www.resistenze.org - osservatorio - genere resistente - 01-03-18 - n. 664

Intervista a Marina Quintillán, Segretaria del Dipartimento per la liberazione della Donna del PCPE

Partito Comunista dei Popoli di Spagna (PCPE) | partido-comunista.es
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

14/02/2018

"Pensare che sia possibile raggiungere l'uguaglianza tra le persone in un sistema basato essenzialmente sulla disuguaglianza è un'utopia pericolosa"

Marina Quintillán è la segretaria del Dipartimento per la liberazione della Donna del Comitato Centrale del PCPE. Abbiamo parlato con lei della situazione della lotta per i diritti della donna lavoratrice, dell'8 marzo e di come il PCPE si concentra su questa lotta.

Nuevo Rumbo: Dopo il recente XI Congresso del PCPE, puoi parlarci delle analisi che il Partito svolge relativamente alla situazione delle donne lavoratrici?

Marina Quintillán: L'11° Congresso è servito, tra le altre cose, a chiarire il modo con cui noi comunisti intendiamo la lotta delle donne lavoratrici nel contesto oggettivo in cui essa è inserita, nel quadro della lotta di classe dalla quale è parte inseparabile.

Sotto il capitalismo, le donne entrano nel mondo del lavoro in condizioni di sussidiarietà e di sovrasfruttamento, il che si traduce in discriminazione salariale e lavorativa e in persecuzione e molestie da parte dei padroni. L'altro ruolo che è assegnato alle donne lavoratrici, quello del ruolo riproduttivo della forza lavoro nello spazio domestico, limita le nostre possibilità di piena integrazione nel mondo del lavoro a parità di condizioni.

Il ruolo che abbiamo attribuito alle donne lavoratrici è frutto di tutti gli abusi e violenze che subiamo sul lavoro, ma anche nel resto della vita sociale, per le strade e a casa.

NR: C'è quindi piena eguaglianza nel capitalismo?

MQ: No, bisogna dirlo chiaramente. Pensare che sia possibile raggiungere l'uguaglianza tra le persone in un sistema basato essenzialmente sulla disuguaglianza è un'utopia pericolosa. Questa utopia è oscura ed occulta il legame tra la nostra situazione e le basi oggettive socio-economiche su cui poggia, che ho già menzionato.

La disuguaglianza intrinseca al sistema capitalista è la base di tutte le forme di oppressione e di sfruttamento e si manifesta in innumerevoli forme di discriminazione, abusi, violenze padronali, precarietà e sottoccupazione legate alla nostra posizione di responsabili della cura e dell'allevamento della forza lavoro, che trova continuità in tutte le sfere della vita sociale e personale, al di là dell'ambito lavorativo.

Per i comunisti, l'oppressione contro le donne nella società e nella famiglia è una parte inseparabile della lotta di classe.

NR: Da alcune organizzazioni di donne viene suggerito che la lotta per i nostri diritti in quanto donne riguarda solo noi. Come vedi questi approcci?

MQ: Tali affermazioni sono false, dal momento in cui non esiste coincidenza di interessi tra la donna lavoratrice e la donna sfruttatrice. L'identificazione interclassista con le donne della borghesia non ci farà progredire verso il nostro obiettivo di emancipazione.

Al contrario, il movimento organizzato delle donne lavoratrici in lotta per i nostri diritti è inseparabilmente vincolato alla lotta generale di tutta la classe operaia.

Lo descrisse bene alla fine del 19° secolo la comunista tedesca Clara Zetkin quando disse che "L'emancipazione della donna, come quella dell'intero genere umano, diventerà realtà solo nel giorno in cui il lavoro si emanciperà dal capitale. Solo nella società socialista le donne, come i lavoratori, prenderanno pieno possesso dei loro diritti ".

NR: Come si può realizzare questo approccio per organizzare le donne lavoratrici nella difesa e nella rivendicazione dei nostri diritti?

MQ: È necessario sollevare un fronte organizzato per lottare per i diritti delle donne lavoratrici, che organizzi e raggruppi le grandi masse di donne di estrazione operaia e popolare nella lotta contro l'oppressione specifica delle donne sotto il capitalismo.

Una lotta per obiettivi concreti, che contribuisca al miglioramento delle nostre condizioni di vita immediate, questo è il punto di partenza per progredire nella comprensione dell'oppressione a cui siamo sottoposte, per lo sviluppo della nostra coscienza politica e sociale, per convertire la lotta quotidiana per le nostre rivendicazioni, che sono parte inseparabile del processo di accumulazione delle forze e del raggruppamento di classe che ci condurrà alla nostra effettiva emancipazione.

NR: Sulla base di questa analisi, quali sono gli assi centrali sui quali il PCPE andrà a lavorare durante questo periodo?

MQ: Dobbiamo lottare nell'immediato per un insieme di rivendicazioni che, nel campo lavorativo, vanno dall'uguaglianza salariale alla riduzione generale della giornata lavorativa e all'espansione generale dei permessi e delle licenze per tutte le lavoratrici e i lavoratori; ma queste richieste devono essere accompagnate da una lotta risoluta per la socializzazione delle cure e del lavoro socialmente necessario; per i nostri diritti riproduttivi e contro tutte le forme di violenza, molestie e oppressione delle donne. Nelle strade, nel lavoro e nella casa.

