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- osservatorio - europa - politica e società - 05-11-08 - n. 248
Come l'Unione Europea aiuta Israele a strangolare Gaza
Come è in grado Israele di strangolare la Striscia di Gaza quando là si presume ci sia un valico internazionale tra Gaza e l'Egitto non controllato dagli israeliani?
Certamente, il libero movimento era la promessa tenuta fuori dell’Accordo su Movimento ed Accesso, firmato più di due anni fa da Israele e Autorità Palestinese (AP). La prima delle sei parti di quest’accordo era che ci sarebbe stato un passaggio tra Gaza e l'Egitto a Rafah, controllato dall’AP e dall'Egitto. Al tempo, questo fu salutato come un passo storico sulla strada verso uno stato palestinese - per la prima volta, fu detto, i palestinesi avrebbero avuto accesso al mondo esterno liberi dal controllo israeliano.
Quindi, Israele come era ancora in grado di imporre un blocco soffocante sulla Striscia, la casa di circa 1,5 milioni di palestinesi, 80 % dei quali rifugiati? Dopo che le forze palestinesi aprirono il muro di confine il 23 gennaio, rompendo l'assedio, molti palestinesi biasimarono l’Egitto per non aver fatto lo stesso molto prima alleviando le sofferenze e le privazioni che avevano portato Gaza in quei giorni ad esaurire cibo e medicinali. L’Egitto comunque può essere stato complice ma non era il solo.
Era in primo luogo attraverso i buoni uffici dell'Unione Europea (UE), la quale aveva un ruolo formale nella gestione in valico di Rafah, che Israele poneva sempre un veto sull'apertura dell’attraversamento. In pratica, ogni qual volta Israele non lo voleva aperto, l'UE lo teneva compiacentemente chiuso.
Il valico di Rafah era aperto pressocché ogni giorno dal 25 novembre 2005 al 24 giugno 2006, sebbene non per 24 ore al giorno. Comunque, dopo il 24 giugno 2006, quando un soldato israeliano fu catturato dai palestinesi, l'UE, grazie all'insistenza di Israele, impedì l’apertura regolare per chiuderlo completamente dopo il 9 giugno 2007, dopo che Hamas prese il controllo di Gaza.
Il Quartetto del Medio Oriente
Il cosiddetto Quartetto del Medio Oriente (Stati Uniti, Unione Europea, Russia e Nazioni Unite) era il promotore dell'accordo, ed il Segretario di Stato USA Condoleeza Rice e Javier Solana (alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza comune) il 15 novembre 2005 erano a Gerusalemme per lanciarlo.
Rice disse che l’accordo “è stato studiato per dare al popolo palestinese libertà di movimento, di commercio, di vivere una vita normale”, aggiungendo che “per la prima volta dal 1967, i palestinesi Palestinians guadagneranno il controllo in entrata ed uscita dal loro territorio. Questo avverrà attraverso un valico internazionale a Rafah”.
Anche Solana salutò i concordati: “Questa è la prima volta che un confine è aperto e non controllato dagli israeliani... Così come potete immaginare, questo è un passo molto importante compiuto per la prima volta”.
Si potrebbe essere perdonati pensando che Stati Uniti ed EU avevano stabilito concordati per un confine tra Gaza e l'Egitto che “non era controllato dagli israeliani” e che da lì in poi Gaza non poteva essere strangolata da Israele.
UE parte terza
Ma la realtà era lontana dalle affermazioni di Rice e Solana. L'accordo non si preoccupava del traffico di beni commerciali attraverso Rafah verso Gaza, così non facilitò il commercio. Nonostante le cosmesi, il valico è sempre stato controllato dagli israeliani. Anche se Israele non ha personale, militare o di altra natura, fisicamente presente, è stato in grado chiudere il valico a proprio piacimento, proprio come lo può chiudere tra Gaza ed Israele stesso.
Questo è accaduto perché, secondo l’accordo, una parte terza deve avere la presenza di personale al passaggio di Rafah prima che sia permessa l’apertura. La terza parte è l'UE - e l’UE ha sempre rifiutato di equipaggiare il valico quando Israele non lo voleva aperto. In effetti, l'UE si è comportata come un mandatario per Israele.
