www.resistenze.org - osservatorio - economia - 23-02-25 - n. 924

L'assalto globale ai lavoratori

Prabhat Patnaik | peoplesdemocracy.in
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

23/02/2025

Nella nostra epoca che possiamo definire di tardo capitalismo, è in atto un attacco ai lavoratori che ricorda il capitalismo iniziale e questo attacco è mondiale, non solo nel terzo mondo ma anche nei paesi capitalisti avanzati. Questo attacco è a tre livelli: economico, politico e ideologico.

L'attacco a livello economico è stato oggetto di approfondita discussione ed è l'esito congiunto dell'aumento dell'inflazione e della forte crescita della disoccupazione, fattori che attualmente affliggono il mondo capitalista. L'innalzamento dell'inflazione è stato causato da un aumento spontaneo dei margini di profitto, appannaggio del grande capitale, in particolare negli Stati Uniti, che si è poi diffuso in tutto il mondo capitalista (il meccanismo attraverso il quale si è verificata tale diffusione non sarà discusso qui, ma in un articolo successivo); e l'aumento della disoccupazione è il risultato sia della crisi capitalista mondiale, sia dei tentativi ufficiali di frenare l'inflazione ovunque a spese della classe lavoratrice, tagliando deliberatamente l'occupazione. La speranza delle autorità è che la forza contrattuale dei lavoratori venga sufficientemente ridotta da una maggiore disoccupazione, in modo che non possano contrattare salari più elevati per compensare l'aumento dei prezzi, e che quindi l'inflazione finisca per diminuire.

Il capitalismo nei primi anni della rivoluzione industriale in Gran Bretagna, come hanno sottolineato storici come Eric Hobsbawm, era caratterizzato da un aumento della povertà; allo stesso modo, il tardo capitalismo attesta oggi un aumento del livello di privazione assoluta per i lavoratori. Joseph Stiglitz ha sostenuto che il salario medio reale di un lavoratore americano nel 2011 era leggermente inferiore rispetto al 1968; con l'inflazione attuale i salari reali oggi sarebbero ancora più bassi rispetto al 2011, e quindi anche rispetto al 1968. Se a questo aggiungiamo la maggiore disoccupazione oggi negli Stati Uniti rispetto al 1968 (il tasso di disoccupazione ufficiale mimetizza questo dato poiché non tiene conto del ridotto tasso di partecipazione dei lavoratori a causa dell'effetto "scoraggiamento" che opera in un periodo di alta disoccupazione), non ci possono essere dubbi sull'aumento dell'impoverimento tra i lavoratori americani. Lo stesso si può dire dei lavoratori in altri paesi capitalisti avanzati. Per paesi come l'India e il resto del terzo mondo, vi sono chiare prove di un declino del livello nutrizionale della popolazione, misurato dal calo dell'assorbimento pro capite di cereali alimentari (considerando la somma dei cereali consumati direttamente, utilizzati come mangime per prodotti animali e trasformati in prodotti alimentari) nel periodo successivo agli anni '80. Da ciò si può dedurre un aumento inequivocabile del livello assoluto di povertà tra i lavoratori. Ne consegue quindi che l'attacco economico ai lavoratori nel mondo capitalista, soprattutto ai lavoratori poveri, è indubbio.

Tale attacco economico è tuttavia impossibile da sostenere senza limitare i diritti politici dei lavoratori, cioè senza un attacco politico simultaneo nei loro confronti. E questo attacco politico ha assunto la forma del neofascismo che è emerso in grande stile in tutto il mondo capitalista. I leader neofascisti sono ora a capo dei regimi di molti paesi, da Milei in Argentina, a Meloni in Italia, a Trump negli Stati Uniti, a Modi in India, a Orban in Ungheria, a Erdogan in Turchia, per non parlare di Netanyahu in Israele, anche se è in una categoria a sé stante; e in molti altri paesi le formazioni neofasciste sono in attesa dietro le quinte per prendere il potere, come l'AfD in Germania e il partito di Marine Le Pen in Francia (in quest'ultimo caso ostacolato finora da una Sinistra Unita).

L'assalto politico ai lavoratori scatenato da queste formazioni neofasciste combina l'aperta repressione di lavoratori e sindacalisti e una riduzione legale dell'agibilità dei diritti dei lavoratori con un cambiamento nella narrazione politica che individua una sfortunata minoranza quale bersaglio dell'odio della maggioranza. Un simile cambiamento non solo spinge in secondo piano le questioni della vita materiale quotidiana dei lavoratori, ma li divide anche lungo linee religiose o etniche (lungo le quali si crea una "alterizzazione"), in modo che non siano in grado di organizzare una resistenza unitaria contro le privazioni economiche che sono state loro inflitte.

