A nome del Partito Comunista in Italia, ringrazio il nostro Partito fratello KKE per l'invito a partecipare a questo seminario.
Care compagne e cari compagni,
in Italia la sinistra riformista, e sempre più opportunista, ancora oggi ama ripetere che molte conquiste sociali nel nostro paese, come il diritto ai servizi educativi pubblici, il nuovo diritto di famiglia, il divorzio, siano frutto delle battaglie delle donne.
Noi donne comuniste invece non ci stanchiamo di ribadire che le conquiste ottenute in un paese a capitalismo avanzato sono state il frutto delle lotte della classe operaia, delle lavoratrici e dei lavoratori salariati, ponendo al centro la questione della contrapposizione e della lotta di classe e non la questione della differenza di genere. Di questo abbiamo dimostrazione storica dal fatto che, in questa fase di recesso delle lotte operaie, le conquiste sociali delle donne, così come di tutta la società, vanno indietro insieme ai diritti dei lavoratori. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti: le controriforme nel sistema pensionistico, scolastico, sanitario hanno colpito tutti i lavoratori, ma in particolar modo le donne. Esse hanno visto allontanarsi il momento della pensione ancor di più di quanto non sia accaduto agli uomini; sono state sottoposte alla deportazione di massa imposta dalla "buona scuola" di Renzi che ha significato lo smembramento di migliaia di famiglie; subiscono un quasi azzeramento del loro diritto a una procreazione consapevole a causa di leggi che riducono di fatto la possibilità di abortire solo in strutture private a pagamento. E gli esempi potrebbero continuare.
Per quanto riguarda gli aspetti più propriamente economici, possiamo dire che, se all'inizio di questo ciclo di crisi strutturale del sistema capitalista in Italia si poteva pensare che le espulsioni dai luoghi di produzione e di lavoro avrebbero coinvolto maggiormente le donne, ricacciandole nei luoghi di cura domestica e sussidiaria di una sicurezza sociale in fase di disgregazione, oggi invece assistiamo al fenomeno registrato dagli istituti di statistica nazionali (dati ISTAT) per cui, mentre nel nord e centro Italia l'occupazione maschile progressivamente diminuisce (circa di 2 punti percentuali dal 2004 al 2016), l'occupazione femminile è in lieve aumento (circa della stessa percentuale). Discorso particolare va fatto per il sud Italia, ove l'occupazione maschile è in caduta libera (passando negli stessi anni dal 62 al 54 percento), mentre quella femminile resta bassissima ma stagnante (intorno al 30 percento).
Questi dati vanno incrociati con un altro significativo indicatore: il livello di studio.
In Italia il salario medio di una lavoratrice, con titolo di studio inferiore, è pari al 64% di quello di un lavoratore maschio con equivalente grado di istruzione. Questo divario diminuisce per le lavoratrici con titolo di studio superiore, che percepiscono il 72% del salario di un lavoratore maschio, ma il divario torna a essere molto alto per le laureate, che percepiscono il 66% del salario dei laureati maschi (dati OECD). Questo divario, pur se in percentuali diverse, esiste anche in altri paesi (es. Grecia, Germania…) anche se non siamo in possesso di un'attenta analisi di quanto questi dati si intersechino con le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici immigrate, che certamente costituiscono sempre più una variabile importantissima.
Il risultato incrociato di questi dati offre la seguente situazione: 1) diminuzione dell'occupazione e sostituzione con forza lavoro meno pagata, come quella femminile; 2) ulteriore desertificazione produttiva del Mezzogiorno d'Italia.
Per noi donne comuniste questi dati confermano la centralità della contraddizione capitale-lavoro nel trattare la questione della donna nel mondo del lavoro.
Per queste e da queste ragioni, quindi, si sviluppa il nostro lavoro politico all'interno della specificità di genere: l'importanza, come comuniste, di favorire, promuovere, organizzare un forte movimento di classe partendo dalla specificità delle condizioni delle donne proletarie.
Oggi in Italia, noi comuniste diamo tutte le nostre energie teoriche e pratiche nella costruzione di un fronte sindacale di classe che sappia muoversi su di un terreno rivendicativo economico e che nel contempo possa essere e costituire un aiuto indispensabile alla costruzione di una coscienza collettiva di classe al fine di mettere in atto un'azione organizzata di difesa e di contrattacco all'aggressione del sistema capitalista monopolista.
Un fronte di classe dove si ricompongono le differenze di genere e diventano contributi indispensabili nell'azione di lotta.
Come comuniste dobbiamo, quindi, contrastare le campagne distorsive e fuorvianti di carattere interclassista che pongono unicamente l'accento sui diritti individuali delle donne, tesi ad oscurare il carattere di classe che i dati sulle condizioni di lavoro e di vita ci rimandano.
I governi e la maggioranza dei media italiani, espressioni degli interessi del grande capitale monopolistico, hanno maggior interesse nel dare risalto ai singoli episodi di violenza sulle donne o fasce deboli (episodi che comunque noi da sempre condanniamo), che non alla quotidiana violenza di classe esercitata dal capitale sulla vita delle donne, come degli uomini, proletari attraverso le condizioni di sfruttamento selvaggio.
