L'Unione europea non è riformabile se non si elimina la causa per cui è stata creata
Si avvicina la scadenza per la presentazione delle liste alle elezioni europee e tutte le forze che intendono partecipare sono in grande agitazione, cercano alleanze in campo europeo e non solo. A destra si va dai cosiddetti sovranisti (nazionalisti, fascisti e razzisti) Lega e Fratelli d'Italia - reduci da viaggi negli Usa per ottenere riconoscimenti e appoggi da Trump - impegnati a creare un cartello con tutte quelle forze reazionarie europee, dall'ungherese Orban alla francese Le Pen, che vogliono le frontiere chiuse in difesa di una Europa dei "bianchi" contro "l'invasione" di neri, arabi e musulmani. Altre forze di destra come Forza Italia si rifanno al partito popolare europeo che ha avuto come massima espressione la Merkel e vede in Tajani - ex-monarchico, presidente del Parlamento europeo - il massimo dirigente, naturalmente dopo il capo-padrone e suo Re Berlusconi.
Il Movimento 5 stelle, è ammansito alla prova del governo, dopo i vaffa e gli urli contro l'Europa, cerca alleanze con frange populiste, di ispirazione liberale e/o estrema destra sparse in diversi paesi che si dichiarano nè di destra nè di sinistra al fine di riuscire a creare un gruppo parlamentare europeo con cui aumentare il proprio peso politico.
Per portare avanti "l'idea di una Europa diversa" i pentastellati vanno dai polacchi Kukiz 15, contrari all'aborto e all'adozione dei bambini da parte delle coppie gay e fiancheggiatori del Movimento nazionale di ispirazione neo-nazista, ai Croati di Zivi Zid, ai liberali finlandesi di Liike Nytal, al partito greco dell'agricoltura e dell'allevamento Akkel. Il M5S è pronto a rifare nella campagna elettorale europea quello che hanno fatto il 4 marzo alle politiche: promettere e non mantenere ed essere sponda in Europa per le altre formazioni di destra, come hanno fatto con la Lega di Salvini.
Le elezioni europee si svolgono con il sistema proporzionale e quindi ogni partito o movimento ha interesse a partecipare in prima persona, ma le regole elettorali impongono la raccolta di almeno 180.000 firme ad ogni forza che non possa usufruire di quei simboli che abbiano già partecipato alle elezioni ed eletto dei parlamentari.
La politica la fanno le regole elettorali e non le idee, si deve fare i conti con la realtà: trovare simboli che permettano di saltare le firme e partecipare al voto senza rischiare di perdere troppo la faccia.
Da ciò derivano le varie manovre cui assistiamo, con disgusto, sul gioco delle tre carte che i vari partiti stanno facendo per camuffarsi nel tentativo di fare dimenticare le loro malefatte e di convincere gli elettori a votare. In primo luogo il PD che, pur avendo un simbolo riconosciuto cerca di coinvolgere altre forze - pronto anche a rinunciare al proprio simbolo - per tentare di risalire la china elettorale che lo ha visto perdere consensi ad ogni tornata elettorale sia politica che amministrativa. Il PD si ripropone come forza europeista centrista capace di governare e di rappresentare e garantire il grande capitale in alternativa al partito popolare europeo. L'ultimo acquisto, Calenda, con un appello - che tutti i candidati alla segreteria prima delle primarie hanno firmato - propone un listone europeista e liberista che vada da Monti a Bonino, allargato ad esponenti di centro destra. Zingaretti - che appena vinte le primarie, si defila da Calenda e cerca una proposta un pochino "più a sinistra" di quella precedente, ma non troppo tanto che si precipita subito a Torino per sostenere il TAV - apre ad un'alleanza che, oltre al PD, raccolga sempre Bonino, i Verdi, una parte di LEU e qualche componente di Sinistra Italiana.
Ma anche i Verdi hanno un simbolo riconosciuto che evita la raccolta delle firme e possono giocarsi un ruolo da protagonisti vista la loro scomparsa dallo scenario della politica. Probabili alleati sono il sindaco di Parma, Pizzarotti proprio quello che, appena eletto, con la prima valutazione costi-benefici diede il via all'inceneritore nella sua città, e con loro potrebbero andare anche settori di LEU e Diem25, l'organizzazione italiana di Varoufakis.
Infine Rifondazione comunista che, essendo titolare del simbolo Sinistra Europea, eviterebbe la raccolta delle firme. La sua proposta è sballottata tra quella avanzata dal sindaco di Napoli di coalizione, attraverso DemA (il partito-movimento di De Magistris), con Sinistra Italiana, Possibile, Diem 25 e altre formazioni minori, e una possibile apertura a Potere al Popolo.
Scomposizione e ricomposizione sono in continuo movimento in tutti i raggruppamenti alla ricerca delle poltrone perdute. Alcune delle forze partecipano a più tavoli pur di essere presenti in qualche lista e questo potrà produrre sorprese finali ed improbabili quanto "strane" combinazioni e alleanze.
I partiti possono camuffarsi come vogliono, ma la partecipazione alle votazioni sempre più bassa, come si registra in quelle amministrative, fa ben sperare sulla (in)capacità delle forze borghesi di esercitare la loro influenza, anche se questa astensione non corrisponde ancora ad una presa di coscienza della necessità della lotta di classe organizzata e di massa.
Non partecipare alle votazioni vuol dire non credere alle promesse, non stare con nessuno degli sfruttatori, delle multinazionali, delle banche che spadroneggiano, delle polizie e degli eserciti della piramide imperialista.
Tutti i partiti in corsa, sia di destra che di "sinistra", sono per un'Europa diversa, ma tutti ci sguazzano e la difendono anche perché garantisce una buona fonte di introiti. Ribadiamo che l'Unione Europea è un insieme di Stati imperialisti in continua concorrenza tra di loro per garantirsi l'egemonia nella lotta contro altri imperialismi e contro la propria classe lavoratrice. L'Unione europea non è riformabile se non si elimina la causa per cui è stata creata cioè lo sviluppo del capitalismo in polo imperialista europeo. Chi nega questo e vuole riformare l'Unione europea è un capitalista o un suo sostenitore oppure un traditore degli interessi dei proletari.
Quello che manca in tutti partiti interessati alla campagna elettorale in Europa è il proletariato, i suoi interessi di classe strategici ovvero la necessità dell'abbattimento del capitalismo e dell'imperialismo europeo e mondiale, la necessità di eliminare la proprietà privata dei mezzi di produzione attraverso una rivoluzione proletaria che sappia unire i popoli sulla base dei propri interessi di classe contrapposti a quelli della borghesia.
*) Articolo pubblicato su Nuova Unità n. 2/2019 Segnaliamo alcuni articoli:
Intervista con il gilet giallo Samuel l'operaio, che il 7 novembre scorso ha contestato pubblicamente il Presidente francese Macron in visita alla fabbrica dove lavora, pagina 2
Grandi manovre per sostenere il polo imperialista europeo. L'Unione europea non è riformabile se non si elimina la causa per cui è stata creata, pagina 3
Autonomia regionale differenziata o secessione? pagina 3
25 APRILE: Lottare contro le basi materiali, economiche e sociali del fascismo che ci sono ancora, pagina 4
Il PRIMO MAGGIO e le battaglie operaie per l'emancipazione, pagina 5
I comunisti britannici: Politica di identità o politica di classe? pagina 6
Pianeta verde? Si, ma… pagina 7
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