www.resistenze.org - osservatorio - europa - politica e società - 21-02-17 - n. 621

Elezioni in Europa

Ástor García | unidadylucha.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

19/02/2017

In auge l'estrema destra?

Niente meno che sei eventi elettorali ordinari si suseguiranno in alcuni paesi dell'Unione Europea nel 2017. In concreto, in Germania ci saranno le elezioni presidenziali (febbraio) e federali (agosto-settembre), nei Paesi Bassi generali (marzo), in Francia presidenziali (aprile-maggio) e legislative (giugno) e nella Repubblica Ceca legislative (ottobre). Resta da vedere se a questi processi se ne aggiungerà qualche altro come conseguenza dell'instabilità di alcuni governi come quello italiano dopo il referendum, che ha portato alle dimissioni di Matteo Renzi nello scorso dicembre.

Una delle principali preoccupazioni dell'establishment politico e giornalistico si trova nella possibilità che in tali Elezioni, soprattutto in quelle legislative - ma anche nelle presidenziali francesi - possano prendere forza organizzazioni di estrema destra come il Fronte Nazionale francese, Alternativa per la Germania o gli olandesi del Partito per la Libertà, caratterizzati da un forte discorso xenofobo e razzista, patriottardo, protezionista e contrario all'UE, che contano secondo tutti i sondaggi di crescenti appoggi.

In linea con i risultati del referendum italiano, della Brexit o della vittoria di Donald Trump negli USA, si dimostra che una parte per nulla disprezzabile del malessere dei settori colpiti dalla crisi economica - e dall'estensione delle relazioni capitaliste in tutto il pianeta - viene capitalizzata da opzioni che non hanno nulla di rottura, ma che battono su un discorso formalmente contrario all'attuale stato delle cose nella politica europea e mondiale.

Noi comunisti - non solo in Spagna - dobbiamo domandarci come è potuto accadere che la maggior parte del discorso contro l'UE si stia basando su posizioni scioviniste e patriottarde e perché non siamo invece capaci di canalizzare il malcontento sociale verso posizioni rivoluzionarie.

E' certo che oggi sono messe in discussione, da una significativa parte della popolazione, le politiche di gestione del capitalismo, ma non il capitalismo in sé. La polarizzazione crescente sul piano economico - i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri - frutto della concentrazione e centralizzazione di capitale in sempre meno mani, ha come conseguenza pratica una proletarizzazione di ampi settori degli strati medi. Purtroppo, ha come risvolto concreto anche un predominio delle posizioni ideologiche piccolo-borghesi nella maggioranza operaia e popolare, disarmata culturalmente e ideologicamente grazie all'assenza - o al tradimento - di molti Partiti Comunisti e alla preferenza del patto sociale di molte delle principali organizzazioni sindacali.

In questo contesto, pertanto, non è strano constatare come questi Partiti di estrema destra comincino proprio ad essere in auge quando la socialdemocrazia - nuova e vecchia - torna a frustrare le aspettative di grandi settori della popolazione, non mettendo in dubbio, come le forze liberali e conservatrici, gli interessi del grande capitale. La virtù - se ne ha alcuna - di questa nuova estrema destra, è il riuscire a riorientare il malcontento popolare contro il grande capitale, in modo che non si ponga in discussione nessun fondamento del capitalismo, ma semplicemente una parte delle conseguenze del capitalismo nella sua fase imperialista. Allo stesso modo, i nuovi socialdemocratici sono incapaci di interpretare adeguatamente le leggi di sviluppo capitalista e sono altrettanto pericolosi, perché apertamente difendono le politiche contro la classe operaia e il popolo, la repressione e l'odio verso il diverso o lo straniero, ma per la difesa del "proprio" capitalismo, dei "propri" capitalisti.

L'avanzata delle forze di estrema destra, filo-fasciste o direttamente fasciste, deve esser causa di preoccupazione per le forze operaie e popolari. Ma la soluzione non passa dalla riedizione di formule come quelle del fronte popolare, che tornano a lasciare la speranza antifascista nelle mani della socialdemocrazia e dell'opportunismo. E' obbligatorio recuperare, il più brevemente possibile, la capacità esplicativa e organizzativa tra le masse, l'articolazione di una vera alternativa globale al capitalismo, ai suoi mostri e ai suoi chierichetti.


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