www.resistenze.org - osservatorio - europa - politica e società - 02-03-20 - n. 740

Rapporti trapelati mostrano come le polizie dell'UE stiano pianificando una rete pan-europea di database per il riconoscimento facciale

Zach Campbell, Chris Jones | theintercept.com - odiario.info
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

21/02/2020

Un investigatore di polizia in Spagna sta cercando di risolvere un crimine, ma ha solo un'immagine del volto di un sospetto, catturata da una telecamera di sicurezza nelle vicinanze. La polizia europea ha da tempo accesso al database di impronte digitali e DNA nei 27 paesi dell'Unione europea e, in alcuni casi, negli Stati Uniti. Ma presto questo investigatore sarà anche in grado di cercare in una rete poliziesca di banche dati di volti, che copre l'intera Europa e gli Stati Uniti.

Secondo quanto trapelato da documenti interni all'Unione europea, l'UE sarà presto in grado di creare una rete di banche dati delle polizie nazionali per il riconoscimento facciale. Un rapporto preparato dalle forze di polizia nazionali di 10 stati membri dell'UE, guidati dall'Austria, chiede l'approvazione della legislazione UE per introdurre e interconnettere queste banche dati in tutti gli stati membri. Il report, che The Intercept ha ottenuto da un funzionario europeo interessato allo sviluppo di tale rete, è circolato nell'UE e tra le autorità nazionali nel novembre 2019. Se i precedenti accordi di condivisione dei dati sono una guida, è probabile che la nuova rete di riconoscimento facciale sia collegata a database simili negli Stati Uniti, creando ciò che i ricercatori sulla privacy chiamano un massiccio consolidamento transatlantico di dati biometrici.

Il rapporto è stato prodotto nell'ambito delle discussioni sull'espansione del sistema Prüm, un'iniziativa in tutta l'UE che collega database di DNA, impronte digitali e immatricolazione dei veicoli per la mutua ricerca. Un sistema simile esiste tra gli Stati Uniti e tutti i paesi che fanno parte del Visa Waiver Program, che comprende la maggior parte dei paesi dell'UE. Gli accordi bilaterali consentono alle agenzie statunitensi ed europee di accedere reciprocamente ai database delle impronte digitali e del DNA.

Sebbene la nuova legislazione che segue la raccomandazione della relazione non sia ancora all'ordine del giorno, sono in corso i lavori preparatori. Le informazioni fornite dalla Commissione europea al Parlamento europeo lo scorso novembre mostrano che quasi 700.000 euro (circa 750.000 dollari) sono stati assegnati a uno studio della società di consulenza Deloitte su possibili modifiche al sistema Prüm, con parte del lavoro finalizzato alla tecnologia di riconoscimento facciale. La Commissione europea ha anche pagato, autonomamente, 500.000 euro a un consorzio di agenzie pubbliche guidate dall'Istituto estone di scienze forensi per "mappare la situazione attuale del riconoscimento facciale nelle indagini penali in tutti gli Stati membri dell'UE", con l'obiettivo di andare avanti "verso un possibile scambio di dati facciali", secondo una presentazione del progetto inviata ai rappresentanti nazionali a Bruxelles.

"Questo è preoccupante a livello nazionale ed europeo, principalmente perché alcuni paesi dell'UE tendono verso governi più autoritari", ha affermato Edin Omanovic, direttore della difesa di Privacy International. Omanovic teme che una banca dati paneuropea di dati facciali venga utilizzata per la "sorveglianza a scopi politici" e non solo per il normale lavoro di polizia. La possibilità di una sorveglianza diffusa, ingiustificata o illegale è una delle molte critiche alla tecnologia di riconoscimento facciale. Un'altra è che è notoriamente inaccurata, specialmente per le persone di colore.

"Senza trasparenza e garanzie legali affinché la tecnologia di riconoscimento facciale sia lecita", ha dichiarato Omanovic, "su di essa dovrebbe esserci una moratoria".

L'UE ha compiuto passi importanti per collegare una serie di database su migrazione e sicurezza negli ultimi anni. La nuova legislazione approvata ad aprile ne ha istituito uno che conterrà le impronte digitali, le immagini facciali e altri dati personali di un massimo di 300 milioni di cittadini extra UE, unendo i dati di cinque sistemi separati. Secondo il rapporto di 10 forze di polizia, i consulenti di Deloitte hanno proposto di fare lo stesso con le immagini facciali della polizia, ma l'idea ha incontrato un'unanime opposizione da parte degli agenti delle forze di sicurezza.