Ciò che sta diventando particolarmente sorprendente ora, tuttavia, a parte questo attacco economico e politico ai lavoratori, è l'attacco ideologico. Anche questo non si limita a commenti occasionali, pronunciati da questo o quel personaggio pubblico. Tali commenti contro i lavoratori riecheggiano in tutto il mondo: il che suggerisce una congiuntura di attacco ideologico ai lavoratori.

In India, di fronte a questa privazione economica, varie formazioni politiche, nel tentativo di acquisire potere all'interno di un regime economico incapace di produrre maggiore occupazione, hanno offerto sussidi alla popolazione. Questi sussidi, troppo piccoli per annullare l'impoverimento economico dei lavoratori (altrimenti non avremmo assistito alla privazione nutrizionale sopramenzionata), sono stati attaccati dai neofascisti al potere e dal Primo Ministro Modi come "regalie", anche se le autorità si sono viste costrette a erogarli a causa della pressione elettorale. L'attacco ai sussidi è stato ora ripreso da altri. Un dirigente d'azienda che aveva recentemente chiesto la settimana lavorativa di 90 ore per i lavoratori (volendo di fatto creare un ambiente tipo Auschwitz all'interno delle fabbriche indiane), è intervenuto, sostenendo che tali trasferimenti, o "regalie" come ha scelto anche lui di chiamarle, inducono le persone a non lavorare. E ora anche un giudice della Corte Suprema si è unito al coro, suggerendo che i sussidi disincentivano le persone a lavorare poiché possono semplicemente stare a casa, non fare nulla e continuare a ricevere il loro "regalo". Se il giudice della Corte Suprema avesse obbligato il governo a fornire posti di lavoro dignitosi alle persone invece dei sussidi, la questione sarebbe stata diversa; ma le osservazioni della Corte si sono limitate ai trasferimenti, non a favore di un'occupazione dignitosa.

Naturalmente queste persone sostengono che i posti di lavoro ci sono, ma vengono disertati; non solo non forniscono alcuna prova a sostegno di tale affermazione, ma non portano alcun dato nemmeno sul livello dei salari offerti per tali posti di lavoro. La stessa Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ha riscontrato che in India c'è una grave carenza di opportunità di lavoro dignitoso. I dati governativi sull'occupazione sono gravemente viziati perché mostrano che il lavoro non retribuito delle donne nelle imprese familiari è in crescita, e questa crescita viene conteggiata come crescita dell'occupazione; ma questo aumento riflette la mancanza di un'occupazione retribuita altrove e costituisce quindi ciò che gli economisti generalmente chiamano "disoccupazione mascherata".

Esattamente lo stesso attacco ideologico ai lavoratori si sta verificando anche negli Stati Uniti. Elon Musk, che dirige il "Dipartimento per l'efficienza del governo" (DOGE) istituito da Donald Trump, probabilmente, dalle sue osservazioni, intende effettuare tagli ai sussidi Medicaid, Medicare e previdenza sociale per i poveri, un timore espresso di recente dal senatore Bernie Sanders (MR online, 13 febbraio). E questo attacco ai trasferimenti ai poveri viene portato avanti, secondo Sanders, in modo che il denaro possa essere dirottato verso la concessione di sgravi fiscali per i ricchi, tra i quali figurano personaggi come lo stesso Musk, Jeff Bezos e Mark Zuckerberg.

Si tratta di un'offensiva ideologica con vendetta, che è in linea ai principi della cosiddetta "economia dell'offerta". John Kenneth Galbraith, l'economista liberale, aveva detto che l'essenza dell'"economia dell'offerta" poggia sulla convinzione che "i ricchi lavorano meglio se sono pagati di più, mentre i poveri lavorano meglio se sono pagati di meno". Questo è ciò che viene propagandato ora da personaggi come Trump e Musk.

C'è però un'ironia in tutto questo. Il tentativo di questa ideologia di giustificare la sottrazione di denaro ai poveri per darlo ai ricchi non farà che accentuare ulteriormente la crisi capitalista. Poiché i poveri consumano di più rispetto ai ricchi per ogni dollaro che ricevono, tale ridistribuzione comporterà solo un'ulteriore contrazione della domanda aggregata dei consumi; e poiché gli investimenti dei capitalisti dipendono dalla crescita prevista del mercato, che a sua volta dipende dall'effettiva esperienza di crescita del mercato, il semplice fatto di concedere loro agevolazioni fiscali non aumenterà di una virgola i loro investimenti. Il risultato netto sarà una riduzione della domanda aggregata (considerando insieme consumi e investimenti) che non farà che aggravare la crisi.

John Maynard Keynes negli anni '30, che era un difensore del capitalismo e temeva che qualcosa come la Rivoluzione bolscevica potesse superare il capitalismo in Occidente, aveva suggerito che per salvare il sistema capitalista era necessario aumentare la domanda aggregata attraverso l'impegno del governo; ciò a cui stiamo assistendo nel capitalismo contemporaneo è l'esatto contrario, il che avrà senza dubbio implicazioni politiche di vasta portata.


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