www.resistenze.org - osservatorio - genere resistente - 30-11-13 - n. 477

Cosa differenzia il femminismo di classe dal femminismo borghese

Clarisa Urbàn | tintaroja.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

30/11/2013

La questione della donna nella società attuale è generata dalla contraddizione tra il ruolo femminile nella produzione e la discriminazione sofferta nella società, nella famiglia e nello Stato. Da un lato, il capitalismo necessita della crescente incorporazione nel lavoro delle operaie, a causa della necessità dell'aumento della manodopera. Soffriamo una situazione di speciale sfruttamento, con salari inferiori rispetto all'insieme della nostra classe e l'impossibilità dell'accesso agli stessi posti di lavoro. D'altro lato, il ruolo di madre e di domestica della casa, la discriminazione nella sfera politica o gli atteggiamenti sessisti e vessatori, sono solo alcuni degli esempi con i quali devono scontrarsi le proletarie nella loro quotidianità.

Dobbiamo intendere la nascita dei primi movimenti delle donne prima del 1789, come frutto dell'aumento delle donne del popolo nella produzione e non per opera del femminismo borghese. Erroneamente gli studi borghesi tentano di dimostrare la proliferazione dei primi movimenti femministi grazie alle rivendicazioni di donne potenti come Abigail Smith Adams, seconda first lady degli Stati Uniti o la famosa Olympe de Gouges, fautrice della "Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina". Esse realmente non seppero avvicinare le loro rivendicazioni alle lavoratrici, né legare queste alla lotta del proletariato, cercando di equiparare solo i loro privilegi a quelli posseduti dagli uomini capitalisti.

Questo femminismo borghese, la cui lotta principale è per l'uguaglianza dei diritti politici e la possibilità di accesso al lavoro per le donne, ritiene di aver ottenuto soddisfazione alle sue rivendicazioni, da parte di alcuni paesi capitalisti. Così la donna ha il diritto di votare, di partecipare alla sfera pubblica, di una libertà teorica di accesso a tutti i lavori e professioni, a ricevere assistenza per la maternità, tutte concessioni che partono in realtà dal rispetto che hanno raggiunto le lavoratrici diventando forza lavoro fondamentale per la società e che, inoltre, non hanno ottenuto l'eliminazione della questione della donna. Le operaie sono relegate al ruolo di domestiche della casa e soffrono di una situazione lavorativa più complicata rispetto ai loro compagni proletari, riflettendo così nella pratica che le rivendicazioni del femminismo borghese non liberano l'insieme delle lavoratrici e stabilendo come necessaria l'emancipazione della classe proletaria nel suo complesso.

Inoltre, gli studi borghesi centrati sul femminismo pongono la loro attenzione sulla questione della superiorità di un sesso rispetto ad un altro, sulla negazione delle differenze biologiche o sull'abolizione del genere. Come comuniste non ci deve spaventare il riconoscere le specificità di ciascun sesso, accettando che dietro la questione della donna si nascondono fattori economici di primaria importanza a fronte delle caratteristiche biologiche distintive. Questo ci permette l'identificazione di una doppia funzione sociale della donna lavoratrice, la funzione produttiva e la funzione riproduttiva, che deve essere riconosciuta e considerata come una situazione propria delle lavoratrici, fornendo loro una protezione speciale.

Sono molte le lotte che sono state organizzate intorno al femminismo di classe, voci che si levano per reclamare la necessità dell'organizzazione delle lavoratrici, riconoscendo il capitale ed il patriarcato come fonte della loro oppressione. Un esempio è stato il "Movimento delle Donne Comuniste", fondato nel 1921, da cui inizia la formazione di commissioni delle donne nei partiti, un progetto che prevedeva la presenza di comuniste come la celebre Clara Zetkin.

Per tutto questo e intendendo il femminismo di classe come parte organica integrante del resto del movimento operaio, dalla cui vittoria dipenderà l'emancipazione della donna, delle operaie, delle figlie della classe lavoratrice, delle militanti comuniste, siamo chiamate ad essere avanguardia nella lotta per il femminismo proletario. E' nostro dovere organizzarci, combattendo fianco a fianco con gli altri lavoratori per l'emancipazione della nostra classe, imparando a combattere contro il femminismo borghese, denunciando che questo mai potrà conquistare la vera emancipazione della donna, considerando come imprescindibile la nostra posizione nell'avanguardia della lotta per un femminismo di classe


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