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- osservatorio - europa - politica e società - 13-06-17 - n. 635
Votare perché, votare per chi?
Tiziano Tussi
13/06/2017
Elezioni, votazioni, referendum, plebisciti. Si chiede al popolo di esprimersi. Ma attenzione, lo si chiede veramente? Vediamo un poco le storture più evidenti attualmente attive ed i risultati a cui gli elettori, sempre meno per la verità, si adattano.
In Inghilterra il Partito Conservatore ha distanziato i laburisti di circa il 2,5%. In seggi di ben 57 unità. Vi sono partiti che hanno percentuali minime e prendono gli stessi seggi di altri con percentuali ben più sostanziose. Il partito alleato ora a quello conservatore, il DUP, Unionisti irlandesi, ha gli stessi seggi, più o meno, del Partito Liberale democratico che ha una percentuale di voti otto volte maggiore, il 7,36 contro lo 0,91. Ma anche il Partito scozzese, SNP, che ha una percentuale di voti metà di quello libdem, 3,04%, ha il triplo dei seggi dell'altro, 35. Sistema quindi che non ha mai visto l'alba di una partecipazione e risoluzione realmente corrispondente tra voti e seggi in relazione ai voti. Ma perbacco, l'Inghilterra è la patria della democrazia, dalla Magna Charta del 1215.
Andiamo in Francia. Macron ed il suo successo. Con circa il 30% dei voti ha la stragrande maggioranza dei seggi alla Camera dei deputati al Parlamento. Il piccolo particolare è che ha votato solo il 50% degli aventi diritto e che al ballottaggio, tra pochi giorni, andranno ancora meno. I risultati finali sono quindi riferibili ad una quantità minoritaria dei francesi maggiorenni. Ma tant'è. Tutti i giornali e le reti televisive, hanno esaltato il ciclone Macron. Ciclone che evidentemente, in realtà, è un venticello a livello sociale reale. Anche ipotizzando il 30% circa dei voti su una metà, per ora, dell'elettorato, si arriva al 15% degli aventi diritto. Non certo un granché. Anche qui la distanza da una democrazia, anche solo formale, è veramente grande.
Ora veniamo all'Italia. Urne appena chiuse in vista di ballottaggi tra due settimane circa. La percentuale dei votanti si è ulteriormente abbassata. In queste elezioni il 10% di coloro che avevano votato nella passata edizione non lo hanno più fatto: dal 66 al 60%. E naturalmente ai ballottaggi vi sarà un'ulteriore e pesante riduzione dell'affluenza. Di solito al secondo turno si arriva al 40% circa. I grandi partiti, che evidentemente dovrebbero tarare al ribasso del 40% i propri voti, fanno calcoli e calcolini per le future alleanze. Uno dei risultati acquisiti di queste elezioni amministrative parziali è che si è ritornati alla staticità di voto, centro destra e centro sinistra, anche se sarebbe più veritiero togliere l'aggettivazione identitaria. Poche alternative reali. In Italia, come negli altri due Paesi, al massimo ci si spinge a parlare, ho scritto parlare, di più o di meno, di poveri e derelitti. Salvo poi permettere al gioco capitalistico di continuare così. Appunto in modo tale da produrre sempre più poveri e derelitti.
È chiaro che in queste situazioni appare tutto un grande gioco delle parti. Appare scontato anche dire così. È evidente, chiaro e distinto, che si sia impigliati in una ragnatela inestricabile dove ogni analisi sul livello politico, staccata dalla realtà, lascia il tempo che trova. Ed è un tempo di sfruttamento per un profitto sempre più alto, per aziende, banche, classe burocratica ed attività lucrative a diversa natura, anche criminale.
Le voci degli oppositori al sistema di sfruttamento capitalistico si fermano di solito alla pars destruens. Chi ha a cuore la decenza umana di solito si sbraccia per criticare questo capitalismo per ...per… per non si sa cosa. Certo vi sono margini di modernizzazione nei capitalismi arretrati, di cui quello italiano, fa parte, ma già questa velocizzazione vi aveva pensato Mussolini ed il fascismo. L'evidenza è che a questo sistema non si pensa di sostituire, proponendolo, altro.
Ed ecco che le elezioni sono lo specchio di questa impasse, di questo cul de sac, di una impossibilità di uscita reale ed alternativa dal sistema di sfruttamento dell'uomo sull'uomo. L'unica che avrebbe senso, per coloro a cui non piace, politicamente, questo sistema. Ma perché non dire chiaramente? Ed allora viva i 5 stelle, e dopo pochi anni, abbasso i 5 stelle; viva la Lega e poi abbasso la Lega. Lasciamo sullo sfondo esempi lontani nel tempo. La destra sociale, sempre poca cosa, la sinistra, però non comunista - Bersani lo dice sempre - che prova a sperimentare l'impossibile e poi a sparire.
Insomma un grande valzer, una calcinculo che non va da nessuna parte, ma che può girare velocemente, per nulla, al fine. Votare perché, votare per chi?
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