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Costituzione europea: referendum o no?
Il prossimo 29 ottobre, la sarà
firmata a Roma Costituzione europea. Gli Stati membri dell’Unione avranno due
anni da quel momento per ratificare il testo. Il popolo potrà prendersi la
parola per mezzo di un referendum, come chiede una petizione di Attac?
Herwig Lerouge (PTB)
Il Trattato costituzionale, o Costituzione europea, che era già stato
adottato dal Consiglio europeo dei capi di stato il 18 giugno scorso, sarà
firmato a Roma il prossimo 29 ottobre. Gli Stati membri dell’Unione avranno due
anni da quel momento per ratificare il testo, affinché acquisti forza di legge.
Così mentre alcuni paesi si accontenteranno di un voto al parlamento, altri
hanno deciso di sottomettere il testo alla popolazione per mezzo di un
referendum: la Francia (nell’autunno 2005), la Gran Bretagna, i Paesi Bassi,
l’Irlanda, la Danimarca ed il Lussemburgo. Anche in Polonia, in Spagna ed in
Portogallo ci sono delle buone probabilità che si faccia.
Un referendum non ha forza di legge in Belgio, ma è possibile un referendum
consultivo. La borghesia belga ed i suoi rappresentanti politici sono divisi.
Verhofstadt è a favore, perché ne vuole approfittare per fare una propaganda
filo-europea. Dehaene è contro perché, sostiene, “il 90% delle persone non comprende di che cosa si tratta”.
E, aggiunge questo grande democratico,
“anche se dicono no, bisognerebbe farli rivotare finché questo non diventi un
sì”. (1)
I socialisti francofoni sembrano anche loro contrari. Probabilmente Di Rupo
vuole evitare una divisione come quella che scuote oggi il PS francese. La base
socialista è in grande parte contraria alla Costituzione. È questo è stato ben
compreso anche da Laurent Fabius, ex-Primo ministro di Mitterrand e oggi
portavoce della corrente liberale nel suo partito. Che infatti oggi, per non
perdere la base, si oppone alla maggioranza della direzione del PS, fermamente
pro-Costituzione.
In Belgio, l’organizzazione anti-globalizzazione Attac, promotrice della famosa
proposta di Tobin Tax sui ricavi delle speculazioni borsistiche, conduce una
campagna per il referendum. Questa ha due obiettivi: una consultazione popolare
sulla Costituzione ed il rifiuto totale del testo attuale.
Due terzi delle leggi nazionali
provengono da decisioni europee
La costruzione europea, denuncia Attac, viene elaborata a partire da riunioni
di capi di stato e di governo, senza la partecipazione del popolo. Più dei due
terzi delle leggi nazionali provengono dall’applicazione di decisioni europee,
ma la maggior parte degli abitanti dell’Unione non se ne rende ancora conto.
Dei summit, come quello di Lisbona del marzo 2000, decidono di allungare la
carriera dei lavoratori, di generalizzare gli impieghi flessibili, di svuotare
le casse della sicurezza sociale riducendo le quote versate dai padroni...
Tutti i governi europei sono tenuti ad applicare queste decisioni prese, senza
dibattito e senza controllo su cosa queste decisioni rappresentino. Per Attac,
questa cultura del segreto non è più possibile. Bisogna iniziare un dibattito
su tutto ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà deciso a livello europeo e
non avallare tutto ciò che è stato compiuto.
Attac chiede di respingere integralmente il progetto attuale. Quest’ultimo
prende come base il “libero mercato”, ovvero l’organizzazione capitalista
dell’economia, la predominanza della ricerca del profitto, l’arricchimento
degli azionisti e di quelli che dirigono le imprese. Una volta votata, la Costituzione
servirà da base a tutte le legislazioni nazionali che seguiranno.
Il PTB è a favore di un referendum e sostiene la campagna per il rigetto della
Costituzione. (2)
Una campagna referendaria permetterebbe, quanto meno, di mostrare i pericoli di
questa Costituzione e di creare dei legami con le forze progressista
nell’Europa intera. Una bocciatura del progetto in uno dei grandi paesi
obbligherebbe inoltre gli Stati a rinegoziare un nuovo Trattato. E comunque
servirebbe a riconfermare, in ogni caso, che i lavoratori europei rifiutano
l’Europa capitalista che i governanti stanno costruendo.
(1)
Dibattito radio tra Dehaene e Verhofstadt durante la campagna europea 2004
(2) Per maggiori informazioni, vedere l’ultimo Etudes marxistes n°65.