Si tratta di questioni prioritarie e immediate che dobbiamo intendere come strettamente legate, da un lato alla nostra proposta strategica emancipatrice e dall'altro allo sviluppo in una vasta serie di proposte in ambito lavorativo, nel campo della discriminazione, della violenza contro le donne e dei nostri diritti sessuali e riproduttivi che sviluppiamo in modo esteso nel nostro Programma.

NR: A cosa ti riferisci quando parli di socializzazione del lavoro riproduttivo?

MQ: La donna lavoratrice svolge gratis in ambito domestico una serie di lavori socialmente necessari relativi alla cura e all'attenzione di figli e di familiari non autosufficienti e alla riproduzione della forza lavoro del produttore diretto. La riproduzione della forza lavoro, come parte essenziale del funzionamento economico capitalista, è essenziale per comprendere l'oppressione della donna.

Sottolineiamo che ciò affligge specificamente la donna lavoratrice, perché le donne di altre classi e strati sociali dispongono di risorse per soluzioni alternative che spesso passano attraverso lo sfruttamento di altre donne.

Oggi sarebbe possibile applicare i progressi scientifici e tecnici al lavoro riproduttivo e soddisfare questa necessità sociale dedicando al minimo una piccola porzione della forza lavoro ripartita in modo eguale.

La socializzazione del lavoro riproduttivo è stata testata con successo in tutti i paesi socialisti e soprattutto in Unione Sovietica che ci offre numerosi esempi delle nuove condizioni in cui si pone la lotta per l'emancipazione delle donne, incorporata e in modo massiccio alla produzione e liberata dalle catene del lavoro domestico.

NR: Parlando della situazione delle donne, il PCPE fa sempre riferimento alla situazione negli ex paesi socialisti, quali sono le differenze tra allora e adesso?

MQ: Questa comparazione può dar motivo di pensare a un ritorno al passato. Tuttavia non è questo il caso. Il capitalismo del presente e del futuro, l'unico possibile, rappresenta e così sarà sempre per le donne della classe operaia e popolare, la perdita dei diritti lavorativi, la disoccupazione, l'insicurezza e lo sfruttamento, la privatizzazione dei servizi di base, la violenza e gli abusi sul posto di lavoro e in tutte le aree della vita sociale e personale. Le conquiste del Socialismo offrono un vivido contrasto a questa triste realtà che oggi è quella di milioni di donne della nostra classe.

La costruzione socialista ha gettato le basi materiali e tecniche per l'effettiva emancipazione della donna. La trasformazione del lavoro domestico in lavoro sociale attraverso una rete di centri diurni, mense, case di maternità, lavanderie popolari e la tecnologia messa al servizio della meccanizzazione dei lavori più duri in campagna e nell'industria è stata la base materiale che ha reso possibile l'emancipazione delle donne dai compiti tradizionalmente loro assegnati nella società di classe. La loro alfabetizzazione di massa e l'incorporazione nella produzione, l'istruzione superiore e la gestione e la direzione della produzione e dello Stato nelle condizioni di costruzione socialista, hanno dimostrato che è solo quando la proprietà dei mezzi di produzione cambia padrone e pertanto l'economia pianificata passa sotto il controllo degli operai e delle operaie, che si colloca al servizio della maggioranza della società e della soddisfazione dei bisogni sociali ed inizia a essere reale la possibilità di conquistare l'uguaglianza per milioni di donne liberate dal sistema di sfruttamento, che le usa come schiave domestiche e come esercito di riserva.

NR: Riguardo l'8 marzo, qual è l'approccio del PCPE?

MQ: Il Partito Comunista sottolinea che è essenziale convertire l'8 marzo in un'importante giornata di lotta in cui le lavoratrici e il resto della nostra classe rendono visibile la nostra lotta unita contro il destino di oppressione che ci riserva il sistema di sfruttamento nel quale siamo immerse e immersi.

Intendiamo quella giornata come un giorno di lotta dell'intera classe lavoratrice per i diritti specifici della donna lavoratrice come risultato naturale e culmine di un lavoro quotidiano di consapevolezza, mobilitazione e organizzazione diretto alle donne lavoratrici, ma anche all'intera nostra classe e in cui i nostri compagni devono essere pienamente coinvolti.

Accogliamo con favore il fatto che le organizzazioni sindacali abbiano superato le linee ambigue della cittadinanza e dell'interclassismo convocando lo sciopero dal lavoro per l'8 marzo, situando così correttamente l'8 marzo nel cuore della lotta di classe, nei luoghi di lavoro.

Chiediamo sostegno e partecipazione agli scioperi dal lavoro convocati dai sindacati e ai presidi e alle manifestazioni convocate per quel giorno in difesa dei diritti della donna lavoratrice.

NR: Grazie mille Marina.


Resistenze.org     
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.