Con altrettanta determinazione noi comuniste ci impegniamo a contrastare derive proto o tardo femministe tese, per dare una definizione sommaria, unicamente a dare un'interpretazione sessista della società e di conseguenza interclassista, che non mette in discussione il sistema economico dominante.
Una delle conseguenze di queste teorie è stata la costituzione di quote rosa o femminili nelle istituzioni elettive borghesi: consideriamo questa pratica umiliante per le donne in primis. Il risultato di queste false battaglie, sia col berlusconismo prima che col renzismo oggi, è stato il proliferare di una leva di personaggi politici femminili all'interno dei partiti borghesi che presentano un'immagine di donna funzionale allo stereotipo di donna di successo, ma in realtà completamente subordinato al sistema politico imposto e diretto dal potere monopolistico, lontanissimo dalle condizioni e dagli interessi in cui la stragrande maggioranza delle donne lavoratrici si dibatte nella nostra società.
Le donne comuniste danno il loro contributo insieme agli uomini nella lotta di classe ed unicamente per questo, insieme a loro, devono essere valorizzate.
Le comuniste ancora oggi sviluppano il pensiero, a partire da Engels, Zetkin, Kollontaj, che la questione femminile, di cui non si nega la specificità e che rappresenta costantemente la doppia funzione di sfruttamento (sfruttamento di classe ed asservimento patriarcale), deve essere necessariamente ricondotta alla lotta del proletariato contro il capitale.
Per tutte le comuniste dovrebbe essere, come apparve subito chiaro a Marx ed Engels, che le conquiste legali di uguaglianza formale tra uomini e donne non cambiano nella sostanza le condizioni materiali di subordinazione delle donne, esattamente come accade per le conquiste tra proletari e capitalisti.
Marx ci insegna che ciò che caratterizza il capitale è l'appropriazione privata ed il controllo sul plusvalore e che a partire dalla fase di transizione dal capitalismo al socialismo sarà possibile far coincidere la giornata lavorativa con il lavoro necessario. Il comunismo e la precedente fase di transizione saranno caratterizzati, quindi, non solo dalla riduzione dell'orario di lavoro, destinato a consentire il libero sviluppo delle attitudini intellettuali e sociali di tutti gli individui, uomini e donne, ma anche l'utilizzo collettivo e sociale del pluslavoro.
Engels afferma che "La posizione degli uomini in caso subirà un grande cambiamento. Ma anche quella delle donne, di tutte le donne, subirà un notevole cambiamento. Col passaggio dei mezzi di produzione in proprietà comune, la famiglia singola cessa di essere l'unità economica della società".
Lenin ci rammenta "Come crescerà questa generazione di donne e di uomini? Non certo rinviando «la rivoluzione fino al giorno in cui gli uomini saranno cambiati», quanto piuttosto subordinandosi all'avanguardia armata di tutti gli sfruttati e di tutti i lavoratori, il proletariato!"
Le proletarie, il proletariato, organizzandosi nel movimento internazionale dei lavoratori e delle lavoratrici, spezza il giogo dello sfruttamento capitalistico e pone le basi per la realizzazione della società socialista, senza sfruttamento dell'uomo sull'uomo né subordinazione della donna all'uomo. Ricordiamo che solo nel sistema che è stato attuato nei paesi socialisti sono state poste le basi per il superamento di millenni di oppressione e la donna ha trovato una vera eguaglianza e sostegno sociale nell'istruzione, nella cura familiare e sanitaria, nella vita politica.
Oggi, a più di 100 anni dalla lotta delle operaie di New York, con lo sviluppo della scienza e della tecnologia e dei mezzi di produzione, le donne lavoratrici sono più istruite, specializzate e competenti e possono mettere a disposizione nuove energie alla partecipazione di massa ed al lavoro sociale e dare il proprio inestimabile contributo alla costruzione della nuova società di liberi ed eguali.
Tuttavia, la possibilità di soddisfare i bisogni sociali trova un ostacolo insormontabile nella proprietà privata dei mezzi di produzione e nel profitto capitalista.
La socializzazione dei mezzi di produzione con pianificazione centralizzata e controllo operaio, l'uscita dalla UE e dalle altre organizzazioni internazionali imperialiste, libererà queste enormi potenzialità a favore di un reale benessere delle masse popolari, donne e uomini.
Nella società socialista, dove l'economia ed il potere saranno nelle mani della classe operaia e di tutto il popolo, punto centrale di riferimento sarà la soddisfazione dei bisogni sociali attuali, ove le donne insieme agli uomini otterranno alti servizi sociali di qualità e gratuiti.
Il socialismo, il cambio della classe sociale al potere, la socializzazione dei mezzi di produzione restano questioni centrali per l'attiva partecipazione delle donne al controllo operaio popolare e per il consolidamento e perfezionamento del potere proletario.
Questa è la base per l'annientamento delle concezioni e dei comportamenti conservatori, anacronistici e reazionari contro le donne e per la piena e completa uguaglianza ed emancipazione femminile.
La lotta sociale, politica e di classe del movimento femminile, la sua partecipazione di massa darà un enorme contributo alla grande battaglia contro la barbarie capitalista, per il futuro luminoso della società socialista-comunista, per il potere rivoluzionario della classe operaia e dei suoi alleati.
* Partito Comunista [it]
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.
Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.