L'accordo dà al personale UE presente al valico l'autorità “di assicurare che l’AP approvi tutte le norme e regolamentazioni applicabili concernenti il punto di valico di Rafah ed i termini di questo accordo” e nel caso di un mancato assenso “di ordinare il riesame ed un nuovo accertamento di ogni passeggero, bagaglio, veicolo o beni”.
Per questo scopo, l'UE stabilì il roboante EU Border Assistance Mission for the Rafah Crossing Point, (Missione UE di Assistenza di Confine per il Punto di Valico di Rafah) o EUBAM Rafah. Questa è una forza composta da meno di cento elementi, soprattutto poliziotti, cha hanno base ad Ashkelon in Israele.
Oltre agli osservatori UE, che sono fisicamente presenti al valico, le forze di sicurezza israeliane sono in grado di esaminare a distanza l'attività al punto di passaggio, tramite una TV a circuito chiuso e ad altri collegamenti, e può registrare i passaggi individuali. Gli osservatori israeliani sono collocati in Israele al valico con Gaza di Kerem Shalom, dove è localizzato un ufficio per le relazioni (tra Israele e AP). Uno dei doveri dell'UE, come terza parte dell'accordo, è “condurre” questo ufficio:
“Un ufficio per le relazioni, condotto dalla parte terza, riceverà video in tempo reale e dati sulle attività a Rafah e si riunirà regolarmente per vagliare la realizzazione di quest’accordo, risolverà ogni controversia sorta da esso, e porterà a termine gli altri compiti specificati in questo accordo”.
Il veto israeliano
Ridicolo come può sembrare, l'UE adotta l’idea che l'apertura del valico è una questione che può essere esaminata da rappresentanti israeliani nell'ufficio per le relazioni. E se questi non sono d’accordo con l’apertura, l'UE non invia i propri osservatori al valico, come richiesto per la sua apertura dai termini dell'accordo. Quindi, Israele possiede un veto sull'apertura del passaggio, anche se, secondo Rice e Solana, “non è controllato dagli israeliani”.
Ma sul sito di EUBAM, la risposta data alla domanda “Può l’EUBAM aprire il punto di passaggio?“ è:
“Il RCP [Rafah Crossing Point] può essere aperto solamente a seguito di un accordo tra le Parti. EUBAM non può da solo aprire il punto di passaggio”.
Ciò è chiaro come il sole: per l’UE, l'accordo dà ad Israele un veto sulla possibilità che il valico venga aperto. Non c'è nulla nell'accordo che garantisca tale interpretazione, ed è in netta contraddizione con le parole di Rice e Solana rispetto al fatto che il punto di passaggio non sarebbe controllato dagli israeliani.”
Ciò che è più rilevante, nell'opinione dell'UE, è che l'accordo fornisce ad Israele il diritto di chiudere il valico quando è aperto. Secondo una dichiarazione a mezzo stampa del 14 dicembre 2006, dopo che il valico aprì quel giorno, “il Governo di Israele aveva richiesto che il passaggio venisse chiuso a causa all'atteso arrivo del Primo Ministro Haniyeh, che a quanto riferito stava portando una grande somma di denaro”. Dopo consultazioni con Bruxelles, l'UE chiuse il valico.
Da quando il muro di confine Gaza-Egitto costruito dagli israeliani fu abbattuto, Israele, l'Autorità Palestinese di Mahmoud Abbas a Ramallah, l’Egitto e l’UE si sono incontrati per tentare di ripristinare le convenzioni dell'accordo. Hamas, escluso da queste riunioni, ha affermato che non permetterà un ritorno alla situazione di controllo de facto israeliano attraverso la “terza parte” mandataria e ha richiesto un ruolo nella gestione del passaggio.
Se Gaza nel futuro vorrà essere libera dallo strangolamento da parte di Israele, allora il veto israeliano sull’apertura del valico di Rafah dovrà cessare. In somma, il passaggio deve provvedere al traffico commerciale verso Gaza, cosa che non è garantita dall’accordo attuale.