Tuttavia, la relazione raccomanda di collegare tutte le banche dati facciali di tutti gli Stati membri dell'UE, che sembrerebbero avere lo stesso effetto pratico. In un altro rapporto interno della polizia dell'UE - questo proveniente da un gruppo di lavoro su Prüm che ha analizzato lo scambio dati delle patenti di guida - la polizia osserva che "una rete di registri nazionali interconnessi può essere considerata un registro europeo virtuale".

Per la polizia, i vantaggi dei database interconnessi di riconoscimento facciale sono chiari. Il rapporto guidato dall'Austria vede la tecnologia come uno strumento biometrico "altamente appropriato" per identificare i sospetti sconosciuti e suggerisce che i database vengano creati e collegati "il più rapidamente possibile". Riconosce inoltre la necessità di salvaguardare la protezione dei dati, come la verifica umana di eventuali meccanismi automatizzati, ma gli esperti sulla privacy sostengono che la creazione di ogni simile sistema è il primo passo verso una maggiore condivisione e collegamento dei dati laddove tali controlli siano inadeguati.

Le mosse europee per consolidare i dati sul riconoscimento facciale della polizia assomigliano a sforzi simili negli Stati Uniti, ha affermato Neema Singh Guliani, consulente legislativo senior della Unione America per le Libertà Civili (ACLU). Molti corpi di polizia statunitensi si esercitano in "centri di fusione", dove sono co-localizzati e in grado di condividere dati. Se si dispone di un contratto di condivisione di informazioni con l'FBI o il Dipartimento per la sicurezza nazionale, ha affermato Guliani, "esiste il rischio che le informazioni possano essere condivise funzionalmente con livelli aggiuntivi delle forze di sicurezza statunitensi".

"Questo solleva molte domande", ha aggiunto. "In che modo la polizia utilizza il riconoscimento facciale e raccoglie immagini, come pure, negli Stati Uniti, riguardo la dovuta legalità e l'espressione del Primo emendamento. Date le relazioni esistenti di condivisione delle informazioni, è molto probabile che gli Stati Uniti vorranno accedere a tali informazioni".

Già nel 2004, l'ambasciata degli Stati Uniti a Bruxelles ha richiesto una relazione con l'UE che avrebbe consentito "scambi prolungati e condivisione di tutte le forme di dati, compresi i dati personali". Negli ultimi anni, gli sforzi per raggiungere questo obiettivo si sono intensificati. Secondo un rapporto del Government Accountability Office, nel 2015 il Dipartimento per la sicurezza nazionale ha iniziato a chiedere l'attuazione degli accordi di condivisione dei dati richiesti dai paesi del programma Visa Waiver. Ciò includeva l'FBI, che assiste altri Stati nella creazione delle reti di computer necessarie.

L'Austria, ad esempio, ha iniziato a confrontare le impronte digitali con i database criminali dell'FBI nell'ottobre 2017, ha spiegato Reinhard Schmid, un alto funzionario del servizio di intelligence criminale austriaco. Da allora, le impronte di circa 12.000 persone sono state sottoposte a controlli incrociati, portando a 150 abbinamenti. "Circa 20 di quelli identificati erano sotto inchiesta e sospettati di appartenere a organizzazioni terroristiche", mentre in 56 casi le persone avevano tentato di usare una falsa identità, ha affermato Schmid.

"Qui la loro logica è: 'Quando ho un crimine grave e voglio confrontare la foto di qualcuno su un database, perché non dovrei averlo?'", ha detto Guliani. Tuttavia, ha aggiunto, le implicazioni sulla privacy sono enormi. "Una volta che hai accesso, alla fine puoi identificare quasi chiunque, ovunque".

Il rapporto delle 10 forze di polizia invita Europol, l'agenzia UE per la condivisione di informazioni e investigazioni della polizia, a svolgere un ruolo nello scambio di riconoscimento facciale e altri dati biometrici con paesi terzi. Ciò fa eco alle raccomandazioni degli stessi governi europei: una dichiarazione del luglio 2018 invitava la Commissione a considerare "l'estensione del campo di applicazione" della rete Prüm e l'Europol ad assumere la guida nella condivisione dei dati con i paesi terzi.

L'FBI e l'Europol non hanno risposto alle domande sugli accordi di condivisione dei dati UE e Stati Uniti. Un portavoce della Commissione europea ha riconosciuto la prospettiva di aggiungere i dati di riconoscimento facciale alla rete Prüm, ma ha rifiutato di entrare in ulteriori dettagli.


Resistenze.org     
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.