertice del 2023 qualche accenno di critica all'attuale organizzazione economica globale. Al contrario, si ricordano le regole del commercio mondiale sotto l'egida dell'OMC, che si preoccupa poco del commercio sleale e degli appelli a risolvere l'insostenibile debito dei Paesi poveri di cui non mette in discussione l'origine. Promuovono i partenariati pubblico-privato e si schierano contro il protezionismo con il pretesto dello sviluppo sostenibile. [4]

La contraddizione consiste nell'aderire a "un solido meccanismo di sicurezza finanziaria globale, al cui centro c'è un Fondo Monetario Internazionale (FMI)". Un FMI, quindi, piuttosto che il FMI, perché i BRICS chiedono in realtà una revisione delle quote di partecipazione all'istituzione e, di conseguenza, maggiori diritti di voto per i Paesi emergenti, cioè i BRICS, con il lodevole obiettivo di difendere meglio i Paesi più poveri.

Le dichiarazioni dei BRICS danno spesso l'impressione di essere i difensori dei Paesi in via di sviluppo, maltrattati dalle istituzioni finanziarie internazionali e dai Paesi sviluppati. I Paesi in via di sviluppo sono effettivamente sotto il tiro delle istituzioni finanziarie internazionali e, in una parola, vittime dell'imperialismo occidentale.

Ma l'adeguamento del sistema capitalistico globale per dare ai BRICS un ruolo maggiore nel processo decisionale non garantisce un futuro migliore per questi Paesi. Ad esempio, è difficile capire come la regolazione della produzione agricola attraverso i mercati (punto 9 della dichiarazione finale del 2023) possa porre fine ai problemi di malnutrizione e carestia.

I BRICS sono Paesi capitalisti, anche se la Cina ha le caratteristiche particolari del capitalismo di Stato e di partito (la maggior parte dei soggetti economici) che coesiste con un settore privato. La loro ambizione è quella di avere più voce in capitolo negli affari del mondo capitalista, non di cambiarne radicalmente le regole.

Note:

[1] Conferenza di Bandung: https://www.persee.fr/doc/afdi_0066-3085_1955_num_1_1_3260

[2] Eric Toussaint: https://www.cadtm.org/Les-BRICS-et-leur-Nouvelle-banque-de-developpement-offrent-ils-des-alternatives

[3] 75% riservato ai Paesi asiatici, 25% per gli altri

[4] http://www.brics.utoronto.ca/docs/230823-declaration.html


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